Oristano
21 Marzo 2014,
Cari amici,
sono trascorse poche
ore dall’arrivo della “Primavera Astronomica”, iniziata con l’Equinozio che
quest’anno cadeva proprio Giovedì 20 marzo, alle ore 16:57 del Tempo Universale
(le 17:57 italiane). L’Equinozio di primavera, come quello d’autunno, è uno dei
momenti dell’anno in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio, dal latino
“aequus nox” (notte uguale). Mentre l’Equinozio d’autunno segna l’inizio della
metà oscura dell’anno, quello di primavera è il suo esatto contrario: è il
primo giorno della “stagione della
rinascita”. I due equinozi, uniti ai solstizi, scandiscono i ritmi della
Natura, dividendo l’anno solare in quattro parti uguali; sono le pause e i
passi di una danza cosmica di cui tutti facciamo parte. L’Equinozio di
primavera è legato in tutto il mondo a miti che scatenano la nostra fantasia,
sino al punto da travolgerci con la loro magia.
Il passaggio dal buio e
dal freddo dell’inverno alla luce ed al tepore primaverile ha sempre creato
nell’uomo il mito della “resurrezione”,
della rinascita, che fin dagli albori dell’umanità è stato festeggiato con riti
propiziatori e di buon auspicio. I festeggiamenti per la
Primavera sono una ricorrenza presente in tutti i calendari del mondo e risultano
essere fra le più antiche celebrazioni dell’umanità. L’equinozio di Primavera è
legato a miti d’amore, morte e rinascita, che catturano la fantasia e il cuore
degli uomini con una sottile magia. Morte e rinascita, riferiti al risveglio
della natura che ricomincia il suo ciclo, dopo il sonno invernale, e che
porterà ai nuovi raccolti dell’estate. Il risveglio primaverile è stato ed è
per l’uomo uno stimolo ad esorcizzare la
“paura del buio” invernale, simbolo di morte, per aprirsi, con i più
diversi festeggiamenti, alla rinascita portata avanti dalla natura. Per questa
ragione il periodo che precede o segue l’equinozio di primavera è uno dei più
ricchi di feste, cerimonie, credenze e miti. Tutte le società hanno sempre celebrato
la primavera come una rinascita, attraverso simbologie talmente radicate
nell’inconscio collettivo che anche la società industriale, sia pure in forme
più mediate, cerca di perpetuare le antiche forme evocative di risveglio, di ritorno alla vita.
La più antica festa di
Primavera al mondo pare essere la Sham el
Nessim (letteralmente «fiutare il vento»), le cui tracce risalgono a circa
4700 anni fa. All’epoca dei Faraoni essa era una ricorrenza legata
all’agricoltura, i cui riti di fertilità furono poi inglobati dal Cristianesimo
nei riti Pasquali. Secondo gli annali di Plutarco, durante questa festa gli
antichi egizi solevano offrire pesce salato, lattuga e cipolle alle loro
divinità. Ancora oggi la festa (che si celebra in Egitto il primo lunedì dopo
la Pasqua copta), si svolge seguendo l’antica simbologia: il giorno di Sham el
Nessim le strade e i prati delle città Egizie si riempiono di gente e si fanno
picnic all’aria aperta per respirare la brezza primaverile che, secondo la
tradizione, rinvigorisce chi la respira. Anche i cibi consumati seguono per
simbologia e principi le offerte citate da Plutarco: pesce salato, simbolo di
fertilità e benessere (il pesce veniva offerto agli Dei allo scopo di garantire
un buon raccolto), semi di lupino, lattuga, uova e cipolle verdi. Le uova si
confermano come simbolo universale della rinascita e del Cosmo. L’usanza di
appendere uova dipinte nei templi risale, in Egitto, alla fastosa epoca delle
piramidi, ma ancora oggi uova riccamente dipinte sono appese nei templi come
simbolo della rigenerazione della Vita e dell’Universo. Il festoso odierno rito
dell’uovo di Pasqua, come vedete, ha illustri antenati!
I Celti in Maggio
festeggiavano Beltaine (letteralmente “fuoco luminoso”), festa dedicata al dio
della luce. I riti di questa festa si svolgevano alla luce di grandi falò: il
fuoco era quello dell’ispirazione, la forza che spinge al movimento, che richiama
all’aperto e risveglia i sensi. Si usava far passare il bestiame attraverso
fuochi “purificatori”, ma anche i giovani vi saltavano sopra per propiziarsi la
fortuna nella ricerca della sposa o dello sposo; i viaggiatori per assicurarsi
un viaggio sicuro e le donne incinte un parto facile. Era una festa allegra: il
rituale prevedeva si danzasse intorno a un palo che si innalzava verso il
cielo, rappresentazione della fecondità che contrassegna molti aspetti della
festa; i Druidi eseguivano, infatti, complessi rituali per benedire la terra
affinché desse i suoi frutti.
