Oristano 6 Gennaio 2014
Cari amici,
in Sardegna nel lontano
passato, come credo in tante altre parti del mondo, la canna palustre ha sempre
avuto un ruolo di grande importanza per i suoi abitanti, che la utilizzavano in
mille modi, a partire dalle costruzione delle modeste abitazioni
(capanne), capaci di dare riparo per la
notte e per i periodi troppo caldi o troppo freddi. Le zone umide, come quelle
del nostro Sinis, ne sono ancora oggi un esempio eclatante, dove la canna ed il
falasco in passato la facevano da padrone.
Inoltre molti dei paesi del nostro
Campidano, hanno ancora case con l’intelaiatura del soffitto realizzato con
l’utilizzo delle canne. La canna, dunque, materia primaria per le abitazioni, ma
anche per un’altra miriade di usi: dalla realizzazione degli sbarramenti nelle
peschiere, alle messa in opera di recinzioni, dalla costruzione di strumenti
musicali alla fabbricazione di giocattoli, dalla creazione di solidi
contenitori per la casa ed il lavoro (cesti di ogni tipo) all’uso delle sue
radici come combustibile, fino ad arrivare all’uso farmaceutico di alcune sue
parti.
La canna palustre, insomma, materia prima e strumento prezioso per l’uomo fin dalle sue origini.
La canna palustre, insomma, materia prima e strumento prezioso per l’uomo fin dalle sue origini.
Il tempo, si sa, cambia
però in continuazione i nostri gusti e la scoperta di nuovi materiali, spesso,
manda in soffitta prodotti preziosi che, una volta dimenticati, vengono
accantonati e ricoperti col velo dell’oblio.
E’ in questo modo che abbiamo assistito in molti centri alla demolizione selvaggia di stupende case costruite in mattoni crudi (“ladiri”), con il tetto in intrecciato di canne (cannucciato), termiche e salutari, senza bisogno di grande energia per riscaldarle e rinfrescarle. L’edilizia moderna ha di fatto adottato, sempre più spesso, materiali di sintesi e materie plastiche di ogni tipo, accantonando incredibilmente materiali naturali come la pietra, il sughero, le canne, la terra cruda, la lana grezza, il legno, la calce viva, sostituendoli con cemento, ferro, intonaci plastici, vernici sintetiche, schiume poliuretaniche e quant’altro di chimico, creando abitazioni assolutamente inadatte, poco termiche ed energivore, che hanno fatto spesso rimpiangere le naturali antiche abitazioni. Poco tempo fa su questo blog ho affrontato il tema della rinascita della lana di pecora, ottimo materiale isolante che, dopo tanto abbandono si sta riprendendo la sua rivincita. Oggi vorrei fare due chiacchiere con Voi proprio sulla rivalutazione della canna palustre, che, anch’essa, sta cercando faticosamente di riprendere il suo posto sul mercato. Partiamo, per meglio comprendere, dalla conoscenza botanica di questo vegetale.
E’ in questo modo che abbiamo assistito in molti centri alla demolizione selvaggia di stupende case costruite in mattoni crudi (“ladiri”), con il tetto in intrecciato di canne (cannucciato), termiche e salutari, senza bisogno di grande energia per riscaldarle e rinfrescarle. L’edilizia moderna ha di fatto adottato, sempre più spesso, materiali di sintesi e materie plastiche di ogni tipo, accantonando incredibilmente materiali naturali come la pietra, il sughero, le canne, la terra cruda, la lana grezza, il legno, la calce viva, sostituendoli con cemento, ferro, intonaci plastici, vernici sintetiche, schiume poliuretaniche e quant’altro di chimico, creando abitazioni assolutamente inadatte, poco termiche ed energivore, che hanno fatto spesso rimpiangere le naturali antiche abitazioni. Poco tempo fa su questo blog ho affrontato il tema della rinascita della lana di pecora, ottimo materiale isolante che, dopo tanto abbandono si sta riprendendo la sua rivincita. Oggi vorrei fare due chiacchiere con Voi proprio sulla rivalutazione della canna palustre, che, anch’essa, sta cercando faticosamente di riprendere il suo posto sul mercato. Partiamo, per meglio comprendere, dalla conoscenza botanica di questo vegetale.
