venerdì, gennaio 31, 2025

LA LOTTA GLOBALE ALLO SPOPOLAMENTO. I PICCOLI CENTRI NON SI SVUOTANO SOLO IN ITALIA MA ANCHE NEL RESTO D'EUROPA. COME RIMEDIARE? L’ESEMPIO DELLA SVEZIA.


Oristano 31 gennaio 2025

Cari amici,

Chiudo i post di Gennaio riflettendo con Voi su un argomento che riguarda molto da vicino anche la SARDEGNA: lo spopolamento dei piccoli centri, fenomeno che porta all'estinzione. L'uomo, che per secoli ha vissuto nel villaggio dove era nato, con lo sviluppo del commercio e dell'interscambio con altri popoli, ha poi iniziato a “migrare” dai luoghi d’origine, dove viveva in piccoli gruppi, verso altri luoghi maggiormente popolati, ampliando così gli scambi e le relazioni sociali. Ciò ha creato raggruppamenti sempre più grandi, diventati successivamente agglomerati sempre più importanti, ovvero delle città. Il fenomeno dell'inurbamento ha caratterizzato diverse epoche, ma si è consolidato in particolare, con lo sviluppo dell'industrializzazione dell'Occidente, nel XIX e XX secolo, proseguendo, poi, seppure con modalità differenti, anche in epoca contemporanea.

Questi grossi agglomerati urbani, figli dei grossi insediamenti produttivi e commerciali, in quanto costruiti intorno ai complessi della produzione, sono cresciuti a dismisura, diventando poi anche delle megalopoli. La vita in queste città sempre più grandi risultava molto più attrattiva di quella precedente vissuta nei piccoli borghi di campagna, in quanto fonte di migliori condizioni economiche, professionali e sociali. Tuttavia, ai desiati vantaggi, si aggiunsero, strada facendo, anche degli svantaggi, come una vita frenetica, stressante e piena di rumori, oltre che gravida di inquinamenti, in particolare dell’aria.

Vivere in una metropoli, in realtà, offre agli abitanti tutta una serie di comodità, come maggiori opportunità lavorative e di svago, ma, in contropartita, anche una vita molto diversa da quella alquanto serena vissuta prima in un piccolo centro! Abitare in una grande città significa vivere avvolti da un’aria irrespirabile, in mezzo ad un caotico traffico che distrugge i nervi, con il costo degli affitti diventati un grande “mangia-stipendio”, e con uno stress che toglie il sonno. I giovani, che inizialmente svuotavano i piccoli centri per poter trovare lavoro nella grande città, oggi non riescono più a viverci, in particolare per i costi sempre più alti. E non è tutto.

Questo grande esodo verso le metropoli ha tristemente spopolato le campagne e i piccoli centri, dove sono rimasti solo i vecchi a presidiare le numerose case deserte, i negozi chiusi e le colture abbandonate. Il fenomeno, ben presente in Italia, si ripete in molte altre parti del mondo, tanto che diversi governi hanno allo studio soluzioni per tamponare la triste emorragia che fa morire i piccoli centri, con l’intento di rinvigorirli, in quanto, altrimenti, si avvierebbero verso l’estinzione. In Europa fra le prime nazioni che sta operando in questo senso c’è la Svezia, che ha iniziato a muoversi con un certo successo utilizzando un particolare modello: il “CO-HOUSING DI SÄLLBO APARTMENTS”, un innovativo spazio di vita comune, che viene considerato una soluzione concreta per invertire la tendenza allo spopolamento.

Questo spazio comunitario, come sostengono gli esperti, parte da un valido presupposto: “La Comunità è una Risorsa Sociale ed Economica”, capace di invertire l'attuale, negativa situazione. In sintesi, le Comunità vive e interconnesse non sono solo un luogo dove vivere, ma rappresentano un sostegno sociale, emotivo e persino economico per i loro abitanti! L’integrazione di giovani, anziani e persone di diverse origini può essere la chiave giusta per creare un ambiente stimolante e di supporto reciproco. Nel caso di Sällbo Apartments, negli spazi comuni persone di età e culture diverse convivono e si impegnano a socializzare e a sostenersi a vicenda. Questo modello non solo previene l’isolamento degli anziani, ma crea anche nuove opportunità di lavoro e servizi per i più giovani.

