Oristano
20 Aprile 2017
Cari amici,
Nel mio recente post
del 14 Marzo scorso (per chi vuole andare a leggerlo ecco il link: http://amicomario.blogspot.it/2017/03/il-dna-degli-antichi-sardi-e-ancora.html)
ho evidenziato che in Sardegna (e nell’Ogliastra in particolare) si è
conservato integro il DNA dei nostri antichissimi abitatori, ovvero dei pre-nuragici.
Sicuramente ciò è dovuto all’insularità ed al conseguente isolamento, ma sta di
fatto che non è avvenuta quella contaminazione
che ha riguardato, invece, molte altre realtà. Altre recenti scoperte hanno
ulteriormente confermato questa nostra 'capacità di conservazione' tutta sarda. Ad Urzulei,
per esempio, è stata prima appurata e poi iniziata a studiare la particolare esistenza di un bovino minuscolo, ben diverso da quelli oggi presenti; in una micro mandria davvero speciale, che pascola nell'impervia zona di Gorroppu, si è incredibilmente conservato incontaminato un DNA millenario.
Come scrive Simone Loi
sull’Unione Sarda del 22 Marzo, a gestire questa mandria in miniatura è Piermario
Serra, 31 anni, allevatore di Urzulei, che si prende cura dei minuscoli bovini
per sola passione, in quanto questi animali sono oggi considerati, come ben si comprende, poco
produttivi. Di piccola pezzatura, anche se molto resistenti, per nulla docili,
sono animali adatti alla vita dura del Supramonte. Le piccole mucche di Gorroppu, però,
custodiscono un grande segreto: un patrimonio genetico unico, immutato dalla
notte dei tempi. Questo straordinario segreto è stato svelato dagli esperti di
zootecnica dell'Università di Sassari. Lo studio ha rivelato che queste piccole mucche possono essere considerate le
uniche eredi del bue originario,
quello che finora abbiamo potuto solo immaginare, guardando le immagini
rupestri scolpite dai nostri antenati.
È stato il professor
Nicola Macciotta, professore associato di zootecnica generale e miglioramento
genetico al dipartimento di Agraria dell'Università di Sassari a curare il
progetto di ricerca dell’antico DNA di questi animali, unitamente all’equipe
degli esperti di zootecnia dell’Università. Essi hanno operato in zone
particolarmente impervie, arrivando con fatica fino ai confini di Genna Silana, ripagati però
dalla strabiliante scoperta.
Parlando con Piermario Serra, il loro pastore, hanno essi hanno potuto prendere atto che oggi la loro produttività non è certo eccellente. «Non servono a nulla – ha detto Serra - dal punto di vista economico, nessuno è interessato a vacche che arrivano a pesare appena 95 chili. Le ho tenute perché le ho sempre conosciute da mio padre e mi dispiaceva abbandonarle».
Parlando con Piermario Serra, il loro pastore, hanno essi hanno potuto prendere atto che oggi la loro produttività non è certo eccellente. «Non servono a nulla – ha detto Serra - dal punto di vista economico, nessuno è interessato a vacche che arrivano a pesare appena 95 chili. Le ho tenute perché le ho sempre conosciute da mio padre e mi dispiaceva abbandonarle».
Serra ha ereditato la
professione di pastore dal padre: è insomma figlio d'arte. Attento alla gestione
economica dell’azienda, segue due mandrie: quella principale, composta da mucche
da carne, che vengono tenute al pascolo a Marghine, mentre nell’impervia zona di Gorroppu,
praticamente per sola passione, per diporto, Egli segue le curiose vacchette nuragiche. «Le
altre mucche, quelle che rendono, a Gorroppu non ci possono stare - ammette
Serra
– sarebbe stato più saggio abbandonarle, perché non riesci a farci nulla, ma
per rispetto per mio padre ho deciso di tenerle. Prima avevamo solo queste».
Dalle analisi genomiche
fatte dall’equipe del professor Macciotta è emerso che tra tutti i campioni
analizzati c’era un gruppo molto distante geneticamente rispetto agli altri: era
quello della mandria di Gorroppu. «Vivono in un posto inaccessibile – ha
spiegato Macciotta - ci deve essere un importante ruolo ambientale ma nel contempo una
forte componente genetica dovuta all'isolamento». Una delle ipotesi più verosimili è
che questi animali, così diversi dagli altri, siano proprio gli eredi del bovino ancestrale,
quello originario. «Il prossimo passo è confrontare il DNA delle vacche con i reperti
fossili», ha aggiunto il professore.
Ora Piermario Serra, attento anche all'economia, spera
che le sue piccole vacche possano essere acquistate a scopo di studio: sarebbe
un modo per tutelarle ed evitare che si estinguano; la piccola mandria è composta da 20 bovini adulti:
con i vitellini si arriva a 35. Senza interventi di questo tipo l'estinzione appare
dietro l'angolo, e la speranza potrebbe arrivare solo da un serio progetto di
tutela portato avanti dalla Regione.
Si, in effetti qualcosa sembra davvero muoversi. A Urzulei si lavora per far nascere un centro per la conservazione delle specie identitarie domestiche: bovini, pecore e api autoctone davvero speciali, in quanto in possesso di un DNA millenario. Un progetto quello avviato certamente valido, che confermerà, se mai cene fosse ancora bisogno, la straordinaria ricchezza della Sardegna, seppur maturata in un contesto non certo facile, per lo stato di perenne isolamento.
Si, in effetti qualcosa sembra davvero muoversi. A Urzulei si lavora per far nascere un centro per la conservazione delle specie identitarie domestiche: bovini, pecore e api autoctone davvero speciali, in quanto in possesso di un DNA millenario. Un progetto quello avviato certamente valido, che confermerà, se mai cene fosse ancora bisogno, la straordinaria ricchezza della Sardegna, seppur maturata in un contesto non certo facile, per lo stato di perenne isolamento.
Cari amici, da sardo
sono fortemente orgoglioso dell’unicità della mia e nostra Sardegna: Lo studio universitario
che ha riguardato la curiosa piccola mandria di Gorroppu, erede di quel primigenio bue
nuragico, ha confermato che esso è riuscito a non estingursi: i suoi eredi sono ancora presenti, esistono ancora,
e se vogliamo vivranno ancora in futuro! Le piccole mucche di Gorroppu, ne sono certo, hanno zampe forti per
continuare a correre nel tempo, per attraversare anche il Terzo Millennio e andare anche oltre...
A domani, amici miei.
Mario Virdis
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