mercoledì, novembre 06, 2024

ENERGIE ALTERNATIVE. LA WESTINGHOUSE LANCIA SUL MERCATO UN MINI REATTORE NUCLEARE RICARICABILE: “e-VINCI”. È PICCOLO, COMPATTO E SICURO COME UNA BOMBOLA DI GAS.


Oristano 6 novembre 2024

Cari amici,

La Westinghouse è un’azienda statunitense, specializzata nella costruzione di apparecchiature elettriche. Nota da anni anche in Europa, l'azienda si è da tempo concentrata e specializzata sul nucleare, costruendo anche diverse centrali. Di recente ha comunicato di avere pronto, "da lanciare sul mercato", un mini reattore nucleare ricaricabile, sicuro e compatto, con un uso alquanto semplice, in poche parole "da gestire e usare" praticamente come cambiare una bombola di gas per il barbecue. Insomma, la Westinghouse, come dichiara la stessa azienda, ha sviluppato una nuova tecnologia che - secondo quanto annunciato - semplificherà l’uso dell'energia atomica.

Indubbiamente, il lancio sul mercato di questo produttore di energia ricavata dal nucleare chiamato eVINCI, data la grande fame di nuova energia da ricavare da fonti alternative a quella fornite dal fossile, crea una grande curiosità. Ovviamente ci si chiede come potrebbe funzionare questa macchina produttrice di energia da nucleare, e cosa potrebbe significare per il futuro della aumentata necessità di produzione di energia, che continua ad aumentare considerevolmente ogni giorno che passa. Proviamo a vedere insieme questo nuovo capitolo del nucleare, annunciato dalla Westinghouse.

Il mini reattore nucleare annunciato dall’azienda statunitense, chiamato “eVINCI” sta facendo parlare di sé in tutto il mondo dell’energia, e non solo per le sue dimensioni ridotte. L’approccio, che potremmo definire “PLUG AND PLAY” (collega e usa. ndr), potrebbe essere una chiave molto interessante. In primo luogo, le sue dimensioni: con un diametro inferiore a 3 metri, questo micro-reattore è decisamente più piccolo dei suoi fratelli maggiori. Nonostante le dimensioni contenute, tuttavia, è capace di generare fino a 5 megawatt di elettricità, sufficienti per alimentare migliaia di abitazioni.

Ma, a sentire i costruttori, oltre la dimensione ridotta, la filosofia costruttiva riserva ben altre sorprese: il mini reattore eVinci è stato progettato per funzionare per oltre otto anni con un singolo carico di combustibile! Al termine, quando il carico risulta esaurito, l’intero mini reattore nucleare può essere spento, caricato su un camion e riportato in fabbrica per essere ricaricato o sostituito con un nuovo reattore. Insomma, amici, sarebbe come quando ci accorgiamo che la bombola del gas è terminata e provvediamo a cambiarla, anche se le dimensioni del reattore sono ben più grandi della bombola!

La Westinghouse, per realizzare eVinci ha tratto ispirazione dai reattori nucleari utilizzati nello spazio. Una delle caratteristiche più sorprendenti è l’assenza di parti mobili durante il normale funzionamento. Niente pompe, niente valvole, niente turbine in continuo movimento. Il segreto sta nel combustibile TRISO (TRi-structural ISOtropic), prodotto con una tecnologia avanzata che racchiude l’uranio in minuscole sfere delle dimensioni di semi di papavero. Queste sfere sono a loro volta racchiuse in pellet di carbonio e ceramica, creando un combustibile estremamente resistente al calore e alla corrosione.

E non è tutto. Anche il sistema di raffreddamento ha delle peculiarità. Invece di utilizzare acqua o altri liquidi circolanti, il mini reattore nucleare eVinci utilizza un monolite d’acciaio solido per assorbire il calore del nucleo. Questo calore viene poi trasportato passivamente attraverso tubi di calore alcalini, sfruttando i cambiamenti di fase del metallo alcalino per raffreddare il reattore e convertire il calore in elettricità. Westinghouse sostiene che il combustibile TRISO è progettato per produrre su eVinci una reazione nucleare auto-limitante che non può sfuggire al controllo, per cui risulta intrinsecamente sicuro. Inoltre, in caso di emergenza, un tamburo rotante si riposiziona passivamente per spegnere tutto.