Se riflettiamo sul perché tanti giovani in passato hanno abbandonato i piccoli centri, ci rendiamo conto che una delle cause principali è stata la mancanza di opportunità lavorative e di svago. Ebbene, offrire nuove soluzioni abitative convenienti, spazi di co-working, accesso a servizi di qualità e agevolazioni per le famiglie potrebbe incentivare i giovani a rimanere in loco o addirittura anche a richiamare quelli andati via, per ritornare a vivere nelle zone rurali. Creare ambienti dove le persone di tutte le età possano supportarsi reciprocamente è un modo per rendere queste aree nuovamente attraenti e vitali.

Amici, la soluzione del co-housing e dei servizi condivisi, come quella adottata in Svezia, offre un esempio concreto di come sia possibile ridurre i costi di affitto e bollette, migliorando nel contempo la qualità della vita. Spazi comuni dove gli abitanti possono incontrarsi, cucinare, guardare un film o anche solo chiacchierare, aiutano a creare un gradito senso di comunità e a combattere l’isolamento. In Italia, questo modello potrebbe essere replicato adattandolo alle specificità locali, magari integrando anche artigiani e commercianti, che possono fornire servizi ai residenti. Invertire l’esodo verso le città è possibile, se riscopriamo il valore della Comunità come risorsa fondamentale per il benessere e lo sviluppo economico delle nostre aree interne.

Amici, il problema dello spopolamento nella nostra amata Sardegna è davvero serio e preoccupante. Adottare una soluzione di questo tipo credo che darebbe risultati concreti. Nella nostra isola ricchissima di risorse naturali, fare progetti per valorizzarle, riscoprire le culturali locali, il turismo sostenibile, l’agricoltura biologica e le produzioni artigianali, sono tutti filoni che possono creare reddito e posti di lavoro, oltre che attrarre persone interessate a uno stile di vita più tranquillo e autentico. Pensare a promuovere e sostenere lo sviluppo delle aree interne, rendendole economicamente sostenibili e socialmente attrattive, credo sia una scommessa che può essere caparbiamente vinta.

A domani.

Mario

giovedì, gennaio 30, 2025

I SERI PROBLEMI DELLA VITA SEDENTARIA. STARE TROPPO FERMI, SEDUTI E INATTIVI, CAUSA PERICOLOSI DANNI SIA AL CORPO CHE ALLA MENTE.


Oristano 30 gennaio 2025

Cari amici,

La specie umana è quella meravigliosa creazione voluta da DIO, sommo ARCHITETTO dell’Universo, collocata sulla terra perché la abitasse e la rendesse un luogo meraviglioso dove vivere e riprodursi. Proprio per questo ha dotato gli uomini e le donne di un corpo perfetto, che può essere definito una macchina meravigliosa, ma che, come tutte macchine, ha bisogno di essere costantemente curata per restare sempre efficiente e svolgere al meglio il servizio affidato. Si, il corpo umano è una "macchina perfetta", che in certi casi è in grado addirittura di auto ripararsi, ma per poterlo fare deve essere tenuto allenato e in movimento, nel senso che non deve restare fermo e inoperoso, ovvero in posizione sedentaria. La sedentarietà, infatti, risulta alquanto dannosa, accorciando addirittura la vita!

Amici, il nostro corpo, questa nostra meravigliosa macchina, per essere sempre perfettamente efficiente, ha bisogno di muoversi costantemente; in passato, ai tempi della Civiltà Contadina, questo avveniva regolarmente, in quanto il lavoro era svolto in gran parte manualmente, mentre oggi, invece, considerata l’innumerevole quantità di macchine che “lavorano” al posto dell’uomo, i movimenti fisici del nostro corpo si sono ridotti al lumicino. Secondo alcune statistiche recenti, pubblicate su Annals of Internal Medicine, al giorno d’oggi una persona trascorre la maggior parte del suo “tempo di veglia” in stato inoperoso, inattivo. Il Dott. Luigi Pianese, esperto in Osteopatia a Roma, spiega, con dovizia di particolari, il perché stare fermi, di norma seduti per troppo tempo, danneggia pericolosamente la nostra salute.

