lunedì, luglio 23, 2018

ONOREVOLI E PENSIONI. MA LA COSTITUZIONE NON DICE CHE…SIAMO TUTTI UGUALI? LA DIFFERENZA ABISSALE TRA LAVORATORI E PARLAMENTARI CHE NESSUNO VUOLE ABOLIRE.


Oristano 23 Luglio 2018
Cari amici,
Non vorrei che il post di oggi venisse letto in chiave politica; le considerazioni che faccio qui, siano esse legate alla politica, all’economia o ai fatti del giorno, credetemi, non sono mai intrise di “politichese”, ma dettate esclusivamente dai miei convincimenti di giustizia, di equità, di dignità, di etica e di rispetto nei confronti di tutti i cittadini, a prescindere dal loro rango, dal loro pensiero politico, dalla loro fede, in quanto è dovere di tutti dare il loro contributo alla nazione, così come è un diritto riceverlo in cambio quando è necessario. Insomma la mia filosofia è che le regole siano uguali per tutti, perché siamo tutti uguali!
La riflessione di oggi è dedicata all’annosa questione degli emolumenti dei parlamentari, in particolare dei vitalizi, argomento che ha alimentato e continuerà ad alimentare polemiche a non finire. L’argomento è stato oggetto di tante discussioni, ma in realtà poi sempre accantonato, perché in realtà, quando un privilegio per qualsiasi ragione è stato concesso, giusto o sbagliato che sia, risulta ben difficile se non impossibile provvedere alla sua revoca. Ebbene, dopo tante proposte, dopo tanti tira e molla, nei giorni scorsi la Camera dei Deputati, su proposta del Presidente Fico, ha dato il via alla “ristrutturazione” dei vitalizi che riguardano i suoi ex. Per l'esatezza risultano in essere trattamenti riguardanti 1240 ex parlamentari, che verranno resi più equi, rispetto a quelli degli altri ordinari lavoratori.
Si, amici, l’Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato la delibera del Presidente Roberto Fico per il ricalcolo dei vitalizi degli ex parlamentari: incredibile ma vero! Il Vice Premier Di Maio, dopo aver affermato con un grande sorriso che “il sogno era diventato realtà”, ha aggiunto che tutte le attuali pensioni d'oro saranno tagliate, se si troveranno al di sopra dei 4.000 euro, per coloro però che non hanno versato i contributi a sufficienza. "Il problema principale in Italia – ha continuato Di Maio -  è trovare risorse da mettere in campo per lavoro ed economia e questo è il momento in cui si trovano le risorse per fare il reddito di cittadinanza, le modifiche alla Fornero e la Flat tax". Da parte sua il Segretario della Lega e Vice premier Matteo Salvini ha così commentato: "Approvato in Parlamento il taglio dei vitalizi a 1.240 ex parlamentari: stop a vecchi e assurdi privilegi. Con la Lega, dalle parole ai fatti!"
Personalmente ho visioni molto diverse sui tanti problemi che affliggono l’Italia, sia rispetto a quelle del Movimento 5 Stelle che della Lega, ma relativamente a questo particolare problema dei vitalizi concordo perfettamente. Se è vero come è vero che le norme atte a regolare la vita di una Comunità devono prevedere una vera uguaglianza, eliminare i privilegi dovrebbe essere la norma principe, condivisa da tutti. A chi sostiene che i tagli non creeranno un grande salvadanaio per finanziare altre cose, rispondo che questo non riveste grande importanza, in quanto l’uguaglianza non può e non deve essere valutata in base al “valore” dei soldi che si spendono o si risparmiano, perchè non è una questione di valore ma di uguaglianza. È come se noi condannassimo solo chi ruba più di un miliardo e non chi ruba 10 euro ad un poveraccio!
Dopo la delibera, amici, vedo già all’orizzonte una selva dei ricorsi, con tanti avvocati di grido coinvolti e sentenze piene di bizantinismi, nei quali noi italiani siamo specialisti; si, perché i privilegi e i potenti sono legati da un Fil Rouge che mi ha sempre preoccupato. Su questi privilegi, amici, c’è molta disinformazione. Per esempio chi è a conoscenza dei meccanismi che hanno portato alla situazione attuale, circa il trattamento economico dei Deputati e dei Senatori? Alcuni sono convinti che sia la Costituzione a prevederlo, ma non è vero: niente di più falso.  Per saperne di più ecco la breve storia che riepiloga come sono nati i “privilegi” in parola, che alla base, pensate, non hanno neppure una apposita norma di legge!
La Previdenza in capo ai parlamentari non è un retaggio monarchico, e non fu istituita nemmeno con la nascita della Repubblica. La creazione di un apposito “Fondo di Previdenza per gli onorevoli deputati” nacque nel 1954. Furono i deputati dei diversi schieramenti che, attraverso riunioni riservate, meglio definite “segrete”, siglarono un accordo per creare a loro favore un particolare trattamento economico. Si era alla fine dell’anno 1954, e una delibera dell’Ufficio di Presidenza, con un colpo di bacchetta magica fece a tutti un bel “regalo di Natale”, stanziando oltre 450 milioni di lire di soldi pubblici per la concessione di trattamenti previdenziali particolari loro riservati. Insomma una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, quindi nemmeno una legge ad hoc, che, se resa pubblica, avrebbe certamente creato non poco imbarazzo.
Copia della lettera di Veronesi
 
