Oristano 5 Luglio 2018
Cari amici,
C’è un diario del quale
proprio non possiamo fare a meno: è la nostra memoria, il nostro “Diario di
Bordo” che, volenti o nolenti, ci portiamo appresso dal giorno della nascita
fino all’ultimo giorno. È il nostro percorso di vita, costellato di periodi
felici e di altri meno gioiosi, riempito di tanti ricordi belli e brutti, alcuni
addirittura fortemente traumatici, capaci, anche a distanza di tempo, di
ricreare in noi ansie e turbamenti significativi, deleteri per il proseguo
della nostra esistenza.
Proprio per questo il
nostro “Computer di bordo” contiene al suo interno dei “rimedi”, delle
soluzioni capaci di mettere una ‘copertura’ a questi momenti negativi, creando dei
frame, degli schermi protettivi che ce li nascondono, evitando che il loro ricordo, riaffiorando, possa sconvolgere il nostro quotidiano. Gli
scienziati hanno studiato e continuano a studiare questo fenomeno, cercando di comprendere
ancora meglio i meccanismi segreti che regolano tale fenomeno.
Personalmente ho potuto constatare, toccare con mano questo artifizio. Nel passato (avvenne nell'Aprile del 1991) ebbi uno scontro frontale in auto mentre rientravo a casa; un'altra auto mi venne addosso con violenza inaudita creandomi serie lesioni. Ebbene, anche nel mio caso, io di quel
terribile incidente che mi provocò sofferenze e danni fisici di non poco conto,
praticamente non ricordo quasi nulla, se non pochissimi fotogrammi: i miei ricordi si fermano alla situazione
prima dell’impatto e riprendono al risveglio nel lettino d’ospedale, quando, poco prima di aprire gli occhi, vidi per un istante
il cristallo anteriore della mia auto in frantumi; per tutto il resto, l’impatto, il
volo fatto dall’auto, le lamiere accartocciate, nulla: tutto scomparso nella
nebbia del “non ricordo”.
Fino ad oggi era luogo
comune affermare che il nostro cervello, il nostro computer, accantonasse in una
cassetto segreto i ricordi negativi, evitandoci in questo modo ulteriori traumi
derivanti dal ricordo dell’evento negativo. Ora, invece, studi più recenti
affermano che il nostro cervello è capace di ben altro! Alcuni ricercatori
della University of Cambridge hanno scoperto (i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature
Communications) il reale funzionamento di questo ‘cassetto segreto’, la cui chiave è
rappresentata da un messaggero cerebrale chiamato GABA (Acido Gamma-Ammino-Butirrico),
che agisce sul magazzino della memoria: l’ippocampo.
«Sbirciando» dentro
questo cassetto, ha dichiarato Michael Anderson, uno dei coordinatori della ricerca,
attraverso tecniche di risonanza magnetica si è appurato in che modo operano i
circuiti nervosi per nascondere gli eventi negativi pericolosi. La ricerca ha
evidenziato anche che, in presenza di malfunzionamento, i ricordi negativi
possano comunque riaffiorare tormentando la vita del soggetto, con patologie che
vanno dallo stress all’ansia, arrivando anche alla depressione.
Altri studiosi, invece,
seguono piste diverse. Alcuni ricercatori statunitensi, attraverso uno studio
condotto di recente, sono dell’avviso, invece, che il nostro cervello abbia
delle strategie capaci di effettuare una sorta di “cancellazione selettiva” dei
brutti ricordi, nell’intento di migliorare la qualità della vita delle persone.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Columbia University Medical
Center e i risultati pubblicati sulla rivista Current Biology.
Un'altro degli ultimi studi
recenti sostiene invece che, per la prima volta al mondo, è stata fatta luce
sui meccanismi mediante i quali il cervello tratta i brutti ricordi o quelli
particolarmente traumatici.
A riuscire nell'impresa è stato un team di
ricercatori del Politecnico di Losanna, coordinati da Johannes Gräff, che hanno
individuato i neuroni che aiutano a cancellare i ricordi di esperienze
traumatiche, resettando la mente da ansie
e paure che possono provocare problemi, come il disturbo da stress post
traumatico. Ma in che modo? Semplicemente riscrivendovi sopra!
Nello studio,
pubblicato sulla rivista Science ed effettuato su alcuni topi di laboratorio, viene
descritto il modo in cui il cervello opera, nel momento in cui cerca di ridurre
le paure legate a traumi lontani: lo fa 'riscrivendo' sopra gli stessi neuroni
che avevano contribuito a formare e conservare il ricordo traumatico, e che si
trovano nel giro dentato, un'area
dell'ippocampo il cui compito è codificare e ricordare.
Incredibile, amici, il
nostro cervello per far dimenticare un trauma, trova soluzioni che appaiono
avveniristiche, davvero straordinarie! Nell’ultima ricerca effettuata con i topi, per i
quali il trauma era costituito da una leggera scossa elettrica, i ricercatori
hanno potuto identificare le cellule del cervello che si attivavano quando
l'animale subiva il trauma, scoprendo, dopo la terapia di recupero, che i
neuroni che formavano il ricordo traumatico erano gli stessi che servivano a
cancellarlo: in altre parole il cervello 'riscrive' sopra lo stesso circuito di
memorie del trauma. Si tratta di una scoperta che aiuta a capire quali sono le
cellule delle paure e, inoltre, fornisce solide basi biologiche alla
psicologia.
Amici, il Buon Dio ci ha dotato di una macchina straordinaria, le cui potenzialità sono davvero straordinarie! Credo che molte altre capacità siano ancora da scoprire. Proprio per questo penso che nessun computer da noi creato
potrà mai raggiungere livelli simili a quelli del nostro cervello, perchè creato da mente divina e non umana!
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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