Le maggiori problematiche, derivate dall’inattività, sono date in primis dal mal di schiena, derivato da una postura scorretta, oltre a cui si aggiungono le altre problematiche come obesità, diabete, cancro al colon e malattie cardiache, derivate dalla sovrapproduzione di insulina dovuta all'inattività, tali da creare pesanti conseguenze. Ebbene, è proprio grazie al movimento, che è possibile combattere le pericolose mutazioni delle cellule da cui poi insorge il cancro, movimento che, favorendo l’eliminazione dei radicali liberi dal nostro organismo grazie alla stimolazione degli antiossidanti, evita certi rischi. E non è tutto.

Il costante, ripetuto movimento del corpo, amici, consente all’ossigeno e al sangue di arrivare facilmente al nostro cervello, perchè lo stare fermi crea seri problemi anche alla nostra attività cerebrale, riducendone le capacità, mentre invece la nostra mente dovrebbe restare sempre vigile e lucida! Il restare troppo fermi, in gran parte seduti o sdraiati, sia al lavoro che a riposo, danneggia anche l’apparato muscolare del nostro corpo, creandoci un ulteriore problema: quello di degenerazione muscolare.

Con la prolungata nostra posizione da seduti, infatti, i muscoli del tronco o quelli addominali rimangono inattivi per molto tempo; questo fermo mette in atto nel nostro organismo quel processo che tecnicamente viene definito “Swayback" (deformazione posturale della colonna), ovvero l’accentuazione dell'arco naturale della colonna vertebrale, dando origine alla cosiddetta iperlordosi. La posizione seduta prolungata, inoltre, causa l’accumulo di sangue intorno alle caviglie, ostacolandone la circolazione nelle gambe. Questo si traduce in: Caviglie gonfie, Vene varicose, Coaguli di sangue dannosi. Col passare del tempo, poi, una vita sedentaria contribuisce ad indebolire anche le nostre ossa, causando fenomeni di osteoporosi, man mano che l’età avanza.

Cosa fare, dunque, per rimediare a tutto ciò? La miglior cura è una sola: riprendere a far fare i giusti movimenti al nostro corpo. Per esempio, se si trascorrono molte ore seduti davanti al pc è necessario usare una giusta posizione, ovvero stare seduti dritti, evitando di appoggiarsi alla tastiera e curvarsi. È possibile farlo utilizzando una palla da ginnastica oppure uno sgabello senza lo schienale, in modo da costringere il tronco e gli addominali a stare attivi. Inoltre, è necessario alzarsi ogni 30 minuti per sgranchirsi le gambe camminando (sia a casa che in ufficio), ciò evita, soprattutto, che i muscoli si atrofizzino.

Inoltre, nel tempo libero, tutti dovremmo praticare, a seconda delle età, degli esercizi sportivi. Quotidianamente, se non possiamo fare altro, camminiamo! Seguendo il consiglio dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, imponiamoci di fare circa 10 mila passi quotidiani (20-30 minuti al giorno di passeggiata moderata); è un traguardo più che raggiungibile! Anche lo yoga, poi, è un toccasana! Permette sia di rilassare la mente che di mantenere i muscoli attivi!

Cari amici, personalmente io sono uno di quelli che nella vita ha svolto un lavoro sedentario; tuttavia, ho cercato sempre, nei limiti del mio possibile, di aggiungere movimento nelle ore di di libertà. Oggi, con maggior tempo a disposizione, quanto al camminare, faccio almeno 10/12 mila passi al giorno! Quindi, il mio consiglio è quello di ritagliarsi sempre il tempo per fare qualche esercizio fisico, anche quando si è al lavoro. Alzarsi frequentemente dalla sedia, fare le scale evitando l’ascensore, andare al lavoro a piedi o lasciare la macchina non troppo vicina all’ufficio, sono tutti ottimi consigli. Poi, nel tempo libero, imporsi sempre un impegno da non trascurare mai: “CAMMINARE”!

A domani.

Mario

mercoledì, gennaio 29, 2025

LA GRANDE COMPLESSITÀ DEL CERVELLO UMANO. PUR ESSENDO SOLO IL 2% CIRCA DEL NOSTRO ORGANISMO, È LA PARTE PIÙ IMPORTANTE: È LA CENTRALE CHE LO GOVERNA.


Oristano 29 gennaio 2025

Cari amici,

Posto all’interno della scatola cranica, ovvero in una piccola cassaforte ossea, IL CERVELLO è l’organo più complesso del nostro corpo, ovvero è una specie di immenso computer, il cui funzionamento resta ancora, sotto molti aspetti misterioso, ancora da esplorare in diverse sue parti. Vera centrale di comando del nostro organismo, invia i necessari impulsi ai nostri muscoli, coordina gli altri organi, ed è quella straordinaria sede dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e dei ricordi. Insomma, in poco meno di un chilo e mezzo di “materia grigia”, risiedono le nostre facoltà intellettive, come il linguaggio, la socialità e la nostra capacità decisionale.

