martedì, luglio 14, 2015

IL DILEMMA DELL’AGRICOLTORE CHE AMA L’ORTO MA ANCHE LE FARFALLE: COME SALVARE “CAPRA E CAVOLI”? È POSSIBILE, SE AMIAMO LA NATURA!



Oristano 14 Luglio 2015
Cari amici,
pur sembrando una magia (anche senza avere la lampada di Aladino), l’agricoltore che ama le farfalle può salvare il suo orto e contemporaneamente avere il piacere di occuparsi delle bellissime farfalle che danno gioia a lui e serenità all’ambiente. Ci vuole solo capacità, esperienza, e tanta voglia di impegnarsi. Vediamo come.
Le farfalle sono sempre state un grande piacere per la vista: i loro colori bellissimi, il loro svolazzare silenzioso, hanno sempre affascinato l’uomo. Le farfalle sono insetti appartenenti all’ordine dei Lepidotteri che hanno un ciclo vitale abbastanza particolare. La loro riproduzione avviene in diverse fasi: prima ci appaiono come bruchi, che si arrampicano voraci sulle foglie di molti vegetali, poi si trasformano: il bruco, dopo circa 15-18 giorni diventa prima crisalide e poi farfalla. E’, questa seconda, una fase abbastanza particolare, nella quale l’individuo smette di mangiare e subisce trasformazioni molto profonde, che lo porteranno dopo altri 10-12 giorni alla fase completa: mettere le ali e iniziare a volare.
Quand’ero ragazzo mi affascinavano: amavo non solo guardarle ma rincorrerle perché la loro bellezza mi spingeva quasi a possederle, guardarle di vicino, toccarle, per ammirarne gli splendidi colori. Per molto tempo le farfalle, in particolare negli anni delle civiltà contadina, hanno avuto uno stretto legame con l’uomo, che si è sempre giovato della loro presenza; conviverci era quasi un omaggio alla loro bellezza, un riconoscimento della grandezza della natura. Le farfalle, infatti, amano gli ambienti aperti e assolati, l’alternarsi di campi, boschi, stagni e siepi; esse sono quasi un esempio vivente della bellezza del creato, e librandosi nell’aria, danzando incessantemente e volando di fiore in fiore, sono un inno al Creato. Certamente l’antico ambiente agreste, quando i macchinari agricoli erano ancora da venire e i diserbanti e i pesticidi non avevano ancora fatto la loro comparsa, era loro più congeniale, rispetto a quello triste e avvelenato di oggi.
Negli anni, purtroppo, il rapporto tra l’uomo e le farfalle é decisamente cambiato: in alcuni casi è diventato addirittura un rapporto conflittuale. Tutto ciò che prima il paesaggio agricolo poteva offrire, come riparo, cibo, sito di riproduzione, è stato in gran parte eliminato in favore della meccanizzazione delle attività agricole e pastorali; per non parlare poi dell’impatto terribile causato dai diserbanti, che ogni giorno causa un notevole calo demografico delle varie specie, nonché addirittura, per alcune, l’estinzione.
Oggi le farfalle, pur ridotte di numero, le possiamo ancora trovare e ammirare in molte zone verdi (specialmente nelle oasi protette), ma esse frequentano volentieri anche i nostri orti e le nostre fioriere cittadine, diventando fortunatamente “parte integrante dell’ecologia dell’ambiente urbano”; purtroppo, però, all’interno di un’economia globalizzata, esse si rivelano anche insetti dannosi per alcune delle piante che coltiviamo. In questi casi il piacere di averle vicino a noi risulta vanificato dalla perdita delle nostre coltivazioni!
Come preservare allora i nostri ortaggi, che coltiviamo con amore nel nostro orto, e allo stesso tempo avere il piacere di “vivere” insieme alle nostre amate farfalle? Raggiungendo un onorevole compromesso. Se le amiamo davvero, possiamo riuscire a conviverci: raccogliendo ed allevando con amore molte delle farfalle che troviamo nel nostro orto! In questo modo potremmo salvare, per esempio, i nostri finocchi dai meravigliosi Macaoni. Per imparare a convivere con le farfalle, però, dobbiamo seguire alcune semplici ma importanti regole: in primis imparando a conoscere lo “stile di vita" di questi insetti. Solo conoscendo la loro vita, infatti, possiamo scoprirne tutte le esigenze, nelle varie fasi della crescita.
Nella prima fase, quando la farfalla è ancora un bruco, oltre a collocare gli animaletti recuperati nell'orto in un’apposita cassetta, è necessario fornire loro il cibo adatto, tenendo presente che i bruchi sono molto selettivi nell’alimentazione. Dopo averli asportati con delicatezza dalle nostre piante di finocchio o di carota, li collocheremo nel “box”, che deve essere pratico e facile da pulire; se i bruchi trovati sono ancora molto piccoli è consigliabile munirsi di un panno di tulle da frapporre tra il box e il coperchio. Inoltre, se posizioniamo sul fondo della carta assorbente l’umidità, i liquidi corporei verranno assorbiti, rendendo più semplice la pulizia giornaliera. I macaoni si possono nutrire con finocchietto selvatico, carote selvatiche e ruta: in questo modo, dando loro il cibo da noi scelto, possiamo di sicuro salvare i nostri finocchi e le nostre carote dell’orto!
Partecipare alla loro crescita ci arricchirà spiritualmente, perché vedendo e toccando con mano le straordinarie trasformazioni della natura, il nostro cuore si aprirà per magnificare la grandezza del Creatore. I bruchi, cari amici, sono animaletti così curiosi da osservare, man mano che crescono, perché  giorno dopo giorno assumono colori e tonalità sempre più vivaci, come il verde-giallo o le lucide fasce nere, intervallate da puntini arancioni. In questa fase i bruchi sono abbastanza delicati, ma si possono prendere delicatamente con le mani per spostarli durante la pulizia del box; se essi si accorgono di una nostra manovra che crea pericolo, reagiscono e si difendono con l’Osmeterio, due protuberanze arancioni che escono da sopra il capo, e che sono in grado di emettere un odore sgradevole e nauseante, dotazione necessaria per potersi difendere dai predatori.
Le fasi successive, quelle della trasformazione del bruco prima in crisalide e poi (dopo un’incubazione che durerà 10-12 giorni) in farfalla sono ancora più interessanti. Con un po’ di pazienza potremmo assistere alla schiusa delle ali! E’ fuori dubbio una scoperta meravigliosa guardare la trasparenza della crisalide, quando iniziano ad intravedersi i colori della nascente farfalla adulta: quasi un vero miracolo della natura. La neonata farfalla, appena uscita dal bozzolo, non è ancora in grado di volare: occorre un po’ di tempo per stendere completamente le ali ed asciugarsi. Freniamo ancora un po’ la nostra curiosità e la voglia di allungare la mano per toccarla, perché in questo particolare momento è molto vulnerabile: prima di maneggiare l’animale in questa fase, dobbiamo attendere la completa asciugatura degli organi del volo; dopo potremo socializzare, anche facendola camminare sulle nostre mani (facendo magari qualche foto), poco prima della liberazione definitiva.
Cari amici, con l’applicazione del sistema prima suggerito potremo, davvero, continuare la bella amicizia con questi meravigliosi insetti e salvare anche i nostri ortaggi ! La riflessione di oggi, che ho voluto dedicare alle farfalle, mi da la possibilità di ricordare a tutti Voi che la natura è un grande dono di Dio e che tutti, proprio tutti, abbiamo il dovere di preservarla, per poterla consegnare integra alle generazioni future.
Grazie, amici, a domani.
Mario

Nessun commento: