Oristano
6 Ottobre 2014
Cari amici,
anche le più recenti
vicende economico-finanziarie, che in mondo ormai “globalizzato” e unito da una
fitta rete di scambi hanno messo in seria difficoltà interi popoli e nazioni, hanno
confermato in modo inequivocabile che nel corso dei millenni l’uomo è ripetutamente
passato dalla concezione olistico-altruistica della vita comunitaria sulla
terra a quella, invece, di matrice egoistico-individualistica, alternando fasi
dove all’altruismo (spesso di necessità) si è spesso sostituito un forte
individualismo, indifferente alle deleterie conseguenze che questo comportamento
avrebbe apportato agli interessi della Comunità. A questo punto sorge una
domanda spontanea: egoisti si nasce e
altruisti si diventa, oppure succede il contrario? Risposta difficile, che
cercheremo insieme di trovare.
Olismo deriva da greco
“Olos”, che significa "il tutto", "l'intero"; l'olismo
dunque è la visione dell'insieme della vita, Secondo la concezione
olistica, la mente, il corpo e la psiche vanno viste come facenti parte di
un'unica "unità totale". Ognuno di noi dovrebbe avere dentro di sé
questa visione armoniosa. Lo stesso concetto è riferito alla vita comunitaria:
l’uomo non è nato per vivere in solitudine ma associato agli altri esseri della
Comunità, con i quali condivide i beni disponibili ed i sacrifici per
conquistarli, costituendo, in sintesi, un tutt’uno con essi. Spesso però, per
una visione offuscata dal materialismo e dal consumismo, l’uomo perde di vista
questa visione ‘comune’ per concentrarsi egoisticamente su se stesso.
Nell'olismo l'uomo non si considera “individuo a se stante” ma parte del tutto:
della terra e della Comunità degli altri esseri viventi. Egli si sente parte
del creato ed ha cura del creato come di se stesso. "Non si può muovere un
fiore senza turbare una stella", scriveva il poeta Thompson mettendo in relazione
il cosmo con gli esseri viventi.
Nell’individualismo,
invece, l’uomo antepone l'interesse proprio a quello degli altri, nella convinzione
che il perseguimento dell’interesse individuale, venga prima di quello
collettivo. Con il risultato di appagare i propri bisogni senza l'obbligo
morale della condivisione con gli altri membri della Comunità. All’individualismo
si contrappone l' altruismo, che spinge invece gli individui a compiere dei sacrifici,
a condividere, e ad aiutare chi è in difficoltà. Questo comportamento verso gli
altri ha radici nella cultura, nella religione e nell'etica, ed è radicato
nella società quanto l'idea dell'individualismo. La sua dimostrazione lampante
è data dalla soddisfazione che si prova nell'aver condiviso il bene con gli
altri, piuttosto che nell'averlo goduto da soli.
Se la storia ci ha
dimostrato l’alternanza nel tempo dei due sistemi comportamentali, altruistico ed
egoistico, proviamo a stabilire quale dei due "sistemi" possa essere
ritenuto il migliore adottabile. All’inizio di questa riflessione mi sono posto
una domanda: “Egoisti si nasce e altruisti si diventa, o viceversa? Difficile
stabilirlo con esattezza. Sono due tesi che si confrontano: c’è chi sostiene che
nell’uomo, fin dalla nascita, è presente il “Gene egoista”, e chi sostiene che invece si nasce col “Gene dell’altruismo”. Gli studiosi non
sono concordi nel trovare le risposte giuste.
La prima ipotesi, che
avalla il gene egoista, è stata anche immortalata in un capolavoro letterario
come Il signore delle mosche (1954) del
premio Nobel William Golding; il libro racconta di alcuni ragazzi dispersi
in un’isola deserta che infieriscono in modo crudele sui più deboli con grande ferocia.
Altro avallo scientifico alla prima tesi arriva nel 1976 dal saggio
dell’evoluzionista Richard Dawkins sulla teoria del “Gene egoista”; Dawkins, ampiamente criticato, successivamente
però sostenne di essere stato frainteso. Anche i più diffusi manuali
divulgativi sull’educazione dei figli, come il popolare “Handbook of Child
Psychology” in America, avallano la prima teoria, dando precise istruzioni ai
genitori su come “correggere” l’indole egoistica spontanea dei loro bambini, che
vorrebbe tutto per sé, senza nessuna condivisione.
