sabato, marzo 22, 2014

ORISTANO: NELLA PIU’ TOTALE INDIFFERENZA CONTINUA L’INGLORIOSA DECADENZA DEI SIMBOLI DEL SUO PASSATO. UN ESEMPIO PER TUTTI: IL REGIO LICEO-GINNASIO CHE SI AFFACCIA NELLA STORICA (E ABBANDONATA) PIAZZA MANNO, GIA’ “PRATZA DE SA MAJORIA”.



Oristano 22 Marzo 2014
Ho già avuto occasione di parlare su queste pagine delle pessime condizioni in cui si trova Piazza Manno, così tanto importante nel passato e così trascurata oggi, tanto da sembrare una piazza della più negletta periferia. Eppure su questa Piazza, Giudici, Nobili, Dame e Prelati, nel passato calpestarono il suo suolo, e chissà quanti incontri, lotte, intrighi e accordi di altissimo livello si svolsero all’ombra della Reggia degli Arborea. Non voglio tornare anche oggi su questo vilipeso palazzo giudicale, ancora carcere, per quanto dismesso, argomento ampiamente già trattato, ma vorrei, invece, parlarvi dell’altro fabbricato che gli sta di fronte: quell’austero palazzo che porta in alto, al centro, la scritta “Regio Liceo-Ginnasio”. Sede, fino alla fine degli anni '50,  dell’unico Istituto scolastico superiore statale di Oristano e Provincia, oggi questo glorioso palazzo, pur signorile e dignitoso, mostra tutti i suoi anni, privato da tempo anche della necessaria ordinaria manutenzione. Chi scrive lo conosce bene (per avervi frequentato la Scuola Media): le sue aule con i soffitti tanto alti, i lunghi corridoi, l’ampio salone d’ingresso con la grande scalinata, sullo stile dei fabbricati pubblici del primo ‘900. Le sue severe aule hanno visto l’alternarsi di schiere di giovani, seri e capaci, che nel tempo sono poi diventati apprezzati professionisti e stimati rappresentanti della classe dirigente locale, regionale e nazionale. Un esempio per tutti: il prof. Francesco Cesare Casula, uno dei più importanti storici della Sardegna, ha frequentato questa scuola, il Ginnasio-Liceo “De Castro” di Oristano, dopo essersi trasferito, da ragazzo, dal Continente in Sardegna.

Oristano fin dal lontano passato ha vantato strutture culturali di grande spessore, quando studiare era un lusso per pochi e l’accesso all’Università riservato quasi esclusivamente ai figli delle famiglie abbienti. Fin dal XVII secolo, tenute dai Padri Scolopi nel loro convento di Piazza Eleonora (l’attuale sede del Comune di Oristano), erano in funzione le Scuole Pie (più note come Collegio filosofico), che, grazie anche ad un lascito dell’Oristanese Michele Pira, si occupavano di formare la miglior gioventù oristanese. Successivamente, nel 1860 con l’entrata in vigore della Legge Casati (L. n. 3825 del13.11.1859), il Comune di Oristano trasformò il Collegio Filosofico in Ginnasio. L’istruzione classica, secondo la legge Casati, era impartita in Istituti di primo grado, della durata di cinque anni, denominati Ginnasi, ed in Istituti di secondo grado denominati Licei, della durata di tre anni. In questa veste istituzionale il Ginnasio di Oristano, divenuto Regio Ginnasio nel 1888, continuerà  ad operare fino al 1933, quando, in seguito alla riforma Gentile del 1923, verrà  trasformato in Liceo-Ginnasio e nel 1935 in Regio Liceo Ginnasio. 

La riforma Gentile aveva modificato il precedente percorso: il Ginnasio era stato diviso in un corso inferiore di tre anni (soppresso poi con l'istituzione della scuola media) e in un corso superiore di tre anni. Con l’istituzione della scuola media unica triennale il liceo classico sarà  ordinato sulla base di cinque anni di studio, assorbendo le classi del ginnasio superiore. Fino al 1965 la scuola riformata continuò ad avere sede nel palazzo di Piazza Manno, spostandosi successivamente in Piazza Aldo Moro, con la denominazione di Liceo Ginnasio Statale, intitolato fin dal 1887 a Salvator Angelo De Castro.
La cultura classica è sempre stata, in Italia, ben più marcata che negli altri Paesi d’Europa. Nell'ambito dei licei italiani, il liceo classico ha mantenuto un indirizzo di studio caratterizzato da una marcata impronta umanistica. Le principali materie di studio sono infatti le lingue e letterature classiche: la seconda prova dell'esame di Stato per ottenere il diploma è tradizionalmente una traduzione di un brano latino o greco. Fino al 1969 il liceo classico è stato l'unico indirizzo secondario superiore che dava accesso a qualsiasi facoltà universitaria: questo privilegio ha fatto sì che a lungo il liceo classico accogliesse gli studenti delle classi più istruite o abbienti. Il Liceo classico italiano resta uno dei pochi licei europei dove viene obbligatoriamente impartito l'insegnamento delle lingue e letterature classiche.

Ebbene, cari amici, nonostante il suo luminoso passato, questo “tempio” della cultura oristanese, che ha ospitato generazioni di studenti, oltre che una nutrita schiera di validi insegnanti, ora, dimesso più che mai, sembra destinato all’oblio, come qualcosa di obsoleto, di inutile da “rottamare”. Ospita ancora, in modo abbastanza precario, una scuola media ed alcuni uffici del Comune di Oristano, ma per accedere all’interno è necessario passare sotto un’impalcatura metallica posta davanti al portone d’ingresso (collocata li da anni), presidio che cerca di evitare che dai cornicioni pericolanti pezzi di cemento si stacchino e cadano sul via vai degli studenti. Leggiamo tutti i giorni della pericolosità della gran parte degli edifici scolastici, in gran parte “fuori norma”, ma ogni problema ha certamente dei limiti invalicabili di soluzione, oltre i quali è meglio non andare. Se è pur vero che viviamo tempi grami, tempi di necessaria spending review, è anche vero che c’è necessità di una grande “capacità di taglio”, che sappia incidere dove si trovano realmente gli sprechi, non continuare a tagliare “a caso”, anche dove non si dovrebbe, magari per continuare a salvaguardare quei “particolari interessi” di Casta, che nel tempo sono divenuti “intoccabili”.
L’oblio della nostra città, amici miei, prosegue senza sosta. Il nobile passato, anche quello recente, sembra ormai dimenticato, scomparso sotto una densa coltre di cenere, e il futuro sembra ancora più fumoso di quello dell’oggi. Chissà se Oristano, negli occhi delle giovani generazioni, potrà davvero intravedere la speranza di un futuro meno buio.
Ciao a tutti.
Mario

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