Il cervello umano è considerato dagli studiosi l'organo più complesso del nostro corpo. Con i suoi 89 miliardi di neuroni, ciascuno con circa 7.000 connessioni, questa intricata rete neuronale non è mai stabile, ma in continua, costante evoluzione, tanto da essere considerata “in bilico su un delicato equilibrio”, secondo gli studi condotti dai fisici Helen Ansell e István Kovács della Northwestern University; per loro il cervello risulta organizzato in modo né troppo ordinato né troppo casuale, bilanciando i costi delle connessioni neuronali con la necessità di collegamenti a lungo raggio. Ansell e Kovács sostengono che questo possa essere un principio universale per tutti i cervelli animali, anche se saranno necessari ulteriori studi per confermarlo.

Amici, in milioni di anni di evoluzione il cervello ha raggiunto una complessità senza pari. Basti pensare, come accennato prima, che opera con 89 miliardi di cellule nervose suddivise in 10.000 tipi diversi, ciascuna delle quali comunica con migliaia di altri neuroni! Queste connessioni formano circuiti capaci di processare in un decimo di secondo stimoli estremamente complessi, attingendo a una mole di informazioni di almeno 50.000 volte superiori a quelle conservate nella British Library, la più grande biblioteca del mondo. Le straordinarie capacità della nostra mente scaturiscono da un’attività incessante, fatta di impulsi elettrici e segnali chimici, alla quale destiniamo il 20% dell’energia che introduciamo con gli alimenti.

In questo straordinario computer qual è la nostra mente, ciò che più affascina è la facoltà di prendere decisioni anche importanti in frazioni di secondo! Queste facoltà sono allocate nella corteccia cerebrale, e in particolare nell’area prefrontale, che è la sede delle funzioni esecutive, che ci danno quel potere decisionale capace sia di vivere il presente che di pianificare il futuro. La nostra mente elabora quanto sta avvenendo intorno a noi, mettendo insieme quanto percepito con gli organi di senso con quanto già posseduto in memoria, a cui si aggiunge il nostro senso emotivo, quest’ultimo capace anche di modificare le decisioni.

Nell’interpretazione della realtà, infatti, il cervello, oltre all’analisi della situazione del momento, si affida costantemente alla memoria. Per fare un esempio, quando sentiamo un animale abbaiare, oppure un gatto miagolare, sappiamo, seppure senza vedere il soggetto, che si tratta di un cane o un gatto. La nostra memoria semantica, infatti, risulta già in possesso del fatto che il gatto miagola e il cane abbaia, frutto delle esperienze fatte in precedenza.  Tutta l’interpretazione del mondo che sta intorno a noi, e con il quale ci rapportiamo costantemente,  si trova memorizzata all’interno dei meandri del nostro complicatissimo cervello.

Amici, accennavo prima che il cervello si è evoluto in milioni di anni, ma dobbiamo anche sapere che nella specie umana il cervello, rispetto alle diverse altre specie, si modifica lentamente in relazione alle diverse età. Il cervello umano inizia la maturazione nell’infanzia, poi continua nell’adolescenza e, man a mano che si cresce, fino alla maturità. E se questo da un lato espone la specie umana a maggiori rischi durante la prima parte della vita, dall’altro ci consente di continuare costantemente ad  imparare, praticamente per tutta la vita! È questa una positiva caratteristica del nostro cervello, che consente di modificare le nostre capacità in relazione all’esperienza che continuiamo a fare.

Cari amici, indubbiamente la specie umana è alquanto differente dalle altre specie, e LA FACOLTÀ DEL LINGUAGGIO, il dono della parola, è, più di tutto il resto, ciò che ci differenzia maggiormente dalle altre specie. Voglio chiudere con Voi questa riflessione, amici lettori con una bella frase di Voltaire: “Il cervello umano è un organo complesso, con il meraviglioso potere di consentire all’uomo di trovare ragioni per continuare a credere qualunque cosa voglia credere”. (Voltaire).

A domani.

