martedì, febbraio 04, 2014

L’OMBELICO DI VENERE, LO STRANO NOME DI UNA PIANTA MOLTO DIFFUSA, UMILE MA RICCA DI PROPRIETA’ SALUTARI.



Oristano 4 Febbraio 2014
Cari amici,
credo che tutti in Sardegna conoscano questa umile piantina che cresce e vegeta non solo nelle nostre campagne ma anche abbarbicata sui muri, sia in pietra che in “ladiri”, dei nostri paesi, come pure sui muretti a secco e nei sentieri di campagna. Pochi, in verità, la conoscono con il suo nome scientifico “umbilicus rupestris”, ombelico di Venere, essendo da noi molto più conosciuta col nome sardo campidanese di “crabettori o capeddu de muru”, proprio per la forma delle sue foglie che ricordano proprio un coperchio o un cappello rovesciato, con la punta al centro.
Da ragazzo la conoscevo bene questa pianta,  presente anche nel nostro cortile, abbarbicata ai muri di confine col vicino,  e posso dirvi che, allora, averla in casa era come avere un pronto rimedio farmaceutico all’aperto. In quei tempi, erano gli anni 50 del secolo scorso, la farmacia non era proprio a portata di mano (basti pensare che a Bauladu la farmacia è arrivata negli ultimi 10/15 anni) e per risolvere problemi di salute di piccola e media importanza si ricorreva all’uso delle molte piante medicinali presenti nelle nostre campagne. Una di queste piante era proprio “su crabettori o capeddu de muru”,  che in pochi minuti ti dava una mano, in particolare per guarire le irritazioni della pelle. Il suo potere antinfiammatorio, infatti, era davvero straordinario; che si avessero dei calli gonfi e doloranti o sfoghi della pelle come i foruncoli (buronis), bastava prendere dalla piantina una bella foglia, staccarla dal picciolo e spellarla (era facile farlo in quanto la pellicola si staccava facilmente dalla parte interna spugnosa), applicandola poi sopra il foruncolo, il callo o altra irritazione cutanea, per trovare subito sollievo. 
Per i foruncoli profondi bastavano 2-3 giorni di applicazioni per vederli “maturati” (affiorata l’infiammazione in superficie) e, dopo averne eliminato il pus, spremendoli dall’esterno verso l’interno, constatarne rapidamente la guarigione. Pianta umile, dunque, ma molto utile, volendo ancora oggi! Vediamo insieme , intanto, le caratteristiche botaniche di questa pianta.
L'Umbilicus rupestris (il nome deriva dal latino Umbilucus, che significa ombelico, per la forma delle sue foglie, mentre l’appellativo Rupestris significa roccia, parete di roccia, e sta ad indicare l'habitat comune della pianta), in botanica appartiene alla famiglia delle Crassulacee (Classe Magnoliopsida, Sottoclasse: Rosidae, Ordine Rosales, Famiglia Crassulaceae e Genere Umbilicus); 
La Specie Umbilicus rupestris. è una pianta erbacea perenne, succulenta, con fusto eretto di forma cilindrica e radice rizomatosa, con foglie basali carnose, lungamente picciolate, che presentano una caratteristica infossatura centrale (dalla quale deriva il nome italiano "ombelico di Venere"; in passato era luogo comune attribuire alle piante con proprietà medicamentose il nome delle divinità). La pianta, in lingua sarda, è conosciuta con vari nomi: arecci di fraddi, bidiccu di Venere, calighe de muru, crabettori de muru, capeddu de muru, calicciu de muru. In primavera la pianta produce un'infiorescenza, su un racemo allungato, sul quale sbocciano (tra Marzo e Giugno) numerosi fiori giallo-verdastri, screziati di rosa. Il frutto è un poli-follicolo contenente numerosi semi brunastri.
