Oristano 15 maggio 2021
Cari amici,
È proprio vero che spesso
gli avvenimenti straordinari, come quelli derivati dalla pandemia in corso,
possono costringere ad un utilizzo di strumenti diversi dai soliti, che successivamente
si rivelano anche più adatti dei precedenti e che potranno essere mantenuti in
futuro, passata l’emergenza. Lo dimostra il forzato passaggio allo “Smart
Working”, rivelatosi, sotto certi aspetti più produttivo e meno costoso del
lavoro svolto in azienda. Le analisi hanno accertato sia una maggiore
produttività, che un maggiore coinvolgimento da parte dei dipendenti, quindi con maggiore
soddisfazione, sia aziendale che del personale.
Tuttavia, certi cambiamenti epocali non sono mai esenti da rischi. I notevoli vantaggi rilevati con l’applicazione
del lavoro agile, con un constatato aumento della produttività aziendale e una maggiore
soddisfazione del personale (che lavorando da casa è risultato più felice e impegnato),
si sono presto scontrati con i nuovi pericoli derivanti dall’aumentato lavoro on line, con un maggior flusso informatico viaggiante nel web, cosa che necessita di interventi immediati per consentire la massima
protezione dei dati e delle informazioni riservate delle aziende, in quanto elementi
cruciali per il giusto mantenimento del business.
Si, amici, c'è urgenza di trovare strumenti di protezione sicura dei dati viaggianti, per far fronte ai maggiori rischi derivanti dalla navigazione on-line, in quanto, come sempre, nei repentini cambiamenti innovazioni c’è da salvaguardare il tema
sicurezza. Con il proliferare dei nuovi dispositivi e l’apertura dei sistemi
aziendali verso l’esterno, avanzano le problematiche relative all’identity a
agli access management e alla distribuzione sicura delle applicazioni. Le
imprese sono quindi chiamate a proteggersi, con un insieme strutturato di
policy, basato sulla tipologia di utente e sui rischi connessi al provisioning
di ciascuna applicazione.
Si, amici, il boom del lavoro
agile, nato sotto l’effetto della pandemia, fa già gola ai criminali
informatici, e le aziende (ma anche la Pubblica Amministrazione) debbono subito trovare le soluzioni più adatte per difendersi e contrastare gli attacchi degli
hacker, sempre più numerosi in rete. La fretta con
cui aziende e professionisti hanno dovuto cambiare le modalità di lavoro,
spostando online e a distanza tutto ciò che prima si poteva fare in ufficio o
di persona, ha creato nuovi rischi di sicurezza informatica. Una ghiotta opportunità per i criminali informatici, che possono così mettere insieme un bottino fatto di soldi, dati
personali e informazioni aziendali che prima risultavano meglio protetti.
Uno dei punti più deboli di questa transizione è
certamente l'uso del PC casalingo. Il PC domestico, usato per collegarsi alla rete
aziendale, è molto più soggetto a “infettarsi”, con i tanti malware in
circolazione nel web. L’eventuale furto della password, della mail, del sistema
di videoconferenza, mette in forte crisi l’operatore da casa, che in caso di attacco si troverebbe presto tagliato completamente
fuori dal mondo, dato che tutti i rapporti con colleghi, clienti e fornitori
devono passare dalla rete internet. Alla facilità di accesso degli hacker si
aggiunge anche la maggiore stanchezza dell’operatore casalingo, che mancando del
dialogo costante con i colleghi è portato, di conseguenza, a stancarsi
facilmente perdendo di concentrazione e soggetto quindi a fare errori di
sicurezza.
Il problema è che lavorando
più ore online, al posto di fare riunioni e incontri di persona, la stanchezza
toglie attenzione; quindi succede che nel gestire la posta si esaminano le mail
superficialmente, si clicca senza
attenzione su link pericolosi e si aprono allegati di email di phishing, oltre
a scaricare app o programmi da siti non affidabili e quindi potenzialmente
pieni di malware. Da ciò deriva la possibilità, data ai malintenzionati, di rubarci dati
personali, password e credenziali di accesso al nostro conto corrente. Che fare
dunque per raggiungere un maggior grado di protezione?
Gli esperti concordano
che al primo posto della cyber security ci deve essere la consapevolezza
dell'utente. Il fattore umano è la causa principale (con oltre il 95%) della
riuscita degli attacchi informatici", per cui deve essere l’azienda a
fornire ai propri collaboratori un adeguato livello di formazione e
consapevolezza sull'uso degli strumenti informatici. Le aziende, poi, dovrebbero
fornire device completamente blindati, atti a garantire il sistema informatico,
oltre ad apparecchiature di Wifi e Routing protetti e sicuri direttamente a
casa del dipendente.
Cari amici, proteggersi non è certo facile, ma è necessario farlo, perché la mancata protezione dei dati può causare all’azienda danni a volte incalcolabili.
A domani.
Mario
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