Oristano
7 Ottobre 2017
Cari amici,
Il recente “Piano Minniti” sui migranti ha fatto un gran botto: da un lato ha spiazzato la stessa sinistra e, come poteva prevedersi, fatto ribollire non poco quella grande schiera di italiani che già
debbono combattere faticosamente, giorno dopo giorno, per cucire un 27 con l’altro.
Ecco cosa prevede in sintesi questo piano, sicuramente rivoluzionario di questi tempi. In
sostanza chi, emigrato, sottoscrive il piano è tenuto: ad imparare l'italiano,
condividere i valori della Costituzione italiana, rispettare le leggi,
partecipare alla vita economica, sociale e politica del nostro Paese, ma, in contropartita,
prevede anche di ricevere dallo Stato, in concessione, l’abitazione e un lavoro.
Come era prevedibile,
già poche ore dopo il lancio del Piano
nazionale d'Integrazione (al momento riguarda circa 75 mila rifugiati e
aventi diritto alla Protezione sussidiaria) sono fioccate nel Web, in particolare dai social, le
prime violente critiche: «Ma come, lavoro e casa per gli immigrati e a
noi italiani niente?». Queste le litanie meno feroci, contro il previsto
diritto alla casa riservato agli stranieri che vivono in Italia. Alla reazione
negativa del Web si è aggiunta la critica anche di una certa sinistra, che ha
dipinto Minniti come uomo di destra, dai principi autoritari.
È in questo clima rovente che Minniti ha licenziato il suo piano d'Integrazione riguardante 74.853 beneficiari della protezione internazionale, concepito in modo da poter prevenire e contrastare le discriminazioni.
È in questo clima rovente che Minniti ha licenziato il suo piano d'Integrazione riguardante 74.853 beneficiari della protezione internazionale, concepito in modo da poter prevenire e contrastare le discriminazioni.
Il piano, oltre
la necessaria conoscenza dell’italiano e il rispetto della carta costituzionale, il
riconoscimento della laicità dello Stato e il rispetto della donna (cosa ancora
poco praticata nei Paesi musulmani), prevede anche il diritto al
ricongiungimento familiare. Da parte di chi accoglie, invece (ovvero da parte
di noi italiani) l’obbligo è quello di assicurare ai rifugiati uguaglianza e
pari dignità, libertà di religione, accesso a istruzione e formazione, alloggio
e sistema sanitario. Tutto questo attraverso un approccio che, come dice il
piano, «prevede un’azione sistematica multi-livello alla quale contribuiscono
Regioni, enti locali e terzo settore, tutti chiamati a sviluppare un’azione
coordinata che consenta, attraverso politiche orientate a valorizzare le
specificità, il pieno inserimento degli stranieri nelle comunità di
accoglienza».
Perché tutto questo
avvenga è stabilito che la «strategia di integrazione» deve essere «sostenibile» e «questo è
possibile solo se la presenza degli stranieri è equamente distribuita sul
territorio nazionale». Il piano riguarda, oltre ai titolari dei permessi di
soggiorno, anche le 196.285 persone del sistema di accoglienza nazionale, la
maggior parte richiedenti asilo e 18.486 minori stranieri non accompagnati.
Quanto ai finanziamenti, spiega il Viminale, «derivano prevalentemente dai
Fondi europei 2014/2020 («Fondo Asilo Migrazione e Integrazione - FAMI, Fondo Sociale
Europeo - FSE, Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale - FESR), cui vanno ad
aggiungersi le risorse nazionali che finanziano le attività degli enti
territoriali». Finora è stato stanziato complessivamente oltre mezzo miliardo.
E altri 100 milioni sono stati promessi dall’Unione europea.
Questa proposta di
integrazione è anche un messaggio forte,
nelle ore in cui dentro il Governo e la maggioranza c'è uno scontro se far
votare dal Parlamento la proposta di legge sullo Ius soli, ovvero sul diritto alla cittadinanza italiana per gli i figli di
immigrati che nascono in Italia.
Indubbiamente, in un momento nel quale molte forze politiche si battono per andare quanto prima ad elezioni, questi due problemi legati alla massiccia immigrazione condizioneranno senza dubbio il voto. Oltre lo Ius soli (molte forze politiche lo osteggiano non poco) ora anche lo "scandaloso” (per alcuni) percorso per l'accesso agli alloggi e alle residenze in preparazione per gli immigrati, sono due problemi diventati una specie di “nervo scoperto” che crea allarme sociale, e, anche da parte di una certa sinistra, sono arrivati segnali di insofferenza nei confronti di queste politiche di solidarietà.
Indubbiamente, in un momento nel quale molte forze politiche si battono per andare quanto prima ad elezioni, questi due problemi legati alla massiccia immigrazione condizioneranno senza dubbio il voto. Oltre lo Ius soli (molte forze politiche lo osteggiano non poco) ora anche lo "scandaloso” (per alcuni) percorso per l'accesso agli alloggi e alle residenze in preparazione per gli immigrati, sono due problemi diventati una specie di “nervo scoperto” che crea allarme sociale, e, anche da parte di una certa sinistra, sono arrivati segnali di insofferenza nei confronti di queste politiche di solidarietà.
Cari amici, il problema
non è di poco conto. Anche chi è stato sempre favorevole all’accoglienza, chi
non ha mai covato dentro di se idee razziste, di fronte ad una immigrazione
esagerata, di fronte a qualcosa che può a ragione essere considerato un “esodo
biblico”, non può che esternare timore e preoccupazione. L’Africa in
particolare si sta svuotando: come sarà possibile continuare di questo passo se
la gran parte dei Paesi che compongono la Comunità Europea non si mette d’accordo
su regole precise di accoglienza e inserimento nel proprio territorio? Senza
regole comuni, senza un condiviso “gioco di squadra”, portato avanti dall’intera Europa,
il problema sarà sempre più ingestibile e potrà portare a situazioni di
intolleranza estreme.
Credo che l’Italia da
sola, nonostante la buona volontà, potrà fare ben poco.
A domani.
Mario
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