Oristano, 2 Marzo 2014
Cari amici,
Che Francesco
non fosse un Papa qualunque l’immensa folla radunata in Piazza S. Pietro il 13
Marzo del 2013, giorno della Sua elezione al soglio di Pietro, lo capì subito,
dalle prime parole pronunciate. “Fratelli
e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un
vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo
quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell'accoglienza.”,
queste le sue prime parole rivolte alla folla che lo attendeva. Un’abissale
differenza di stile, rispetto ai suoi predecessori, che in poco tempo avrebbe
modificato in modo straordinario una struttura da sempre poco incline e
disponibile ai cambiamenti, soprattutto repentini, ed alla modernizzazione.
La
struttura vaticana ha iniziato subito a tremare: un Papa che viaggia in
autobus, che continua ad occupare l’appartamento a Santa Marta, e che ritirando
il bagaglio personalmente, paga il “conto” della permanenza, è un Papa di grande diversità! Un Papa comune “alla
mano”, la gente ha subito pensato, non un Papa Re. Chi segue quotidianamente le
sue mosse ha già visto incredibilii cambiamenti anche nella struttura interna:
cambi ai dicasteri, riforma dello IOR, esortazioni, a partire dai cardinali e
dai vescovi, ad farsi “pastori” senza timore di sporcarsi le mani e senza
temere “l’odore delle pecore”.
Nella
Sua recente lettera “Evangelii Gaudium” ha messo in chiaro che il “popolo di
Dio” non deve essere un gregge passivo, governato dai pastori della Chiesa, ma
che gli appartenenti laici al popolo cristiano hanno una funzione ben più
strutturata e complessa: essi sono compartecipi delle azioni da svolgere,
affiancando senza timore i Ministri ordinati, cioè i vescovi ed i sacerdoti. In
poche parole evangelizzare non è compito solo dei Ministri, che sono una
sparuta minoranza, ma di tutti gli appartenenti alla Comunità Cristiana. Papa
Francesco vede una Chiesa con un forte impegno dei laici, capaci di affiancare
senza remore Vescovi e Sacerdoti.
Se
finora i laici sono rimasti estranei alla conduzione della Comunità Cristiana
questo può aver avuto due motivi: o i laici non si sono ritenuti abbastanza “formati”
per assumere importanti responsabilità di conduzione, oppure “non hanno trovato
spazio” nella loro Chiesa a causa di un eccessivo clericalismo, che li ha
relegati ai margini. Quest’ultimo caso è, forse, il più frequente. Spesso il
Papa non ha lesinato critiche al clericalismo imperante, che Lui cerca in tutti
i modi di stroncare e combattere.
Il
nostro arcivescovo di Oristano S.E. Mons. Ignazio Sanna, intervistato da
Alessandro Porcheddu de L’Unione Sarda, è apparso in sintonia ed in perfetta
linea con Papa Francesco e alla domanda del cronista sul clericalismo ha così
commentato: “Il clericalismo è una patologia
difficile da curare, perché i malati non ammettono di esserlo. Cominciamo a
curare la malattia correggendo la terminologia in uso per il rapporto
prete-parrocchia: non si deve dire che il parroco prende possesso della parrocchia,
ma piuttosto che il parroco inizia il suo servizio da pastore del popolo della
Comunità parrocchiale.” Alla successiva domanda se il male della Chiesa
fosse il clericalismo, Mons. Sanna ha risposto che il clericalismo fa male ai
preti ma anche ai laici che ne favoriscono l’esercizio.
“Il laico deve aiutare il prete ad “essere” prete e non a fare il prete”,
ha affermato Mons. Sanna, aggiungendo che “il primo vero rinnovamento della Parrocchia consiste nel passaggio dalla
responsabilità di un solo soggetto, il parroco, alla corresponsabilità dell’intera
Comunità”.
L’arcivescovo
Mons. Sanna lo scorso 24 Novembre ha avviato in Oristano un “Sinodo Diocesano”
dal tema “La Parrocchia, Chiesa tra la gente”. E’ un primo passo per un maggior
coinvolgimento dei laici nella struttura ecclesiale, una nuova e più
responsabile collocazione nella Chiesa che Papa Bergoglio vorrebbe. La Chiesa,
anche a seguito del calo delle vocazioni ha bisogno di laici consapevoli ed
impegnati, che comprendano e facciano comprendere che è necessario acquisire un
nuovo modo di essere Chiesa, un modo aperto e franco, un ritorno alle origini,
quando il Vangelo lo si predicava per strada e tutti, seguendo gli apostoli, li
imitavano e predicavano a loro volta, accrescendo il gregge dei fedeli.
La
Chiesa di Papa Francesco è una “Chiesa Nuova”, più aperta, libera e
consapevole, che vuole ritrovare la sua linfa proprio attingendo al passato, da
quell’unico vero annuncio di salvezza portato dal Vangelo e da Cristo, Dio tra
gli uomini, che ha versato il Suo sangue per la nostra salvezza.
Grazie
cari amici della Vostra attenzione.
Mario
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