mercoledì, aprile 07, 2021

HAN VAN MEEGEREN, L'INCREDIBILE FALSARIO DI VERMEER, LA CUI STORIA È DIVENTATA ADDIRITTURA UN FILM.


Oristano 7 aprile 2021

Cari amici,

Credo che una testimonianza in tribunale, come quella presentata da HAN VAN MEEGEREN per dimostrare la propria innocenza, sia da considerarsi addirittura unica! Si, perché questo modesto pittore, capacissimo però come falsario riproduttore di quadri famosi, per rendere nota a credibile la propria capacità falsificatrice, dipinse, di fronte alla Corte giudicante, un quadro, perfetta imitazione del grande Vermeer, l’artista olandese da lui fedelmente copiato e del quale vendette diverse opere. Ecco la sua incredibile storia.

Han van Meegeren nasce il 10 ottobre 1889 a Deventer, un centro dei Paesi Bassi. Cerca di realizzarsi come artista nella pittura, ma le sue capacità risultano poco apprezzate e, dopo diversi tentativi per uscire dall’anonimato, capisce di potersi meglio realizzare “copiando” le opere di grandi artisti. In quest’arte, Han van Meegeren appare incredibilmente capace, tanto che si specializzò nel ricopiare fedelmente diversi quadri originali del grande pittore Vermeer, icona della pittura olandese. Meegeren, riuscì ad impadronirsi talmente della sua tecnica, da ingannare anche i maggiori esperti, e questo lo spinse ad adottare un'idea truffaldina: vendere, come originali, quadri da lui realizzati e firmati Vermeer.

Con grande pazienza e abilità Han van Meegeren inizia ad esercitarsi su vecchie tele del ‘600 prive di valore artistico, da cui raschiava via il colore. Impara a memoria il trattato di De Vild sulle tecniche e i materiali adoperati da Vermeer e fa anche uso del raro pigmento blu oltremare, ottenuto dai preziosi lapislazzuli e dell’olio di lillà. Inoltre si procura materiali di lavoro seicenteschi ed evita accuratamente di usare pennelli prodotti nel XX secolo. Appena terminato un dipinto, per ovviare al problema dell’invecchiamento artificioso della tela, escogita un modo per inserire della polvere nel dipinto che avrebbe provocato la craquelure, il reticolo di crepe così tipico della pittura a olio.

La genialità dell’artista olandese non conosce limiti: per evitare accostamenti sospetti, van Meegeren non dipinge mai opere troppo simili a quelle esistenti. Introduce, per così dire, un nuovo stile vermeeriano – per quanto fedelissimo nelle tecniche – e lascia che siano i sedicenti esperti a colmare i vuoti. Per la Cena a Emmaus, uno dei sei Vermeer riprodotti, il falsario utilizza pigmenti particolari a cui aggiunge la bachelite per l’invecchiamento e cuoce il quadro in un vecchio forno per la pizza. In questo modo riuscì a dipingere, come minimo, sei quadri nuovi, fregando i critici che li riconobbero come autentici.

Si, Van Meegeren ben presto riesce a ingannare tutti: lo stesso De Vild, il più grande esperto di Vermeer, gliene autentica diversi e Abraham Bredius – il più grande esperto di pittura antica olandese, nel 1937 così si espresse a proposito della Cena a Emmaus: “il capolavoro di Johannes Vermeer da Delft (…) un quadro finora sconosciuto di un grande maestro. E che quadro!” Il successo di Van Meegeren non fu dovuto solo alla sapiente imitazione dello stile di Vermeer, il falsario riesce ad insinuare persino una più generale riconsiderazione critica del genio del Seicento, e la Cena a Emmaus, apparsa così improvvisamente, colma proprio quella lacuna e il desiderio di scovare opere vermeeriane ispirate a motivi religiosi. 

Tra i celebri truffati, ci fu anche Dirk Hannema, l’allora direttore del museo Boijmans-Van Beuningen di Rotterdam, a cui vendette un falso Vermeer nel 1938. In quegli anni Van Meegeren inganna gran parte della nomenclatura nazista: Himmler compra alcuni dipinti pagandoli la bellezza di 5 milioni e mezzo di fiorini; lo stesso Hermann Göring, per un quadro ribattezzato Cristo e l'adultera, sborsa una cifra spropositata per accaparrarsi l’opera.

Nel 1947, al termine della Seconda guerra mondiale, venne istituita una commissione alleata per l’Arte, incaricata di indagare e restituire ai legittimi proprietari le opere d’arte acquistate o trafugate dai nazisti nel corso degli anni. Nei Paesi Bassi un certo Piller, un ex luogotenente della Resistenza olandese che allora indossava un'uniforme alleata, indagando con i canadesi per recuperare le opere d’arte in quella terra trafugate dai nazisti durante la guerra, analizzando il tesoro accumulato dal gerarca nazista Hermann Göring, rintracciò, nascosto in una miniera di sale austriaca, tra le altre mercanzie rubate uno sconosciuto dipinto dell’artista olandese Johannes Vermeer: Cristo e l’adultera.

Grazie alla certosina precisione dei sinistri burocrati del Reich, la Commissione riesce a rintracciare la provenienza dell’opera d’arte; il dipinto, risultava venduto a Göring da Alois Miedl, un banchiere e collezionista tedesco, che a sua volta l’aveva acquistato dall’agente di un artista e mercante d’arte olandese: Han van Meegeren. Le indagini inchiodarono così il pittore-falsario, che fu incriminato per aver venduto un autentico Vermeer a Hermann Göring, il ministro fedelissimo di Hitler morto nel 1946. Un’accusa pesante, che portò l'uomo ad essere processato come collaborazionista con i nazisti, rischiando così la condanna a morte. Han van Meegeren, una volta finito in tribunale, dove tutto faceva pensare che per l'artista la fucilazione era ormai dietro l'angolo, con un colpo di teatro si inventò qualcosa di straordinario.  Fu uno degli indagatori della Commissione, proprio quel Piller prima citato, che difese l'uomo, rivelando alla corte la verità sul fatto che l’uomo era un abile falsario, suscitando sia l’incredulità della Corte che degli esperti d’arte presenti.

A quel punto, Van Meegeren, per dimostrare di essere Lui l'autore dei falsi, riuscì a dimostrare la sua grande abilità dipingendo nell'aula del Tribunale un incredibile “Gesù nel Tempio”, che gli valse l'assoluzione, trasformandolo da collaborazionista in eroe olandese. La gloria, però, durò poco, perché Van Meegeren, cagionevole di salute e schiavo della droga, morì poche settimane dopo l’assoluzione: l’artista, infatti, morì il 30 dicembre 1947.

Cari amici, una storia, quella che ho riportato oggi, davvero curiosa e quasi romanzesca, che diede vita anche ad un film, diretto Dan Friedkin: "L'ultimo Vermeer"; l’opera cinematografica, partendo dal ritrovamento del quadro venduto a Göring, ha ripercorso l’avventurosa vita di questo grande, particolare artista-falsario.

A domani, amici lettori!

Mario

 

Falsi d'autore...

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