Oristano 15 Marzo 2014
Cari amici,
era da tempo che la composizione
della compagine di governo della Regione non annoverava una così concreta
rappresentanza della nostra Provincia: nel Consiglio Regionale, ridotto da 80 a
60, sei i nostri consiglieri eletti. Sono due del Partito Democratico,
Antonio Solinas e Mario Tendas, uno del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, uno
di Forza Italia, l’assessore uscente Oscar Cherchi, uno dell’Udc, il sindaco di
Ruinas Gianni Tatti, e uno dei Riformatori, il capogruppo uscente Attilio
Dedoni. E’ di ieri la notizia ufficiale che anche una capace donna oristanese,
Elisabetta Falchi, è stata scelta dal Governatore Pigliaru per guidare
l’Assessorato all’Agricoltura. Credo che questa volta, per la Provincia di
Oristano, sia avvenuto un serio e dovuto riconoscimento di valore, soprattutto
per la qualità della persona.
Non è il mio specifico
campo quello di fare recensioni di tipo politico: non che non conosca
abbastanza bene la materia (possiedo, tra l’altro, anche una laurea in
Politiche Pubbliche e Governance conseguita con il massimo dei voti e la lode),
ma mi è più congeniale cimentarmi in campo economico, dove credo di essere più
ferrato, se non altro per aver svolto la professione di manager bancario per
un’intera vita lavorativa. Oggi voglio, con grande orgoglio, parlare della figura
di questa nostra illustre concittadina, Elisabetta Falchi, che, erede di una
grande famiglia di agricoltori ha caparbiamente proseguito, pur donna,
un’attività normalmente appannaggio del mondo maschile. Determinata fin da piccola Elisabetta
ha scelto la facoltà di Agraria per laurearsi in quel campo e prendere in mano le
redini dell’azienda di famiglia. Oggi Elisabetta non ancora 50enne (ha 49 anni)
è Presidente di Confagricoltura Sardegna, struttura che governa con polso fermo
e deciso, cosi come amministra l’azienda familiare, sempre attiva nel settore
cerealicolo (in particolare risicolo) e orticolo.
L’ottima scelta di
Pigliaru credo abbia voluto privilegiare la donna più che il territorio di
provenienza, ben conscio delle sue capacità, espresse ed apprezzate nell’impegno
sindacale portato avanti con serietà e correttezza. In tanti sono convinti che
la scelta sia quella giusta, e Oristano in particolare ha colto la notizia con
grande orgoglio. La capacità, la determinazione ed il carisma di Elisabetta
Falchi sono noti in tutta l’Isola. Recentemente nello scorso mese di Febbraio,
Elisabetta rilasciando un’intervista, subito dopo l’elezione di Francesco
Pigliaru a nuovo Presidente della Regione, si è espressa nei confronti dello
stato dell’agricoltura in Sardegna in modo chiaro, facendo un’analisi lucida e suggerendo
anche i possibili rimedi. Per non togliere nulla all’interessante intervista, riportata sul sito: http://confagricoltura.sardegna.it/
(articolo a firma di Leyla Manunza in Politiche Agricole, in data 17 Febbraio
2014), eccone l’intero resoconto.
“L’agricoltura si conferma strategica per il rilancio
economico dell’isola, per questo è necessario puntare su un’azione
programmatica non estemporanea, capace di guardare, in una prospettiva
d’insieme, alle diverse esigenze dei singoli comparti dell’agricoltura sarda.
Visione lungimirante - dichiara la presidente di Confagricoltura Sardegna
Elisabetta Falchi - da tempo carente nella nostra regione. Non è più
tollerabile l’improvvisazione che ci ha portato spesso ad annaspare per
inseguire le emergenze anziché prevenirle. Esempi eclatanti sono rappresentati
dalla Peste Suina e dalla Lingua Blu, che hanno messo in ginocchio numerose
realtà produttive quando con un’azione corretta, si sarebbero potuti limitare
gli effetti. È poi indispensabile la stabilità nella responsabilità politica.
