Oristano
9 Dicembre 2015
Cari amici,
ho sempre sostenuto,
anche nelle pagine di questo blog, che il mestiere di genitore è il più
difficile del mondo. Questo fa sì che non esistano genitori perfetti, così come
la perfezione non esiste negli esponenti delle nuove generazioni. La scienza,
per quanto ci provi, finora non ha trovato “validi percorsi”, applicabili in
linea generale, per cui ogni genitore usa un po’ il suo intuito e si comporta
da “artigiano dell’educazione”. Di certo il problema rimane, anche pesante, in
capo al genitore, considerata anche la crescente difficoltà a seguire la
trasformazione evolutiva adolescenziale che i ragazzi oggi vivono: una realtà
ben diversa da quella della nostra generazione.
Partiamo da un dato
importante: l’adolescenza dei figli si concretizza generalmente quando i genitori
sono “over 45-50”, periodo in cui cominciano a fare un bilancio della loro vita;
da quest’esame spesso emergono ricordi giovanili frustranti, delusioni cocenti e
rimpianti per non aver potuto prendere una strada diversa. E’ proprio da queste
considerazioni che certi comportamenti adottati nei confronti dei figli trovano
linfa! Analisi interiore, quella fatta, che vizia il nostro comportamento e l’approccio
da tenere nei confronti dei figli, molte volte opposto a quello che sarebbe
stato necessario e più produttivo adottare.
Uno dei tasti più
dolenti è certamente il ricordo della “fatica impiegata” a raggiungere la posizione che abbiamo conquistato, quel tenore di vita che oggi viviamo, e questo spesso si
riflette negativamente applicando, nei confronti dei nostri figli, stimoli
eccessivi, spingendoli a “darsi da fare”, in modo più pressante e concreto. Quest’accento
forte sul “FARE” e soprattutto sul fare bene, dai compiti alle cose di casa,
dall’eccellere nello sport alle mille altre quotidiane competizioni, crea
in molti dei nostri ragazzi non poco disagio, e in molti casi ottiene il risultato contrario.
La cosa più
preoccupante, poi, è il metodo utilizzato: applichiamo la svalutazione anziché l’incoraggiamento. Per stimolare a fare
meglio, svalutare, io penso, sia proprio un metodo sbagliato.
Si, cari amici, il metodo più efficace credo sia quello che incoraggia, non quello che evidenzia lo sbaglio, l'errore fatto; incoraggiare a fare meglio, lodando
magari il piccolo “passo avanti”
fatto, anche se non si è ancora giunti alla meta, spesso ottiene buoni risultati.
Ovviamente non vorrei
che questo mio pensiero fosse letto con superficialità. Se quanto io sostengo
fosse ‘Vangelo’, si potrebbe dire che la soluzione per i genitori allora esisterebbe,
ma non è sempre così! Amici miei, il problema rimane, e il genitore deve
inventarsi tutti i giorni un modo efficace per aiutare, sostenere, incentivare,
i propri figli a migliorarsi. Credo che ogni famiglia debba trovare soluzione “personalizzate”,
anche se certi punti restano intangibili.
Nella difficile
evoluzione adolescenziale personalmente credo che mai, dico proprio mai, un genitore debba tenere
un comportamento svalutativo. Svalutare significa “comprimere l’autostima” che ogni adolescente ha nei confronti di
se stesso. Comportamento di per se pericoloso e penalizzante, in quanto l’autostima
è una delle dimensioni portanti della personalità dell’individuo; l’autostima
consente al soggetto di apprezzarsi, di rendersi conto del proprio valore, anche
se nella consapevolezza dei propri limiti.
Svalutare,
anziché Incentivare l’impegno
profuso dall’adolescente nello svolgimento dei suoi compiti, significa realmente
“sminuire” quell’autostima che Lui si è dato, costringendolo di conseguenza a
colpevolizzarsi. Chi ha di sé una buona autostima, non dimentichiamolo, è in
grado di affrontare al meglio le situazioni difficili senza drammatizzare,
mentre un’autostima bassa o carente crea disagio, fragilità, tutte situazioni che invitano il
soggetto alla resa, anziché aiutarlo a combattere e affrontare le difficoltà.
Molti genitori spesso
sottovalutano gli effetti che il loro bombardamento svalutante è in grado di
creare nei propri figli: turbarli in modo serio, può compromettere seriamente il loro
equilibrio psicologico. Bassi livelli di autostima sono infatti correlati alle
principali malattie psicosomatiche, come depressione, panico e ansia, che, con
l’andare del tempo portano a fallimenti importanti: da quello professionale a quello
di relazione, sociale o sentimentale. Amici miei, sono genitore anch’io e debbo
dirvi in tutta sincerità che ho sbagliato più volte, e che, nonostante tutto,
continuo a sbagliare, come quando critico, in modo anche aspro, un’azione svolta
da mio figlio che poteva essere fatta meglio.
Se, per esempio, nel
giardino di casa ha innaffiato troppo spesso i fiori e qualcuno di questi muore,
sbaglio quando d'impulso lo colpevolizzo, anzichè apprezzare
il suo impegno (magari eccessivo), spiegandogli con calma come sarebbe
stato meglio procedere! Svalutare i propri figli, criticarli in continuazione, non
riconoscere i loro passi avanti, evidenziando solo gli errori fatti, non porta
da nessuna parte. La stessa cosa succede per il rendimento scolastico: in
presenza di un voto medio, anziché dirgli
brutalmente che avrebbe potuto fare di più, lodiamo nostro figlio per il piccolo passo avanti fatto e rincuoriamolo!
Cari amici, uno degli
errori che facciamo più spesso è quello di pensare che essi siano la nostra
prosecuzione in toto, ovvero una clonazione di quello che noi siamo: essi non saranno mai il nostro cervello ringiovanito! I figli non sono di nostra proprietà: essi sono esseri umani diversi,
autonomi e indipendenti, e il nostro compito è solo quello di aiutarli a
percorrere la loro strada e poi a volare via da noi!
Non ci assolve nemmeno il fatto che noi, alla loro età, abbiamo ricevuto dai nostri genitori un trattamento simile a quello che oggi vogliamo applicare nei loro confronti. Se altri hanno sbagliato non è mica detto che noi dobbiamo continuare sulla stessa strada.
Non ci assolve nemmeno il fatto che noi, alla loro età, abbiamo ricevuto dai nostri genitori un trattamento simile a quello che oggi vogliamo applicare nei loro confronti. Se altri hanno sbagliato non è mica detto che noi dobbiamo continuare sulla stessa strada.
Credetemi, il fatto che io abbia queste convinzioni non vuol dire che abbia scoperto...l'acqua calda! Sappiate, l'ho accennato prima, che anch'io,
spesso, predico bene e…razzolo male! Educare i figli è davvero una
fatica improba, ma che è anche vero che dà soddisfazioni tali da farci dire sempre che…ne è
valsa la pena!
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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