La canna comune (Arundo donax L., 1753) o canna domestica è una pianta
erbacea perenne e dal fusto lungo, cavo e robusto, che cresce in terreni anche
relativamente poveri. La sua area di origine si estende dal bacino del
Mediterraneo al Medio Oriente fino all'India, ma attualmente la canna si può
trovare, sia piantata che naturalizzata, nelle regioni temperate e subtropicali
di entrambi gli emisferi. Predilige i terreni umidi, dove forma folte macchie,
in particolare lungo gli argini di fiumi e stagni ma anche ai bordi di campi
coltivati e sulle dune sabbiose, anche vicino al mare. Il
nome del genere deriva dal latino “arundo”, che significa canna, bastone,
freccia o stecca (che a sua volta potrebbe derivare dal celtico aru, acqua,
perché predilige i luoghi umidi), mentre il nome della specie viene dal greco
donax, ovvero canna.
La canna dei nostri
climi è la più grande tra le canne presenti in Europa, potendo raggiungere anche
i 6 m di altezza. Il fusto della pianta, detto culmo, è cavo, di diametro tra i
due e i tre cm.
Le foglie sono alternate, di colore grigio-verde, lunghe 30–60 cm e larghe 2–6 cm; hanno una forma lanceolata, rastremata in punta, e alla base presentano un ciuffo di peli lanosi. Questa specie fiorisce in settembre-ottobre, producendo pannocchie piumose fusiformi, di colore da verde pallido a violaceo, lunghe 40–60 cm e con portamento verticale. La riproduzione più che per seme (raramente sono fertili) avviene per via vegetativa, attraverso i rizomi sotterranei. Questi ultimi sono legnosi, fibrosi e formano estesi tappeti nodosi che penetrano fino a un metro di profondità nel terreno. La canna comune preleva grandi quantità di acqua dal suolo umido per sostenere la sua rapida crescita, che può arrivare fino a 5 cm al giorno durante la stagione primaverile.
Le foglie sono alternate, di colore grigio-verde, lunghe 30–60 cm e larghe 2–6 cm; hanno una forma lanceolata, rastremata in punta, e alla base presentano un ciuffo di peli lanosi. Questa specie fiorisce in settembre-ottobre, producendo pannocchie piumose fusiformi, di colore da verde pallido a violaceo, lunghe 40–60 cm e con portamento verticale. La riproduzione più che per seme (raramente sono fertili) avviene per via vegetativa, attraverso i rizomi sotterranei. Questi ultimi sono legnosi, fibrosi e formano estesi tappeti nodosi che penetrano fino a un metro di profondità nel terreno. La canna comune preleva grandi quantità di acqua dal suolo umido per sostenere la sua rapida crescita, che può arrivare fino a 5 cm al giorno durante la stagione primaverile.
Presente sulla terra da
tempo immemorabile la canna ha avuto nel tempo gli usi più disparati, per
la sua grande resistenza (contiene silice), flessibilità e durata.
Gli antichi Egizi, ad esempio, usavano le foglie di questa pianta per avvolgere le spoglie dei defunti, ma il suo utilizzo spaziava dalla creazione di barriere frangivento, alla fabbricazione di canne da pesca, dai bastoni da passeggio ai tutori per piante rampicanti e vegetali, dall’uso come combustibile a materia prima per strumenti musicali.
Data la sua flessibilità la canna era considerata un ottimo materiale per il confezionamento di strumenti musicali a fiato (flauti e le launeddas) ed ancora oggi con la canna si fabbricano ance per strumenti musicali a fiato come oboe, fagotto, clarinetto e sassofono. Oggi, dopo anni di abbandono in favore di materiali di sintesi, la canna è stata riscoperta in molti campi, non ultimo quello di una possibile fonte di biomassa per la produzione di energia. La Comunità Europea ha stimolato la messa a dimora di colture da energia (tra cui la canna), coltivazioni destinate a fornire massa lignocellulosica per la produzione di energia elettrica e/o termica.
Gli antichi Egizi, ad esempio, usavano le foglie di questa pianta per avvolgere le spoglie dei defunti, ma il suo utilizzo spaziava dalla creazione di barriere frangivento, alla fabbricazione di canne da pesca, dai bastoni da passeggio ai tutori per piante rampicanti e vegetali, dall’uso come combustibile a materia prima per strumenti musicali.
Data la sua flessibilità la canna era considerata un ottimo materiale per il confezionamento di strumenti musicali a fiato (flauti e le launeddas) ed ancora oggi con la canna si fabbricano ance per strumenti musicali a fiato come oboe, fagotto, clarinetto e sassofono. Oggi, dopo anni di abbandono in favore di materiali di sintesi, la canna è stata riscoperta in molti campi, non ultimo quello di una possibile fonte di biomassa per la produzione di energia. La Comunità Europea ha stimolato la messa a dimora di colture da energia (tra cui la canna), coltivazioni destinate a fornire massa lignocellulosica per la produzione di energia elettrica e/o termica.