Mario

martedì, gennaio 28, 2025

L’EVOLUZIONE DELL’AMICIZIA NEL TERZO MILLENNIO. IL TRISTE PASSAGGIO DALL’AMICO DEL PASSATO AL “FLOATER FRIEND”.




Oristano 28 gennaio 2025

Cari amici,

Se è pur vero che l'evoluzione, il cambiamento, sono parte integrante della vita dell'uomo, ovvero che tutto cambia, che nulla è immobile, viene comunque difficile pensare che possano CAMBIARE sentimenti come L'AMICIZIA, quella forza sociale trainante che lega le persone. Si, lo stare insieme volendosi bene, instaurando quella situazione affettiva che lega gli esseri umani in modo forte e che prende il nome di amicizia, dovrebbe essere una di quelle cose, sotto certi aspetti, IMMUTABILE. Il concetto di amicizia, infatti, dura nella vita dell'uomo da lunghissimo tempo, e lo si è sempre visto come “quello stare bene insieme”, sia con un singolo che con un gruppo, piccolo o grande che sia. Ebbene, in questo Terzo Millennio anche questo antico concetto pare destinato a modificarsi non poco! Oggi il concetto di amicizia si è alquanto allargato, abbracciando nuove forme, e, tra queste, c'è quella particolare, definita del “FLOATER FRIEND”, termine che, tradotto in italiano, indica “un amico che galleggia”, nel senso che sfarfalla tra più cerchie sociali, senza, però, radicarsi in alcun gruppo.

È, questo, un tipo di amicizia che lascia alquanto sconcertati, essendo quasi impalpabile, fluida e versatile, simile, facendo un esempio pratico, a quelle giornate variabili, dove a tratti piove e a tratti esce il sole! Forse, è un’amicizia figlia della complessità della vita moderna, ed è probabilmente su questo fronte che essa si sta affermando nella nostra vita sociale, come un modo nuovo di costruire fragili relazioni. Si, amici, il “FLOATING FRIEND” (l’amico galleggiante) è quella persona che frequenta e conosce molte persone, ma non lega in modo particolare con nessuna di loro.

Se, con la nostra mente, torniamo indietro nel tempo, ripercorrendo i sentieri che l'amicizia ha fatto nell’arco della nostra vita, ricorderemo come essa si è gradatamente perfezionata. Da bambini le prime amicizie si basavano spesso sulla convenienza: lo scambio dei giocattoli, l’aiuto nei compiti con i compagni di classe, oppure sullo stare insieme, aiutandosi reciprocamente, con i compagni della stessa squadra sportiva. Una volta diventati adulti ed entrati nel mondo del lavoro, le amicizie si sono modificate, focalizzandosi sulle persone con gli stessi interessi o passioni, ovvero facendo amicizia con le persone che condividevano i nostri valori. E oggi, invece?

Amici, da allora, molte cose sono davvero cambiate! Siamo arrivati ad un cambio radicale delle amicizie, un passaggio epocale, da quelle del passato, che in realtà hanno funzionato bene per secoli, arrivando a questa nuova forma leggera e impalpabile, detta dei “FLOATER FRIENDS”! Le motivazioni dietro questa nuova tendenza possono essere molteplici; in primis, frutto e derivazione del nostro stato interiore, sempre più arido ed egoistico (per esempio possiamo essere estroversi o introversi), poco propenso all'altruismo. Chi nasce con un carattere introverso, per esempio, preferisce avviare relazioni individuali, trovando troppo impegnativo avere relazioni costanti con un gruppo fisso. Chi, invece, è in possesso di uno spirito estroverso, al contrario, trova appagante il connettersi con soggetti anche numerosi appartenenti al gruppo, trovando in loro soddisfazione e appagamento, seppure superficiale.

Nell’instaurare e mantenere amicizie stabili, influisce anche lo stile di vita adottato dalla persona; stile che può essere definito stabile, nel senso vissuto sempre in un luogo, oppure alquanto nomade per chi si muove in continuazione da un luogo all'altro. Chi si sposta facilmente, cambiando spesso città, trova molto più facile e naturale costruire nuove relazioni amichevoli in contesti diversi, mentre chi, per le più svariate ragioni, non ha avuto la possibilità di muoversi fuori dalla sua ordinaria zona operativa, è portato a contrarre e sviluppare amicizie locali forti e stabili, sia personali che di gruppo, che di norma durano nel tempo.

