Oristano
13 Ottobre 2017
Cari amici,
Di recente Sergio
Marchionne, il grande manager italo-canadese capo di Fiat Chrysler (FCA), dopo aver ricevuto la laurea honoris causa in ingegneria
meccatronica, a Rovereto, nel contesto della sua ‘Lectio Magistralis’ ha affermato, riferendosi allo sviluppo dell’auto
elettrica, che parlare nell'immediato di questo nuovo
sistema di autotrazione è "un’arma a
doppio taglio", addirittura "una
minaccia all’esistenza stessa del nostro pianeta", ed ha invitato tutti al
realismo. "Le auto elettriche possono sembrare una meraviglia tecnologica
soprattutto per abbattere i livelli di emissione nei centri storici - ha
affermato - ma le emissioni, quando l’energia elettrica necessaria è prodotta da
combustibili fossili, nella migliore delle ipotesi sono equivalenti a quelle di
un’auto a benzina, visto che a livello mondiale i due terzi dell’energia elettrica
derivano da fonti fossili".
Parole forti, quelle di Marchionne, che
sembrano essere state lanciate nell'intento di evitare che l'arrivo dell'auto elettrica possa creare a Lui ed a FCA seri problemi aziendali. A molti il suo discorso è sembrato una conferma del famoso detto “Cicero pro domo sua”, ma, siccome è giusto dare a tutti il
beneficio d’inventario, proviamo a vedere anche la fondatezza o meno delle sue parole così
pesanti. In effetti in tutto il mondo, da parte di molti Paesi
industrializzati, c'è un crescente interesse verso l'auto elettrica: in molti sembrano voler davvero cambiare pagina. Tedeschi, francesi e
giapponesi hanno annunciato giganteschi investimenti sui veicoli spinti da
batterie: la Ford ha addirittura creato un comitato interno denominato Team
Edison per accelerare l’arrivo di nuovi modelli, mentre la General Motors ha
fatto sapere che lancerà due macchine nei prossimi 18 mesi e ben 20 entro i
prossimi 5 anni.
La FCA invece no, continua a restare
refrattaria su questo versante. Marchionne si appella a ragioni ecologiche, pur
sapendo che è nelle grandi aree urbane che si registrano i maggiori
casi di inquinamento e che proprio nelle città l'utilizzo del motore elettrico potrebbe dare un grande aiuto per
combattere non solo gli scarichi nocivi (zero dalle auto elettriche), ma anche
il rumore. Certo, per ora è vero che l’energia elettrica deriva ancora in buona
parte da fonti fossili, ma è altrettanto vero che la gran parte dei Paesi sta
investendo enormi risorse per spingere al massimo la produzione di energia con fonti
rinnovabili.
Una delle ragioni di
Marchionne potrebbe essere quella che il gruppo Fiat ha investito cifre
importanti sul metano, una soluzione che però non gira come dovrebbe e sta andando
a picco sul mercato. Un’altra ragione, forse anche più importante, è che il
Governo italiano si appresta a deliberare sostanziosi incentivi per agevolare
la mobilità elettrica. Qualche giorno fa è uscito una studio del Research
Centre della Commissione Europea sugli aiuti in vigore nei principali Stati
dell’Unione: in testa c’è la Norvegia, che addirittura ha un sistema di
incentivi che copre dal 39 al 67% del prezzo del veicolo; a seguire c’è il
gruppo che comprende Francia, Paesi Bassi, Regno Unito e Germania, tutti Paesi in cui
gli incentivi vanno dal 10 al 40%.
L’Italia per ora resta
relegata all’ultimo gruppo, quello in cui gli aiuti non arrivano al 10%, in
gran parte accordati a livello locale, come ha fatto recentemente l’Alto Adige.
Ecco, forse Marchionne pensava all’opportunità di stoppare chi, a livello
politico, era propenso a seguire i Paesi del Nord Europa. Non a caso il CEO di
FCA ha detto anche che, se il mondo dell’auto dovrà essere elettrico, "andrà fatto senza imposizioni di
legge".
Cari amici, l’industria dell’auto oggi
si trova ad affrontare una sfida che è davvero una vera e propria “rivoluzione”
epocale, ancora più difficile “delle crisi economiche e finanziarie”
avvenute nell’ultimo mezzo secolo. A provocare un sicuro “cambio di marcia” saranno proprio
le auto elettriche e quelle a guida autonoma, la cui sperimentazione, ormai sta per entrare nella fase di avvio definitivo, con il sostegno di grandi capitali a livello mondale. Insomma, il futuro dell’auto non appare proprio semplice, ma
denso di tante (troppe) incognite.
Si, dando pane
al pane e vino al vino, la verità sta sempre nel mezzo. Per Marchionne, che oggi sembra non avere fretta di passare senza riflessioni all’auto elettrica, il problema esiste eccome! Certo, prima
di tutto sarà necessario creare una grande rete di produzione e "distribuzione" di energie rinnovabili che
oggi non esiste, e su questo Marchionne ha ragione. Il problema ha due facce e due tempi: per prima cosa sarà necessario, nella prima fase, “concentrarsi sui miglioramenti dei motori tradizionali e lavorare alla
diffusione di carburanti alternativi, soprattutto il metano”, passando gradualmente, con la crescita delle energie prodotte da fonti rinnovabili, all'auto elettrica.
Le affermazioni di Marchionne,
come era da prevedere, sono state contestate dall’amministratore delegato dell’Enel
Francesco Starace, secondo il quale quelli espressi da Marchionne “sono punti di vista”;
anche per i parlamentari del Movimento Cinque Stelle Marchionne è “un signore
della Old Economy”, mentre per il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli, egli ha
assunto “una linea preistorica”. Credo che tutti abbiano in parte ragione e in parte torto.
Non è facile, infatti,
stabilire esattamente dove sta la ragione e dove sta il torto! Per ora l’auto
del futuro appare ancora fumosa, senza caratteristiche precise, con la conseguenza, però, che ogni giorno
che passa, nelle città si continua a vivere male, immersi in un inquinamento senza
fine. L'augurio è che la soluzione non tardi ad arrivare...
A domani.
Mario
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