Amici, a dar credito a quanto asserito dalla Westinghouse, la sicurezza non è l’unico punto di forza di eVinci. La sua compattezza e portabilità lo rendono adatto a una varietà di applicazioni. Oltre alla generazione di energia civile, Westinghouse vede potenziali utilizzi in luoghi remoti, operazioni minerarie, impianti industriali, basi militari e centri dati. Per gli appassionati del mix energetico,  eVinci potrebbe integrarsi con le energie rinnovabili, fornendo una fonte di energia stabile quando il sole non splende o il vento non soffia.

Cari amici, il processo di lancio sul mercato di questo mini reattore, continua senza sosta. È stato già  presentato un Rapporto Preliminare di Progettazione della Sicurezza (PSDR) al Centro Nazionale per l’Innovazione dei Reattori (NRIC) del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, cosa che segna una tappa importante per il lancio del dispositivo. Jon Ball, il Presidente di eVinci Technologies presso la Westinghouse, ha dichiarato: “Puntiamo al dispiegamento di molti microreattori eVinci in tutto il mondo entro la fine del decennio”.  Sarà la via giusta da seguire? Chissà!

A domani.

Mario

martedì, novembre 05, 2024

LA CORSICA, PER NOI SARDI L’ISOLA GEMELLA, E LA SUA CURIOSA STORIA: IN UN PERIODO FU PROPRIETÀ ADDIRITTURA DI UNA BANCA: IL BANCO DI S. GIORGIO!


Oristano 5 novembre 2024

Cari amici,

Che la storia della Sardegna sia alquanto tormentata, noi sardi lo sappiamo bene, preda per un tempo lunghissimo di una serie di conquistatori che l’hanno utilizzata e sfruttata! Ebbene, anche la storia della CORSICA, l’isola che noi sardi consideriamo gemella, e che oggi appartiene alla Francia, ha avuto un percorso arduo, carico di lotte e sfruttamenti; problematiche che, per quanto diverse da quelli della nostra isola, meritano  di essere raccontate, seppure sinteticamente, in quanto evidente, chiara dimostrazione di come i desideri di conquista di altri territori non sono mai stati abbandonati. Vediamo insieme la storia di quest'isola.

Anche la CORSICA, come la Sardegna, risulta abitata da tempi lontanissimi; gli archeologi hanno trovato tracce di occupazione del territorio corso risalenti al 7000 a.C. Dopo il neolitico, arrivati all’età del bronzo (dal -2000 AL 700 a.C.), la popolazione dell’isola cresce: i villaggi vengono migliorati e fortificati e si fabbricano utensili e armi. Come in Sardegna, nascono i Menhir, elaborati anche con tratti umani di guerrieri. Vengono, inoltre, incrementati gli scambi commerciali con gli altri popoli dei Mediterraneo.

Verso il 259 a.C. la CORSICA viene conquistata dai Romani, diventando, come la Sardegna, una provincia romana. Nell’isola viene addirittura spedito in esilio (nel 41 d.C.) anche Seneca. Nel III secolo d.C. ha inizio la cristianizzazione della Corsica. Dopo il V secolo, una volta caduto l’Impero Romano, l’isola viene invasa dai Vandali. Nel corso del V e del VI secolo l’isola è teatro di numerose incursioni: bizantine, ostrogote e longobarde. Nel Medioevo (siamo nel 774) Carlo Magno travolge i longobardi e assegna la Corsica al Papa.

L’isola è però costantemente visitata dai Mori, provenienti dalla Spagna e dal Nord Africa, che sbarcano frequentemente sulle coste corse per realizzare delle incursioni, costringendo la popolazione a rifugiarsi nelle montagne dell'interno, tanto che La Santa Sede decide di inviarvi un esercito. Dal 1077 al 1284 la Corsica gode dei benefici della dominazione pisana ed è protagonista di un considerevole sviluppo economico e sociale.

Nell’isola, che attraversa un periodo positivo, si sviluppa l’arte romanica, con la costruzione di cappelle e di chiese, ancora oggi visibili in diverse località. I pisani favoriscono la creazione di un sistema feudale sull’isola. A partire dal 1284 in Corsica inizia il dominio della potente repubblica di Genova; il dominio di Genova “La Superba” sulla quarta isola del Mediterraneo per estensione, fu alquanto travagliato, perché la Corsica non era ritenuta importante. Basti pensare che, per gli ingenti debiti contratti, l’isola fu ceduta ad una Banca, il Banco di S. Giorgio, che la acquisì al suo patrimonio.

