giovedì, febbraio 06, 2020

LE CITTÀ DIVENTANO SEMPRE PIÙ INVIVIBILI: MIGLIORIAMOLE AUMENTANDO IL VERDE CITTADINO!


Oristano 6 febbraio 2020
Cari amici,
La vita in città sta diventando sempre più drammatica! In preda allo smog e alle polveri sottili, l’aria è diventata davvero irrespirabile, ed è sicuramente necessario trovare soluzioni sia di breve che di medio e lungo periodo, per cercare di riportarle ad una accettabile vivibilità.
In tutto il mondo, ormai, la maggior parte dei grandi centri urbani lotta per cercare di frenare l’inquinamento, proponendo di limitare, spesso anche in modo draconiano, la circolazione dei veicoli, a partire da quelli più inquinanti. Ma per risolvere il problema c’è da prendere in considerazione anche un fattore che spesso viene troppo trascurato: quello di recuperare o ripristinare il maggior numero di “spazi verdi” disponibili, aumentando in questo modo la quantità di superficie urbana dedicata agli alberi ed alle essenze vegetali. Nella natura il verde è vita, e il ruolo svolto dagli alberi in città è insostituibile, in quanto risulta determinante, non soltanto per migliorare la qualità dell’aria a livello locale, ma anche per contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici, che, senza immediati interventi seri potrebbero causare conseguenze drammatiche.
Un recente studio del CNR di Bologna, lo ha confermato in modo inequivocabile, suggerendo anche le specie più adatte da mettere a dimora. Il verde, in particolare in città, è una grande fonte di benessere per tutti i suoi abitanti; negli agglomerati urbani può svolgere svariate funzioni: dalla riduzione dell’effetto “isola di calore” con la conseguente riduzione della temperatura, alla riduzione degli agenti inquinanti (a partire dallo smog), fino alla ben nota capacità di assorbimento della CO2 presente nell’atmosfera. 
In città, considerato anche che gli alberi oltre alla loro funzione purificatrice possono causare con le loro radici dei danni all'arredo urbano, bisogna scegliere quelli giusti. A redigere una sorta di lista di compatibilità ha provveduto l’Istituto di Biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Bologna, guidato dalla dottoressa Rita Baraldi. “Questo studio nasce da un progetto europeo Life+ in collaborazione con il comune di Bologna. L’obiettivo è stato di capire quali fossero le migliori piante da utilizzare in una città come Bologna”, ha spiegato la dottoressa Baraldi. Per ogni specie è stata calcolata (in un ciclo di vita lungo 30 anni), la capacità di assorbimento della CO2 e la conseguente trasformazione in biomassa e la capacità di fissare elementi come benzene, ossidi di azoto, diossina e molte altre sostanze attraverso la cuticola e i peli fogliari.
Privilegiare il verde in città significa utilizzare al meglio l’azione da loro svolta negli agglomerati urbani, in particolare quella disintossicante, perché capace di metabolizzare gli inquinanti che compongono lo smog cittadino. Nel segnalare gli alberi più adatti, a seconda delle zone e dello stato delle città, per ogni pianta è stata calcolata sia la capacità di assorbimento della CO2 che degli altri inquinanti.
“Abbiamo classificato le piante in base all’accumulo di CO2, ovvero più di 2 tonnellate in 30 anni, e all’interno di queste categorie abbiamo realizzato altre classificazioni per quanto riguarda la mitigazione degli inquinanti e del particolato”, ha precisato la professoressa Baraldi; da questi studi è scaturita una lista indicativa, da cui possono prendere spunto sia le amministrazioni pubbliche, che i privati cittadini. Ecco ora per Voi che leggete una piccola guida, che evidenzia le capacità intrinseche di ogni pianta di depurare l’aria che la circonda.
Il Bagolaro (Celtis australis), definito l’albero che pulisce l’aria, ha una capacità particolarmente sviluppata di immagazzinare il biossido di carbonio (3.660 kg in 20 anni) e di catturare e assorbire diversi altri inquinanti, l’Olmo comune (Ulmus minor) invece, ha la capacità di trasformare in biomassa migliaia di chilogrammi di CO2, con una potenzialità di assorbimento degli inquinanti medio alta; l’imponente frassino comune (Fraxinus excelsior), pianta a rapido accrescimento, è capace, invece, di immagazzinare più di 3 tonnellate di CO2 in 30 anni. Anche questa è un’ottima pianta per ridurre gli inquinanti in città.
C’è poi il tiglio selvatico (Tilia cordata), pianta di grandi dimensioni, che ha un ottimo potenziale di cattura di CO2 e un’elevata capacità di ridurre lo smog, l’acero riccio (Acer platanoides), in grado di assorbire quasi 5 tonnellate di Co2 in 30 anni, il maestoso cerro (Quercus cerri), grande albero della famiglia delle Fagacae, con alta capacità di assorbimento dell’anidride carbonica (4000 tonnellate), sia se piantumato nei viali della città che in un parco.
Anche il ginkgo (Ginkgo biloba), il “dinosauro” degli alberi, che in autunno si colora di un giallo oro creando paesaggi unici, seppure dal ritmo di accrescimento lento, ha un’ottima capacità di ripulire l’aria e di assorbire la CO2, mentre il tiglio nostrano (Tilia platyphyllos), alleato fedele delle città, è una pianta a rapida crescita, molto utilizzata nei viali delle città e nei parchi. Anche questa specie ha alte capacità di riduzione dello smog.
Esemplare di ginkgo biloba in un parco
Quelli indicati sono solo una piccola parte degli alberi che potrebbero essere messi a dimora, scegliendo caso per caso quelli più adatti a seconda della posizione dell’agglomerato urbano. L’importante è dare alle nostre città un’opportunità di miglioramento dello status attuale, perché, in particolare in Italia, il verde per abitante risulta abbastanza scarso. In Italia, infatti, ogni abitante dispone in media di appena 32,8 metri quadrati di verde urbano, e la situazione peggiora per le metropoli con valori che vanno dai 6,3 di Genova ai 16,5 a Roma, dai 18,1 di Milano ai 22,6 di Torino fino ai 22 metri quadrati a Bologna, secondo una analisi fatta dalla Coldiretti su dati Istat.
Cari amici, oltre il necessario aumento del verde pubblico, anche i privati dovrebbero intervenire seguendo la stessa strada. Il Governo nella manovra per il 2020, ha introdotto il “Bonus verde”, fortemente sostenuto dalla Coldiretti, che prevede attualmente una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36 per cento delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili.
Speriamo di aver imboccato, finalmente, la strada giusta, considerato che siamo in terribile ritardo!
A domani.
Mario
Quartieri di città del futuro


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