Oristano
24 Gennaio 2015
Cari amici,
difficile dire che la
crisi che attanaglia anche il nostro Paese sia finita. Tuttavia la nostra
Comunità, esausta ma non annichilita dalla durezza economica e morale portata dalla
recessione, cerca di reagire, di provare a percorrere nuove strade in campo
economico, di fronte a uno Stato e a una Amministrazione Pubblica che ogni
giorno destina risorse sempre più scarse ai necessari investimenti di natura sociale,
in particolare nel Terzo Settore.
Per
cercare di portare linfa nuova alle interessanti e valide iniziative messe sul
tappeto, una delle ipotesi più accreditate è l’utilizzo anche in Italia dei “Social Bond”, un adattamento alla
nostra realtà del “social impact bond
anglosassone”. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.
Nel contesto
anglosassone - dove questo strumento è fiorito negli ultimi cinque anni - il “Pivot”
del social impact bond è un Ente Pubblico. L'obiettivo è la realizzazione di un
programma in grado di generare risparmi per la collettività. L'intermediario
finanziario identifica gli investitori interessati a sottoscrivere il prestito
obbligazionario il cui rendimento, però, è collegato al raggiungimento dei
risultati sociali previsti. In presenza di mancato raggiungimento degli
obiettivi, all’investitore non arriverà nessun rendimento.
Diversa la versione
italiana: da noi prevalgono una mentalità avversa al “rischio finanziario” e
una struttura socioeconomica e anche psicologica “Banco centrica”. I nostri Social
Bond, infatti, sono un “prestito
obbligazionario emesso da una Banca”, con un rendimento garantito, e, soprattutto,
non legato in alcun modo al conseguimento di obiettivi. Il sottoscrittore sa,
però, che una quota della cifra raccolta dalla banca, tipicamente fra mezzo
punto e un punto percentuale, finisce a titolo gratuito a una realtà sociale specifica.
Oppure sa che, alla raccolta obbligazionaria, è connessa l'intenzione di
attivare un plafond di prestiti a un Ente particolare o a tutto il Terzo
Settore. In sostanza chi sottoscrive l’obbligazione è a conoscenza che i suoi
soldi hanno finalità ben precise, destinati ad attività benefiche.
Per la prima volta da
molto tempo, gli italiani appaiono oggi più fiduciosi che “un futuro migliore è
possibile” e che “un’inizio di ripresa potrà esserci”. Ma per fare questo sono
necessari grandi investimenti, reperire somme che gli Enti pubblici, bloccati
dai vincoli comunitari di bilancio, non possono mettere a disposizione. Che
fare allora? La soluzione potrebbe essere proprio l’utilizzo dei ‘Social Bond’,
ossia le obbligazioni sociali garantite da banche private. Uno
strumento, questo, al quale gli italiani sembrano già affacciarsi con un buon
approccio: oggi infatti sono ben 10 milioni le famiglie potenzialmente
interessate, con un importo presunto complessivo che potrebbe essere arrivare a
45 miliardi di euro.
Dopo un lungo periodo
di stasi, nel quale il pessimismo italiano ha prevalso, ha spiegato Nicola
Piepoli, principale esponente dell’Istituto di sondaggi Piepoli, per la prima
volta gli italiani sembrano essere nuovamente disponibili e positivi, nei
confronti del futuro della propria economia familiare. “Il 71% degli intervistati – ha
sostenuto Piepoli - ritiene infatti che, per
l’economia familiare, il 2015 sarà migliore del 2014. L’importante è puntare
ora sugli investimenti e se questi fossero fatti da privati e da banche private
nulla osterebbe alla loro attuazione”.
L’ottimismo su questo
moderno tipo d’investimento è confermato da Marco Morganti, Amministratore
delegato di Banca Prossima, Istituto pioniere in Italia di finanziamenti per il
sociale. Gli italiani apprezzano in particolare la cosiddetta ‘finanza
d’impatto’, basata su tre punti cardine: nessun rischio per i cittadini,
attivazione dell’economia sociale e dell’occupazione, rendimenti paragonabili a
quelli dei titoli di stato. «Il nostro gruppo – ha sottolineato Morganti
-
ha autorizzato emissioni sociali per altri 260 milioni di euro. Nella versione
italiana dei social bond, preferiamo l'opzione più universalista: tanti soldi
raccolti, tanti a tutto il Terzo Settore. In questi primi giorni dell'anno
abbiamo già attivato linee di credito per 5 milioni di euro. Sa quale è la
percentuale di sottoscrizione da parte di semplici cittadini? Il cento per
cento. Sono 2.650 italiani, tutte persone comuni. E sa, su 40 milioni, quanti
sono stati sottoscritti al Sud? Undici milioni».
Anche il gruppo Ubi
Banca, l'istituto che in Italia ha il progetto sui social bond più strutturato,
ha collocato finora 41 social bond, per un controvalore di 437 milioni di euro.
«Abbiamo
avviato queste attività per primi già due anni fa – fa notare Victor
Massiah, Consigliere Delegato della banca - chiudendo sempre le sottoscrizioni in
anticipo rispetto ai tempi stabiliti. E, questo, testimonia il forte
coinvolgimento dei cittadini verso iniziative innovative di partnership
pubblico-private, in grado di sostenere progetti concreti di sussidiarietà».
Cari amici, credo,
davvero, che gli italiani si dimostrino sempre più aperti e disponibili alla
solidarietà, anche in tempi come quelli che stiamo vivendo, anche quando questo
significa impegnare il proprio capitale mettendolo a frutto anche con
rendimenti non ottimali.
A domani.
Mario
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