Il Banco di S. Giorgio coltivava da tempo l’idea di fare affari commerciali con la Corsica, fin da quanto, nel 1347, i capi dell’isola decisero di affidarsi alla protezione di Genova, pur di allontanarsi dalla sfiancante egemonia aragonese. Il Banco si inserì nella riscossione dei tributi dovuti alla repubblica di Genova, accaparrandosene buona parte. Amministrando il debito pubblico di Genova, il Banco, grazie alle così dette “COMPERE” si perfezionò come esattore ufficiale della Compagna Communis (nome del comune medievale di Genova).

Le COMPERE, per chiarire, erano dei contratti di prestito, con i quali il Banco otteneva in cambio la riscossione temporanea di imposte. Con questo sistema, in poco tempo, la potenza della banca crebbe economicamente a dismisura, diventando praticamente potente quanto e più di uno Stato, arrivando ad un controllo capillare del territorio. Siamo nel Quattrocento, e Genova era sommersa da un debito pubblico ormai fuori controllo, e questo era praticamente nelle mani del Banco di S. Giorgio, che di fatto aveva in pugno le redini finanziarie della Repubblica genovese.

Stemma della repubblica di Genova

Le enormi difficoltà finanziere in cui si dibatteva la REPUBBLICA DI GENOVA, che non riusciva a far fronte ai debiti nei confronti del Banco, costrinsero la repubblica genovese ad alienare al Banco stesso interi territori del proprio dominio, tra cui proprio la Corsica! Il Banco, una volta in possesso dell’isola, impiantò lì la sua residenza, iniziando una guerra spietata contro coloro che non ne accettavano la sua autorità (per lo più i baroni filo-aragonesi). La pacificazione non fu facile, e si arrivò al 1462, quando l’istituto di credito affidò il governo dell’isola al capitano genovese Tommasino da Campofregoso.

Ma la pacificazione era ancora lontana. Poco tempo dopo gli Sforza, duchi di Milano, cercarono di allungare la loro ombra anche su Genova, e la Corsica cadde nell’anarchia. La situazione perdurò fino al 1484, anno in cui, di comune accordo, gli Sforza restituirono l’isola al Banco. Però, la scarsa lungimiranza politica del Banco di San Giorgio, che amministrava l’isola di fatto con un regime di tipo coloniale, affossò l’economia, che continuò a deperire. L’isola era sfruttata sul piano produttivo, ed i proventi finivano quasi tutti in mano al Banco, che non aveva reale interesse a introdurre miglioramenti. La Corsica non scampò ad invasioni, razzie e massacri ad opera di francesi, turchi, imperiali (spagnoli e tedeschi sotto Carlo V) e genovesi. Dopo il breve governo francese (1556-59) l’isola tornò di nuovo al Banco, che però la perse malamente tre anni dopo. Il capitano di ventura Sampiero di Bastelica estromise la San Giorgio dall’isola, facendo leva sull’astio popolare nei confronti dell’istituto e di Genova. Il possesso della Corsica da parte del Banco di S. Giorgio ebbe termine nel 1562, e l’isola tornò formalmente in mano alla repubblica genovese.

Nel 1729, un’iniqua tassa genovese provocò l’insurrezione popolare, che portò all’indipendenza dell’isola. In Corsica vennero istituite delle CONSULTE, e infine un governo corso. Pasquale Paoli fu proclamatoGenerale della Nazione Corsa”. Venne redatta la prima Costituzione democratica, sviluppata l’agricoltura, ripristinata la giustizia. La Corsica indipendente iniziò a conoscere un notevole sviluppo e progresso. Ufficialmente, però, l’isola era ancora formalmente di proprietà della repubblica di Genova. Nel 1768 Genova, ormai rovinata dai debiti, vende la Corsica alla Francia. L’8 maggio del 1769 le truppe corse subiscono una disfatta contro l’esercito francese. Nel giugno del 1769 Pasquale Paoli viene mandato in esilio. Il nuovissimo governo francese nel 1789 proclama la Corsica parte integrante della Francia. Nonostante un successivo periodo di lotte, la Francia, nel 1811, crea il dipartimento della Corsica, che è ancora oggi in essere: la Corsica è parte integrante della Francia.

Cari amici, come vedete anche la storia della Corsica, nostra isola gemella, non è stata tutta rose e fiori! Quella davvero particolare, rispetto alla storia dei sardi, è la storia della sua appartenenza, per un periodo, ad una banca! Un’esperienza davvero curiosa per un istituto di credito, essendo stato, il Banco di S. Giorgio, praticamente una specie di “BANCA-STATO”, anche se… con risultati poco soddisfacenti!

A domani cari lettori.

