sabato, dicembre 08, 2007

LA CASA: IL SOGNO PIU' GRANDE!


CASA: PER TANTI E’ SOLO UN SOGNO

Ho riflettuto su quanto riportato da " Repubblica" circa il rifinanziamento dell'edilizia pubblica agevolata. La novità importante è che, finalmente, dopo anni di oblio, l’edilizia residenziale pubblica può ripartire. Certo 500 milioni di euro non sono molti, solo una goccia, per la fame di case che angoscia soprattutto le giovani coppie unite, tra l’altro, solo da lavori precari e non stabili. Come utilizzare, nella maniera più consona questo investimento senza sconfinare, come in passato, nella costruzione di ghetti che ancora squalificano vaste zone delle nostre città? La soluzione non sarà facile.
Personalmente sono contrario ad ulteriori allargamenti del perimetro urbano, stante i sempre maggiori vuoti esistenti in gran parte delle nostre città. I centro storici, non solo quelli delle grandi città della penisola ma anche quelli dei centri medi e piccoli, sono desolatamente vuoti. Gli unici abitanti che animano questi quartieri fantasma sono gli extracomunitari, gli irregolari, quelli che ufficialmente non fanno parte della vita regolare, alla luce del sole. Questi spazi centrali, oggi off limits, andrebbero recuperati. Altro problema. In non poche città i vecchi Piani regolatori lasciarono ampie aree vincolate ( credo che esistano praticamente dappertutto se solo ad Oristano ce ne sono decine) per la costruzione dei servizi alla città: scuole, asili, spazi ricreativi, etc.; queste aree, oggi in belle zone centrali, non solo deturpano il quartiere con spazi incolti, ricchi solo di erbacce, ma potrebbero essere recuperate variando la destinazione iniziale, oggi non più perseguibile ( il calo della natalità ha vanificato l’utilizzo di nuovi spazi da destinare a scuole o asili) e destinate ad edilizia pubblica. Perché ho pensato al recupero delle aree vuote o degradate, anziché pensare alla creazione di nuovi quartieri, allargando di conseguenza gli spazi esistenti? Per una serie di ragioni.
La prima ragione è quella dell’inutilità di nuove spese per urbanizzare altre aree oggi agricole. Le città sono sufficientemente estese: evitiamo altri chilometri di strade, altri chilometri di rete fognaria, idrica, telefonica ed elettrica. L’allargare ulteriormente il perimetro urbano aggrava tutti i costi, a partire da quello della raccolta dei rifiuti ed a seguire da quelli dello spostamento urbano. Inoltre, il recupero degli spazi interni esistenti nelle città, a partire dal centro storico, eviterebbe l’esodo, ormai senza fine, della restante popolazione residente. Quest’ultimo sarebbe un vantaggio di non poco conto: eviterebbe, almeno in parte, di snaturare l’amalgama, prima esistente, la varietas, il collaudato mix dei diversi ceti sociali componenti queste zone. I pochi centro storici oggi recuperati, pur esteticamente validi hanno creato più di un problema, ma quello più drammatico è certamente il “cambio d’uso” : nei centri ristrutturati sono cambiate le attività che si svolgevano al loro interno, ma soprattutto è cambiata la popolazione residente: l’espulsione dei ceti meno abbienti ne ha cambiato l’anima.
L’acquisizione, da parte pubblica, di quote importanti del vecchio patrimonio edilizio dei centri storici e delle aree non costruite, all’interno di tante città, consentirebbe di ripopolare queste aree non con “nuovi abitatori”, ma riportando i vecchi, ripristinando gli equilibri, prima esistenti. Operazioni come queste potrebbero avere un duplice vantaggio: estetico ed umano.
Forse il mio è solo un sogno. Per molti anni, a partire da quelli della ricostruzione post bellica, si è portata avanti la politica dell’allargamento delle città, con la costruzione di aridi e orribili nuovi quartieri di periferia, dove non solo era inesistente la qualità dei materiali utilizzati, ma soprattutto la qualità della vita: la mancanza di spazi collettivi, la mancanza di servizi, di verde e di altre attrattive hanno fatto crescere generazioni di alienati e deviati. Colpe ne abbiamo tutti e porre rimedio non sarà facile.
Cerchiamo, allora, di evitare altri errori.

Mario Virdis

virdismario@tiscali.it http://www.amicomario.blogspot.com/

1 commento:

Mario Virdis ha detto...

sogni?
forse.
G M