Oristano 11 Marzo 2014
Cari amici,
credo che in tanti
abbiano letto, ma che soprattutto siano inorriditi, per l’ipotizzato indegno
comportamento di due grandi aziende in campo farmaceutico - La Roche e Novartis -
accusate di aver trescato insieme per “nascondere” un farmaco meno costoso e “spingere”,
così, le vendite di un medicinale
identico ma molto più caro, costringendo molti malati a dissanguarsi o rinunciare alle cure.
“Questo farmaco non s’ha
da vendere”, potremo dire parafrasando il Manzoni dei Promessi Sposi: applicando
la logica del guadagnare, non curare! Il "cartello" farmaceutico, messo
in atto secondo le accuse da La Roche e Novartis, avrebbe consentito di guadagnare
miliardi, piuttosto che guarire i malati: nascondendo un farmaco dal prezzo
ragionevole per favorirne un altro cento volte più caro. Di questo è convinto
l'Antitrust italiano che ha sanzionato le due case farmaceutiche prima
menzionate con una multa da 180 milioni di euro: 92 per La Roche e 90,5 per
Novartis.
Le due aziende si sarebbero accordate per spartirsi i miliardi della
vendita di due farmaci identici - Avastin e Lucentis – che, pur con nomi e
prezzi diversi, avrebbero avuto la stessa efficacia terapeutica. Comportamento
che, dice l'Antitrust, ha prodotto un danno rilevante sia in capo ai malati, che
a carico del servizio sanitario pubblico e delle assicurazioni private.
La storia di questo
brutto affare sanzionato dall’Antitrust, prende il via dalla
scoperta di uno scienziato italiano, Napoleone Ferrara, che nei laboratori
della Genertech in Califormia - prima che questa venisse rilevata al 100% dalla
Roche - individua un principio attivo che blocca il fattore della crescita dei
vasi sanguigni. Due farmaci utilizzano questo componente: l’Avastin, utilizzato
per curare alcuni tumori molto gravi, senza grandi risultati, e il Lucentis,
utilizzato per combattere la degenerazione maculare senile, malattia che
conduce alla cecità. I due farmaci sono sostanzialmente gli stessi, però con
una grande differenza, oltre al nome: una dose di Avastin ha un prezzo tra i 15
e gli 80 euro, una di Lucentis costa più di 900 euro.
L’imperativo economico
del “massimo guadagno con il minimo sforzo”, a prescindere dalle conseguenze,
ha portato, secondo le accuse, le due case farmaceutiche, La Roche e Novartis, legate
insieme da una serie di partecipazioni incrociate, a mettersi d'accordo per
spartirsi il mercato e i lauti proventi, derivanti dal maggior utilizzo del
farmaco più costoso. Così, La Roche - che controlla Genertech - non registra il
farmaco per la cura della malattia agli occhi e incassa altre royalties dalla
Novartis per la commercializzazione del Lucentis. Ma siccome Novartis controlla
oltre il 33% del capitale di Roche incassa, oltre ai proventi delle vendite, la
propria quota di utili. Un intreccio che ingrassa le due aziende e impoverisce
malati e strutture sanitarie.
Si legge nel sito dell'Antitrust:
"…Novartis
e La Roche mettono in piedi un cartello che ha condizionato le vendite dei
principali prodotti destinati alla cura della vista, Avastin e Lucentis". I
due gruppi si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione
dell'uso di un farmaco molto economico, Avastin, nella cura della più diffusa
patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a
vantaggio di un prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando
artificiosamente i due prodotti…".
Un accordo, sostiene l’Antitrust,
ben studiato nei minimi dettagli: sono stati documentati incontri, scambi di
mail e telefonate; le due aziende si sono spartite i compiti per creare
l'allarme presso i pazienti sull'uso di Avastin nelle cure oftalmiche in modo
da favorire la vendita del Lucentis, molto più costoso, arrivando a fare
pressioni sulla stampa specializzata, sulle commissioni parlamentari e sugli
organismi del ministero. Questo furbesco comportamento si è tradotto per il
servizio sanitario nazionale, nel solo 2012, in una maggiore spesa di 45
milioni di euro con un’ipotesi di maggiori costi futuri
fino a oltre 600 milioni di euro l’anno. La Regione Emilia Romagna ha calcolato
che con il costo sostenuto per acquistare le dosi di Lucentis avrebbe potuto
assumere altri 69 medici, oppure 155 infermieri, oppure 193 ausiliari, oppure,
infine, effettuare 243.183 visite specialistiche. Non solo: secondo la Società
oftalmologica italiana ci sono circa centomila pazienti che, a causa dei costi
elevatissimi di Lucentis, spesso non compatibili con i budget dei singoli
ospedali, non riescono ad avere accesso alle cure necessarie.
Sulla vicenda che ha
portato l’Antitrust a sanzionare Roche e Novartis è in corso anche un’inchiesta
penale aperta a Torino già dal 2012. L’ipotesi di reato è truffa in danno del
sistema sanitario nazionale e l’indagine è al momento contro ignoti. A condurla
è il procuratore Raffaele Guariniello, dopo un esposto che era stato presentato
dalla Società oftalmologica italiana. Ovviamente le due aziende inquisite respingono
in maniera decisa le accuse loro mosse, definite prive di ogni fondamento, circa
la messa in atto di pratiche anti-concorrenziali, annunciando l’intenzione di voler
ricorrere in appello dinanzi al Tar e, se del caso, in ogni altra sede di
giudizio.
Purtroppo questo
increscioso episodio, recentemente messo in luce, non resta un episodio isolato. La guerra ai
cartelli delle società farmaceutiche iniziò già molti anni fa. In Italia il
caso più eclatante risale al 1998, quando ben otto case farmaceutiche entrarono
nel mirino dell'Antitrust poiché sospettate di aver fatto accordi. In data più
recente, questa volta sullo scenario europeo, lo scandalo che vide coinvolti
nel 2005 tre gruppi farmaceutici: Akzo Nobel (Olanda), Hoechst (Germania) e
Atofina (Francia), ai quali toccò una multa di 217 milioni di euro per essersi
divisi il mercato di distribuzione di acidi monocloroacetici, addensanti usati
soprattutto nell'industria cosmetica e alimentare. Ancor più recente il caso
dell'inchiesta sulle aziende:Pfizer AG, Eli Lilly (Svizzera) SA e Bayer
(Schweiz) AG, accusate di "aver fissato il prezzo di rivendita sotto forma
di prezzi pubblici raccomandati per i loro medicamenti contro la disfunzione
erettile Viagra (Pfizer), Levitra (Bayer) e Cialis (Eli Lilly). Questi prezzi
sarebbero stati integrati nei sistemi informatici specifici del ramo o
direttamente trasmessi dai grossisti alle farmacie e ai medici dispensanti, che
in grande maggioranza li avrebbero fatturati tali quali ai loro pazienti" (Comunicato
stampa del Tribunale Amministrativo Federale).
Cari amici, non voglio
aggiungere nulla a questa triste vicenda che ho voluto riportare esattamente
come pubblicata dai giornali. Credo che qualsiasi commento sia superfluo. Non
si può speculare in modo così brutale sulla pelle dei malati, trattati come “carne
da macello”, utili solo per ingrassare i profitti delle grandi multinazionali
della salute.
Grazie dell’attenzione.
Mario
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