Mario

lunedì, novembre 04, 2024

USIAMO GRANDE ATTENZIONE NEL CONSUMO DI ALIMENTI CRUDI O POCO COTTI. IL RECENTE SEQUESTRO DELL'INSALATA IN BUSTA, CONTAMINATA DAL BATTERIO LISTERIA.


Oristano 4 novembre 2024

Cari amici,

Nella tumultuosa vita moderna, anche il pasto, "vero momento di riposo e ristoro",  è diventato solo un veloce modo di nutrirsi, possibilmente senza interrompere la folle, angosciante, corsa quotidiana che travolge, con poche possibilità di interruzione. Ebbene, per far fronte a questi impossibili ritmi, si mangia in fretta e male, non a casa ma in mensa, ingerendo i diversi cibi preparati industrialmente, tra cui l’INSALATA IN BUSTA, praticamente pronta all’uso, da consumare aggiungendo solo olio, sale e aceto.

In realtà i prodotti confezionati industrialmente dovrebbero essere perfettamente preparati, indenni da qualsiasi contaminazione batterica, anche se può capitare che, per qualche ragione, qualcosa possa sfuggire. Di recente, agli inizi dello scorso settembre, il Ministero della Salute ha emesso un provvedimento che prevedeva un maxi ritiro di “insalata in busta” dai supermercati di tutta Italia. I marchi erano diversi, ma il motivo sempre lo stesso: il rischio microbiologico dovuto alla presenza del batterio Listeria Monocytogenes.

Il batterio Listeria Monocytogenes è un agente patogeno molto diffuso nel terreno e nell'acqua, che può quindi facilmente contaminare gli alimenti con cui vengono a contatto, come verdure e ortaggi. Rappresenta, infatti, un rischio per la salute, in caso di ingestione di alimenti crudi contaminati, La presenza nelle verdure di questo batterio può causare un'infezione nota come listeriosi o infezione da Listeria, un’infezione alimentare dai sintomi simili a quelli di un’influenza intestinale, ma che, a volte, può portare la persona colpita in condizioni anche gravi.

Può manifestarsi – come spiega la Fondazione Humanitas – principalmente in due forme: una prima come una normale gastroenterite, oppure anche in modo molto più serio e invasivo. I soggetti più a rischio sono coloro il cui sistema immunitario è già carente per la presenza di situazioni patologiche, come tumori, diabete, Hiv, oppure gli anziani e i neonati. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) definisce la listeriosi come “una delle più gravi malattie di origine alimentare". La listeriosi viene ritenuta una malattia pericolosa anche dall'Unione Europea, in particolare per "l'elevata percentuale di ospedalizzazioni che crea e per dell’elevato numero di decessi".

Amici, vediamo ora insieme “in che modo possiamo venire a contatto con questo batterio”. Il modo più facile per infettarsi con il batterio Listeria Monocytogenes è quello di ingerire alimenti che lo contengono. Senza una accurata pulizia, infatti, il rischio c’è. Dato che il batterio responsabile sopravvive a diverse temperature – dai 3 ai 45° C – per essere sicuri di averlo eliminato è necessario cuocere gli alimenti a temperature elevate (superiori a 65° C).

Il sito dell'Istituto Superiore di Sanità riporta la lista degli alimenti più a rischio. Tra questi, oltre ai vegetali (in particolare quelli preconfezionati), ci sono:  il pesce affumicato, i vari prodotti a base di carne (paté di carne, hot dog, carni fredde tipiche delle gastronomie), i formaggi a pasta molle, i formaggi erborinati, i formaggi poco stagionati e il latte non pastorizzato". Essendo il batterio sensibile al calore, non sopravvive, infatti, ai processi di cottura né a quelli di pastorizzazione.

Come accennato prima, nella forma più comune, lo scatenarsi dell'infezione si manifesta con sintomi simili a quelli dell'influenza intestinale o di un'intossicazione alimentare. Il soggetto avrà effetti diarroici, nausea, mal di testa, febbre, vomito e dolori muscolari. Se l'infezione raggiunge il sistema nervoso – come spiega la Fondazione Humanitas – si possono avere altri sintomi, quali confusione, cefalea e collo rigido. Nei casi di infezione sistemica, la listeriosi può causare anche meningite, meningoencefalite e sepsi, fino a rivelarsi letale nei casi più gravi.

Una particolare categoria di persone che deve prestare molta attenzione al rischio di listeriosi è quella delle donne incinte. L'infezione da Listeria in gravidanza può infatti causare gravi complicazioni, come infezioni del feto, parto prematuro e anche aborto spontaneo. Se disgraziatamente una donna incinta prende l’infezione, la somministrazione di antibiotici deve avvenire quanto prima; in base a quanto riporta dall'ISS, la somministrazione di antibiotici per contrastare l'infezione deve essere immediata, in modo da prevenire la trasmissione dell'infezione al feto.

