Oristano
19 Luglio 2018
Superstizione e Scaramanzia. A consultare il vocabolario Sabatini-Coletti, per Scaramanzia si intende quel “Repertorio
di gesti, parole, atteggiamenti e oggetti a cui si attribuisce il potere di
scongiurare malefici e disgrazie o di propiziare il destino”. L’uomo,
in effetti, è sempre stato superstizioso e scaramantico fin dagli albori della sua esistenza.
Erano superstiziosi gli Egizi (però non nei confronti dei gatti neri) come lo
erano i greci, i Romani e via dicendo, con punte di maggiore diffusione della superstizione
nel Medioevo. Insomma, dai numeri considerati pericolosi (13 e 17) al passare
sotto una scala, dal toccare ferro per scongiurare una possibile sventura al
non attraversare la strada se prima di noi l’ha attraversata un gatto nero; insomma, tutti comportamenti ai quali viene attribuito il potere di allontanare da noi la sfortuna. Gesti quasi obbligati, che contribuiscono a rasserenarci, facendoci pensare: “Magari non è vero ma ci credo”.
Si, la scaramanzia fa
parte costante della nostra vita, in molti momenti della nostra giornata. Sfido
chiunque di Voi ad affermare di non ha
mai letto un oroscopo, oppure dire di non aver storto il naso la mattina,
prima di uscire di casa, dando uno sguardo al calendario che indica un Venerdì
13 o 17. Ebbene, se tutti i popoli sono più o meno superstiziosi, i sardi, pensate, lo sono in
modo particolare; il popolo sardo è stato fortemente scaramantico fina dai tempi nuragici, e, col passare dei secoli (forse
anche nei millenni), ha perfezionato particolari riti per tenere lontano le
sventure. Chi è curioso di sapere di più sulla nostra “scaramantica sardità” può andare a leggere il mio post del 28
Novembre del 2011, cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2011/11/la-nostra-magica-e-scaramantica-cultura.html.Credo valga la pena di andarlo e leggere.
Il post di oggi, amici,
l’ho voluto dedicare a quella particolare forma di scaramanzia che ha come
soggetto il gatto nero. La paura nei confronti di questo animale è ancora molto dffusa. Una paura che
fatica a cancellarsi, difficile da mettere da parte, impossibile “passarci sopra”.
Incredibile ma vero: anche oggi in pieno 3° millennio se, in particolare di
notte, viaggiamo su una strada poco frequentata e all’improvviso un gatto nero
ci attraversa la strada, credo che pochi non abbiano un bel “tuffo al cuore”, cercando un via diversa per arrivare a destinazione!
Ma vediamo com’è nata la scaramanzia legata al gatto nero.
Che il gatto nero porti
sfortuna è una credenza che risale almeno al Medioevo. In quell'epoca il gatto
nero era considerato il compagno diabolico delle streghe, figure queste nel
Medioevo particolarmente in auge e che incutevano non poca paura; ebbene, poiché
questi gatti hanno più degli altri l’abitudine di uscire di notte, venivano
associati alle streghe. Inoltre, essendo il nero il colore normalmente associato
al lutto e alla punizione dell'inferno, quindi alla dannazione, ecco fatto il perfetto abbinamento. C’è anche
da considerare un altro fattore importante: allora i mezzi ordinari di locomozione
erano i cavalli. Ebbene, in quelle epoche lontane chi di notte percorreva un
sentiero a cavallo e aveva la sfortuna di vedersi la strada attraversata da un gatto nero, si sarebbe ritrovato il cavallo spaventato e intimorito, con buona probabilità anche di essere disarcionato. Ecco un’altra bella motivazione per mettere all’indice il gatto nero!
Si, amici, un timore sotto certi aspetti anche irrazionale, che si manifestava non solo con l’incontro reale dell’uomo con l’animale-gatto nero,
ma anche se questo appariva addirittura in sogno! Il soggetto superstizioso
che di notte avesse sognato un gatto nero, ne restava ugualmente terrorizzato in quanto, come
detto prima, l'animale era associato al diavolo e alla stregoneria, e di
conseguenza anche solo sognarlo portava sicuramente sfortuna! Anche solo sognarlo, dunque,
crea nel soggetto malumore e angoscia, considerato che il sogno risulta spesso essere una
premonizione, ovvero l'annuncio di essere vicini ad un lutto o ad una disgrazia.
Ebbene, i secoli
passano ma le paure dell’uomo rimangono! Erano superstiziosi i nostri antenati e
lo siamo anche noi, uomini e donne del 3° Millennio. Anche oggi, amici, non nascondiamoci dietro un dito: cosa c’è di peggio di
un gatto nero, incontrato magari di Venerdì 17? Credo siano pochi quelli che non provano un brivido di paura! Questa paura è ancora talmente diffusa che i pochi “difensori” del gatto
nero sono arrivati a istituire (nell'intento di sensibilizzare contro questa irrazionale paura) il "Gatto
nero day", giorno dedicato
dall’Associazione italiana difesa animali ed ambiente (Aidaa) a difesa della dignità del gatto nero. Secondo questa
Associazione ogni anno 60 mila gatti neri vengono uccisi a causa di una sciocca
credenza difficile da debellare.
Cari amici, per noi
sardi, popolo fortemente scaramantico, non sarà facile non avere più paura di
attraversare la strada se prima l’ha percorsa un gatto nero, però ci dovremmo
provare. Come accennato in premessa, tra gli Egizi i gatti, tutti, anche quelli
neri, erano considerati animali sacri, tanto che chi li uccideva rischiava la
pena di morte. Si narra, pensate, che i Persiani per espugnare la città di
Pelusio, in Egitto, legarono dei gatti agli scudi dei loro soldati che non
furono nemmeno sfiorati dagli avversari. E gli Egizi non si sbagliavano perché i
gatti, in particolare quelli neri, oltre ad essere belli erano considerati animali molto
leali e che si relazionano molto positivamente con gli esseri umani.
Che
dire, amici, vogliamo continuare con il “Non è vero, ma…ci credo”?
Ciao, a domani.
Mario
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