Fordongianus: Terme romane
Oristano 1 Aprile 2017
Cari amici,
la mia prima riflessione di Aprile è dedicata al termalismo, ovvero al beneficio che le acque termali apportano al nostro organismo. La storia di questo mezzo terapeutico ha radici antiche. L'acqua del resto, lo sappiamo bene, è la parte
più importante del nostro corpo (in un adulto l’acqua è circa il 60% del suo
peso), ma non solo: l’acqua rappresenta la vita, e ad essa, da sempre, è stato
attribuito un alto valore culturale e sociale. Il rapporto dell'uomo con
l'acqua è quasi simbiotico, in quanto tutto dipende da questo elemento: vita e
benessere. Alle fonti fin dagli albori dell’esistenza l’uomo ha attribuito
importanza divina: trasformando l'acqua in divinità, costruendo nelle vicinanze delle fonti
villaggi, insediamenti e luoghi di soggiorno e cura, alla costante ricerca del
benessere, non solo fisico ma anche psichico e spirituale.
Nella cultura greca
antica fu Ippocrate, medico,
geografo e studioso delle malattie, a proporre i rimedi per curarle, tra cui l'acqua; per questo è da sempre considerato
il padre della medicina. Ancora oggi i giovani medici, dopo la laurea, prestano
prima di iniziare la professione il così detto “giuramento
di Ippocrate”. Con i suoi studi l’antico medico greco rivoluzionò il concetto
di medicina, riassumendo e integrando le conoscenze mediche e gli interventi
praticati per curare le malattie, dalle scuole di medicina precedenti, riunendole in una
corposa raccolta che prese il nome di “Corpus Hippocraticum”, testo che può essere
considerato il primo trattato di medicina della storia. In questo libro
Ippocrate dedica ampie parti allo studio delle acque in modo altamente
scientifico non molto dissimile dalle metodiche attuali.
Nella cultura dell’antica
Roma il fenomeno termale conobbe uno straordinario sviluppo. Il bagno termale
non aveva solo un semplice significato igienico, ma esso era considerato un
vero e proprio ‘rito sociale’ in quanto praticato collettivamente con scambi
culturali e relazionali di prim’ordine.
Nell’era repubblicana i bagni erano abbastanza spartani: si effettuavano
all'aperto ed in acqua fredda, ma ben presto molte case romane adibirono una
stanza destinata al bagno, dapprima solo freddo, ma in seguito anche riscaldato
e sempre più ricco di locali ampi e lussuosi, adibiti poi anche ad usi complementari (come
sauna, massaggio, relax, etc.). In seguito gli stabilimenti termali pubblici da
piccoli e semplici diventarono ampi e maestosi; durante l'impero sorsero i
grandiosi edifici termali, i cui resti ancora oggi possiamo ammirare e che rappresentarono,
per l'epoca, una vera e propria istituzione sociale.
Le terme diventarono in
poco tempo un costante luogo di ritrovo aperto a tutti: i romani le
frequentavano si può dire quotidianamente ed indipendentemente dal ceto
sociale. Anche le donne erano ammesse alle terme pubbliche (all'incirca nel 31
a.C.), però in locali a loro riservati oppure in orari diversi da quelli degli
uomini. I medici di Roma riconobbero validità terapeutica a molte acque:
Plinio, Galeno e Celso studiarono e classificarono le acque in base alle loro
qualità, stabilendo un rapporto tra le caratteristiche chimico-fisiche e l’azione
curativa svolta. Nel Medio Evo, invece, l'uso del bagno pubblico termale fu
lentamente abbandonato, cadendo in disuso: l’importante pratica igienico-sanitaria
perse in particolare il suo antico valore sociale, relegando l'idrologia a
semplice pratica terapeutica.
Nel Rinascimento il
culto delle acque termali benefiche riprese: ad esse si interessarono i più
dotti e geniali medici dell'epoca: Bacci, Falloppio e Mercuriale. Questo cambio
di rotta fece sorgere nuovi stabilimenti, altri vennero ampliati e abbelliti
nelle diverse stazioni termali esistenti, ben frequentate da personaggi
illustri dell’epoca: da Federico II a Petrarca, fino ad arrivare a Bonifacio
VIII: tutti guariti o più o meno "beneficati" dalle bontà di queste
acque. Le conoscenze ed i metodi di utilizzo delle acque, però, non
progrediscono sostanzialmente più di tanto, rispetto al Medio Evo, e le buone
acque termali rimasero sempre, secondo la teoria umorale, "un mezzo per allontanare
dall'organismo umori guasti ed alterati e veleni responsabili delle
malattie".
