venerdì, gennaio 29, 2021

I GIOVANISSIMI E LE SFIDE ESTREME SUI SOCIAL. SE MANCA IL CONTROLLO DEI GENITORI, SI CORRONO, PURTROPPO, RISCHI ENORMI. IL RECENTE CASO DELLA BAMBINA MORTA SOFFOCATA PER UN GIOCO SU TIK TOK.


Oristano 29 gennaio 2021

Cari amici,

Antonella Sicomero era una bambina di Palermo di 10 anni che, come tante altre sue coetanee, usava il cellulare di nuova generazione e con esso chattava con amici e amiche sui vari social presenti, tra cui Tik Tok. È, quest’ultimo social, un luogo d’incontro molto in voga tra i giovanissimi, tanto che, dati ad agosto scorso, contava quasi 700 milioni di utenti attivi con oltre 2 miliardi di download globali. I giovani, come sappiamo bene, sono esuberanti e la loro formazione, ancora acerba, non consente loro di percepire in tempo il pericolo; questo fa sì che negli incontri virtuali in rete, oltre che chattare del più e del meno essi si sfidano, dando vita a giochi di capacità e di resistenza, spesso ignorando i reali pericoli a cui vanno incontro.

Queste sfide, queste prove di capacità, possono essere semplici e poco pericolose ma anche particolarmente insidiose; una di queste sfide, per esempio, la “Blackout challenge”, una prova di resistenza al soffocamento, ed è quella che ha portato Antonella a morire strangolata.  La piccola, infatti, si era legata una cintura alla gola per partecipare a questa incredibile sfida di resistenza per dimostrare agli amici, proprio su Tik-Tok, le sue grandi capacità.

La psicologa e psicoterapeuta sarda Maura Manca, esperta dell’età evolutiva, commentando questa terribile tragedia, ha detto: “Oggi purtroppo i ragazzi crescono con ‘le challenge’. Sui social e sulle chat si lanciano sfide continuamente, ma nella maggior parte dei casi sono sfide simpatiche, di abilità, come ad esempio vedere chi impara prima un certo numero di parole. In mezzo a tutto questo, però, ci sono le sfide pericolose, subdole in quanto vengono poste in maniera divertente”. In realtà, ha poi commentato, “il 'gioco' che ha provocato la morte di Antonella è noto da tempo (nel web lo conosciamo dal 2012); si tratta di uno svenimento indotto attraverso un nodo che stringe la gola. Bisogna mollare all'ultimo, nel momento in cui si sta iniziando a svenire, ma può essere difficile fermarsi, e tanti ragazzi hanno già rischiato la vita. Lo facevano anche gli adolescenti dell'era pre-tecnologica”.

Sulla triste vicenda sono in corso le indagini della polizia, che ha messo sotto sequestro il cellulare della bambina. Secondo una prima ricostruzione, la piccola avrebbe raccolto la sfida che sulla app che viene chiamata «Hanging challenge» e che prevede una prova di resistenza al soffocamento. Una sfida cervellotica, che davvero si fa fatica a comprendere, visto che consiste nello stringersi una cintura attorno al collo e resistere il più a lungo possibile. La piccola avrebbe seguito i vari passaggi prima di restare asfissiata, trovandosi poi senza forze e crollando per terra. Quando i genitori si sono accorti della situazione hanno liberata la figlia dalla cintura e l'hanno trasportata immediatamente al pronto soccorso dell'ospedale pediatrico, ma senza successo. La direzione sanitaria è ora in contatto con le forze dell'ordine e con la magistratura, che dovrà ricostruire la dinamica dell'incidente e chiarire i contorni della vicenda.

Dopo la morte della piccola Antonella Sicomero, il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto il blocco immediato per Tik-Tok “dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”. Il divieto, si legge sulla nota che è stata diffusa, “durerà per il momento fino al 15 febbraio, data entro la quale il Garante si è riservato ulteriori valutazioni”. Su Twitter Licia Ronzulli, Presidente della Commissione Parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza, ha apprezzato la decisione presa dal Garante riguardo Tik-Tok. "Giusta e tempestiva la decisone del Garante per la protezione dei dati personali nei confronti di Tik-Tok. La sicurezza dei minori va tutelata ad ogni costo e non si può, come accaduto a Palermo, consentire ad un social di essere complice di un suicidio".

Tik-Tok dal canto suo ha dichiarato alla stampa: "Abbiamo ricevuto e stiamo analizzando l'informativa del Garante. La privacy e la sicurezza sono una priorità assoluta per Tik-Tok e lavoriamo costantemente per rafforzare le nostre policy, i nostri processi e le nostre tecnologie per proteggere tutta la nostra community e i nostri utenti più giovani in particolare". Aggiungendo anche che: «...Nonostante il nostro Dipartimento dedicato alla sicurezza non abbia riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato un simile accadimento, continuiamo a monitorare attentamente la piattaforma come parte del nostro continuo impegno per mantenere la nostra Community al sicuro e non consentiamo alcun contenuto che incoraggi, promuova o esalti comportamenti che possano risultare dannosi. Utilizziamo diversi strumenti per identificare e rimuovere ogni contenuto che possa violare le nostre policy».

La psicoterapeuta Maria Rita Parsi, autrice del libro "Stjepan detto Jesus, il figlio", ha dichiarato all'Adnkronos: «Credo che questi meccanismi di sfida siano sollecitati da qualcuno, gruppi di coetanei se non da adulti che trovano terreno fertile nei bambini o giovani in difficoltà, resi ancora più fragili da questo momento di pandemia, dal lockdown, dal non poter gioire della compagnia dei coetanei o dei fondamentali nonni. Bambini o giovani rapiti dalla solitudine, dallo stress e dal malessere tanto da arrivare alla sfida con la morte e quindi al suicidio. Serve il controllo, bisogna rendersi conto che Internet e i social i nostri ragazzi li conoscono e li sanno usare meglio di noi! Bisogna scoprire chi e cosa c'è dietro a queste sfide di morte che da virtuali diventano tristemente reali».

Credo di non avere altro da aggiungere, se non che i primi, severi controllori, debbono essere proprio i genitori!

A domani.

Mario

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