Amici, come del resto in tutte le cose, anche quelle davvero importanti, nel tempo le variazioni avvengono! Anche i particolari cambiamenti subiti dall’amicizia, in particolare quelli portati dai floater friends, risultano oggi abbastanza presenti. Sono cambiamenti che, ovviamente, sviluppano risvolti sia positivi che negativi. Essere un floater friend offre, per esempio dei vantaggi: uno è quello di poter esplorare ambienti diversi, conoscere nuove persone, con le quali poter arricchire il proprio bagaglio personale; inoltre, l’approccio con persone nuove consente anche di evitare le dinamiche a volte restrittive dei gruppi chiusi, lasciando spazio a quella libertà presente in ciascuno di noi.

Quanto agli effetti negativi, il floater friend, non appartenendo ad un gruppo stabile di amici, quando dovesse trovarsi in difficoltà, potrà sentirsi isolato, non avendo il supporto degli amici stabili. Inoltre, il floater friend, nei diversi gruppi dove opera da battitore libero, rischia anche di essere percepito come un corpo estraneo, distante e diverso dagli altri appartenenti al gruppo; un soggetto, quindi, che è considerato solo un conoscente, poco noto e non certo affidabile, il che, in futuro, può rendere difficile al floater costruire dei legami profondi.

Cari amici, sarà perché sono nato nella prima metà del secolo scorso, quando l’amicizia era qualcosa di veramente importante, seria ed intensa, pronta all'aiuto reciproco, per cui, dal mio punto di vista personale, non reputo “AMICIZIA” quella dei floater friends; posso arrivare a considerarla una conoscenza utile, ma nulla di più.

A domani.

Mario

lunedì, gennaio 27, 2025

LE GRANDI VIRTÙ DI UNA PIANTA ARBUSTIVA: IL CORBEZZOLO. I SUOI FRUTTI, SONO UN TOCCASANA PER DIVERSI MALI, E DAI QUALI SI RICAVANO ANCHE MARMELLATE, VINO E LIQUORI.


Oristano 27 gennaio 2025

Cari amici,

Il CORBEZZOLO (Arbutus unedo L., 1753), oltre che essere un arbusto bello ed elegante, spesso utilizzato in giardino, è un sempreverde appartenente alla famiglia delle Ericacee. Diffuso nei Paesi del Mediterraneo, è alquanto presente in Sardegna, essendo uno dei componenti principali della macchia mediterranea. La sua particolarità è che presenta contemporaneamente fiori e frutti maturi, per il particolare ciclo di maturazione: la pianta rifiorisce quando i frutti, prodotti dalla precedente fioritura, sono ancora in maturazione. Data la contemporanea presenza tra il verde delle foglie dei fiori bianchi e dei frutti rossi, fin dal Risorgimento la pianta, con i suoi 3 colori, è stata considerata simbolo della bandiera Italiana.

È una pianta longeva, che può diventare plurisecolare in ambienti adatti, sviluppandosi rapidamente. Tra le sue foglie, di un verde intenso, spiccano i fiori bianchi, riuniti in pannocchie pendule che ne contengono tra 15 e 20. Questi, che compaiono in autunno, sono profumati e ricchi di nettare; per questo motivo sono intensamente visitati dalle api in autunno, se il clima non è già diventato troppo freddo. Dai fiori di corbezzolo si ricava dunque l'ultimo miele che le api producono prima di andare in riposo. È un miele pregiato per il suo sapore particolare, amarognolo e aromatico. Il “Miele di corbezzolo” è indicato come lenitivo per la tosse infiammatoria ed asmatica, facilita anche un sonno riposante e in Sardegna viene addirittura considerato un potente afrodisiaco!

I frutti del Corbezzolo sono delle bacche sferiche di circa 2 centimetri, rosse e, a maturità, ricoperte di tubercoli abbastanza rigidi spessi qualche millimetro; maturano tra ottobre e dicembre, nell'anno successivo rispetto alla fioritura, ed è per questo che sulla pianta si osservano fiori e frutti insieme. I frutti si possono mangiare quando arrivano a maturazione, ovvero quando la polpa comincia ad ammorbidirsi. Si possono poi conservare sotto spirito, utilizzarli per preparare confetture e mostarde, cuocerli nello zucchero per caramellarli e altro ancora.