Praticamente quasi tutti favorevoli i deputati, anche se ci fu qualcuno fortemente contrario. Era questi un deputato trentino, certo Giuseppe Veronesi, che accolse con profondo sdegno quella delibera, tanto da inviare una lettera al Presidente della Camera Gronchi per annunciare le proprie dimissioni. Veronesi, originario di Rovereto, era un ingegnere aeronautico, fortemente impegnato nell’opera di moralizzazione del Paese; fu infatti membro della Commissione Antimafia e si adoperò non poco per cercare di migliorare lo sviluppo sia industriale che artigianale del territorio. Nella lettera di fuoco inviata a Gronchi contestò nel modo più fermo la delibera segreta, invocando la necessità che i parlamentari fossero i primi a dare il buon esempio. A nulla servì, e quello in realtà era solo l’inizio.
Nel 1956 una norma simile fu approvata anche dal Senato. Un decennio dopo, siamo nel 1968, lo strumento venne ulteriormente perfezionato, e vennero istituiti i vitalizi veri e propri come li conosciamo oggi. Si, proprio nel 1968, quando la protesta imperversava in tutte le scuole e il leader Mario Capanna tuonava contro i privilegi! Fu Lui per primo a insorgere e gridare «giù le zampe» quando si tentò almeno di limare, di mitigare, il trattamento riservato ai parlamentari. Si, tutti insieme vecchi DC, Socialisti, Socialdemocratici, Repubblicani, Liberali, Comunisti, tutti uniti a difendere il privilegio della casta: l’assegno a vita, indipendente dai contributi versati in passato.
Successivamente furono tanti i Governi che provarono a infrangere o almeno ridimensionare i privilegi, concessi fuori da ogni logica, ma il gigantesco muro posto a difesa non fu mai scalfito. 
Ebbene, l’attuale Governo dopo le promesse elettorali ha cercato di dare una spallata a questo muro, con la delibera della Camera prima riportata. Saremo dunque arrivati all’epilogo? Forse, chissà! A chi sostiene che per modificare l’attuale trattamento economico servirebbe una legge, addirittura costituzionale, bisogna ricordare che a istituire il “privilegio” fu una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza sia della Camera che del Senato, per cui per modificarne le regole o anche per abolirle non è necessaria alcuna legge costituzionale e nemmeno una legge ordinaria. Basta e avanza una riunione degli uffici di presidenza delle Camere, come è avvenuto per la costituzione. La camera lo ha già fatto, ora tocca al Senato.
Cari amici, sarà la volta buona? Chissà! In Italia c’è da dire che certe regole, anche apparentemente semplici, hanno sempre delle pieghe nascoste, interpretabili a seconda della convenienza. Ne sanno qualcosa i lavoratori dipendenti che, strada facendo si sono visti modificare non poco i trattamenti pensionistici nati con un sistema ben diverso! Chissà perché, ma mi viene il dubbio che la lotta per l’abolizione dei privilegi è appena iniziata e che prima che il cane molli l’osso…ce ne vorrà ancora tanto!
A domani.
Mario

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