La pianta, originaria dell'Europa occidentale e delle regioni mediterranee, gradisce un clima mite. Utilizzata anche a scopo ornamentale è una pianta difficile da coltivare, necessitando di attenzione e di cure particolari. La sua esposizione richiede una mezz’ombra e umidità costante; necessita di terreno pietroso e può essere coltivata in piena terra, su muretti a secco o in posizioni riparate di giardini rocciosi. Si propaga da seme o per divisione dei cespi; in molti casi, se trova il suo habitat naturale, si propaga naturalmente. Dopo la fioritura le piantine di Umbilicus rupestris seccano completamente, dando l'impressione che sia una pianta annuale, ma, se l'ambiente è sufficientemente umido, il rizoma biancastro sopravvive. Trascorsa la stagione avversa, periodo nel quale non presenta organi aerei, il suo organo sotterraneo di riserva, detto bulbo, si rigenera, e proprio da questo ogni anno nascono nuove piante.
Il suo uso alimentare è riconosciuto come ortaggio e pianta da condimento. Le parti eduli delle piante giovani si possono utilizzare per insaporire le insalate ed erano utilizzate in passato come diuretico e rinfrescante. Inoltre il cataplasma delle stesse era ampiamente usato per curare ustioni, geloni, piaghe, punture di insetti e ulcere. Il succo fresco delle foglie è risultato efficace anche nella cura dell’herpes; il succo, in passato, era stato usato anche nel trattamento dell'epilessia, ma ricerche successive hanno dimostrato che non conteneva principi utili. Con il Decotto di parti della pianta si ricava, invece, un buon detergente, antiinfiammatorio ed emolliente. Alla pianta, pur avendogli attribuito il nome della dea dell'amore, Venere, non le sono state riconosciute proprietà erotizzanti.
La pianta contiene: sali minerali, tannino, mucillagini, gomme, tri-metilamina, malato di calcio, sale di ammonio, nitrato di potassio, ossido di ferro, cellulosa, clorofilla e una sostanza colorante gialla. La pianta fresca è composta al 95% di acqua. Più che l’uso alimentare della pianta è maggiore l’uso cosmetologico e farmacologico: ricerche etnobotaniche hanno riconosciuto l'efficacia di questa specie soprattutto nelle diverse patologie della pelle, per le sue proprietà emollienti, detergenti, diuretiche e rinfrescanti.
Nell’ Oxford Dictionary of Plant Lore è riportato un uso insolito di Umbilicus rupestris: come indicatore dell’umidità metereologica. Si procede semplicemente pressando e unendo insieme, l’una con l’altra, due foglie della pianta e gettandole poi  in aria: se quando cadono a terra sono ancora unite la pioggia è vicina, se invece arrivano separate c’è da aspettarsi tempo asciutto. Nel linguaggio dei fiori la pianta è consigliata a chi si sente solo e non riesce a stabilire contatti e comunicazione autentica e profonda con il prossimo. L’umile pianta è anche indice di trasparenza.
Cari amici, la natura è un mondo straordinario: spesso noi ci dimentichiamo di inchinarci alla sua grande sapienza, e sottovalutiamo rimedi che, ancora oggi, potrebbero esserci di grande aiuto. Una delle sue piante umili e poco appariscenti, ma di grande utilà è proprio quella che oggi ho voluto ricordare a tutti Voi: l’Ombelico di Venere, che, da ragazzo, per me, era semplicemente “su Crabettori de muru”, alla quale ricorrevamo spesso come alla farmacia di casa.
Prima di chiudere Vi ricordo sempre di usare grande “ATTENZIONE” nell’utilizzo delle piante dotate di proprietà medicinali. Usatele sempre con grande cautela e solo su prescrizione e controllo del medico o dell’erborista. Le proprietà e le indicazioni erboristiche delle piante che leggete su queste pagine sono riportate a solo titolo indicativo, e non costituiscono nessun tipo di consulto, prescrizione o ricetta medica.

Tenetelo bene a mente, cari amici, che molti principi, usati impropriamente, si trasformano in veleni per l’organismo.
Grazie a tutti dell’attenzione.
Mario

4 commenti:

Unknown ha detto...

Grazie x questa informazioni mi sarà utile

Unknown ha detto...

Molto bene.Grazie. Sei stato molto esaudiente.

Anonimo ha detto...

Grazie molto utile anche io qutandi abitavo a uras lo conoscevo come cappeddu de muru ma non sapevo tutte le sue proprietà

giovanna ha detto...

Mi pare di capire che il suo uso esterno è più sicuro di quello alimentare.