Oristano 27 agosto 2021
Car amici,
L’evasione fiscale in
Italia è da tempo ai livelli di una “Repubblica delle banane”. Ogni anno il MEF
pubblica un rapporto, redatto da un’apposita commissione, sull’Economia non
osservata e sull’evasione fiscale. L’ultimo studio del Ministero dell’Economia
riporta che nel 2017 (ultimi dati completi disponibili) il tax gap ammontava a
oltre 108 miliardi di euro. Per altri sarebbe addirittura di circa 200
miliardi di euro. Il totale europeo, invece, supererebbe gli 800 miliardi,
collocando, comunque l’Italia come la prima in Europa, seguita dalla Germania
con circa 125 miliardi di evasione.
Vi è poi l’elusione
fiscale, cioè l’utilizzo di tutte le cosiddette “strade legali” e di alcuni
trucchi per sottrarsi al fisco. La praticano in particolare le grandi imprese
internazionali. Sfruttano i paradisi fiscali, ancora legalmente irraggiungibili
dalle autorità degli Stati. Sono noti i casi legali nei confronti, per esempio,
di Amazon, Facebook, Google, Apple e di altri giganti del web. Si calcola che
l’elusione dei grandi gruppi esteri in Italia potrebbe generare ammanchi di
entrate tra i 5 e i 20 miliardi di euro (a secondo delle stime adottate). A
tutto ciò si dovrebbero aggiungere le attività illegali (prostituzione, droga,
criminalità organizzata, ecc.) che nei calcoli stranamente non sono prese in
considerazione.
Ebbene, ora il piano
annunciato dal Governo presieduto da Mario Draghi per la lotta all’evasione sembra
imboccare una “strada nuova”: l’obiettivo è ambizioso: recuperare oltre 12
miliardi in tre anni, ovvero entro il 2024. E per farlo l’ex Presidente della BCE
punta forte sulle tecnologie digitali ed in particolare sui “Big data”. Per
chiarire, con il termine big data viene indicata la raccolta e l’analisi di grandi
quantità di dati resa possibile, negli ultimi anni, dai progressi nella potenza
di calcolo dei computer e nelle tecniche di intelligenza artificiale.
Attraverso questo sistema
l’obiettivo del Governo è quello di costruire, grazie all’analisi dei big data,
dei modelli di rischio di evasione fiscale che saranno utilizzati per guidare i
controlli. Tradotto in termini più semplici: i modelli consentiranno di
comprendere meglio il fenomeno dell’evasione e di associare a ciascun
contribuente un indice di rischio di evasione che guiderà l’azione dell’Agenzia
delle entrate. Oltre all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali il governo
Draghi punta anche sulla compliance, ovvero sull’adempimento spontaneo
del contribuente che sarà invitato a chiarire eventuali posizioni incongruenti
tra quanto dichiarato e quanto effettivamente versato al fisco. Il piano del recupero
prevede delle tappe molto precise: entro il 2023 è previsto il recupero di
almeno 4 miliardi che diventeranno 12,6 miliardi entro il 2024. Riuscirà Draghi
ad avere successo dove hanno fallito tutti i suoi predecessori?
Il Presidente Draghi,
come ha ribadito più volte, ha dichiarato che «Serve una riforma del fisco, ma
complessiva», in quanto «Non è una buona idea cambiare le tasse una alla
volta». Sulla riforma fiscale il Presidente del Consiglio ha ipotizzato una
strada lunga, che punta a un intervento a tutto campo per arrivare a una
«revisione profonda dell’Irpef», fatta di «razionalizzazioni e semplificazioni
del prelievo», in grado di «ridurre gradualmente il carico fiscale» trovando le
risorse per farlo in un «rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di
contrasto all’evasione».
Per riassumere l’idea del
metodo che ha intenzione di imporre alla politica, Draghi indica due modelli:
il primo è italiano e risale alla riforma Visentini del 1971 che di fatto regge
ancora oggi l’architettura fiscale del Paese; il secondo invece è danese: a
Copenhagen nel 2008 fu nominata una «commissione di esperti» che dopo un
confronto con partiti e parti sociali presentò al Parlamento un progetto di riduzione
del carico fiscale per due punti di Pil, con un taglio all’ultima aliquota
marginale e un aumento della soglia di esenzione.
Cari amici, in passato,
nei suoi numerosi incarichi di responsabilità ricevuti, il Presidente Draghi
non si è mai lasciato abbattere dalle difficoltà, ma ha sempre tenuto la barra
a dritta per arrivare al traguardo. Conoscendolo, credo che questa volta le sue promesse
non saranno chiacchiere, ma finalmente, c'è da sperarlo, fatti concreti.
A domani.
Mario
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