Oristano
15 Ottobre 2014
Cari amici,
che quello sardo sia un
popolo fortemente legato alle tradizioni è cosa risaputa. Ebbene, con grande
meraviglia dei giovani, che poco conoscono gli antichi riti, anche di recente
abbiamo potuto assistere ad un rito legato alla forte solidarietà esistente nel
mondo agro-pastorale e risalente a millenni or sono: quello de “Sa Paradura”. Vediamo, in questa
riflessione, di conoscerlo meglio insieme.
Sa Paradura o Ponidura, che letteralmente
significa "mettere a disposizione", è un’antichissima
tradizione dei pastori sardi che rientra in quei tipici gesti di solidarietà
ancestrale, che le antiche Comunità praticavano costantemente per sopperire
alle avversità improvvise, fossero esse costituite da furti, malattie o da
calamità naturali. Un Istituto insomma di tipo "mutualistico”, attraverso il quale i membri della Comunità
pastorale, amici, vicini o anche semplici conoscenti, contribuivano, con l’apporto
ciascuno di una propria pecora, alla ricostituzione del gregge perduto o
distrutto. Questa antica consuetudine, ben radicata nei sardi,
fu anche riportata da Alberto La Marmora nel suo noto libro "Viaggio in Sardegna"; tradizione
che, ben radicata, è sopravvissuta nei secoli ed è tutt’ora praticata.
La spontanea
solidarietà dei sardi, ancora più forte nelle popolazioni dell’interno, in
particolare in Barbagia, non ha bisogno all’occorrenza di essere sollecitata, perché
nasce spontanea; il bisogno di soccorso di chi viene colpito dalla malasorte, risulta
così evidente e coinvolgente che la Comunità cerca di soddisfarlo considerandolo
un obbligo morale, come se il danno avesse colpito non il singolo ma l’intera Comunità.
Ciò è dimostrato in modo lampante dal fatto che i pastori che partecipano a “Sa
Paradura” si sentono in obbligo di regalare al malcapitato non una pecora
qualsiasi, ma una delle migliori. E questo gesto spontaneo è fatto senza che
nessuno gli solleciti nulla!
La vera natura del
popolo sardo, relativamente ai doveri di ospitalità e solidarietà, raggiunge
livelli di alto valore sociale, a prescindere dalle condizioni economiche di
chi li mette in pratica. Sia in casa che nell’ovile, quel pastore che si vede
arrivare una persona, un estraneo, prima di chiedergli “chi è” lo invita a
sedersi e la prima cosa che fa è quella di offrirgli da mangiare, fosse solo un
po’ di pane e formaggio, un po’ di vino e un bicchiere d’acqua. Lo stesso
ragionamento Egli lo applica nel gesto solidale della Paradura: non è importante
conoscere il “perché”, le cause del danno che il componente della Comunità ha
subito, quanto rimediare quanto prima al danno, ripristinando “il gregge” del
malcapitato, privato del suo principale strumento di lavoro. Insomma, il comportamento
messo in atto, diventa per lui una questione di “onore personale”, oltre che di
solidarietà e di accoglienza.
Cari amici, non so
quanti di Voi conoscessero già questo antico rito che, nonostante tutto,
globalizzazione compresa, resiste e continua a sfidare il tempo. In
una società come quella che stiamo vivendo, che vede come “normale”, per non
dire “necessaria”, la concorrenza più spietata (e non sempre leale) tra Nazioni
e, all’interno di queste, tra attività professionali, commerciali, aziendali e
individui, questo Istituto sembra proprio anacronistico! In una società in cui la
concorrenza nelle attività commerciali viene esasperata al punto che l’unico
ragionamento valido sembra essere il “mors
tua, vita mea” , il rito de Sa Paradura si pone in controtendenza,
riportando in auge ed esaltando quei comportamenti etici e solidali che
dovrebbero costituire un preciso dovere degli appartenenti a qualsiasi Comunità
che si possa definire “civile”: aiutare
sé stessi aiutando chi è in difficoltà.
Cari amici, Sa Paradura
anche oggi nel Terzo Millennio, sopravvissuta e operante tra i pastori della
Sardegna, risulta un modello concretamente positivo, in un’epoca e in un mondo
“civile” nel quale, purtroppo,
l’apparenza conta più della
sostanza ed un uomo vale più per quello che sembra piuttosto che per quello che
è; per quello che possiede, piuttosto che per quello che è in grado di restituire
alla Società di appartenenza.
L’uomo moderno credo
abbia scordato, perso per strada, la solidarietà!
Per questo credo che il futuro
sarà sempre più buio.
Grazie a tutti dell’attenzione.
Mario
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