martedì, marzo 18, 2014

DIGITALIS PURPUREA: LA SUA BELLEZZA E’ PARI ALLA SUA PERICOLOSITA’. STORIA DI UNA PIANTA I CUI EFFETTI SUL CUORE SONO NOTI FIN DALL’ANTICHITA’.



Oristano 18 Marzo 2014
Cari amici,
è da un po’ che non riprendo con le mie riflessioni sulle interessantissime piante medicinali presenti in Sardegna. Quella di cui voglio parlarvi oggi è una pianta erbacea bellissima ma altrettanto pericolosa: la digitale, presente sulle nostre alte colline fino ad oltre 1.000 metri di altitudine. L’ultima volta che l’ho vista e fotografata è stata qualche anno fa sul Limbara, la catena montuosa del Tempiese, ricca di una flora meravigliosa.
Nell’escursione che ricordavo, fatta con gli amici del club Rotary di Oristano, ospiti quel giorno dei rotariani di Tempio,  abbiamo potuto ammirare le bellissime piante spontanee, patrimonio della nostra Sardegna: alcune uniche, come il Timo erba barona, la rosa selvatica e, appunto, la digitale. La bellezza di questa pianta è davvero straordinaria: le sue campanule, che vanno dal bianco al rosso viola più intenso, sono screziate e maculate, a volte somiglianti a delle orchidee; ammirarle sotto i raggi del sole primaverile, immerse nel verde brillante della vallata, è qualcosa che ti inebria, che ti dà la reale dimensione della splendida bellezza della natura! Ecco, cari amici, la storia di questa pianta, bellissima ed altrettanto pericolosa, perché i suoi principi, pur efficaci sul funzionamento del nostro corpo (il cuore), sono da dosare con grande attenzione, risultando altamente tossici e a volte anche mortali.
La Digitale Purpurea (Digitalis purpurea L.) è una pianta della famiglia delle Scrophulariaceae. È la specie più nota del genere Digitalis. È una pianta erbacea biennale, con le foglie disposte a spirale, semplici, lunghe 10–35 cm. e larghe 5–12 cm. di colore grigio-verde, tendenti a curvarsi verso il basso, con un margine finemente dentellato; nel primo anno formano una rosetta serrata a livello del terreno. Il fusto sul quale si sviluppano i fiori si forma nel secondo anno, e può raggiungere un’altezza di 1–2 m. I fiori sono disposti in grappoli terminali, e sono tubulari, pendenti, di color rosso porpora (ma esistono varietà in cui il fiore è rosa, giallo o bianco). Fiorisce in Giugno-Luglio. Il frutto ha la forma di una capsula che, giunta a maturità, si apre liberando numerosi semi molto piccoli (0.1-0.2 mm.). Cresce nei boschi e nei prati aridi dell'Europa centro-meridionale, spesso inselvatichita. In Sardegna è presente in alta collina, sia sul Limbara che nel Supramonte.
La pianta è ricca di importanti sostanze che l’uomo ha iniziato ad utilizzare in modo empirico e successivamente in modo scientifico; in particolare la pianta è ricca di glucosidi cardioattivi (cardenolidi) come digitossina, digitossigenina, gitalossigenina; di digitanol-eterosidi, come digitalonina,digìnoside, digifoleina; di glucosidi saponinici, come digitonoside, tigonoside, gitonoside (maggior concentrazione nei semi); di flavonoidi (luteolina,luteolin-7-glucoside, ecc.) e di acido caffeico,acido p-cumarico (tracce), acidi citrico e isocitrico e acido ascorbico.
Le proprietà medicinali della Digitale non erano conosciute dagli antichi greci e romani, nonostante fosse presente sia in Grecia, Asia Minore ed in Italia. Forse per la sua pericolosità l’uso di questa pianta fu ignorato dai medici greci e latini. Dato che per molti secoli le conoscenze mediche si basavano quasi esclusivamente sui testi di Dioscoride e Plinio, anche per tutto il Medio Evo ed il Rinascimento le virtù medicinali della Digitale rimasero ignorate. Nel 1785 W. Withering, medico di Birmingham, avendo appreso da una vecchia guaritrice l'uso della Digitale e dopo averlo sperimentato per dieci anni, ne divulgò il suo impiego, dichiarandolo efficace in particolare sull'attività svolta dal cuore.
