Oristano 13 Marzo 2014
Cari amici,
sembra ieri, eppure è
già trascorso un anno! Il 13 marzo di un anno fa veniva eletto alla Cattedra di
Pietro il cardinale Jorge Mario Bergoglio. Iniziava così il Pontificato di Papa
Francesco, il 265.mo successore di Pietro, un mese dopo la storica rinuncia al
ministero petrino di Benedetto XVI. Il Suo Pontificato inizia in modo dirompente,
fuori dagli schemi, a partire dal Suo saluto iniziale alla folla assiepata in
Piazza S. Pietro: "Fratelli e sorelle, buonasera". Queste le prime
parole pronunciate da Pontefice, da Mario Bergoglio, aggiungendo: "Voi
sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma, sembra che i
miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma
siamo qui. Vi ringrazio per l'accoglienza". Un inizio insolito e
foriero di grandi novità.
Ne è passata, da
allora, di acqua sotto i ponti del Tevere! Lo Stato Città del Vaticano, a
distanza di un anno, ha visto al suo interno una “rivoluzione silenziosa” che
ha già iniziato a modificare assetti consolidati, anche se, certamente, questo
è solo l’inizio. Quella del nuovo Papa Jorge Mario Bergoglio è una rivoluzione
che potremo definire “anomala”, una rivoluzione composta di semplicità
evangelica, di umiltà, di quella normalità che sorprende e scandalizza ed a cui
non si era da tempo abituati, a partire dalla scelta del nome: Francesco, quello
del poverello di Assisi. I primi gesti del nuovo Papa, il primo, a scegliere
Francesco, il primo gesuita, il primo proveniente dall’America Latina, sembrano
rompere schemi e consuetudini consolidate, a partire da quel chinarsi, la sera
dell’elezione, per chiedere, di fronte ad una piazza straripante, la benedizione del popolo di Dio.
Il nuovo Vescovo di
Roma pensa da subito ad una Chiesa nuova, più semplice e vicina agli umili: una Chiesa che
“cammina, edifica e confessa”, come
sottolinea nella prima Messa da Romano Pontefice, il giorno dopo l’elezione, nella
Cappella Sistina. Il Suo sogno è una “Chiesa
povera e per i poveri”, come Gli suggeriva in conclave il Suo amico Card.
Hummes: “'Non dimenticarti dei poveri!”. I Suoi primi gesti di semplicità sono
partiti da Se stesso, rinunciando ai privilegi da sempre riservati al Romano
Pontefice. Fin dal primo momento, sotto i riflettori di tutto il mondo, ha
voluto mantenere la sua sobrietà: dalla scelta di vivere a Casa Santa Marta e
non nell’appartamento papale, a quella di ritirare personalmente i bagagli e ‘pagare
il conto’, dalla rinuncia all’utilizzo delle auto di rappresentanza per gli
spostamenti, al portare personalmente la borsa con i documenti personali. Papa Francesco
vede la Sua missione nel mondo come testimonianza di fede e di amore,
interpretando il ministero petrino affidatogli, riportandosi a quella umiltà
delle origini, e dimostrando che “il vero
potere è il servizio”.
Servizio che Francesco intende
interpretare rifacendosi allo stile originario, quello degli apostoli,
invitando tutta la struttura sacerdotale della Chiesa a lasciare i palazzi, le
curie, e tornare a svolgere il ministero tra la gente. “Questo
io vi chiedo: siate pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al
proprio gregge, e pescatori di uomini”. (Messa
crismale, 28 marzo 2013). E per essere pescatori di uomini ridiventava
necessario lasciare gli agi e “salpare”, riprendendo il largo, sfidando il mare in
tempesta, senza timori. Le parole che Francesco pronuncia
quotidianamente sono semplici e profonde, che attingono direttamente al vissuto
quotidiano; esse fanno vibrare il cuore di milioni di persone, non solo nella
Chiesa ma anche nel mondo dei non credenti. Uno dei suoi obiettivi più grandi è
proprio quello dell’incontro: egli intende diffondere a largo raggio la “cultura dell’incontro”. Francesco è il
Papa che abbraccia i malati, che stringe al petto i bambini, che non si sottrae
ad un autoscatto con un gruppo di ragazzi che prende il caffè nella baracca di
una favela brasiliana. Egli per primo la applica, insegnando “di persona” cosa
significa essere pastore in mezzo al gregge.
