Oristano, 7 Luglio 2013
Cari amici,
nella mia precedente
riflessione del 5 Luglio ho dialogato con Voi sulla forte accelerazione che il
processo comunicativo ha avuto soprattutto in questi ultimi 10 anni. La
comunicazione che Internet ha sviluppato e allargato in modo esponenziale ha
creato un “mondo nuovo”, irreale, fatto di incontri comunicatavi non più fisici
ma esclusivamente virtuali, dove dalla
persona si è passati alla sua immagine, dal reale si è passati all’immaginario.
Non per niente la nostra società è definita ormai “società dell’immagine”!
L’internauta vive,
nella fase iniziale, questa astrazione dalla realtà come qualcosa di “magico”.
Nella comunicazione mediata da Internet si scorrazza in un mondo nuovo, tutto
da scoprire, dove ciascuno scende in campo non con il proprio carico umano di
bellezza o bruttezza, giovane età o acciacchi di vecchiaia, ma può farlo da cavaliere
giovane e forte, da principe azzurro o da Biancaneve, da Fata Turchina o da
Superman. Con Internet, si scopre una “second life”, una seconda vita virtuale,
dove è consentito superare le barriere e i vincoli di tempo e di spazio, di fisicità
e di sogno, dove a tutti è consentito di volare con la fantasia.
Internet, infatti,
annullando la dimensione spazio temporale, consente ciò che nella realtà non si
può realizzare o che si può fare in molto più tempo. Nei social network ognuno
si dichiara come la sua fantasia gli consiglia: uomo o donna, giovane o
vecchio, intrigante o timido, buono o cattivo. Facebook, Twitter, e le varie
chat, abbattono le frontiere del reale e consentono agli internauti di recitare, protetti
dall’anonimato, nella grande commedia ideale e desiderata. Nell’immenso palcoscenico
della rete, in stanze che in realtà difficilmente potrebbero esistere, ognuno
da sfogo alle sue fantasie, senza i freni inibitori presenti nella realtà, consentendo
discorsi ed incontri solo virtualmente possibili. In queste Community virtuali
si creano comunque dei legami, dei vincoli più o meno stabili, delle sensazioni di
appartenenza che rispondono a quel grande bisogno umano di socializzare. Nelle
stanze virtuali si può sperimentare la propria identità in tutte le sue
sfumature: cambiando l'età, la professione e perfino il sesso di appartenenza; ci
si propone in modo inusuale, ascoltando le reazioni degli altri e confrontandosi
con altre personalità più o meno reali, in un gioco che ricorda le antiche
favole tra boschi incantati, principi, principesse e streghe più o meno
cattive.
Il computer è ormai
diventato una novella “lampada di Aladino”, uno strumento capace di trasformarci
a nostro piacimento. Effettuata, poi, questa trasformazione virtuale, come si
fa a spegnere il computer e tornare nella realtà dove ci ritroviamo “piccoli e
neri”, come quel pulcino della pubblicità? A questo punto le ore passate davanti
allo schermo del computer aumentano sempre di più, sottraendoci alla temuta
quotidianità. Lentamente ma inesorabilmente ci si allontana sempre di più dalla
realtà, privilegiando le relazioni virtuali a scapito di quelle reali,
riducendo i contatti fisici, ormai divenuti fonte d'ansia e quindi da evitare!
E’ un processo, quello subìto, di lenta assuefazione che, quasi senza traumi
crea dipendenza, come una qualsiasi droga. Certo,
senza timore si può sostenere che il computer crea una nuova, moderna, forma di
dipendenza, definita dagli esperti Internet-dipendenza , Retomania o anche
Internet Addiction Disorder (I.A.D.).
Moderna forma di dipendenza
che gli studiosi hanno iniziato a radiografare fin dagli anni ’90 del secolo
scorso. Il famoso psichiatra Goldberg in quegli anni propose dei criteri
diagnostici (allora molto discussi) per accertare la I.A.D., rifacendosi ai
sintomi abitualmente osservati per mettere a fuoco le dipendenze più comuni.
Egli più precisamente sottolineò che per accertare con sicurezza la “dipendenza”
dei soggetti esaminati da Internet era necessario monitorare con attenzione i
segni clinici evidenziati: limiti e tempi di tolleranza e di astinenza dal
computer, esame dei danni derivati, subiti dalle ordinarie relazioni sociali,
occupazionali e familiari. Più recentemente per individuare e distinguere con
maggiore chiarezza i segni di rete-dipendenza, anomali rispetto al consumo non
patologico di Internet, si fa riferimento ad alcuni comportamenti che
rappresentano dei precisi indicatori qualitativi o quantitativi, capaci di
differenziare la normalità dalla patologia.
