Oristano
26 Ottobre 2014
Cari amici,
ieri vi ho volutamente
lasciati “curiosi di sapere”, insoddisfatti, senza spiegarvi almeno uno dei rimedi ipotizzati per tamponare i notevoli danni arrecati dalla
globalizzazione: la "Global Governance", proposta dal Prof. Gallino. In tanti oggi nel mondo vivono con grande ansia gli effetti
devastanti dell’unificazione di economie tanto diverse.
Neanche grandi colossi
economici come gli Stati Uniti e l’Europa ne sono immuni. Janet Yellen,
presidente della Fed, di recente durante un intervento al Congresso degli Stati
Uniti ha detto: “Una crescita economica ancora troppo debole sta aumentando le
ineguaglianze sociali.”. Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, anche
di recente ha affermato che “ la priorità dei governi deve essere innanzitutto
quella di "aumentare i redditi, essenziale per sfuggire alla
povertà".
Chiedersi cosa si può
fare per mitigare o annullare gli effetti perversi che la globalizzazione ha
portato con sé è certamente importante, ma le soluzioni reali, concrete, non
sono proprio a portata di mano. Sono in tanti a proporre le ricette più
svariate , ma nessuno ha in mano quella giusta per superare le difficoltà;
ricreare le condizioni favorevoli per far riprendere la produzione e
l’occupazione, in particolare “far lavorare” quell’esercito di giovani senza occupazione,
sarà arduo, perché i tempi intercorrenti
tra riavvio produttivo e occupazione non sono spesso immediati e anche davanti
ad una buona soluzione i risultati tarderanno ad arrivare.
Cari amici, bisogna
essere realisti, spesso più realisti del re, come dice il proverbio. Quando il
mostro è in casa, o lo si uccide o lo si addomestica. Se una cosa non si riesce
ad eliminare bisogna imparare a conviverci. Nella seconda parte di questa
riflessione, dove abbiamo iniziato a vedere gli effetti perversi portati dalla
globalizzazione, abbiamo anche accennato ai possibili antidoti. Uno di questi è
quello proposto dal Prof. Gallino: la “Global
Governance”. Con questo termine viene intesa una struttura “Super Partes”, capace di governare quegli
squilibri che difficilmente troverebbero una automatica regolamentazione. In un
sistema come quello globale, infatti, non è pensabile che certi meccanismi
possano trovare l’equilibrio senza una intervento esterno.
Il sociologo Gallino
nel suo libro “Globalizzazione e
Disuguaglianze” dice che furono le Nazioni Unite, 5, 6 anni fa, a lanciare l’idea
di una “Global Governance”, in grado di mitigare certi effetti perversi causati
dalla globalizzazione. In sintesi, questo meccanismo “Super Partes”, avrebbe il compito di porre rimedio, di sanare
certe storture, certe gravi disuguaglianze, nei campi come quello della salute,
dell’istruzione, delle speranza di vita, create dalla Globalizzazione, cosa
impossibile se lasciata in balia degli automatismi di mercato. “La
globalizzazione ha necessità di essere governata", afferma prof.
Gallino, anche se ciò non significa istituire un’altra Organizzazione Internazionale;
significa operare mediante accordi, intese e alleanze multilaterali e a vari
livelli – statale e regionale (intendendo per regione l’Europa, Stati Uniti,
L’Asia Orientale) - per sviluppare le diverse capacità che ci sono nei vari
Paesi e limitare o annullare i danni per quanti vengono spinti giù dal carro
della globalizzazione.
Il sociologo Zygmunt
Bauman (di origini polacche, ma vivente in Inghilterra), profondo conoscitore
dei meccanismi della Globalizzazione, sostiene invece la necessità di coniugare
Globale
e Locale, che, seppur con
diversi accorgimenti, possono convivere. Glocalizzazione
e/o Glocalismo sono i termini da Lui
introdotti per adeguare il meccanismo della globalizzazione alle realtà locali,
consentendo ad entrambe la sopravvivenza. Questo può avvenire attraverso la
creazione o la distribuzione di prodotti e servizi ideati per un mercato
globale o internazionale, ma modificati in base alle leggi o alla cultura
locale. Insomma una globalizzazione “generale” ma fatta senza rinunciare al
“particolare”.
L'applicazione pratica di
questo correttivo è risultata già positiva: l’uso di tecnologie di
comunicazione elettronica, come internet, per fornire servizi locali su base globale o internazionale, funziona.
Craigslist e Meetup sono esempi di applicazioni web glocalizzate. Il risultato
è la creazione di strutture organizzative locali, che operano su culture e
bisogni locali, al fine di diventare multinazionali o globali. Questo
comportamento viene seguito da importanti organizzazioni multinazionali, come
ad esempio l'IBM. In quest’ottica le specificità locali non andrebbero più
perdute e certi “prodotti di nicchia”
potrebbero continuare ad esistere, all’interno di un mercato globale.
"Think global, act
local", è lo slogan che sintetizza il pensiero globale, adattandolo al
particolare; questo significa tenere conto delle dinamiche planetarie di
interrelazione tra i popoli, salvaguardando le loro culture, le loro tradizioni
ed i loro mercati. Azione globale e Agire locale, che si prendono per mano
e fanno strada insieme, un’esigenza moderna che tiene conto dell’antico, delle
peculiarità e delle particolarità storiche del territorio dove si vuole operare.
Cari amici, il futuro,
purtroppo, oggi non appare roseo. Considerato che ormai la globalizzazione ha
oltrepassato il punto di non ritorno, dovremo comunque andare avanti, anche se qualcosa
bisognerà pur fare per mitigarne gli effetti. Partendo ovviamente dai punti più
delicati. Apportare urgenti correttivi economici per fermare, ad esempio, la
straordinaria invasione dei popoli africani che si catapultano in Europa per le
ragioni più disparate, così come armonizzare gli attuali accordi con i Paesi
extracomunitari mettendo in atto quella Global
Governance atta ad evitare gli eccessi negativi e perversi apportati dal
mercato globale, mi sembrano le prime iniziative da portare avanti. Il resto…poi
si vedrà, aggiustando il tiro giorno dopo giorno!
Per ora, cari amici, Vi
ringrazio della Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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