Oristano
17 Marzo 2014
Cari amici,
ieri 16 marzo nella
Repubblica Autonoma di Crimea gli abitanti, nell’apposito referendum indetto
per decidere il futuro status della penisola dopo la rivolta che ha avuto luogo
a Kiev, hanno deciso a stragrande maggioranza il distacco della regione dall’Ucraina
per entrare a far parte della Repubblica Russa. La mossa referendaria messa in
atto dagli abitanti della Crimea (a maggioranza di origine russa), parte dalla
presunzione di illegittimità del nuovo potere instauratosi a Kiev con la
forzata destituzione del precedente governo filorusso. Non sarà facile far
considerare legittimo questo referendum da parte delle grandi potenze
occidentali, considerato l’innesco pericolosissimo che, se approvato,
metterebbe in atto! Altri popoli, in particolare in Europa, hanno da tempo
messo in atto procedure similari per sancire il loro diritto
all’autodeterminazione, chiedendo con forza il distacco da “unioni” create in
passato con la forza.
In Europa gli sviluppi
del referendum effettuato in Crimea sono seguiti con particolare attenzione sia
in Scozia che nella Catalogna spagnola, dove a breve (il 18 settembre in Scozia
e il 9 novembre in Catalogna) sono stati fissati i referendum per sancire l’indipendenza
l’una dalla Gran Bretagna e l’altra dalla Spagna.
Dagli
ultimi sondaggi dell’opinione pubblica fatti in Scozia, risulterebbe che il
campo “a favore della separazione” potrebbe raccogliere in settembre fino a 37
% dei voti. Il Primo ministro della Gran Bretagna David Cameron, sicuramente
contrario alla separazione della Scozia, si è visto, però, costretto ad
accettare il referendum. Alex Salmond, leader del Partito
Nazionale Scozzese, dice: “Vogliamo realmente costruire rapporti
paritari con la Gran Bretagna ed io non riesco a capire i motivi per cui non si
vuole permetterci di farlo. Cerchiamo di essere massimamente razionali nella
soluzione del problema. Vogliamo mantenere l’alleanza monarchica, mantenere la
Regina come Capo dello Stato, vogliamo mantenere l’unione sociale e l’unione
monetaria”.
Anche nella spagnola
Catalogna l’aspirazione all’autonomia è ugualmente forte. La
Costituzione spagnola, però, prevede che l’indipendenza di qualsiasi tipo deve essere approvata dal Parlamento nazionale, attraverso un referendum che
coinvolga tutti gli spagnoli. È molto problematico pensare che gli spagnoli
vorranno accettare la separazione della regione storica economicamente più
ricca del Paese! Il Presidente della Comunità Autonoma della Catalogna, Artur
Mas, dice che gli spagnoli stanno travisando completamente il vero quadro
giuridico, che l’autonomia, eventualmente espressa dalla Catalogna ha tutti i
diritti legittimi per sancire l’eventuale “divorzio” da Madrid. Non c’è nulla
di illegittimo nell’aspirazione di un popolo ad ottenere l’indipendenza! “Che un
eventuale referendum per l’autodeterminazione del popolo catalano sia da
considerarsi illegittimo lo dice solo il governo spagnolo, ma ciò un falso – ha
sostenuto Artur Mas - abbiamo già definito cinque disposizioni
legislative, in conformità alle quali la Catalogna ha la facoltà di tenere
consultazioni”.
In ogni caso, secondo i
sondaggi, nell’eventuale referendum per il distacco si pronuncerebbero
favorevolmente dal 60 al 70 % degli abitanti. I catalani hanno già fatto più
volte simili esercizi definendoli “referendum consultivi”. Problemi
similari di autonomia interessano anche il Belgio dove circa il 60 % della
popolazione è costituita da fiamminghi ed il 31 % da valloni francofoni. Per il
momento qui non si è arrivati all’ipotesi di un referendum ma i leader dei due
schieramenti avvertono che intendono orientarsi ai risultati dei referendum ipotizzati
sia Scozia che in Catalogna e, ora, a ragion veduta, anche di quello della Crimea.
Io penso che neanche l’Italia resterebbe immune da questi referendum. E’ da
tempo che la Lega, in ogni utile occasione, parla della necessità per le
regioni del nord di “staccarsi” – in qualche modo – dalla “Roma ladrona” e
dalle regioni del Sud, definite “parassiti” dei loro territori produttivi ed
efficienti. Le loro battaglie sono cominciate con la richiesta di autonomia
fiscale (al Nord dovrebbe restare almeno il 70% del gettito fiscale incassato)
e proseguiranno fino a sancire il distacco del Nord dal resto dell’Italia.
Credo che neanche la Sardegna (che ha già avanzato richiesta di “zona franca
integrale”) ne rimarrà immune.
Cari amici, è proprio
vero che la storia ci ha insegnato che il percorso dell’uomo è fatto di corsi e
di ricorsi! Dopo le unificazioni del passato, fatte a colpi di spada e mettendo
insieme forzatamente popoli di etnie, culture e credenze tanto diverse, oggi
l’anelito di indipendenza e di autonomia sta portando i popoli ad una
riscoperta e valorizzazione delle proprie radici brutalmente estirpate; è il
desiderio di “riappropriarsi” della propria identità, calpestata e vilipesa per
secoli, a creare il problema.
Il fatto curioso è che
tutto questo avviene dopo che nel mondo si è innescato quel perverso meccanismo
noto come “Globalizzazione”. Che l’uomo nel tempo si fosse così trasformato da
"accettare" che tutti i popoli della terra diventassero un “unico formicaio”, con
un’unica ottica economica, sociale, culturale, ideologica e quant’altro, non
l’ho mai né creduto né preso in considerazione. Non ho mai pensato, neanche per
un istante, che fosse possibile comprimere l’estro, la fantasia, la capacità
individuale di ciascuno per avere uniformità e piatta uguaglianza, con il
risultato di avere un unico prodotto e un unico mercato. Sarebbe come pensare
di mangiare tutti lo stesso pane e bere lo stesso vino! Forse questo rigurgito
di autonomia, è, sotto certi aspetti, un ritorno al nazionalismo, anzi al
“regionalismo”, dove le radici culturali sono riaffiorate con forza e si cerca
in tutti i modi di farle rivivere, cancellando le forzate contaminazioni del
passato.
Questo fermenti, cari
amici, a ben pensare, assottigliano ancora di più la possibilità di completare
quel percorso di unificazione europea che, di giorno in giorno, si fa sempre
più difficile.
Credo che ne vedremo
delle belle!
Mario
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