Oristano
29 marzo 2014
Cari amici,
la Diocesi di Ottana
(in latino: Dioecesis Othanensis), dai documenti rinvenuti, dovrebbe essere
stata costituita verso la fine dell'XI secolo o agli inizi del XII, come suffraganea
della sede di Torres. Essa è documentata per la prima volta nel 1112. La sua cattedrale
vescovile, intitolata a san Nicola di Mira, venne consacrata nel 1160 dal
vescovo Zaccaria, come attesta la pergamena originale, ritrovata sotto l'altare
maggiore nel 1912, che recita:
« ANNO AB INCARNATIONE
DOMINI MCLX INDICTIONE OCTAVA EGO ZACHARIAS EPISCOPUS CONSECRAVI HANC ECCLESIAM
AD ONOREM BEATI NICOLAI CONFESSORIS ET BEATAE VIRGINIS ET SANCTORUM FABIANI ET
SEBASTIANI RELIQUIAS INCLUSI.»
Ciò non toglie, però,
che l'istituzione della Diocesi
di Ottana potrebbe essere addirittura antecedente al 964 se, come riferito dal
Baroni, il vescovo Giacomo Giorgio di Ottana, che andò al Concilio Lateranense
e sottoscrisse la Costituzione di Leone VIII, fosse un vescovo sardo. Sembrerebbe,
pur mancando le conferme, che la primitiva chiesa vescovile di Ottana, fosse
dedicata alla Vergine (Santa Maria Maggiore): ancora oggi gli ottanesi indicano
il luogo dove essa fu eretta, all'estremità nord-ovest del paese. Dopo il suo
crollo, mancando nel centro una valida alternativa, pare che alcuni vescovi
abbiano risieduto ad Orani e Orotelli. Successivamente, dopo la costruzione
della nuova Cattedrale di San Nicolò, che, come scrissero il Casalis e l'Angius
si impianta su un'altra preesistente costruita ad opera dei Benedettini e
risalente all’anno 1000, e la consacrazione avvenuta nel 1160 ad opera del
Vescovo Zaccaria, la sede residenziale fu riportata ad Ottana. Il
territorio affidato alla Diocesi di Ottana comprendeva sia il Marghine che una
parte del Nuorese.
L’ipotesi che vescovi
di Ottana possano aver risieduto a Orani e Orotelli può trovare conferma anche
nello studio dei “toponimi” ancora oggi presenti in queste località. Piscopío è
il nome di un vecchio rione di Orani: evidentemente esso deriva dal greco
bizantino episkopíon «episcopio, vescovado». A mio giudizio, questo toponimo
dice chiaramente che il vescovo dell’antica diocesi di Ottana, della quale
faceva parte anche Orani, aveva con buona probabilità casa in quel rione. Che
il motivo fosse la mancanza della chiesa di Ottana (crollata) o altro si
possono solo fare delle ipotesi. Qualcuno ipotizza anche che, secondo una
comune usanza della Sardegna antica, nel periodo estivo, al fine si sfuggire al
caldo e soprattutto al pericolo della malaria o, come si diceva allora, della
“intemperie”, imperante nella piana di Ottana, il Vescovo si rifugiasse in una
sua sede estiva ad Orani o Orotelli. Anche in questo centro, infatti, alcuni “toponimi”
lo fanno supporre. Località orotellesi hanno denominazioni come “Píscapu”
«Vescovo» e “Campu ‘e Preíderos”, ovvero «Campo dei Preti».
Secondo la tradizione
popolare in quel periodo ad Ottana pare fossero presenti circa 27 chiese; di
queste, oltre alla cattedrale di San Nicola, è rimasta la chiesa gotico-catalana
di Santa Maria Assunta (1350-1400) ed i ruderi della chiesa di Santa
Margherita, nonché il ricordo, come si è già detto, della primitiva sede della
chiesa vescovile dedicata alla Vergine. Nel periodo in cui Ottana fu Diocesi,
si alternarono alla sua guida diversi vescovi; fra questi si ricorda Giorgio,
un certo Giovanni che nel 1116 assistette alla consacrazione della chiesa di
Saccargia, nonché Ugo che risiedette ad Orotelli. Il più noto, comunque, fu il
Vescovo Zaccaria che consacrò la cattedrale di San Nicola. Altro Vescovo
importante fu Nicolò di Ottana, zio ed educatore di un tale Pietro Messalenis, grande
figura di uomo e di Santo, nato ad Ottana nel 1375, consacrato sacerdote il 29
Marzo 1400 e morto il 20 Dicembre 1453, ricordato dai Camaldolesi, la cui
storia fu scritta da Mauro Lapi che ne esaltò le lodi di santità, avendo il Messalenis
operato dei miracoli. Il Beato Pietro Messalenis è tutt’ora venerato ad Ottana,
ed in suo onore è stata eretta una chiesa campestre.