Secondo quanto raccontato dai nostri avi della civiltà contadina, il consumo di grandi quantità di frutti di corbezzolo produceva una leggera sensazione di ubriachezza]. Per questo motivo, nell'antichità, questa pianta era sacra al dio greco Dioniso, lo stesso venerato dai romani come dio Bacco. Il corbezzolo era venerato e utilizzato anche per accompagnare i defunti all’ultima dimora. Il poeta romano Publio Virgilio Marone nei suoi scritti racconta che rami di corbezzolo venivano posti sulle tombe, in segno di rispetto per il defunto. Il corbezzolo non ha controindicazioni particolari al suo consumo, a meno che non si soffra di allergie specifiche. Dalla fermentazione dei frutti maturi si ottiene il "vino di corbezzolo"; è a bassa gradazione alcolica ed è leggermente frizzante, usato in particolare in Corsica e Algeria. In Sardegna, invece, si preferisce effettuare la distillazione dei frutti schiacciati, dai quali si ricava un'acquavite dal colore leggermente rosato, ritenuta ottima.

Come accennato, il corbezzolo è alquanto usato in erboristeria. I suoi frutti sono preziosi, grazie alle sostanze in essi contenute, dalla vitamina C (100 grammi ne contengono circa 8 mg), alla vitamina E, oltre ad essere ricchi di pectine, flavonoidi, antociani (in particolare il beta-carotene) e di acidi grassi insaturi, tra cui l'acido linoleico e linolenico. Presenti anche dei Sali minerali, come quelli di sodio, di potassio, di calcio, di magnesio e di fosforo. Per la presenza di flavonoidi e antociani, di sostanze antiossidanti e di vitamina C, i frutti di corbezzolo contrastano la formazione di radicali liberi e sono utilizzati per combattere lo stress ossidativo.

Amici, nel confermare la grande bontà di questa pianta, voglio dirvi che non solo i frutti, che, oltre quanto detto prima, hanno anche effetto antidiarroico e proprietà antisettiche e antinfiammatorie (sono utilizzati per trattare cistite e prostatite), ma anche le foglie, preparate in decotto, hanno delle caratteristiche diuretiche, astringenti e antisettiche. Infine, voglio anche ricordare a Voi lettori che, in passato, le foglie del corbezzolo, essendo ricche di tannini e arbutoside, venivano utilizzate per la concia delle pelli. La presenza di sostanze tanniche, del resto, è comune nelle piante e nei frutti delle Ericaceae.

Cari amici, termino questa mia riflessione su questo eccellente arbusto della nostra Macchia Mediterranea, ricordandovi che prima di utilizzare questi composti vegetali fornitici da Madre Natura, dobbiamo sempre consultare il nostro medico! I benefici datici dalle piante sono indubbiamente notevoli, ma dobbiamo sempre tener conto di eventuali allergie che possono essere presenti in ciascuno di noi! Grazie della Vostra sempre gradita attenzione.

A domani.

Mario

domenica, gennaio 26, 2025

I DUBBI DEI GIOVANI DEL TERZO MILLENNIO: CONTINUARE A VIVERE IN FAMIGLIA O ANDARE A VIVERE DA SOLI? IN ITALIA ESCONO DI CASA PIÙ TARDI CHE NEL RESTO D’EUROPA.


Oristano 26 gennaio 2025

Cari amici,

Fin quasi alla fine del secolo scorso, i figli lasciavano la famiglia d'origine quasi sempre poco dopo la maggiore età. Seppure non si vivesse nell'abbondanza, la formazione di nuove famiglie avveniva in un'età ben più giovane, rispetto all'oggi. Si, i "giovani millennial", come comunemente oggi vengono definiti, tardano molto di più ad abbandonare la casa dei genitori per andare a formare una nuova famiglia oppure a vivere la loro vita da soli. Secondo i dati forniti da EUROSTAT, a uscire più tardi da casa dei genitori sono soprattutto i ragazzi, con una media di 30,9 anni, rispetto alle ragazze che lo fanno a 29 anni. Il Paese europeo, invece, in cui i giovani lasciano molto prima il nido è la Finlandia, con una media di 21,3 anni.