Lo sviluppo scientifico
di questo potente mezzo terapeutico iniziò a partire dal XVIII secolo. Con il
progredire della chimica moderna, che rese possibili le prime indagini sulla
composizione delle acque minerali, iniziò la vera ‘svolta’ scientifica
dell'idrologia. Nell'800, con l'ulteriore avanzamento dello studio delle
scienze chimiche, fisiche e biologiche, l'acqua minerale inizia ad essere
considerata un vero e proprio farmaco. Una grandissima quantità di studi e
l'attività di illustri cultori del termalismo diedero un supporto scientifico
alle terapie fino ad allora praticate, né ampliarono i campi di intervento e le
metodiche di applicazione.
Terme di Sardara
In questo modo le
stazioni termali ripresero ad essere dei luoghi non di semplice cura ma anche
di ricreazione e svago, ripristinando in effetti uno stile molto simile agli
antichi luoghi di salute e benessere in auge nell’aureo periodo romano, che comprendeva,
oltre le cure per la salute del corpo, anche un benefico arricchimento
culturale e sociale; le stazioni termali diventarono dei punti d’incontro
importanti: occasione, oltre che di cura e riposo, di nuove relazioni sociali e
d’affari, luoghi d’incontro anche per riservate trattative politiche discrete.
Tra l'800 ed il '900, il fenomeno del termalismo è ancora in gran parte appannaggio
delle élite: quelle economiche, politiche e culturali del Paese, che vanno alle
terme a "passare le acque", a ritemprarsi ed incontrarsi;
progressivamente, però, il fenomeno si estenderà alle classi medie. E arriviamo
ai nostri giorni.
Oggi la medicina termale è una scienza che
utilizza, al pari di ogni altra disciplina medica, i presidi diagnostici e
terapeutici resi disponibili dal progresso tecnologico e dalle nuove conoscenze e che
promuove e sviluppa la ricerca scientifica. Questo approccio rigoroso è dettato
dalla volontà e dalla necessità di sfruttare appieno le proprietà terapeutiche
del nostro grande patrimonio idrominerale. Importanti stazioni termali sono
presenti in tutta la penisola, e la nostra Sardegna può vantare anch’essa
stabilimenti termali di prim’ordine con ottime acque curative, come a
Fordongianus, Sardara, Tempio, Casteldoria, etc. Un settore che certamente
meriterebbe, nella nostra isola, maggiore utilizzo e considerazione.
In conclusione credo di poter affermare che oggi la stazione termale è da considerarsi un presidio
medico a tutti gli effetti e che, come detto prima, esso dimostra un’alta
efficacia terapeutica. Ricordo ancora però, che, visto in un'ottica scientifica,
la gran parte dell'efficacia delle acque è legata all'ambiente termale globale, nel quale tutto concorre a favorire
il ristabilirsi del nostro stato psicofisico: dalla posizione amena dei luoghi all’ospitalità
ricevuta, non ultima la positiva socializzazione con i compagni di viaggio. L’Italia vanta eccellenti luoghi ricchi di acque
termali: dalle acque solfate a quelle sulfuree, da quelle cloruro-sodiche a quelle
radioattive, dalle salso-bromo-iodiche a quelle bicarbonate. Credo che una maggiore frequentazione gioverebbe alquanto!
Cari amici, il
soggiorno in una stazione termale serve a rilassare corpo e spirito, in
sinergia con le terapie che il medico ha consigliato. Curarsi e rilassarsi in
una stazione termale è come tornare indietro nel tempo, un tornare agli antichi
rimedi del passato, alla medicina saggia e antica, dove non contava solo il
farmaco ma lo stare insieme agli altri, in pace e armonia. Torniamo, dunque,
almeno idealmente a “su connotu”, viviamo il soggiorno termale in pace e
armonia, dove lo stare insieme agli altri in modo meno stressato, meno egoisti, ma
aperti e disponibili al dialogo, ci faccia sentire ancora di più parte integrante di una
Comunità, non semplici individui bisognosi di cure e di assistenza!
Grazie amici della Vostra attenzione, a
domani.
Mario
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