E’ la moderna bio
edilizia, però, il settore che ha riscoperto la canna come prodotto eccellente
per le nuove costruzioni. Nella logica del risparmio energetico, per creare un
buon isolamento termico e dei locali sufficientemente insonorizzati, oltre che
salubri, la canna è stata ampiamente rivalutata. Una riscoperta, in effetti,
perché in passato la canna era già stata, a livello abitativo, uno dei
protagonisti principali.
L’utilizzo della canna anche in Sardegna è un'arte antichissima, utilizzata da millenni, in particolare nella costruzione della classica casa campidanese. Le coperture delle case, anche quelle delle famiglie di rango, erano realizzate con incannucciato, in sardo "cannizzada". L'incannucciato è una intelaiatura formata da canne stagionate, ben ripulite dalle foglie col falcetto e allineate e legate tra di loro (sempre in fibra vegetale, era “sa zinniga”) come un tappeto, che si poggia sulle travi in legno. Nelle case più importanti sulle travi era poggiato, prima dell’incannucciato, un tappeto di canne artisticamente intrecciate, detto "orriu", che dava una visione più rifinita all’ambiente e proteggeva meglio dalla polvere.
Sull’incannucciato, prima dell’appoggio delle tegole, veniva steso un leggero strato di malta di terra cruda (la stessa malta che serviva per la fabbricazione del “ladiri”) che, oltre a tenere ferme le tegole creava ulteriore protezione termica. L’utilizzo delle canne per le coperture creava locali freschi, ben areati, durevoli e salutari, sia per le buone capacità termiche delle canne, che per la loro resistenza e durata nel tempo.
L’utilizzo della canna anche in Sardegna è un'arte antichissima, utilizzata da millenni, in particolare nella costruzione della classica casa campidanese. Le coperture delle case, anche quelle delle famiglie di rango, erano realizzate con incannucciato, in sardo "cannizzada". L'incannucciato è una intelaiatura formata da canne stagionate, ben ripulite dalle foglie col falcetto e allineate e legate tra di loro (sempre in fibra vegetale, era “sa zinniga”) come un tappeto, che si poggia sulle travi in legno. Nelle case più importanti sulle travi era poggiato, prima dell’incannucciato, un tappeto di canne artisticamente intrecciate, detto "orriu", che dava una visione più rifinita all’ambiente e proteggeva meglio dalla polvere.
Sull’incannucciato, prima dell’appoggio delle tegole, veniva steso un leggero strato di malta di terra cruda (la stessa malta che serviva per la fabbricazione del “ladiri”) che, oltre a tenere ferme le tegole creava ulteriore protezione termica. L’utilizzo delle canne per le coperture creava locali freschi, ben areati, durevoli e salutari, sia per le buone capacità termiche delle canne, che per la loro resistenza e durata nel tempo.
In questa nuova cultura
di rivalutazione della natura anche la canna ha ritrovato il suo antico valore.
Utilizzata in associazione ad altri materiali, il più possibile biologici, essa
può essere facilmente inserita nei solai in cemento armato e nelle pareti in
lastre cementate, dove va a sostituire positivamente materiali precedentemente
non biologici. Nei nuovi solai costruiti con blocchi in
legno-cemento (cippato di abete ricavato esclusivamente da segherie,
mineralizzato e impastato con cemento), la canna palustre oltre ad essere il
materiale più adatto, ad impatto ambientale praticamente nullo, ha notevoli
caratteristiche di isolamento e durabilità. In questi solai la canna palustre
in fasci, sostituisce egregiamente le pignatte, creando una resa termica
eccellente, nettamente superiore a quella dei solai tradizionali.
Anche per l’isolamento delle pareti si possono realizzare pannelli in canne palustri, utilizzando anche le cosiddette “cannette”, quelle di una specie minore, raggiungendo una buona protezione termica. In questi processi l’uso della canna è semplice: dopo il taglio, ripulite dal fogliame, le canne vengono legate assieme con sottile filo di ferro in modo da formare pannelli di varie dimensioni e con spessori che vanno da 2 a 10 cm. Per ottenere un isolamento maggiore, insieme alle lastre di canne, possono essere applicati dei pannelli in sughero. La rifinitura può essere data mediante applicazione di intonaco, previa stesura di un’armatura di rete in fibra di vetro a maglia larga e successiva tinteggiatura, possibilmente con pittura a calce.
Anche per l’isolamento delle pareti si possono realizzare pannelli in canne palustri, utilizzando anche le cosiddette “cannette”, quelle di una specie minore, raggiungendo una buona protezione termica. In questi processi l’uso della canna è semplice: dopo il taglio, ripulite dal fogliame, le canne vengono legate assieme con sottile filo di ferro in modo da formare pannelli di varie dimensioni e con spessori che vanno da 2 a 10 cm. Per ottenere un isolamento maggiore, insieme alle lastre di canne, possono essere applicati dei pannelli in sughero. La rifinitura può essere data mediante applicazione di intonaco, previa stesura di un’armatura di rete in fibra di vetro a maglia larga e successiva tinteggiatura, possibilmente con pittura a calce.
Cari amici, i vantaggi
della riscoperta dei materiali ecologici come la canna, non fa solo ritrovare all’uomo
il modo di vivere sano delle sue origini, ma ricrea anche un ambiente più
vivibile, più umano, privo dei tanti composti che negli anni hanno contaminato
gran parte del suo mondo. Il fatto, poi, che siano tutti materiali non
inquinanti e riciclabili fa diminuire sensibilmente l’inquinamento da sostanze
non biodegradabili.
Alcuni amici ad
Oristano hanno ristrutturato, anche di recente, abitazioni nel centro storico
di Oristano.
Entrare in queste case, anche nel mese di Agosto, da una sensazione da tempo sconosciuta: quella di trovarsi in un ambiente fresco e sano, privo di quell’aria che sa di mille composti chimici, dove il respiro torna alla pulizia del passato, con la presenza di odori di terra, di fibre vegetali, del legno, della calce che imbianca le pareti, riportandoci indietro nel tempo, quando per stare bene non c’era bisogno delle mille diavolerie dei tempi moderni.
Entrare in queste case, anche nel mese di Agosto, da una sensazione da tempo sconosciuta: quella di trovarsi in un ambiente fresco e sano, privo di quell’aria che sa di mille composti chimici, dove il respiro torna alla pulizia del passato, con la presenza di odori di terra, di fibre vegetali, del legno, della calce che imbianca le pareti, riportandoci indietro nel tempo, quando per stare bene non c’era bisogno delle mille diavolerie dei tempi moderni.
Il futuro, cari amici, l’ho detto più volte, vale molto di più se affonda le sue radici nel passato!
Grazie a tutti Voi
dell’attenzione!
5 commenti:
vorrei chiedervi una cortesia , vorrei acquistare quell'utensile che serve per ripulire le canne dalle foglie, tanto tempo fa lo usavano i pescatori per ripulire le canne della peschiera ma non so come si chiama e dove posso acquistarlo sarei grato se qualcuno mi da notizie grazie la mia mail è sergiggio@gmail.com
anche io sarei interessato a quell'utensile che non riesco a reperire in nessun modo. grazie.
Interessato avere contatti con persone per progetto Arundo un nord africa
Salve, mi chiamo Andrea e sono un emigrato che vive in liguria dove ristrutturo una casa con produzione di solai di canna....Io potrei fornirvi delle indicazoni riguardo la reperibilità dell'attrezzo in questione.
Chi fosse interessato scriva a andreacossu13@tiscali.it
Dr. Itua guariscenu u mo HIV, sò state una CONSU ARV per 10 anni. aghju avutu aghjustatu finu à ch'è ghjunghje à u Dr Itua annantu à u situ in blogu. Mandatu dinò nantu à i mo dritti di u mo VIH è a mo situazione chì explicava tutte e cose da ellu è hà dettu chì ùn ci hè nunda chì ùn ci sia scantatu chì guariscenu , m'hà datu cume garanzia, dumandà a pagari per i tariffi di l'articulu per quandu sò guariscenu, aghju esce qualchì gratitudu ch'e fattu è chì dà testimunità di i so erbe guarantiti hè ciò chì vogliu fà per u restu di voi cun HIV e una altra malatizza pò vedà u travagliu bellu di Dr Itua.I hà ricevutu a so medicina a base di l'ave da travagliu di u missaghju d'EMS Courier chì entrì à a me postale in u 5 ghjurnati di travagliu.Dr Itua hè un omu onestu è aghju aghju per u so travagliu bellu. Mi Grandma hà chjamatu El apreciarlo, el resto de mis amigos lo hicieron, es una alegría para mí que no tengo la libertad de tomar píldoras y tener esa grasa belle es una pesadilla. venderás lo que estoy hablando si tengo el mismo problema que era ùn avè micca avà nowI.I'm gratis è sanu Grande Gràzzi à Dr Itua Herbal Centre.I sò u so calendariu troppu chì hà inviatu in Ghjerusalemme, guariscenu tutte l'amatori tipu Cumu, Cancer, Herpes, Fibromyalgia, Hiv, Hepatitis B, Liver / Disinfettivu rilativi, Epilepsia, Infertility, Fibroid, Diabetes, Dercum, Copd, è ancu Esteru Amore ... Quì u so Cuntattu.Drituaherbalcenter @ gmail.com Or Whats_app Number +2348149277967
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