Oristano 21 agosto 2021
Cari amici,
La Sardegna brucia |
In passato, nella seconda
metà del secolo scorso, quando sentivamo parlare della Foresta Amazzonica che veniva devastata per interessi economici, tagliata e/o bruciata, seppure pensavamo
che era una cosa da evitare, non ci rendevamo conto dell’immenso danno
ecologico che ne derivava. Da allora, invece, in tutto il mondo la natura
subisce violenze inaudite, in particolare con gli incendi, che creano danni
difficilmente rimediabili se non dopo molte decine di anni, tra rimboschimenti
e danni alle specie vegetali e animali. L’esempio della Sardegna, che nei
giorni scorsi è bruciata in modo altamente distruttivo ne è un esempio
eclatante.
Spesso nelle nazioni i
governi al potere continuano a ignorare il problema del global warming, disinteressandosi
delle conseguenze, spesso irreparabili, che vengono a crearsi. Problemi
immensi, se pensiamo che la natura violata si sta sempre più rivoltando contro
l’uomo colpevolmente distruttivo. Già nel 1970 il botanico americano Arthur Galston,
che negli anni Quaranta aveva scoperto gli effetti diserbanti delle sostanze
sparse dall'aviazione statunitense sul territorio del Vietnam durante la guerra,
aveva clonato un termine appropriato per definire quel nuovo crimine contro la
natura; Galston nell’accusare gli Stati Uniti per l’uso delle sostanze terribili
usate, aveva definito il gesto un vero e proprio crimine contro l’umanità, con una
"deliberata e permanente distruzione di un ambiente abitato dalle
persone", e a tutto questo aveva dato un nome: “Ecocidio”.
Da allora poco o nulla è
cambiato. Nel 2017 Jojo Mehta e Polly Higgins hanno dato vita alla
campagna globale Stop Ecocide International; l'idea era quella di
rendere l’ecocidio un reato riconosciuto dalla Corte penale internazionale dell’Aia,
in modo da combattere la devastazione della Terra. Ora, a distanza di quattro
anni, sembra che ci sia stata una svolta. La campagna Stop Ecocide Foundation, creata
dalla visionaria avvocatessa britannica Polly Higgins e dall'attivista
ambientale Jojo Mehta, ha come missione unica quella di promuovere
l'istituzione dell'ecocidio come un crimine internazionale, al fine di proibire
e prevenire ulteriori devastazioni alla vita sulla Terra. Questa ONG, ha sede
nei Paesi Bassi ed è riconosciuta come associazione di beneficienza (ANBI).
La definizione del nuovo
reato è stata studiata da 12 avvocate e avvocati di diversi Paesi del mondo ed
è stata diffusa a fine giugno. Configurano il reato di ecocidio "gli
atti illegali o sconsiderati compiuti con la consapevolezza di una
significativa probabilità che tali atti causino danni all’ambiente gravi e
diffusi o di lungo termine". Come spiega il Post, questa definizione
includerebbe quindi la distruzione dei fondali oceanici causata da alcune forme
di pesca industriale, le fuoriuscite di petrolio nel mare, le deforestazioni
nelle foreste tropicali, i disastri nucleari, e comprende anche i danni all'ambiente
causati dall’estrazione di minerali o combustibili fossili e dalle emissioni di
sostanze inquinanti, oltre agli irresponsabili incendi.
Non è la prima volta che
si tenta la via giudiziale per tutelare l'ambiente, anzi ultimamente la lotta
al global warming passa spesso per i tribunali dove molti attivisti hanno
letteralmente chiamato in causa il loro Stato per i disastri ambientali.
Riconoscere il reato di ecocidio, però, non è facile dato che si dovrebbe
cambiare lo Statuto di Roma che istituisce la Corte penale internazionale. Per
farlo sarebbe necessario intraprendere un processo lungo e complesso quindi
staremo a vedere se la Stop Ecocide Foundation deciderà di portare avanti il
progetto. Se il reato venisse riconosciuto a livello internazionale sarebbe
importante anche solo a livello di sensibilizzazione perché focalizzerebbe
l'attenzione sull'ambiente e il suo legame con l'umanità e metterebbe i governi
davanti alla gravità della situazione. Vale la pena tentare.
Prima e...dopo |
Cari amici, i recenti Incendi
in Sardegna hanno bruciato oltre 20.000 ettari di territorio in un fine
settimana e ancora altri incendi continuano. Gravissimi sono stati i danni causati
all’agricoltura e ai moltissimi animali preda delle fiamme. Dai primi controlli,
per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea, serviranno dai 15 ai 20
anni. Gli incendi nel Sinis-Montiferru hanno distrutto anche un albero
millenario vanto del territorio: l’olivastro millenario “Sa Tanca Manna”,
simbolo di Cuglieri ed esempio di archeologia botanica non solo per la Sardegna.
Le colpe, in realtà, non sono solo degli incendiari, ma di molti altri che stanno
a monte….
Chissà che con l’introduzione
del reato di ECOCIDIO, qualcosa non
inizierebbe a cambiare…
A domani.
Mario
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