Oristano
28 Ottobre 2017
Cari amici,
I dati impietosi dell’ISTAT
hanno messo in luce le percentuali di un fenomeno tristissimo: quello della corruzione. Pensate: il 7,9 per cento delle
famiglie italiane, per un totale di 1 milione e 742 mila nuclei familiari, è
rimasto coinvolto in eventi corruttivi, quali richieste di denaro, favori,
regali o altro in cambio di servizi o agevolazioni. Incredibile ma vero! I report del nostro
Istituto di Statistica hanno preso in esame per la prima volta il punto di vista delle famiglie, ricavando dei dati davvero allarmanti. L'analisi, svolta nell'ambito dell'indagine
2015-2016 sulla sicurezza dei cittadini, ha coinvolto un campione di 43.000
persone.
Analizzando in
dettaglio i dati si rileva che il 2,7 per cento dei nuclei familiari ha
ricevuto richieste di denaro o altra utilità negli ultimi tre anni; l'1,2 per
cento negli ultimi 12 mesi. Tra coloro che hanno pagato, "ben l'85,2 per cento ritiene che sia stato utile per ottenere
quanto desiderato". La corruzione ha riguardato "in primo luogo il settore lavorativo (3,2 per cento delle famiglie),
soprattutto nel momento della ricerca di lavoro, della partecipazione a
concorsi o dell'avvio di un'attività lavorativa (2,7 per cento)".
Risultano coinvolti, in
pratica, numerosi settori lavorativi: denaro o favori alle famiglie sono stati
richiesti, in particolare, sia nel settore assistenziale che in quello sanitario.
La Regione con il maggior numero di “richieste” è il Lazio, con una percentuale
del 17,9 per cento, per arrivare al minimo in Provincia di Trento con il 2 per
cento. Valori medio-alti in Abruzzo (11,5 per cento) e Puglia (11 per cento).
Cari amici, percentuali
di questo tipo fanno sicuramente sensazione, e la prima domanda che uno si pone
è questa: c’è uno stretto legame tra povertà e corruzione? Povertà e corruzione
hanno certamente legami, anche forti, se pensiamo che nell’Italia che lotta per
riprendersi dalla crisi economica ci sono ancora un milione e 130 mila famiglie
senza un reddito da lavoro. Tradotto in termini pratici questo significa che si
tratta di nuclei familiari al cui interno tutti i componenti attivi sono
disoccupati. Dati che non portano certo all’ottimismo, se pensiamo ai salti
mortali che debbono essere compiuti da queste famiglie anche per una semplice
vita di sopravvivenza!
Dati oltremodo
preoccupanti, se pensiamo che, in percentuale, il numero delle famiglie dove
tutte le forze lavoro sono in cerca di occupazione risulta in crescita del 18,3
per cento rispetto al 2012 (+175mila in termini assoluti). Peggio ancora se si
confronta il quadro con quello di 2 anni prima: in questo caso il rialzo supera
il 50 per cento, attestandosi precisamente al 56,5 per cento. Si tratta quindi
di famiglie particolarmente disagiate, ‘nuclei familiari’ dove non circola denaro, ovvero mancano
di risorse che abbiano come fonte il lavoro.
Tutto questo,
di conseguenza, può portare i responsabili di questi nuclei familiari a diventare “corruttibili”,
mettendo in atto comportamenti “fuori legge”, tra cui certamente quello prima
evidenziato; nel coinvolgimento corruttivo l’anello debole, quello perdente è
proprio quello delle famiglie, costrette a subire un ulteriore abuso di potere.
Quali allora i rimedi per poter far uscire l’Italia da una situazione che ormai può essere definita da Terzo Mondo? Indubbiamente una razionale, forte, spinta politica, che attui provvedimenti adeguati, considerando la corruzione un reato ben più grave di quanto è ritenuto oggi.
Quali allora i rimedi per poter far uscire l’Italia da una situazione che ormai può essere definita da Terzo Mondo? Indubbiamente una razionale, forte, spinta politica, che attui provvedimenti adeguati, considerando la corruzione un reato ben più grave di quanto è ritenuto oggi.
Le statistiche dicono
che sono poche le Regioni italiane che vantano un tasso di corruzione
inferiore alla media europea: Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Friuli
Venezia Giulia. Il Meridione, invece, è in fondo alla classifica europea, con
la Campania che fa peggio di Calabria e Molise. Questo porta all’equazione che
ad alti indici di corruzione corrispondono elevati tassi di disoccupazione e
conseguentemente una maggiore sfiducia nelle Istituzioni. Anche il PIL pro-capite
delle regioni risulta nettamente inferiore, il che significa che a causa
dell’illegalità, i cittadini hanno meno soldi in tasca e minori possibilità di
trovare un lavoro.
Cari amici, la
corruzione è un cancro che “mangia” e impoverisce vergognosamente le nostre
famiglie, con costi diretti ed indiretti che, in particolare, tolgono
ulteriormente ai giovani la possibilità di realizzarsi nel mondo del lavoro. È il
deciso intervento pubblico l’unica via possibile: ovvero quello di prendere
iniziative forti per contrastarla seriamente, riducendo in questo modo il peso
dell’illegalità. Lo si può fare partendo da una piena trasparenza delle Istituzioni, eliminando
in primis quella opacità che fa prosperare le lobby, nell’assenza di una precisa
regolamentazione.
Ma all’indispensabile
intervento dello Stato deve corrispondere anche la consapevolezza di ogni
cittadino, di ogni famiglia: la corruzione potrà essere debellata solo se tutti
si attiveranno adottando la stessa linea, pretendendo trasparenza, sia dalle
strutture pubbliche che da quelle private, utilizzando tutti gli strumenti utili
per debellare quel cancro che corrode l’intera nazione: la corruzione!
A domani.
Mario
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