Le difficoltà d’impiego, però (era difficile stabilire le dosi necessarie che, se eccessive potevano diventare letali per il malato), fecero presto cadere l’utilizzo di questa pianta che tornò nuovamente nell'oblio. Solo nel 1842 un certo R. P. Debreyne ne riprese l’uso, utilizzandola definitivamente come cardiotonico. Da allora moltissimi ricercatori ripresero a studiare approfonditamente la pianta ed i suoi componenti (la droga). Nel 1845 Homolle e Quevenne riuscirono ad estrarre e preparare la digitalina amorfa e nel 1869 lo studioso Nati isolò la digitalina cristallizzata. Nel 1874 Schmiedeberg estrasse dalla pianta quattro prodotti: la digitalina, la digitossina, la digitaleina e la digitonina. Queste due ultime sostanze, risultarono in seguito una sostanza unica. Kraft ed Hartung nel 1912, Windaus e Schneckenburg nel 1913 ed altri autori riuscirono ad isolare anche altri prodotti. Gli studiosi A. Stoll e W. Kreiss, per ultimi nel 1934, dimostrarono che molte di queste sostanze non sono che prodotti di scissione dei glucosidi primitivi contenuti nelle foglie. Oggi questi potenti princìpi contenuti nella digitale sono disponibili solo in farmacia, preparati industrialmente, e da vendersi solo su prescrizione medica.
L’azione farmacologica della Digitale risulta utile in caso di insufficienza cardiaca acuta o cronica e nell’angina pectoris; essa infatti rallenta il numero dei battiti del cuore, rendendo la sistole ventricolare più energica e regolare ed aumentando l'ampiezza della sistole. Nei casi di insufficienza cardiaca ne consegue un innalzamento della pressione arteriosa, il riassorbimento degli edemi e la diuresi si ristabilisce. Il prodotto si impiega nelle malattie acute e croniche in cui il cuore ha bisogno di essere tonificato e vi è l’esigenza di aumentare la diuresi, nelle polmoniti, nelle forme iniziali della tubercolosi polmonare e nelle cardiopatie valvolari in fase di scompenso. È controindicato, invece, nelle degenerazioni, nella atrofia, e nelle ipertrofie del cuore, in certe aritmie e nei casi di intolleranza gastrica. I principi attivi della Digitale, pur efficaci, sono eliminati con difficoltà dall’organismo e perciò si ha quel fenomeno noto come accumulo. Per questo la cura digitalica non può durare per lungo tempo. Dosi eccessive od anche dosi piccole ma continuate per molto tempo possono provocare seri inconvenienti, cardiaci, gastro-intestinali e nervosi. Si ha caduta del polso che può arrivare a 50-40 ed anche 30 pulsazioni per minuto, malessere generale, ansietà, violenti dolori all'epigastrio, vertigini e vomiti incoercibili. Il polso diventa poi rapido e precipitoso, con cianosi, disturbi visuali ed alla fine arriva il collasso. Le dosi tossiche sono molto variabili anche perché è difficile da calcolare la quantità di “principio attivo” presente nelle foglie. In generale si ritiene che 10 g. di foglie secche o 40 g. di foglie fresche possono provocare la morte in un uomo.
Tutto questo ha, nel tempo, fatto cadere l’uso “fai da te” di questa pianta, che resta pericolosissima proprio perché, a priori, è impossibile conoscere l’entità dei principi attivi contenuti nelle foglie, quantità variabili in relazione all’esposizione solare, al terreno e ad altri fattori. Il consiglio migliore è quello di “evitare nel modo più assoluto” di preparare tisane o infusi a base di digitale, o comunque di utilizzare parti della pianta, poiché quest’uso potrebbe rivelarsi non solo tossico ma addirittura mortale!
Anche in caso di acquisto del farmaco in farmacia (da farsi solo dopo aver consultato il medico specialista e sotto sua precisa prescrizione), è necessario leggere attentamente il foglio illustrativo per verificarne tutti gli effetti anche collaterali e le interazioni con altri farmaci. In caso di segni di nervosismo, nausea, aumento del battito cardiaco, sintomi cardiaci inusuali o qualsiasi altro effetto collaterale sospetto, contattate il vostro medico o farmacista poiché potrebbe trattarsi di sovradosaggio.
Cari amici, la Digitale è una bellissima pianta ma anche molto pericolosa. Apprezziamone gli importanti principi attivi presenti ma evitiamo la “passione del fai da te”! Le medicine, non dimentichiamolo mai, sono rimedi che il Signore ha dato all’uomo per farne un uso parco e limitato: non abusiamone mai! Anche la digitale è uno di questi rimedi, che riesce anche a deliziarci con la sua pericolosa bellezza!

Grazia e tutti dell’attenzione.
Mario

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