Oristano
24 Luglio 2018
Cari amici,
C’è cervello e
cervello. A me dà l’impressione che ciascuno di noi quando viene al mondo viene
dotato di una specie di motore: c’è chi ne riceve uno di potenza (cilindrata)
mille, chi duemila, tremila...e così via. Non è certamente un problema di
ampiezza fisica, ma di capacità di conservazione e successiva, veloce estrazione dei dati;
usando, per similitudine, il confronto con i nostri computer, direi una
"differente potenza", ovvero la capacità di elaborazione, accantonamento e successiva estrazione dei dati.
Le diverse capacità dei
cervelli umani di conservare in memoria molti milioni di dati, in particolare se riferiti
a periodi abbastanza lontani dall’oggi, sono state oggetto di un recente studio
portato avanti dalla Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma (studio pubblicato
sulla rivista PNAS), che ha coinvolto anche l'ISS (Ist. Sup. Sanità), l'Università di Perugia,
l'Università della California-Irvine e la Sapienza di Roma. Nello staff il
dottor Valerio Santangelo e la dottoressa Patrizia Campolongo, che hanno studiato,
testandole, le menti di diversi soggetti, alcuni dei quali con straordinarie
capacità di conservazione dei dati. Otto soggetti in particolare hanno
evidenziato una “super memoria”, molto diversa da quella delle altre 21 persone
prese in esame, seppure dotate anch'esse di una buona memoria, seppure “normale” rispetto a quella paeticolare degli altri 8.
Gli esperimenti, durati
ben tre anni, hanno fatto scoprire agli studiosi che la corteccia prefrontale e
l’ippocampo delle menti di otto dei soggetti esaminati (si calcola che in
Italia ci potrebbero esser fino a 40 di soggetti di questo particolare tipo) funzionavano
in maniera diversa rispetto alla media, cosa che permetteva loro di accedere
più facilmente a tracce di memoria, irraggiungibili invece dalle persone comuni. Questi particolari 8 soggetti sono stati in
grado di ricordare ogni dettaglio della loro vita. Interrogati sono stato in
grado, per esempio, di dire cosa avevano mangiato il 12 Aprile del 1989 o come
erano vestiti e dove si trovavano il 28 Marzo del 2003.
Nella vita quotidiana questi
soggetti risultano persone assolutamente normali: sono ingegneri, medici,
consulenti o giornalisti. Risultano però dotati di qualcosa in più rispetto
agli altri: hanno una dote speciale, l’ipertimesia,
termine che sta ad indicare il possesso di una super memoria autobiografica. È
questa una condizione rara, e l’individuo che la possiede è in grado di
ricostruire in un lampo e con precisione certosina i dettagli della sua vita;
non in modo approssimativo, ma con date, nomi e indirizzi. Anche determinate utilissime particolari proprietà, però, seppure costituiscano un gran bel vantaggio, utile nel lavoro o per superare esami e concorsi, posso costituire anche qualche problema: per esempio quando i soggetti che ne sono in possesso ricordano, con precisione assoluta, anche gli episodi spiacevoli del proprio passato.
In questi soggetti
super dotati, per attivare il ricordo basta un semplice indizio: come una
canzone, un suono, una pietanza o un odore, capaci di riaprire un file ben
conservato in memoria. In questo modo essi estraggono dal loro passato dettagli
importanti ma anche banali, facenti parte, per fare un esempio, di una giornata
qualsiasi di 10 anni fa: dai vestiti che indossavano a che cosa avevano
mangiato a pranzo, o anche quel era l’argomento principale di conversazione.
Nell’Agosto del 2016 la
trasmissione Superquark si occupò di questo particolare tipo di memoria,
spiegando l’intenzione dei ricercatori di voler svolgere uno studio in Italia. "Ci
contattarono decine di persone che ritenevano di essere ipertimesici, ma solo
in 8 hanno superato i due test", come ha avuto modo di spiegare il dottor Valerio
Santangelo.
Il primo test dell'esperimento consisteva in 30 domande su eventi pubblici in cui veniva chiesto al soggetto di ricordare anche il giorno della settimana in cui era accaduto e poi se era in grado di associare al fatto anche un evento autobiografico. Il principio base dell’abbinamento era che se il soggetto ricordava con precisione l’evento pubblico allora ci si poteva fidare anche del suo ricordo autobiografico.
Il primo test dell'esperimento consisteva in 30 domande su eventi pubblici in cui veniva chiesto al soggetto di ricordare anche il giorno della settimana in cui era accaduto e poi se era in grado di associare al fatto anche un evento autobiografico. Il principio base dell’abbinamento era che se il soggetto ricordava con precisione l’evento pubblico allora ci si poteva fidare anche del suo ricordo autobiografico.
Il secondo test era
molto più complicato del primo e veniva fatto solo a chi lo aveva superato con
un buon punteggio; esso consisteva in 10 date random (ad es., 5 Aprile 2003), giorni-base dei quali veniva chiesto al soggetto di rievocare un ricordo personale e uno pubblico
nell’arco di 30 giorni prima o dopo quella data, con lo stesso principio del
primo test. A suerare entrambi i difficili test solo 8 soggetti, che sono
stati poi sottoposti, per la prima volta al mondo, a risonanza magnetica funzionale
per comprendere i meccanismi neurobiologici alla base di questa straordinaria
loro capacità di memoria.
Patrizia Campolongo,
della Sapienza e della Fondazione Santa Lucia, ha così commentato: "I
risultati dello studio sembrano mostrare che l'ipermemoria consista
principalmente nella capacità di accedere, tramite il circuito
prefrontale-ippocampale, a tracce mnestiche non accessibili invece agli altri
soggetti, spiegando così la maggiore capacità dei soggetti ipermemori di
riportare alla luce dettagli infinitesimi del loro passato".
La ricerca effettuata consente di aprire nuove frontiere di ricerca sulla memoria, tradizionalmente studiata in termini di ipo-funzionamento in condizioni patologiche. "Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell'iperfunzionamento di memoria – ha affermato Simone Macrì, dell'ISS - fornisce di fatto importanti indicazioni su come intervenire per ripristinare un funzionamento adeguato dei sistemi di memoria in condizioni patologiche".
La ricerca effettuata consente di aprire nuove frontiere di ricerca sulla memoria, tradizionalmente studiata in termini di ipo-funzionamento in condizioni patologiche. "Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell'iperfunzionamento di memoria – ha affermato Simone Macrì, dell'ISS - fornisce di fatto importanti indicazioni su come intervenire per ripristinare un funzionamento adeguato dei sistemi di memoria in condizioni patologiche".
Cari amici, che dire!
Avere un motore super potente ha i suoi vantaggi e, come sempre, anche degli
svantaggi, perché a fronte delle cose belle, che tutto sommato è piacevole
ricordare, riaffiorano anche cose del cui ricordo, certamente, avremmo fatto volentieri a
meno: le brutte giornate che mai avremo voluto vivere! Insomma, nella vita, come
sempre, è sempre una calda e una fredda!
A domani.
Mario
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