Tra il 1340 ed il 1344
fu Vescovo Silvestro il cui nome è legato al polittico, presente all'interno
della chiesa, opera di scuola senese del ‘300, dove è raffigurato ai piedi
della Madonna in trono. Il 3 giugno del 1475, nella chiesa di Ottana si celebrò
un Sinodo Diocesano tenuto dal vescovo Alcalà e, nei 36 capitoli scritti per
l'occasione in lingua sarda, oltre agli ordinamenti, si menziona anche la festa
di S. Nicolò, come reggente dell'episcopato. L'ultimo vescovo residente ad
Ottana fu Pietro Parente, nell’anno 1503. L’'8 dicembre di quell’anno, infatti,
Papa Giulio II, con la bolla Aequum
reputamus, dando attuazione ad una disposizione del suo predecessore
Alessandro VI, soppresse le sedi vescovili di Castro e di Bisarcio accorpandole
a quella di Ottana, trasferendo, però, nel contempo la sede della Diocesi ad
Alghero. Sostanzialmente questo atto era una “trasformazione”: una soppressione
di tre Diocesi, quindi anche Ottana, con l’erezione di una nuova Diocesi,
quella di Alghero. L'ecclesiastico andaluso Pietro Parente, eletto vescovo di
Ottana nel dicembre del 1503, fu il primo a sedere sulla cattedra che avrebbe
preso il nome di "Alghero e Diocesi riunite".
Le motivazioni alla
base del disposto provvedimento pontificio, erano di natura squisitamente politica:
la
corona spagnola assegnava ad Alghero, scalo mercantile e rilevante piazzaforte,
un ruolo politico di primo piano. Non a caso, solo qualche anno prima, nel
1501, essa era stata elevata al rango di città regia. La nuova circoscrizione
diocesana algherese era diventata una tra
le più vaste dell'isola, abbracciando un territorio che comprendeva parte del
Logudoro, del Goceano, del Monteacuto, del Marghine e della Barbagia; regioni lontane
ed impervie, difficilmente raggiungibili da Alghero, città peraltro isolata
all'interno della diocesi di Sassari. A queste difficoltà si aggiungeva
l'estraneità di molte delle popolazioni in carico, soprattutto quelle della
Sardegna più interna, profondamente legate al mondo agro-pastorale, e estranee alla
realtà sociale, economica e culturale di Alghero, città fortemente
differenziata sotto il profilo etnico e linguistico. Tutto questo spiega le
resistenze che puntualmente si ebbero da parte del clero delle Diocesi
soppresse, che tuttavia non riuscirono a cambiare il corso degli eventi.
Qualcosa
cambiò dopo il 1779, quando parte del Nuorese fu smembrato e assegnato alla
ricostituita diocesi di Galtellì. Nel 1803, per volontà del papa Pio VII, fu la
volta dell'Ozierese, aggregato alla nuova sede episcopale di Bisarcio. Fu in
questa circostanza che furono annesse alla diocesi di Alghero alcuni centri
della diocesi di Bosa. Altre parrocchie passarono alla diocesi di Nuoro nel
1930. Nel 1938, con decreto della Sacra Congregazione Concistoriale, anche il
comune di Ottana, sede della vecchia Diocesi, fu scorporato dalla Diocesi di
Alghero e annesso alla giurisdizione della diocesi di Nuoro.
Il percorso della nuova
Diocesi di Alghero, alla fine del secolo scorso, incrociò il suo percorso con
quello della Diocesi di Bosa. Come era avvenuto in passato con Castro, Bisarcio
e Ottana, anche nel 1986, nell'ambito di un più ampio riordino delle sedi
vescovili italiane, la Santa Sede decretò la fusione delle
Diocesi di Alghero e
di Bosa (atto del 30 Settembre del 1986). Diocesi antica, quest’ultima,
ben più di quella di Ottana, della quale si hanno notizie certe a partire dal
1073, quando il vescovo Costantino de Castra ne edificò la celebre cattedrale
romanica dedicata ai SS. Pietro e Paolo. Non è documentata la tradizione
secondo la quale la chiesa bosana affonderebbe le sue radici fino all'anno 66,
durante il mandato episcopale di S. Emilio.
Bene, cari amici, le
antiche Diocesi sarde hanno storie interessantissime che, almeno per me, è un
piacere riportare su queste pagine. Certamente anche la Diocesi di Bosa ha una
sua storia luminosa che non escludo di voler riportare su queste pagine. Per
ora ci basti aver ripercorso la storia di quella di Ottana, che ai passanti
mostra ancora, orgogliosamente, la sua bella cattedrale intitolata a San Nicola.
Grazie, amici, della Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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