Questi indicatori hanno
permesso di evidenziare 3 tappe nel percorso di allontanamento dalla normalità verso
la forma più stabile della Dipendenza
Patologica dalla Rete.
1. Prima tappa verso la rete-dipendenza o
fase iniziale E' caratterizzata dall'attenzione ossessiva e ideo-affettiva a
temi e strumenti inerenti l'uso della rete, che genera comportamenti quali
controllo ripetuto della posta elettronica durante la stessa giornata, ricerca
di programmi e strumenti di comunicazione particolari, prolungati periodi in
chat.
2. Seconda tappa o tossicofilia E'
caratterizzata dall'aumento del tempo trascorso on-line, con un crescente senso
di malessere, di agitazione, di mancanza di qualcosa o di basso livello di
attivazione quando si è scollegati (una condizione paragonabile all'astinenza).
Inizialmente ciò era accompagnato anche da un notevole aumento delle spese, che
spesso rappresentava un lieve fattore di inibizione della tossicofilia, oggi
pressoché irrilevante, date le numerose possibilità di rimanere a lungo
collegati a basso costo. Restano, tuttavia, importanti indicatori di
tossicofilia il malessere soggettivo off-line e l'abuso on-line, spesso anche
nelle ore lavorative e nelle ore notturne, in cui si è disposti a rinunciare
anche al sonno.
3. Terza tappa o tossicomania E' la fase
in cui la rete-dipendenza agisce ad ampio raggio, danneggiando diverse aree di
vita, quali quella lavorativa, delle relazioni reali e quella
scolastico-lavorativa e in cui si rilevano problemi di scarso profitto, di
assenteismo scolastico-lavorativo e di isolamento sociale anche totale.
Studiosi importanti (Cantelmi
T., Talli M., 1998) hanno evidenziato i sintomi più significativi: nella prima
fase è rilevante l'abuso del tempo in rete (in genere anche 60-70 ore
settimanali); nella seconda si aggiungono i sintomi di ansia e irrequietezza crescente,
nella terza iniziano a compromettersi le relazioni sociali, lavorative o
scolastiche, che sopravvivono sporadicamente tra un collegamento e l’altro, estraniando
sempre di più il soggetto colpito dalla realtà sociale.
Per prima cosa è
necessario ricreare nel soggetto colpito una maggiore “consapevolezza” del
reale, passato in secondo piano rispetto al virtuale. Partendo, per esempio,
dall’utilizzo dei sempre più diffusi “test e questionari on line” di
autovalutazione del proprio rapporto con la Rete, che possono rappresentare un
punto di partenza per rendere il soggetto “consapevole del problema”, vissuto a
lungo in precedenza in modo non disturbante. Il passo successivo, partendo
proprio dalla consapevolezza acquisita, può essere un aiuto professionale
individuale o una condivisione reale del problema attraverso l’analisi
collettiva, fatta con “un gruppo omogeneo”, che presenta gli stessi sintomi, anche
attraverso delle riflessioni guidate sulla necessità di superare le eventuali
insicurezze che possono essere alla radice del ricorso ad Internet per
socializzare.
Senza arrivare alla “cura
del drogato da Internet”, è necessaria una maggiore attenzione allo strumento
della prevenzione. E’ questo lo strumento utile a tutti, semplice ed efficace,
se usato agli inizi dell’approccio ad Internet, prima che diventi un uso
smodato, un abuso. Prevenzione fatta di regole chiare, che possiamo così
riepilogare:
a) limitare la quantità di tempo trascorso
quotidianamente on line (non più di una o due ore), possibilmente non
instaurando un'abitudine quotidiana che deve essere a tutti i costi rispettata,
ma con flessibilità costante;
b) variare ed integrare le attività on line con altre
attività reali (es. acquisti, svaghi o relazioni sociali), poiché in tal modo
non si trasforma la Rete nello strumento privilegiato di relax, di evasione e
di contatto con se stessi, ma una delle possibili varianti al quotidiano;
c) mai abbandonare la socializzazione reale, che
non può essere totalmente sostituita da quella virtuale, da considerarsi
integrativa e mai esclusiva;
d) nel caso si avvertisse una forte necessità poco
controllabile di collegarsi ad Internet, non lasciarsi dominare dall’evento ma
ricorrere, senza indugio, ad un aiuto
competente.
La rete, cari amici, è uno strumento formidabile, unico ed insostituibile, ma richiede, come molti altri strumenti, saggezza e capacità di utilizzo. Volare, cari amici, è una cosa bellissima! Ma sappiamo tutti che per volare sono necessarie delle ali forti e resistenti, pena la fine di Icaro. Anche volare in rete richiede capacità e strumenti adeguati.
Grazie a tutti dell’attenzione!
Mario
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