Oristano 28 maggio 2021
Cari amici,
Sono trascorsi circa 40
anni (era il 1982) da quando, andando al cinema, potevamo ammirare una splendida
Julie Andrews che nel film «Victor Victoria» di Blake Edwards, interpretava una
squattrinata che metteva uno scarafaggio nel piatto per non pagare il conto. I
tempi, come ben sappiamo, cambiano, e ora, anziché cercare di mangiare a sbafo per
un eventuale, furtivo insetto nel piatto, pagheremo invece per averlo nel menu!
Sì, tra non molto andando al ristorante troveremo nel menù ricette con blatte, grilli o
magari cavallette, che ci verranno servite come leccornie nel piatto.
Un futuro, quello che si
prospetta, direi poco affascinante, dopo
l’arrivo, da parte dell’Unione Europea, (quattro mesi dopo quella dell’ Efsa
(Autorità europea per la sicurezza alimentare) dell'autorizzazione per la commercializzazione in
Europa “come alimento” delle larve essiccate del coleottero Tenebrione
mugnaio, note anche come tarme della farina. Per i più coraggiosi le larve
potranno essere mangiate intere, come snack (e chissà se la pubblicità sarà una
tira l’altra) o come farina per preparare deliziose torte rustiche o
panature. E non è questa la sola novità.
Un menù che potrebbe
diventare di normale quotidianità potrebbe essere questo: a colazione un
bicchiere di “latte” di piselli, a pranzo un “hamburger” vegetale accompagnato
da un piatto di tarme di farina, e per mandare giù il boccone un bel bicchiere
di vino senza alcol. A noi italiani solo a sentire parlare di certe cose (schifezze) ci
viene il voltastomaco, ma in realtà queste sono solo alcune delle idee
attualmente in discussione presso l’Unione Europea che ha iniziato a discutere
di strategia per la programmazione delle sue future politiche agroalimentari.
Scelte che davvero
rischiano di stravolgere l'attuale dieta consolidata europea (in particolare quella
italiana), assestando un duro colpo all’economia del settore alimentare e alle
imprese che contribuiscono, con la loro produzione, alla reputazione del Made
in Italy. Sul mio blog, nel post del 21 maggio scorso, ho parlato già dell’argomento,
focalizzando la mia attenzione sul vino e sul possibile suo “annacquamento”,
decisione questa che ha scatenato forti critiche da parte dei produttori. Chi
fosse interessato può, cliccando sul seguente link, andare a leggere quanto ho scritto:
http://amicomario.blogspot.com/2021/05/lunione-europea-vuole-cancellare-la.html.
Amici, la questione dei
nuovi cibi, indispensabili secondo gli studiosi per le future necessità alimentari umane, cioè per cercare di
“sfamare il mondo”, è ritornata al centro delle discussioni dopo il via libera
da parte di Bruxelles alla commercializzazione, come alimento, delle
larve essiccate del coleottero Tenebrione mugnaio; questo coleottero è il primo insetto
a ricevere l’autorizzazione da parte dell’Unione Europea. La decisione in corso
di adozione rientra nel piano d’azione UE 2020-30 per i sistemi alimentari
sostenibili. Una strategia, nota come Farm to Fork, che identifica gli
insetti come una fonte di proteine a basso impatto ambientale che possono
sostenere la transizione ‘verde’ della produzione. Al momento sono undici le
domande per insetti come nuove basi alimentari all’esame dell’Efsa. E la
legislazione nazionale, che per ora non autorizza gli insetti come alimenti, ma
solo come mangimi, si adeguerà.
Luigi Scordamaglia |
Cari amici, ma gli
insetti non sono l’unica trovata che sta facendo clamore; una delle ultime
riguarda il “latte di piselli”, promosso di recente dal Vicepresidente di
Nestlé Bart Vandewaetere. Si tratta in pratica di una bevanda lattescente ma a
base di piselli e che con il latte non ha nulla a che vedere. “Se un
italiano vuole del latte, comprerà del latte. Se vuole dei piselli, comprerà
dei piselli. Questa invece è una sostanza che ha le sembianze del latte pur non
essendolo, a base di piselli trasformati e con aggiunte di sostanze che lo
rendono simile al latte”, spiega all’HuffPost Luigi Scordamaglia,
consigliere delegato di Filiera Italia, la fondazione che riunisce il meglio
del Made in Italy agroalimentare.
Le polemiche intorno alla
nuova strategia Farm to Fork, al centro delle trattative europee, non
accenna proprio a placarsi, e vede i produttori italiani sul piede di guerra
nei confronti di Bruxelles e del Nord Europa. Ma la battaglia di tutte le
battaglie passa dal Nutriscore, un sistema di etichettatura dei cibi
“a semaforo” proposto dalla Francia e supportata da Bruxelles ma fortemente
osteggiato da alcuni Paesi, Italia in testa. Il Nutriscore assegna un bollino, dal verde al rosso, in base alla presenza di zuccheri, grassi o sale nei cibi,
ed è già in uso in diversi Paesi europei.
L’Italia, anche col
precedente Governo e col supporto dalle associazioni come Confagri, Coldiretti,
Filiera Italia, da tempo si batte contro un’etichettatura penalizzante per i
prodotti d’eccellenza del Made in Italy. Facciamo qualche esempio: l’etichetta
“nutri-score” assegna al parmigiano reggiano il bollino arancione (D): un
giudizio critico, senza appello, che punta il dito sulla quantità assoluta di
sale presente nell’alimento. Per non parlare poi della mozzarella di bufala, o
dell’olio extravergine di oliva, classificato anch’esso con il bollino
arancione (D). Quello dell’olio è un esempio esaustivo delle distorsioni che
può causare l’etichettatura a “semaforo”: il “nutri-score” assegna all’olio di
oliva (non extravergine) lo stesso giudizio dell’olio di colza (bollino giallo,
C). Ironia della sorte, come lo stesso vicepresidente Nestlé ha tenuto a
mettere in risalto, anche il latte a base di piselli è classificato con la
lettera A del Nutriscore, promosso a pieni voti secondo il sistema di etichette
che probabilmente sarà adottato in UE.
Le colonne della dieta mediterranea |
Cari amici, come ho
accennato già, credo che la “Dieta Mediterranea”, stia per arrivare al
capolinea! Ma non era la dieta più salutare al mondo, capace di creare un bel
numero di centenari? Se l’Europa è questa…meglio che non aggiunga altro!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento