mercoledì, gennaio 01, 2025

I TERRIFICANTI ERRORI FATTI DALL’UOMO CON L’ADOZIONE DELLA “FILOSOFIA DELL'USA E GETTA”: PRODURRE, USARE POCO E GETTARE VIA...


Oristano 1° gennaio 2025

Cari amici,

Oggi è il primo gennaio del 2025: un nuovo anno che, ce lo auguriamo tutti, sia foriero di gioia, salute, serenità e PACE! Voglio iniziare le mie riflessioni di questo 2025 parlando con Voi di un problema sempre più serio: LO SPRECO! In meno di un secolo siamo passati dall’uso esagerato delle cose (...fino alla consumazione degli oggetti, che fossero utensili o capi d’abbigliamento poco importa), al suo contrario: usare poco (anche con il furbo sistema dell'obsolescenza programmata) e poi gettare via, anziché effettuare le necessarie riparazioni! Per fare qualche esempio pratico, parlando di abbigliamento siamo passati dal “Cappotto rivoltato” al capo, nuovo fiammante, gettato via perché non più alla moda, quanto agli utensili, invece, una volta non certo a base elettrica o elettronica, siamo passati dalle certosine riparazioni effettuate fino alla consunzione dell'oggetto, all’eliminazione del prodotto al primo intoppo nel funzionamento (che di norma avviene  non appena terminata la garanzia), creando un costo volutamente esagerato per la possibile riparazione in modo da convincere all'acquisto del nuovo.

In questo modo, giorno dopo giorno, non facciamo altro che "SPRECARE LE RISORSE", inquinando, forse in modo irreversibile il nostro pianeta, con tonnellate giornaliere di “rifiuti”, che vengono abbandonati in terra, in mare e in ogni luogo, in particolare nei Paesi sottosviluppati. Nel documentario di Netflix Buy Now - L'inganno del consumismo, l’ex Presidente di Adidas Eric Liedtke, l’ex Ceo di Unilever Paul Polman, l'ex Designer Amazon Maren Costa, e la stilista Chloe Asaam, hanno dialogato sul tema, rispondendo alle domande se era logico che tante cose ancora ben funzionanti fossero considerate obsolete, quindi da “gettare via”.

Domande alle quali, purtroppo, è difficile rispondere, in quanto presuppongono la ricerca e la successiva attribuzione di colpe: quali, quelle del venditore o del consumatore? Insomma, la pesantissima domanda che tutti dovremmo porci è questa: è proprio necessario gettare via le cose che con una semplice riparazione potrebbero ancora funzionare per molto tempo? Il cambio del cellulare perfettamente funzionante, per esempio, per acquisire l’ultimo modello, è giusto farlo? Oppure gettare via l’ennesimo paio di scarpe, la gonna o il pantalone, il maglione o la camicetta, perché magari il modello o il colore non sono ritenuti più di moda, è qualcosa da continuare a portare avanti?  Anche gli esperti hanno avuto difficoltà a rispondere a questi quesiti, in particolare la cosa più difficile è proprio l’attribuzione delle colpe, dato che oramai questo comportamento  generalizzato sta creando gravissime, negative ripercussioni sul futuro del nostro pianeta.

Si, amici, in particolare il concetto di “OBSOLESCENZA PROGRAMMATA”, creata dalle industrie di produzione, è una vera ignominia! E continua senza sosta. Dall’abbigliamento alle apparecchiature tecnologiche, la durata di ogni singolo prodotto è diventata sempre più breve; dai computer agli smartphone, dagli auricolari wireless agli elettrodomestici per la casa, tutto viene costruito in maniera sempre più sofisticata, con all’interno dei chips che bloccano, dopo un breve periodo (di norma appena finita la garanzia), il funzionamento; e, per scoraggiare la riparazione, i pezzi di ricambio necessari o non si trovano o costano praticamente quanto il prodotto nuovo.

Nel campo dell’elettronica di comunicazione, amici, la realtà è ancora più triste: quotidianamente nel mondo vengono «gettati via», seppure ancora capaci di continuare perfettamente a funzionare, ben 13 milioni di telefoni! Facendo un po’ di conti ciò significa che la vita di un telefono è calcolata, se tutto va bene, in circa due anni, mentre potrebbe funzionare almeno il quadruplo degli anni. Una pazzia, se pensiamo che, nella globalità, i dispositivi elettronici che ogni anno vengono rottamati sono almeno 50 milioni, in quanto, seppure funzionanti, i possessori se ne disfano per acquisire l’ultimo modello appena arrivato!

Il problema, amici, è però più serio di quanto appaia. A parte lo “SPRECO DI RISORSE”, abbiamo pensato “dove finiscono” tutti questi prodotti gettati via in quanto obsoleti? Una prima risposta è questa: finiscono, spesso illegalmente, nei Paesi sottosviluppati. Uno di questi Paesi è la Thailandia. Netflix ha intervistato Jim Puckett, investigatore dei rifiuti, che per anni ha seguito gli spostamenti degli scarti più tossici e più difficili da smaltire; in particolare le apparecchiature elettroniche, che dovrebbero seguire un chiaro percorso per lo smaltimento corretto. Investigazione fatta per capire in che modo vengono gestiti gli impianti di riciclaggio. L’indagine ha messo in luce che molto spesso nei container adibiti al trasporto dei rifiuti vengono lasciati dei contanti; il controllore di turno, dopo aver intascato i soldi, li fa comunque partire dal porto, solitamente quello di Anversa dove i controlli sono minori. In questo modo illegale i rifiuti elettronici vanno a finire all'estero, anziché nelle fabbriche di recupero dei materiali appositamente autorizzate, finendo per inquinare acque e terreni nei Paesi sottosviluppati.  

Uno degli elettrodomestici a cui Puckett aveva messo un geo-localizzatore è arrivato in Thailandia. Giunto sul posto l’investigatore ha scoperto un immenso giacimento di rifiuti RAE dove gli operai spaccavano i dispositivi a mani nude, liberando numerose sostanze estremamente tossiche. «Nessuno immagina cose di questo tipo quando progetta i prodotti, non ci sono meeting per gestire la fine del ciclo vitale di questi dispositivi» ha concluso Puckett. Basterebbe produrre questi prodotti con «maggiore intelligenza», facendo sì che siano «facilmente sostituibili e riparabili».

Cari amici, quella che ci troviamo davanti è una realtà tristissima, che in futuro potrà avere conseguenze ancora più drammatiche. Personalmente ho vissuto una realtà totalmente diversa: quella degli anni Sessanta del secolo scorso. Una realtà, già menzionata all’inizio, quando l’uso delle cose era totale, ovvero, si effettuavano tante riparazioni, fino alla completa estinzione dell'oggetto. Pensate si riparavano persino gli ombrelli! Ora siamo passati da un eccesso all’altro: quello dell'uso esagerato, praticato nel periodo della mia infanzia, e quello attuale, dello spreco generalizzato, per cui credo che,  con buona saggezza, potremmo utilizzare una terza possibilità, diciamo una “via di mezzo”, che sarebbe a mio avviso salvifica: un corretto uso di tutto, mai esagerato! Staremo bene tutti, e il mondo ne beneficerebbe davvero, in quanto sarebbe meno inquinato!

A domani.

Mario

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