Il cambio di tre assessori regionali all’Agricoltura in soli cinque anni di
certo non ha aiutato a creare continuità. Se vogliamo davvero garantire un
futuro alle imprese sarde, dobbiamo renderle competitive, fattore critico di
successo per ottenere la crescita economica e accompagnarle nel mercato
globale. Oggi l’agricoltura va declinata in modi diversi, oltre a produrre la
materia prima, è indispensabile la capacità di trasformarla ed esportarla.
Dovremmo andare incontro alle esigenze che provengono dai buyers, migliorando
la già eccellente qualità delle nostre produzioni tipiche e adeguandola alla
domanda. Negli ultimi due anni l’isola ha aumentato le esportazioni soprattutto
del lattiero caseario, ora è arrivato il momento di creare un brand unico
Sardegna da far confluire in un marchio delle eccellenze Made in Italy capace
di accorpare tutte le specificità regionali. La sfida in cui credo il prossimo
governatore dovrebbe cimentarsi - prosegue la presidente di Confagricoltura
Falchi - è portare la Sardegna nel mondo esportando le tipicità del territorio,
veicolando i valori immateriali che fanno parte della nostra cultura come la
storia millenaria e i sapori a forte carattere identitario che i nostri
prodotti raccontano e rendere più attrattiva e competitiva la nostra isola come
meta turistica. Ancora non si è compreso che non esiste una ricetta univoca che
possa adattarsi indistintamente a tutti i comparti perché ciascuno presenta
prerogative che necessitano di una formula calibrata sulle diverse realtà. Solo
così si può garantire la competitività, la crescita e la creazione di nuove
opportunità occupazionali. Azioni mirate di promozione e di
internazionalizzazione per guadagnarsi nuove fette di mercato. In particolare
non possiamo più rinviare la risoluzione di alcuni problemi annosi come la
stretta creditizia, le diseconomie prodotte dall’insularità e i lacciuoli generati
dalla burocrazia. Il credito in agricoltura. La congiuntura economica e
l’imponente restrizione del credito operato dalla banche mettono a rischio la
tenuta delle imprese agricole. Occorre realizzare, non solo sulla carta,
accordi tra la Giunta Regionale e gli Istituti di Credito per facilitare
l’apertura al credito. La semplificazione burocratica. La macchina farraginosa
della burocrazia paralizza tutti i settori economici. Non è pensabile che un
imprenditore agricolo sia costretto a “spendere” in media 100 giorni all’anno
per ottemperare alle incombenze della P.A. Bisogna snellire le procedure e
facilitare gli adempimenti abbattendo il numero delle autorizzazioni ed
eliminando le sovrapposizioni tra i livelli amministrativi. Le lentezze e le
inefficienze delle pubblica amministrazione, in particolare nella nostra
regione, rappresentano un freno per ogni progetto di sviluppo. La
sburocratizzazione passa anche attraverso la rivisitazione delle agenzie
regionali che dovrebbero meglio coordinarsi e raccordarsi con l’assessorato per
evitare pericolose sovrapposizioni che creano un inutile dispendio di energia. L’insularità.
Dobbiamo essere in grado di trasformare le diseconomie prodotte dall’insularità
in opportunità. La Sardegna, con il necessario riconoscimento dell’insularità
quale svantaggio naturale, dovrebbe ottenere l’abbattimento dei costi di
produzione per carburanti, trasporti ed energia attraverso la defiscalizzazione
dei costi sostenuti delle imprese agricole. Non è più procrastinabile l’ottenimento
di una vera continuità territoriale delle merci oltre che dei passeggeri. Su
questi tre punti si gioca l’importante partita per il futuro la nostra
agricoltura - conclude Elisabetta Falchi - che siamo certi si potrà vincere”.
Credo che ora Elisabetta,
da Assessore, vorrà certamente percorrere quelle strade da Lei già individuate
in precedenza, quando, da Presidente di Confagricoltura Sardegna, dettava ed
elencava, a chi avrebbe dovuto applicarle, le ricette per uscire dalla lunga
crisi dell’agricoltura sarda. Ora tocca a Lei questo compito, anche se, ne
siamo certi, saprà portarlo avanti con saggezza e con quella caparbietà che la
contraddistingue.
Auguri Elisabetta,
da tutti noi!
Mario
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