Oristano
21 Ottobre 2017
Cari amici,
La carne più a buon
mercato, ovunque la si vada a comprare, è quella di pollo. Non certo il buon pollo di una volta, che può a ragione considerarsi una specie ormai scomparsa!
Tanti ormai gli
allevamenti intensivi sparsi in tutta la penisola e nelle isole, se pensiamo che in
Italia si macellano circa mezzo miliardo di polli ogni anno. E questo vale
anche per le uova: mentre cinquant’anni fa ogni italiano mangiava circa 120
uova, oggi, il consumo pro-capite ha raggiunto le 220 unità, di cui 142
consumate fresche e le restanti sotto forma di pasta, dolci ed altre preparazioni
alimentari. Il consumatore, però, è giusto che sappia come funziona questa intensa filiera avicola, che per raggiungere i prezzi competitivi praticati, alleva questi animali come in un lager. Curiosità che ora cerco di riepilogare brevemente.
L'esistenza di questi moderni allevamenti-lager è portata alla conoscenza del consumatore solo quando scoppia un’epidemia, oppure quando avvengono contaminazioni sulle uova, come
abbiamo letto di recente sui giornali. Eppure l’opinione pubblica, se fosse più attenta, sarebbe stata già a conoscenza di certe nefandezze che con disinvolura da tempo vengono portate avanti negli allevamenti avicoli in molte parti d'Italia. In questo caso penso che anche ad
un affamato passerebbe la voglia anche solo di assaggiare di queste carni o di queste
uova, prodotte in maniera così rivoltante.
Enrico Moriconi,
veterinario dell’Asl di Torino e garante dei diritti animali per la Regione
Piemonte, di recente ha avuto modo di dichiarare: “Negli ultimi decenni questi
animali sono stati sottoposti a una spinta sempre più drastica verso la
sovrapproduzione per soddisfare sia la crescente domanda, sia la richiesta di
prezzi sempre più bassi; ma anche le regole della grande distribuzione, che
riduce sempre di più gli introiti dei produttori. Il produttore, molto spesso,
non è proprietario dei polli che alleva, che appartengono invece alle aziende
che smerciano il prodotto. Dunque non può vendere direttamente ed è costretto a
seguire ritmi imposti da chi lo paga”.
Tutto questo ha portato
a situazioni al limite del grottesco. L'associazione "Essere Animali"
ha diffuso un'indagine realizzata all'interno di allevamenti intensivi che
riforniscono i principali produttori italiani di carne di pollo. Il video
(visibile su essereanimali.org) ha evidenziato capannoni sovraffollati di
animali, molti dei quali feriti o estremamente deboli. Con telecamere nascoste
l'associazione ha filmato ripetuti maltrattamenti compiuti dagli operatori, che
prendono i polli a calci e li gettano brutalmente nelle gabbie verso il
macello. Insomma più che allevamenti dei veri lager, dove gli animali vengono presi
a calci, lanciati per aria, lasciati morire di inedia e malattie dopo una lunga
agonia.
Gli attivisti dell’associazione
hanno filmato capannoni con all'interno anche 30 mila polli; una distesa infinita
di animali stipati, a cui è negata la possibilità di accedere ad uno spazio
esterno. E tutto questo è purtroppo consentito dalla legge: il D.lgs. n.181 del
2010, che permette di concentrare anche 20 polli per metro quadrato".
Circa il ciclo completo, quello che va dal pulcino al pollo da macellare, l’associazione
ha appurato cose ancora più vergognose.
"I pulcini
giungono all'allevamento quando hanno appena poche ore di vita - racconta un
responsabile di Essere Animali -.
Ogni giorno che passa lo spazio a loro disposizione diminuisce. L'industria,
oltre a sottoporre questi animali a cicli di luce artificiale, così da indurli
a mangiare maggiormente, li ha selezionati negli anni sino ad ottenere polli in
grado di ingrassare 4 volte più velocemente rispetto al 1950. Ossa, cuore e
polmoni non reggono il rapido sviluppo della muscolatura, provocando loro
malattie respiratorie e cardiovascolari, difficoltà nei movimenti e
indebolimento delle difese immunitarie. Condizioni queste che rendono
necessaria la somministrazione agli animali di farmaci e antibiotici, con
conseguenze anche per la salute umana".
"L'industria si
difende dicendo che il loro utilizzo è già notevolmente ridotto rispetto al
passato, ma l'Italia rimane il secondo paese europeo per uso di antibiotici in
zootecnia - scrive ancora la ONG -. In ogni allevamento abbiamo visto animali
sofferenti, incapaci di muoversi a causa del loro eccessivo peso. Muoiono di
fame o sete perché non riescono a raggiungere le mangiatoie, agonizzando per
giorni sui loro escrementi, essendo la lettiera cambiata solo a fine
ciclo". Il video mostra anche numerosi comportamenti violenti da parte
degli operatori. Gli animali sono presi a calci, lanciati in aria, afferrati in
modo brutale per le zampe al momento del carico verso il macello e scaraventati
violentemente nelle casse di trasporto".
Cari amici, questo “Viaggio
dell'orrore” nel mondo degli allevamenti intensivi di polli in Italia, seppure vissuto da me in modo “virtuale”, mi ha impressionato non poco; il bello è che, nonostante una
direttiva del Consiglio dell'Unione Europea vieti, a partire dal Gennaio 2012, le gabbie
di batteria, certe nefandezze continuano senza timore.
Negli allevamenti intensivi gli
animali destinati alla macellazione continuano a vivere nei lager prima menzionati e le loro
condizioni di vita restano davvero pessime, cosa che contribuisce alla diffusione
di malattie e forme di autolesionismo, come ha testimoniato un'indagine di
Animal Equality.
Credo che il
consumatore finale non dovrebbe restare passivo a guardare, ma opporsi e combattere quest’orrore! Potrebbe farlo rifiutandosi di
comprare questa carne frutto di così brutale violenza. Per spezzare l’anello
marcio della catena è il consumatore ad avere il coltello dalla parte del
manico; coltello che non solo dovrebbe essere impugnato ma affondato con forza, per stroncare questo
commercio davvero marcio. ne va anche della sua salute. È tempo che le galline tornino a fare le galline, non
le cavie da lager, e il consumatore ad alimentarsi con prodotti genuini.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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