Oristano
2 Aprile 2017
Cari amici, le radici
sono l’essenza stessa della nostra esistenza; senza di esse saremo privati
della sua linfa vitale: come l’albero che, privato delle sue radici, muore! È
proprio il suo apparato radicale ad alimentare la sua esistenza, estraendo le
sostanze nutritive dalla terra, dea madre di tutti i viventi; in questo modo l’albero
cresce, diventa grande, produrrà fiori e frutti e da questi il seme, veicolo
attraverso il quale si riprodurrà di generazione in generazione. Anche l’uomo,
segue la stessa strada: se privato delle proprie radici, presto appassisce e interiormente
muore.
Non vi sembri questa
mia introduzione troppo aulica, retorica, in quanto molto verosimile: l’uomo ha
necessità di rapportarsi con il suo passato, con quello dei suoi avi e della
sua Comunità, che costituiscono le sue origini e quindi le sue radici: un
legame affettivo forte che lo terrà vincolato per sempre. Si, anche quando per
mille ragioni ha dovuto lasciare la terra natia, quando se ne è allontanato,
cosa quasi mai fatta di proposito ma per ragioni profonde come quella della sua
realizzazione nel lavoro o per altre necessità della vita, tenderà sempre a
tornare. Anche dopo una lontananza durata anni, sentire forte il richiamo che lo
attrarrà, e, magari in età senile, vorrà tornare a respirare l’aria del
passato, vorrà rientrare in quel “grembo materno” che lo ha accolto agli inizi della
sua esistenza.
È con vera emozione che
Venerdì 31 Marzo non sono voluto mancare a Bauladu alla presentazione
dell’interessante libro del caro amico Prof. Raimondo Zucca sulla storia della
“mia Comunità bauladese”; storia che ripercorre, partendo dall’antico periodo
nuragico, la lunga realtà abitativa di questa Comunità. L’opera, dal titolo “Da Vadum Latum a Bauladu”, è frutto
della lungimiranza culturale dell’Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco
Davide Corriga, che, unita all’orgoglio di appartenenza alla comunità bauladese
del prof. Raimondo (Momo) Zucca (la cui famiglia da generazioni appartiene a
questa comunità), ha consentito di dare alle stampe uno strumento eccellente di
conoscenza di questo territorio, utile non solo ai bauladesi ma a tutti gli amanti
della cultura sarda.
Nella grande aula del Centro
Civico Culturale gremita di pubblico erano presenti, oltre al Sindaco Davide
Corriga, l’autore Prof. Zucca e l’Editore Carlo Delfino, oltre ai numerosi
partecipanti a vario titolo alla realizzazione dell’opera ed ai Media. Dopo i
saluti del Sindaco e dell’Editore, la parola è passata all’autore del libro,
che, prima di iniziare a fare un sunto del suo lavoro, ha con evidente grande
commozione ricordato ai numerosi presenti, in particolare giovani, il suo “orgoglio di bauladese”, felice e convinto
della sua appartenenza ad una Comunità che Egli aveva sempre amato pur non
essendovi nato; Comunità di cui si era sempre sentito parte. Ha voluto ricordare
le generazioni precedenti: oltre quella del padre quella del nonno e dei
bisnonni, menzionando la grande casa degli avi, ubicata nella piazza principale
proprio di fronte alla Chiesa Parrocchiale, abitazione dove da fanciullo si
recava ogni settimana col padre, già dimorante in Oristano, a far visita ai
nonni.
L’erudito professore dopo
aver evidenziato con le parole ed i gesti la felicità di questa sua
appartenenza, ha poi iniziato a parlare delle metodiche della sua ricerca,
partendo dai periodi abitativi più antichi. Bauladu, ha detto, si collocava
proprio in un punto centrale e particolare dell’Isola: di incrocio tra pianura
e montagna, luogo di confine, che nel passato presupponeva anche incontri e
scontri di diversa natura, che maturavano da rivalità sorte tra i diversi
componenti le varie comunità. La pianura per mille ragioni è ben diversa dalla
montagna: in tutti i sensi, anche sotto l’aspetto offensivo e difensivo. La
sala ascoltava la sua appassionata relazione in grande silenzio, fortemente
interessata: lo avrebbe ascoltato per ore, anche se il tempo per il prof. Zucca
risulta sempre un tiranno implacabile!
Ha parlato ancora di
Nuraghi e di guerrieri, di insediamenti punici e romani, di appartenenza di
Bauladu al Giudicato d’Arborea e delle numerose dominazioni che nei tempi cambiavano,
passavano di mano, ma ribadendo sempre che Bauladu in passato aveva
orgogliosamente avuto un’importanza di non poco conto, rispetto agli altri
centri del circondario. Il tempo, davvero tiranno, lo ha costretto alla
sintesi, ma alla fine il pubblico lo ha lungamente applaudito: sicuramente non
solo per le sue grandi capacità di storico, di archeologo e di scrittore di
vaglia, ma anche per il suo dichiarato orgoglio di appartenenza, di vero e
proprio figlio di quella Bauladu che Egli ha sempre considerato il suo suolo di
appartenenza, il suo “grembo materno”.
Io, in prima fila, l’ho
osservato a lungo e ascoltato in silenzio; intravedevo, mentre parlava, una certa
vena di commozione che non riusciva a reprimere, cercando in qualche modo, per
pudore, di nasconderla; mascherava tutto questo sorseggiando dell’acqua per
schiarirsi la gola, ma l’emozione, dagli occhi che brillavano, traspariva
comunque senza ombra di dubbio. Sotto certi aspetti, pensavo, che il suo amore
per Bauladu era molto simile al mio: un orgoglio di appartenenza che ci dava la
gioia della condivisione, che ci dava la forza di dire ai giovani di oggi di
amare profondamente le loro radici, senza mai disconoscerle, anche quando
saranno costretti ad allontanarsene.
Cari amici, leggerò con
piacere, curiosità e grande attenzione, questo interessante libro, perché sono
certo che chiarirà ancora meglio la storia di questo antico centro a cui ho
l’onore di appartenere. Un sincero grazie al Sindaco Davide Corriga per il
gradito invito ricevuto, che ho accettato con grande piacere; ora, in chiusura
di questo post, Gli rivolgo anche, da
bauladese a bauladese, un sincero e caldo invito: “Caro Davide, perché non porti in
Consiglio Comunale la proposta di attribuire al grande professor Momo Zucca
la
cittadinanza onoraria di Bauladu?”.
Credo che faresti
felice l’intera Tua Comunità!
Grazie amici, a domani.
Mario
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