Nella Sua visita a
Cagliari il 22 Settembre dello scorso anno in tanti hanno potuto apprezzare la
Sua “capacità di piangere”, che Francesco, come tutti affettuosamente lo
chiamano, non ha mai perso; lo hanno sperimentato i disoccupati e i precari che
ha voluto incontrare a Cagliari. Il Papa ha avuto un momento di grande
commozione ascoltando le testimonianze di chi aveva perso il lavoro, e mettendo
da parte il discorso preparato, ha parlato a braccio, esternando tutta la sua
empatia nei confronti degli operai sofferenti e delle loro famiglie. “Senza
lavoro – ha denunciato – non c’è dignità”.
Papa Bergoglio colpisce
per la semplicità dei suoi modi e la naturalezza con la quale si lascia
letteralmente “catturare” dall’abbraccio della gente. Indimenticabile
l’immagine del Pontefice che sale le scalette dell’aereo con la borsa in mano.
E a chi gli chiedeva stupito il perché di questo gesto, ha risposto con
disarmante semplicità: “Non c’era la chiave della bomba atomica!
Mah! La portavo perché sempre ho fatto così: io, quando viaggio, la porto (…)
Mah dobbiamo abituarci ad essere normali. La normalità della vita…”
(Conferenza stampa aereo, 28 luglio 2013). Una normalità, la Sua, che spiazza
tutti, in particolare i giornalisti; in aereo, di ritorno dal Brasile, ai
giornalisti che gli hanno posto domande anche insidiose, ha risposto “senza
paracadute” sui temi più scottanti: dalla lobby gay alla comunione ai
divorziati, dallo IOR alla riforma della Curia. La riorganizzazione del governo
della Chiesa, del resto, è entrata nella Sua agenda fin da subito, senza
tentennamenti.
Che Francesco vi
avrebbe messo mano in tempi relativamente brevi l’apparato vaticano un po’ se
lo aspettava. Per raggiungere tale obiettivo, ha già istituito un Consiglio di
8 cardinali, espressione dei 5 continenti. Tra i primi
provvedimenti il “pensionamento” (pochi mesi dopo l'elezione del Papa) del
cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, sostituito anche nella
Commissione di vigilanza dello Ior. Al suo posto l'ex nunzio in
Venezuela, ora elevato al rango di cardinale, Pietro Parolin. Anche numerosi
dicasteri importanti hanno cambiato responsabile, e le recenti nomine
cardinalizie hanno visto due storiche sedi, come Venezia e Torino, mancare l’appuntamento
con la porpora. I cambiamenti sono solo agli inizi e molte altre novità certamente
non mancheranno.
Il Papa, nell'intento di rivoltare la Curia Romana, incrostata da secoli di privilegi feudali, ha
ammonito che tutti gli incarichi, a partire da quello cardinalizio, sono, più
che un grande onore, un oneroso servizio. Ai 19 nuovi cardinali - tra cui il
segretario di Stato, Pietro Parolin – creati nel suo primo Concistoro a fine
febbraio, ha rivolto un ammonimento che ribadisce tutto questo: “Il
Cardinale - specialmente a voi lo dico - entra nella Chiesa di Roma, fratelli,
non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare
abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate,
favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: 'sì, sì;
no, no'; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via
quella della santità”. (Messa per i nuovi cardinali, 23 febbraio 2014)
I primi 12 mesi di Papa
Bergoglio, ormai ben più noto semplicemente come Francesco, sono
contraddistinti da una popolarità strabordante a livello mondiale, anche in
ambienti lontani dalla Chiesa. Il suo account Twitter, aperto da Benedetto XVI,
supera i 12 milioni di follower. Il Suo nome conquista quotidianamente Internet
con milioni di clik e la rivista Time lo ha incoronato “Personaggio dell’anno”.
Cari amici, Papa
Bergoglio è stato per la Chiesa e per il mondo intero un dono straordinario
della Divina Provvidenza. In un momento di grande difficoltà e di disorientamento
per tutto il pianeta, credo che Dio ci abbia voluto “soccorrere”, inviandoci Francesco
come Suo messaggero di speranza, come Suo degno rappresentante, capace di
tenderci la mano per risollevarci e farci
riprendere il cammino. Credo che Francesco continuerà a sorprenderci ancora a
lungo, ridando fede e speranza al mondo
intero.
Grazie dell’attenzione!
Mario
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