sabato, dicembre 14, 2013

LA SARDEGNA ZONA FRANCA: BASTA PAROLE E’ TEMPO DI FATTI, SE NON VOGLIAMO PERDERE L’ULTIMO TRENO PER LO SVILUPPO!



Oristano, 14 Dicembre 2013
Cari amici,
quasi non passa giorno che sui giornali o sui media regionali non si parli, più o meno a proposito, di “Zona Franca”. L’argomento è pruriginoso e si presta, effettivamente, ad essere affrontato da diversi punti di vista. In quest'ultimo periodo l’argomento sembra ancora di più sulla bocca di tutti, stante il pessimo andamento socio-economico che non solo non accenna a fermarsi ma continua in caduta libera. Tra chi ne parla a ragione e chi a torto,  vediamo, intanto, di radiografare cos’è esattamente questa benedetta “zona franca” per la Sardegna e quali benefici potrebbe portare ai sardi e alla Sardegna.
Con il termine zona franca si intende un'area, geograficamente o amministrativamente definita, al cui interno le attività produttive sono assoggettate ad un regime particolare in materia doganale e fiscale. Si tratta, in pratica, di un’area di fiscalità di vantaggio. L’istituzione della zona franca comporta uno sgravio dei costi a carico delle imprese e, pertanto, uno sviluppo degli investimenti a favore dell’intera comunità. In particolare, all’interno di una zona franca possono essere assenti o ridotte le tariffe doganali, applicati incentivi fiscali, deregolamentazioni contrattuali e contributive. Non graverebbero, inoltre, sia sui consumatori che sulle imprese, oneri per dazi doganali, Iva e accise. Attualmente sono presenti zone franche in gran parte dei Paesi del mondo, Europa e Stati Uniti compresi. Esistono diverse tipologie di zone franche, differenti a seconda delle caratteristiche e necessità dell’area in cui sono state create. In ogni caso, la zona franca nasce con l’intento di favorire l’emersione dell’imprenditoria locale ed attrarre capitali dall’esterno. Il risultato è quello di una riqualificazione della regione, sia in termini di sviluppo economico che tecnologico e scientifico. Per quanto riguarda la Comunità Europea, il regolamento che ha introdotto i Codici Doganali Comunitari (Reg. CEE 2913/92), ancora in vigore, prevede che gli Stati Membri possono destinare alcune parti del loro territorio a zona franca.
La Sardegna, rispetto alle altre Regioni, è anche regolata da uno Statuto speciale, in quanto Regione Autonoma.  Il nostro Statuto, introdotto con la Legge Costituzionale n. 3 del 1948, all’articolo 12  ne prevedeva già l’istituzione: “Saranno istituiti nella Regione punti franchi”. Abbiamo però dovuto attendere il 1998 perché venissero istituite, con decreto legislativo, le Zone Franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme e Arbatax. Negli ultimi mesi altri Comuni hanno espresso la volontà di  usufruire  degli stessi vantaggi e molti  hanno già provveduto a deliberare l’istituzione della zona franca nel proprio territorio. E’ il caso, per citarne alcuni, di Oristano, Carbonia, Santa Giusta, Oliena, Portoscuso e Ittiri, anche se l’intento vero e proprio rimane quello di realizzare un’unica zona franca estesa a tutta la Sardegna.
Per trasformare, però, tutta l’Isola in “zona franca integrale” sono necessari molti passaggi giuridici, a partire da una nuova proposta di legge regionale che ne preveda l’istituzione, al posto dei precedenti “punti franchi”. Nello scorso mese di Ottobre, dopo un lungo tira e molla, questa nuova proposta è stata approvata dalla Commissione Autonomia del Consiglio regionale e si appresta ad essere discussa in aula. Dopo 65 anni sono stati cancellati i punti franchi (tra l’altro senza essere stati mai messi a regime, curioso) e sostituiti con «un’isola extra doganale», i cui «confini naturali saranno le coste e il mare» e «le porte d’accesso saranno i porti e gli aeroporti». Battaglia storica, quella della zona franca, da sempre: concessaci inizialmente, non a caso, come uno dei benefici (seppure limitata ai punti franchi) di risarcimento per la nostra insularità ed inseriti nello Statuto del 1948.
Poi, come raccontano gli archivi, in questi 65 anni ne abbiamo fatto un pessimo uso, nel senso che nulla abbiamo fatto per attuarli! E’ accaduto di tutto fra proposte, clamorosi fallimenti e litigi di ogni genere sul modello da attuare, per non attuare, poi, niente. Oggi per arrivare all’obiettivo, però non basta il primo passaggio, l’approvazione della nuova legge da parte della Regione Sardegna: ne servono ben altri quattro, quattro tappe, che prevedono, dopo l’approvazione  da parte del Consiglio regionale, l’approvazione da parte sia della Camera che del Senato e, infine, l’OK di Bruxelles. Tenendo conto che nel 2014 ci saranno anche le elezioni europee, è difficile ritenere che l’agevolazione tanto desiderata e attesa possa essere concessa in tempi brevi .
Certo, zona franca integrale per la Sardegna significherebbe diventare un “territorio extra doganale” come Livigno e Campione d’Italia, esente in tutto il suo territorio dalle imposte indirette (Iva e accise) e da ogni altra imposizione fiscale da parte dello Stato. Attorno a questa interessante ipotesi, una delle poche proposte concrete emerse in questi anni per risollevare la disastrata economia sarda, sta lavorando il Comitato spontaneo Sardegna Zona franca Integrale, che da qualche anno cerca di far comprendere all’opinione pubblica questa opportunità che potrebbe rendere la Sardegna competitiva con le altre regioni italiane e al passo con gli altri Paesi europei, diminuendo i costi di produzione e tagliando i costi del lavoro.
Cari amici, la Sardegna, terra da sempre di “conquista” per i molti colonizzatori, che hanno tenuto in subordine i sardi da millenni, continua ad essere non solo ignorata dal governo nazionale, ma vilipesa, negando ai sardi anche il sacrosanto diritto di ricevere nei giusti tempi le retrocessioni d’imposta che ci spettano. Sono certo che non sarà facile questa battaglia della “Sardegna Zona Franca Integrale”, ma questo non ci deve far abbassare la guardia, o chinare la testa, come siamo abituati da secoli, a fare. Ce lo impone l’amore per la nostra terra, il futuro che dobbiamo dare ai nostri figli, l’orgoglio di essere considerati un popolo con pari dignità rispetto al resto della nostra Nazione.
E’ compito di tutti portare avanti, con coraggio e forza, la nostra battaglia!
Grazie.
Mario

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