Presso i Persiani era
in uso un’antica festa, ancora oggi onorata, nota con il nome di Naw Ruz (che significa «Nuovo Giorno»);
questi festeggiamenti affondano le radici nello Zoroastrismo e i riti propiziatori
celebrati rievocano la storia della creazione e l’antica cosmologia del popolo
Iraniano e Persiano. Questa festa di speranza e di rinnovamento “Naw Ruz” è ancora
viva e vegeta e la sua celebrazione dura ben 13 giorni. La popolazione dà il
ben venuto al nuovo anno purificando le case e saltando sui falò allestiti per
le strade.
Nell’Occidente queste
antiche feste primaverili si sono fuse e confuse, poi, con le celebrazioni
cristiane. Di alcune sono rimasti solo i nomi, altre invece ne hanno conservato
simboli e riti. Ad esempio in Germania e Inghilterra le parole usate per
indicare la Pasqua (Oster in tedesco ed Easter in inglese) sembrano derivare
dal nome di un’antica divinità: Eostre, personificazione della Primavera. Oltre
il nome della festività ne sono stati anche assorbiti gli antichi simboli come
il coniglio pasquale e le uova dipinte. Pare infatti che il coniglio o la lepre
siano simbolo della Dea e che il giorno dell’equinozio le si offrissero uova di
serpente dipinte. Secondo alcune fonti Eostre era una dea lunare, sposa di un
dio solare che perì proprio qualche giorno prima dell’equinozio di Primavera.
Tuttavia prima di morire il dio aveva fecondato Eostre con il suo seme,
ritornando quindi alla Vita come figlio e sposo della dea.
In Grecia in primavera
si celebravano i Piccoli Misteri Eleusini. I misteri rappresentavano il mito
del ratto di Persefone, strappata alla madre Demetra dal re degli Inferi, Ade; in
un ciclo di tre fasi: la "discesa" (la perdita), la
"ricerca" e l'ascesa, fatta da Demetra agli inferi per riportare
Persefone. La sparizione ed il ritorno in vita di Persefone venivano ricordati
con cerimonie che simulavano la morte mistica della natura, la rinascita, la
fecondità e la rigenerazione. Il messaggio per gli iniziati ai Misteri era la
promessa di abbondanza da parte della dea del grano, ma anche la liberazione
dall’angoscia e dal dolore ed un trattamento privilegiato dopo la morte. I
primi dieci giorni di aprile erano invece dedicati alle “Feste Megalesi” in
onore di Cibele, la Grande Madre, divinità primigenia, madre degli dei e degli
uomini. Il suo culto era caratterizzato in origine da cerimonie orgiastiche e
sanguinose che si addolcirono in seguito alla sua diffusione in tutta la
Grecia.
I Romani continuarono
questa usanza, arricchendola con i Ludi Megalenses, giochi pubblici che
seguivano l’aspersione pubblica rituale, fatta con acqua consacrata, della
statua della Grande Madre. A Roma tutto il mese di aprile era dedicato ai
festeggiamenti. Il 7 era il compleanno di Apollo e Diana. Il 15 si tenevano le
Feste Fordicalie, che vedevano vacche sacre immolate in onore della dea Terra.
Il 18 si celebravano le Cerealie, dedicate a Cerere, protettrice delle messi;
il 21 nelle Palilie si sacrificava per la dea Pale, patrona dei greggi e dei
pastori; il 23 si libava per Giove e Venere con il vino fatto in autunno; il 25
si pregava la dea Robigo perché tenesse i parassiti lontano dal grano; il 28 la
dea Flora veniva sollecitata a curare la vegetazione ed i fiori; il 30,
infine, durante le Larenziali, si inneggiava a Larenzia, la lupa che aveva salvato,
nutrendoli col suo latte, i gemelli Romolo e Remo.
Cari amici, come vedete
è la natura a dettare alla generazione umana il “grande risveglio” in tutti i sensi: dal buio e dal freddo dell’inverno,
con la Primavera si ritorna al calore ed alla luce che rigenera. L’uomo,
inchinandosi al Grande Costruttore dell’Universo, cerca con la luce ed il nuovo
calore di rinnovare anche se stesso; attraverso
le tante e diffuse “feste di primavera”, che simboleggiano non solo la
rinascita del corpo ma anche quella dell’anima, Egli cerca di ritrovare la sua
concreta e reale dimensione assoluta.
Come sosteneva il grande sapiente Ermete
Trismegisto: “Com’è in alto così in basso...come il sole completa il suo ciclo nell’equinozio,
così l’uomo deve compiere la realizzazione completa di se stesso…”.
Grazie amici della
Vostra attenzione.
Mario
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