martedì, marzo 14, 2017

IL DNA DEGLI ANTICHI SARDI È ANCORA PRESENTE: IL NOSTRO MILLENARIO ISOLAMENTO LO HA CONSERVATO INTATTO, FACENDOCI CONOSCERE LA NOSTRA PREISTORIA.



Oristano 14 Marzo 2017
Cari amici,
La scoperta è davvero eccezionale: il DNA dei primi abitanti della Sardegna è ancora "vivo"! A distanza di oltre 12.000 anni, l'antico codice genetico degli antichi sardi si è conservato senza interferenze e commistioni, consentendoci così di venire a conoscenza di una preistoria inedita, mai conosciuta prima. La straordinaria scoperta nel particolare genoma dei sardi moderni è stata fatta grazie ad un maxi studio, coordinato dall'Università di Pavia e dall'Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (Irgb) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). I risultati, pubblicati su Molecular Biology and Evolution, hanno potuto dimostrare che, grazie all'isolamento plurimillenario, il DNA degli abitanti dell’Isola non ha subito evoluzioni, restando unico in Europa e capace di svelare importanti indizi sul popolamento del Vecchio Continente.
"Finora si era pensato che i primi agricoltori, giunti in Europa tra i 12mila e gli 8 mila anni fa, avessero spazzato via le più antiche popolazioni di raccoglitori e cacciatori – ha spiegato Alessandro Achilli, professore associato di genetica all'Università di Pavia -. Con questo studio genetico sui sardi, invece, abbiamo dimostrato che nelle popolazioni europee moderne è ancora possibile trovare tracce importanti degli antenati paleolitici, il cui pool genetico potrebbe essersi conservato soprattutto nell'area del Mediterraneo, in corrispondenza del rifugio franco-cantabrico nei Pirenei e in Italia". La scoperta è frutto di un ampio progetto di ricerca chiamato Italgenomics, ideato insieme all'Università di Perugia nel 2012 con l'obiettivo di ricostruire la storia dell'Italia confrontando il DNA antico e moderno di persone e animali domestici.
Il patrimonio genetico dei sardi è risultato unico nel suo genere, e contenente informazioni molto preziose sulle origini dell'occupazione della Sardegna nel contesto della preistoria europea. Lo studio particolarmente attento condotto in Sardegna, ha portato ad analizzare il DNA mitocondriale (cioè ereditato per via materna) di 3.491 sardi moderni e di 21 sardi antichi, provenienti da siti archeologici datati da 4 a 6 mila anni fa. I dati molecolari così ottenuti sono stati poi confrontati con un database mondiale di oltre 50.000 genomi moderni e circa 500 antichi: tra questi anche il famoso uomo di Similaun, Oetzi, che non ha mostrato di avere particolari 'parentele' con il popolo sardo, al contrario di quanto ipotizzato in precedenza.
Gli scienziati hanno classificato i genomi mitocondriali dei sardi in 89 gruppi genetici, detti aplogruppi. Quasi tutti gli aplogruppi, che probabilmente comparvero nell'isola dopo la sua prima occupazione, risalgono a un periodo compreso tra il Neolitico (tra 4000 e 7800 anni fa), il Nuragico (tra 2000 e 4000 anni fa) e il post-Nuragico (meno di 2000 anni fa). Dall'analisi dei dati è emerso che l'80% dei genomi mitocondriali dei sardi moderni appartiene a gruppi genetici (aplogruppi) presenti solo in Sardegna, come ha spiegato la prof. Anna Olivieri dell'Università di Pavia. Una piccola ma significativa percentuale, pari al 3-5%, ha mostrato invece "un'età chiaramente antecedente all'arrivo dell'agricoltura nell'isola, circa 7.800 anni fa". Come precisa il prof. Francesco Cucca, dell'Irgb-Cnr, i due aplogruppi più antichi (denominati K1a2d e U5b1i1) potrebbero essere arrivati dal Vicino Oriente e dall'Europa Occidentale. "Questo – ha concluso Cucca – ha suggerito che i primi abitanti della Sardegna provenivano da regioni geografiche differenti".
Le isole hanno sempre esercitato un fascino particolare su biologi evoluzionisti, genetisti e archeologi per via dell'isolamento geografico e delle caratteristiche spesso uniche delle popolazioni che le abitano. In particolare la Sardegna, per la sua posizione chiave nel cuore del Mediterraneo, ha rappresentato un'arena di studio ideale. I risultati hanno messo in evidenza che la Sardegna rappresentava un'anomalia nel panorama genetico europeo, e per più di un motivo. Questo scenario, oltre a rappresentare la prova archeologica di un'occupazione della Sardegna già ai tempi del Mesolitico (quindi tra il 10.000 e l'8000 a.C.), suggerirebbe anche l'esistenza di una duplice origine genetica dei suoi abitanti.
Cari amici, lo studio evidenzia insomma che i sardi contemporanei sono portatori di un'eredità genetica unica, maturata soprattutto grazie al relativo isolamento dai tanti sconvolgimenti demografici che hanno caratterizzato il continente europeo. Un isolamento che ha favorito la conservazione nell’Isola di tracce genetiche così antiche. “È ormai evidente - spiega ancora il prof. Olivieri - che la mobilità umana, l'intercomunicazione e il flusso genetico attorno al Mediterraneo fin dai tempi dell'ultima era glaciale hanno lasciato firme ben precise, che sono sopravvissute fino ai giorni nostri. E alcuni di questi segni indelebili del passato sono rimasti integri e perfettamente conservati in Sardegna dai sardi”.
La Sardegna, insomma, terra davvero unica, fin dalle sue origini!
Grazie dell’attenzione, amici, a domani.
Mario


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