Oristano
10 Gennaio 2015
Cari amici,
all’inizio di questo
millennio l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), riunendo i Capi di Stato e di Governo dei 191 Paesi aderenti,
pose un obiettivo importante da raggiungere: un coordinato programma di sviluppo
(Millennium Development Goals), un
vero e proprio “patto globale”, formato da Otto (8) obiettivi che i Paesi
aderenti, sia ricchi che poveri, si impegnavano a sostenere e portare avanti
entro il 2015. Questo patto aveva come traguardo la riduzione della povertà in
tutti i Paesi ed il miglioramento delle condizioni di vita: alimentazione,
assistenza sanitaria, tutela ambientale, etc.
A livello internazionale, dunque,
il 2015 rappresenta un anno di grande importanza, su questi fronti. Il 2015 è stato dichiarato dall’Unione
Europea l’anno europeo dello sviluppo.
Nel settembre del 2000,
con l'approvazione unanime della Dichiarazione
del Millennio, da parte dei 191 Capi di Stato e di Governo facenti parte
dell’ONU, con quel protocollo di otto obiettivi i sottoscrittori si impegnavano a raggiungere entro il 2015 questi traguardi: la riduzione della povertà, creare migliori opportunità di crescita e migliorare le
carenti situazioni sanitarie, ambientali, etc. Ebbene, cosa possiamo dire oggi,
trascorsi ormai gli anni previsti, circa l’importante impegno preso? Cosa si è
potuto realizzare e cosa, invece, è rimasta lettera morta? Proviamo a fare una
piccola verifica.
Uno dei nodi certamente
irrisolti è quello della politica energetica. Il tempo è passato invano: finora
poco è stato fatto, sia in termini economici che in termini ambientali; le
politiche energetico-ambientali imposte dall’Unione Europea, ancorata a logiche
di vecchia concezione, non hanno portato al raggiungimento degli obiettivi
(riduzione dell’uso dei combustibili fossili), anche per il crollo dei prezzi
del petrolio che ha reso fuori mercato, ovvero troppo costose, le fonti alternative
di energia. Il fattore energetico non è però l’unico obiettivo non raggiunto,
seguito a ruota da quello sanitario e ambientale.
Sul fronte sanitario la
recrudescenza di alcune malattie (ultimo caso quello dell’Ebola) non solo non
ha portato i miglioramenti ipotizzati ma, in certi casi ha aggravato la
situazione. Sul versante ambientale, anche limitandoci ad esaminare solo la
nostra nazione, le infrazioni rilevate, rispetto alla normativa comunitaria sulla
protezione ambientale sono state16 su 89, precisando che alcune riguardano
aspetti fondamentali come la depurazione delle acque reflue, la gestione dei
rifiuti, l’inquinamento atmosferico, il bracconaggio e l’inquinamento
industriale.
Altro difficile nodo da
sciogliere è quello relativo al cambiamento climatico. Dopo la Conferenza di
Lima dello scorso anno, nella quale, nonostante gli allarmi lanciati dagli
scienziati dell’IPPC (Intergovernamental
Panel on Climate Change), non si approdò a nulla, un nuovo incontro è previsto quest’anno
a Parigi. Dal 30 Novembre all’11 Dicembre la capitale francese
ospiterà il COP21, il ventunesimo
incontro tra le parti, all’interno della Conferenza Quadro delle Nazioni Unite
sul Cambiamento Climatico. Nell’incontro di Parigi si spera di arrivare ad un
accordo sulle strategie e le azioni da intraprendere per ridurre gli effetti
negativi del cambiamento climatico.
Infine la verifica dell’obiettivo
del miglioramento nutrizione per gli
abitanti del pianeta. Quest’ultimo verrà affrontato, invece, nel nostro Paese.
Dal 1 maggio al 1 ottobre, Milano ospiterà
l’Expo 2015, una mostra straordinaria internazionale che ha
come slogan “Nutrire il Pianeta, Energia
per la vita”. A questa esposizione universale parteciperanno 144 Paesi, il 94%
della popolazione mondiale; essa è dedicata ai temi dell’agricoltura, del cibo
e dell’energia. La popolazione mondiale continua a crescere ed è necessario
trovare strategie, mezzi e tecnologie per sfamarla, senza che questo determini
forme di inquinamento ambientale e sfruttamento delle popolazioni più povere.
Queste problematiche sono strettamente connesse con quelle legate all’equità
tra aree del mondo, all’agricoltura familiare, all’uso della chimica in
agricoltura, al land grabbing, alle biotecnologie e alle agro-energie.
Cari amici,
indubbiamente in questi 15 anni non si è fatto molto per migliorare la vita, soprattutto
delle popolazioni più povere, che soffrono ancora la fame e mancano di cose
essenziali come una migliore acqua potabile, cure mediche, istruzione e cultura
adeguate. La fame nel mondo potrà essere davvero ridotta, e anche
definitivamente sconfitta, solo con la forte buona volontà e determinazione dei
“Paesi ricchi”.
L’Italia è chiamata a fare orgogliosamente la sua parte e l’EXPO’
2015 può essere una grande occasione per l’Italia di darsi una “nuova veste di sostenibilità ed
innovazione”, purché furbescamente (la furbizia la conosciamo bene) non utilizziamo
questa rassegna solo per fare del semplice Green
Washing (1),
ovvero mostrare quello che non siamo!
Ciao a tutti, a domani.
Mario
(1)
Greenwashing è un termine inglese
relativamente nuovo, che unisce il concetto di “green” (verde inteso in senso
ecologico) e di “whitewashing” (dissimulare, nascondere, riabilitare) per
indicare la tendenza da parte di aziende, società o organizzazioni a
pubblicizzare i propri presunti (falsi) comportamenti ecosostenibili ed attenti
all’ambiente, tali da risultare, agli
occhi dei consumatori, attenti allo
sviluppo sostenibile.
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