Secondo questa statistica, nel nostro Paese i figli lasciano la casa genitoriale anche più tardi degli altri Paesi d’Europa, rimanendo più tempo nel caldo rifugio della casa dei genitori. La media italiana si attesta intorno ai 30 anni, andando a superare il dato medio europeo. Sempre secondo l’Eurostat i giovani italiani vanno via di casa più tardi sia dei nostri vicini cugini francesi che di quelli tedeschi. La differenza di genere, invece, che vede gli uomini uscire dal nido più tardi delle donne, emerge in tutti i Paesi dell’UE.

I motivi alla base di questa prolungata permanenza in casa sono diversi, ma, comunque tutti importanti, seppure a vario titolo. Nei primi anni di lavoro, per esempio, trovare una casa in affitto risulta alquanto costoso, divorando una fetta consistente dei primi stipendi. Si, il “Carovita” pesa non poco sulle decisioni, se pensiamo anche che pure il mercato del lavoro non è troppo tenero con i giovani, seppure bravi, che iniziano a cimentarsi nel lavoro, togliendo così le illusioni e i sogni dei millennial. Che dire, poi, dell’aspetto culturale del nostro Paese, che vede gli italiani sempre legatissimi alla propria famiglia, a qualsiasi età!

Amici, per i giovani di oggi  iniziare una vita indipendente da soli, fuori dalla famiglia d’origine, costituisce una “vera lotta interiore”, tra una certa voglia di indipendenza e il desiderio di rimanere ancorati al caldo nido familiare, ovvero alle proprie radici. Andare a vivere da soli è un passo importante che fa paura, anche se, al tempo stesso, è carico di voglia di spiccare il volo alla ricerca di nuove emozioni e di aspettative verso il futuro. Insomma, una lotta interiore tra il desiderio di costruirsi uno spazio personale e quello della bella comodità del nido dove gli altri pensano a tutto!

Decisione difficile dunque, che parte, innanzitutto, da quel presupposto economico prima accennato: avere, per volare via, una stabilità economica e lavorativa sufficiente, prima di dare il via alla vita gestita personalmente da soli, con tutti i pro e i contro. Tagliare il cordone ombelicale con la famiglia non è proprio facile; vivere da soli significa pensare a tutto in autonomia: fare i conti con bollette, elettrodomestici, spesa settimanale e improvvisarsi chef ad ogni pasto. All’inizio potrebbe apparire anche elettrizzante: vivere arredando gli spazi a proprio gusto, poter uscire e rientrare a casa anche alle ore tarde senza il muso dei genitori, ma anche, in molti momenti, sentirsi soli, anziché coccolati da mamma e papà.

Iniziare una vita propria, amici, è accettare di diventare “grandi e responsabili”: in tutto e in prima persona! Essere consci di dover affrontare i problemi giorno per giorno e sapersela cavare da soli, con le proprie forze. Quando si lascia la casa dei genitori si opera responsabilmente in prima persona: entrate, uscite, spese, costituiscono un bilancio proprio, non c’è una mano esterna che all’occorrenza fornisce l’aiuto necessario a tappare le falle. Andare a vivere da soli è una specie di “Prova del Nove”, come si diceva nei tempi andati! Una volta in volo da soli si prova un mix di emozioni, che vanno dall’entusiasmo all’incertezza, arrivando poi, comunque, al conseguimento di una maggiore consapevolezza di sé!

Amici, come mi è capitato di dire altre, volte, se è pur vero che per i figli andare a vivere da soli è una prova difficile da superare, anche per i genitori che, ad un certo punto della loro vita si ritrovano la casa vuota, non è certo un prova facile da superare! Non sono solo i patemi d’animo dei millennial che cercano di volare per crescere, ma anche quelli  dei cosiddetti “boomer”, che provano nuove emozioni difficili da digerire, nel ritrovarsi all’improvviso catapultati in una nuova “vita a due” in età senile! Emozioni che passano dal superficiale sollievo iniziale alla tristezza creata dalla solitudine per la loro assenza.

Cari amici, il distacco tra genitori e figli è, e sarà sempre, un grande strappo emotivo difficile da vivere, perché gli uni e gli altri si mancheranno sempre! La nostalgia aleggerà costantemente nella casa genitoriale, così come nella nuova casa dei figli, e, come antidoto alla lontananza, sarà di grande aiuto il telefono (oggi anche il video-telefono), che aiuterà entrambi a tenersi almeno virtualmente vicini. Gli incontri, fisici, poi, saranno quel forte collante che aiuterà entrambi a sentirsi sempre “Famiglia”, seppure lontani.

A domani.

Mario