Oristano
18 Ottobre 2017
Cari amici,
La Banca Centrale
Europea, nel varare le linee guida sulla gestione dei crediti deteriorati (rese
note ai primi di Ottobre ed in pubblica consultazione fino all’8 Dicembre), ha
stabilito che dal prossimo Gennaio, sarà operativa una nuova stretta sugli accantonamenti
prudenziali relativi ai prestiti in sofferenza. Agli Istituti di Credito della
zona euro è stato chiesto di portare al 100% gli accantonamenti sui crediti deteriorati di nuova
classificazione. Nello specifico, come spiega la nota diramata da Francoforte, “ci
si aspetta che le banche coprano integralmente la quota non garantita dei nuovi
NPL (Non Performing Loans, cioè i crediti deteriorati, ndr) al più tardi dopo
due anni e la quota garantita dopo un massimo di sette anni”.
Un pericoloso nuovo campanello
d’allarme, suona dunque per le banche europee, in particolare per quelle
sovraccariche di sofferenze. Quelle italiane in “pericolo” non sono poche, se
consideriamo che debbono smaltire crediti deteriorati per circa 240 miliardi di
euro. Sono in molti a dichiarare che diverse banche saranno costrette al
collasso dalla norma europea, e alcune di esse finiranno anche per saltare in
aria. La nuova normativa, considerati i tempi ristretti, rischia pertanto di
avere effetti contrari a quelli che invece si propone.
Molte delle nostre
aziende bancarie, già fortemente impegnate a rimettere in sesto i propri
bilanci, è difficile che in un tempo così breve riescano a trovare le risorse
necessarie per far fronte alla cancellazione dei crediti, e continuare anche a finanziare
l’economia, in particolare quella relativa alle piccole e medie imprese. Il
Presidente dell’Associazione bancaria italiana Patuelli, per spiegare quanto
deciso dalla BCE a Francoforte sulle banche, ha detto: “La tempistica della BCE sugli
NPL è da rivoluzione, da sala della Pallacorda…”. Una battuta,
certamente, ma che serve a far riflettere, in particolare sulle conseguenze che
a cascata si riverseranno sul nostro sistema bancario.
Uno degli obiettivi
della nuova norma varata dalla BCE è quello di avere un sistema bancario
europeo più “pulito” e anche più ridotto. Oggi in Europa ci sono ancora più di
5 mila istituti bancari, che sono considerati in eccesso. Bisogna puntare ad
avere sul mercato banche più grandi e più solide, con dentro zero NPL. Le
critiche alla strategia della BCE ovviamente non mancano. Quelle principali
sono due: la prima riguarda i tempi, che appaiono un po’ poi’ troppo
accelerati, tali da non consentire alle banche interessate una gestione non
traumatica del problema. La seconda riguarda il fatto che gli Stati ormai non possono
contribuire a ‘coprire’ i buchi, per cui tutto rischia di ricadere sulle spalle
dei risparmiatori e degli azionisti delle aziende bancarie.
Il contestato “Giro di
vite” effettuato dalla Bce sulle banche europee è stato messo a punto
dall’organo interno di vigilanza, presieduto da Danièle Nouy, che ha evidenziato,
nelle linee guida predisposte, di voler rafforzare i criteri con cui sono
coperti i crediti deteriorati, alzando proprio queste coperture al 100% dopo 2
anni di vintage – ossia il tempo trascorso da quando un credito entra tra i
deteriorati – in caso di crediti non garantiti (unsecured) e dopo 7 anni se
sono invece garantiti (secured). Le banche della zona euro, dice Nouy, hanno
più di 1.000 miliardi di NPL che sono una zavorra per i bilanci e frenano
l’erogazione del credito. In conclusione, ha detto, “Ora che la situazione economica
è molto migliorata dobbiamo vedere un progresso molto significativo nel caso
degli NPL”.
Cari amici, come in
realtà è sempre avvenuto, si passa da un estremo ad un altro: dal nulla (nessun
controllo) al tutto (controllo totale). Per quanto riguarda i problemi di casa
nostra, per le banche italiane quella prevista dalla BCE non sarà una mossa
indolore. La vera soluzione attualmente possibile è quella che conosciamo a
memoria: quella (evitando quindi la grana delle coperture al 100%), della
CESSIONE degli NPL. Ma i problemi sono noti. A chi cedere? A che prezzo? E, in che modo?
Significherebbe aprire un’altra piaga, quella delle valutazioni degli NPL,
iscritti a bilancio a prezzi realistici di cessione, grana che è stata
rimandata utilizzando parametri molto politici e poco concreti.
Ora dunque per il
sistema bancario italiano ricominciano i guai; dopo aver lottato con forza contro
la crisi, riuscendo a ricapitalizzarsi con oneri pesantissimi (vedi ad esempio
Unicredit, MPS o Carige per citarne alcune), le nostre banche si ritrovano a
dover fare i conti con la nuova triste realtà. Sicuramente anche la Banca d'Italia non è stata sufficientemente presente e il prossimo, imminente rinnovo del Direttorio e del Governatore potrebbe subire scossoni, con cambio della guardia.
Conforta solo il comportamento di Draghi in ambito di QE. La mazzata in arrivo sulle banche italiane, potrà trovare una boccata d’ossigeno solo dall’aiuto che Draghi ci regala a livello di “sistema Paese”. Una pillola che però avrà effetti abbastanza limitati.
Conforta solo il comportamento di Draghi in ambito di QE. La mazzata in arrivo sulle banche italiane, potrà trovare una boccata d’ossigeno solo dall’aiuto che Draghi ci regala a livello di “sistema Paese”. Una pillola che però avrà effetti abbastanza limitati.
Amici, la preoccupazione
è forte: ce la farà il sistema bancario italiano e quello delle imprese a
superare il nuovo tsunami? Tutto se lo augurano, perché la speranza è sempre l’ultima
a morire…
A domani.
Mario
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