La seconda ipotesi è invece
avallata da un’importante ricerca pubblicata sulla rivista scientifica PLoS, e
ripresa dal Wall Street Journal; essa dimostra in modo convincente che l’uomo è
biologicamente programmato con il “gene dell’altruismo”. La gran parte degli
esseri umani, sostiene la ricerca, lo possiede e risulta attivo e funzionante. Solo
un gruppo modesto di individui, definiti “egoisti alla nascita”, non lo possiede,
e per questo sono considerati vittime di una disfunzione genetica, una vera e
propria anomalìa. Difficile districarsi tra le due teorie! Per meglio
comprendere queste nostre caratteristiche, scritte indelebilmente nel nostro
DNA, ecco in sintesi i risultati di uno straordinario esperimento scientifico.
Un’équipe di psicologi,
in un laboratorio israeliano sotto la guida del professor Reut Avinum della
Hebrew University, ha fatto questo esperimento. A 136 bambini di età compresa
fra i 3 e i 4 anni è stato fatto test
semplice, che prevedeva di entrare da soli, uno alla volta, in una
stanza arredata come la sala-giochi di una scuola materna. Essi, prima di entrare,
ricevono sei confezioni di adesivi colorati. «Puoi tenerli tutti per te –
spiega l’istruttore ad ogni bambino – oppure puoi darne qualcuno a un altro
bambino, che non ne ha». Gli “sticker” colorati erano molto attrattivi in
quanto rappresentavano belle immagini di giochi.
All’ingresso nella
stanza il bambino non trovava nessun altro coetaneo presente (gli altri bambini
arriveranno dopo di lui), quindi in un primo momento non ha la più pallida idea
di chi sarà o saranno gli eventuali beneficiari del suo dono. A quell’età è
necessario un notevole sforzo d’immaginazione, non conoscendo il soggetto: la
sua generosità deve quindi esercitarsi a favore di un essere astratto. Eppure
il risultato del test è stato inequivocabile: i due terzi dei bambini hanno scelto
di donare qualche confezione ad altri, solo perché gli era stato detto, prima,
che da qualche parte esistevano dei bambini che non avevano alcun adesivo. Non
ci sono state differenze tra maschi e femmine. Alcuni addirittura hanno rinunciato
alla totalità del dono. Interrogati sul perché di questo altruismo estremo, hanno
risposto: «Perché è così che ci si sente più felici».
Gli psicologi
israeliani con i loro studi hanno individuato un gene che “regola nel cervello ormoni legati ai nostri comportamenti sociali”,
incluso l’altruismo e lo spirito cooperativo. Usando la tecnologia della risonanza
magnetica, che consente di raffigurare in immagini la nostra attività cerebrale,
gli stessi scienziati hanno osservato che ad ogni atto di generosità il gene Avpr1a rilascia neuro trasmittenti
simili alla dopamina, che producono una sensazione di benessere fisico. Invece,
in quei bambini che si sono rifiutati di donare, tenendo tutto per sé, gli
scienziati hanno individuato l’eccezione alla norma, dimostrata da una “variazione”
nel gene Avpr1a.
Cari amici, la disputa
se l’uomo sia nato egoista e poi diventato altruista, o viceversa, credo che
continuerà a restare in piedi, come quella se sia nato prima l’uovo o la
gallina. Quello che invece preoccupa è il continuo e inarrestabile aumento nel
mondo dell’egoismo, a scapito dell’altruismo. Le ultime vicende, che in questo
momento colpiscono tutto il pianeta, non hanno bisogno di commenti. La speranza
è che l’uomo, in un momento di lucidità, capisca di essere nel torto e torni ad
essere più leale e disponibile dei confronti dell’altro: ne va della sua stessa
sopravvivenza. Dio è grande e non ha mai abbandonato l’uomo, però.... La speranza è che,
nonostante tutto, continui ancora a salvarlo!
Grazie dell’attenzione.
Mario
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