Accompagno l'articolo che segue con un ritratto che identifica il tempo...che trascorre e invecchia tutto, a partire dagli uomini.
L'autore è la Prof. Antonietta Mazzette, ben nota agli studenti di Scienze Politiche dell'Università di Sassari.
Lo pubblico nel blog per far riflettere i giovani: io non lo sono più da un pezzo!
Eccolo.
SAGGEZZA E…FRAGILITA’
“Il Vecchio è fragile e le sue ossa sono di vetro, basta una distrazione che una costola si rompe in un baleno. Per questo è sempre attorniato dai familiari che non gli danno tregua. Tutti a raccomandargli di usare cautela e a ripetergli ‘non fare questo’, ‘non fare quest’altro’, ‘non mangiare questo cibo che ti fa male’, ‘cammina piano’, e via discorrendo, perché, si sa, i vecchi devono stare sempre attenti.
La vita del vecchio ormai è diventata una continua ansia per tutte queste sagge raccomandazioni, anche perché frasi del genere il Vecchio se le sente ripetere almeno dieci volte al giorno. Ma più costoro gli ricordano la sua vecchiezza e più lui la dimentica. O per meglio dire, fa finta di perderne per strada il ricordo. Per questa ragione ogni giorno cammina a perdifiato infischiandosene allegramente di tutte le raccomandazioni, perchè la sua testa, ignorando l’età, continua ad essere piena di progetti così come gli batte forte il cuore davanti ad ogni donna che gli ricorda un volto amato. Lui che ad ogni donna ripeteva ‘ho avuto cento amori e tu sei l’ultimo’.
Ma i familiari non gli danno tregua, raccolgono il ricordo della sua vecchiezza e glielo rendono con stucchevole gentilezza, pensando così di dominare i suoi impeti.
Il Vecchio è un uomo intelligente e sa essere furbo. Così un giorno escogita un piano per imbrogliarli ben benino. Incarta il ricordo della vecchiezza e lo nasconde mescolato tra i tanti ricordi, tanti quanti può contenerne la memoria di uno che ha vissuto a lungo e che dalla vita ha preso a piene mani.
Per un po' di tempo se ne sta quieto quieto per distrarre parenti, amici e conoscenti che, rassicurati della saggezza ritrovata, finalmente allentano la presa.
Una mattina il Vecchio decide di fare una passeggiata dalla vetta della collina fino al mare. Cammina lentamente per non allarmare i parenti che lo osservano dall’alto. Apparentemente è assorto nei suoi pensieri, in realtà è deciso a mettere in pratica il piano escogitato: regalare i suoi ricordi a chiunque incontri lungo la strada, sconosciuti o persone a lui note poco importa. Saluta tutti, a volte con calore, talaltra con indifferenza, si indispettisce con chi mal sopporta. Ma ai vecchi è perdonato tutto, anche le piccole cattiverie.
A ognuno dà in dono un suo ricordo: del primo amore all’uomo curvo, della sfida vinta al bambino grassottello che ansima per la fatica del camminare, delle mille ricchezze sperperate con allegra insensatezza al barbone seduto vicino all’edicola, dell’odore della terra bagnata alla donna scombinata che non sa conciliare famiglia e lavoro, e così via.
Cammina a lungo distribuendo con generosità a destra e a manca. La sorpresa iniziale si trasforma in gratitudine, nessuno aveva mai ricevuto un regalo più prezioso, neppure quella coppia di amanti che piangono perché in dono hanno avuto il ricordo di un amore finito.
Ora può tornare a casa, ha ormai regalato tutti i suoi ricordi.
In cima alla via vede una ragazza dalla grazia indefinibile, come quella di Gurù, lui si sente un Giovancarlo ma non ha più ricordi da regalarle. Il Vecchio la guarda e invano fruga nella sua memoria, perché l'unico rimastogli è il ricordo della sua vecchiezza. Lo aveva celato così bene che se l’era dimenticato. Rimane interdetto sul da farsi, non vorrebbe darle proprio quel ricordo a neppure vorrebbe lasciarla senza, ora lo sa è lei il suo ultimo amore.
Seppur rammaricato le dona proprio il ricordo da lui meno amato, ma ora sa che…”
a.m.
martedì, dicembre 04, 2007
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