Cari amici, per ridurre al minimo il rischio di infezione da Listeria è raccomandato di rispettare in modo scrupoloso tutte le norme igieniche indicate per la manipolazione degli alimenti crudi. Per prima cosa lavare molto bene le verdure prima di mangiarle, disinfettando in modo scrupoloso le mani, gli utensili di cucina e i piatti utilizzati per preparare gli alimenti crudi  (soprattutto se si tratta di carne cruda, pollame e uova), così da ridurre al minimo il rischio di contaminazione. Prevenire, come ben sappiamo, è certamente meglio che curare…dopo!

A domani.

Mario

domenica, novembre 03, 2024

LO SPETTRO DELLA DEMENZA SENILE. ALCUNI CONSIGLI DEGLI STUDIOSI SU COME PREVENIRLA E COMBATTERLA.

 


Oristano 3 novembre 2024

Cari amici,

Se è pur vero che la vita si sta allungando, è anche vero che con l’avanzare dell’età il corpo invecchia e diventa sempre più soggetto alle malattie. Una di queste è LA DEMENZA, una malattia che, purtroppo, è sempre più diffusa in tutto il mondo. Ma vediamo meglio in cosa consiste questa malattia che opera nel nostro cervello cancellando i ricordi. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), “Per demenza si intende una condizione di disfunzione cronica e progressiva delle funzioni cerebrali che porta a un declino delle facoltà cognitive della persona. Si manifesta generalmente in persone di età superiore ai 65 anni: quando insorge prima dei 65 anni di età viene definita "demenza ad esordio giovanile".

La diffusione di questa invalidante malattia, come prima accennato, è in costante crescita e tra le nazioni l’Italia risulta essere uno dei Paesi con un’alta percentuale di persone che ne sono affette. Secondo l’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) entro il 2040 l’Italia sarà il quarto Paese al mondo per numero di persone affette da questa condizione. Gli studi e le ricerche per arrivare a scoprire e poi curare questo terribile male continuano in tutto il mondo.

Un recente studio, condotto dalla Xi’an Jiaotong University in Cina, e dall’Università di Melbourne in Australia, ha consentito di identificare delle semplici ma importanti abitudini che le persone di una certa età dovrebbero portare avanti, in quanto capaci di ridurre e ritardare lo sviluppo della demenza. Di queste sane abitudini, due in particolare sono ritenute eccellenti: la prima è mangiare frutta e verdura con costanza, mentre la seconda è quella di svolgere attività fisica regolarmente.

Lo studio è arrivato a questa conclusione dopo un’attenta analisi che ha ancora una volta confermato lo stretto legame che c’è tra salute cerebrale e intestinale. Consumare le giuste dosi di frutta e vegetali, fare poi esercizio fisico regolarmente, in quanto contribuiscono a migliorare la salute, diventa basilare. Insomma, il microbiota intestinale e il sistema nervoso possono essere reciprocamente influenzati: “Questo studio congiunto tra Australia e Cina ha riscontrato come le persone con problemi al microbiota intestinale abbiano maggiori probabilità di avere problemi cognitivi. Quando i pazienti hanno aumentato l’assunzione di frutta e incrementato l’esercizio fisico c’è stata una crescita nel numero e nella diversità di batteri nel loro intestino. Ciò rappresenta la prima prova di una strategia di intervento semplice per prevenire e ritardare il declino cognitivo”, si legge nella nota pubblicata dai ricercatori.

Amici, la stretta relazione tra cervello e intestino è ormai un dato consolidato. Restare attivi fisicamente, mangiare prodotti sani (in particolare frutta e verdura) mantenere un peso corporeo corretto, non fumare, controllare il colesterolo e la pressione sanguigna e mantenere basso il livello di glucosio nel sangue durante la mezza età sono un decalogo che consente di vivere l’età senile in maniera attiva, senza perdere i ricordi di una vita. Questo stile di vita, secondo uno studio dell'American Academy of Neurology, consente di abbassare i rischi di sviluppare malattie come l'Alzheimer quando si diventa anziani.

Come accennato prima. l’Italia su questa preoccupante malattia ha un primato mica di poco conto! I dati statistici sono impietosi: oltre un milione di italiani convivono con la demenza (per circa 600.000 si tratta di Alzheimer) e, secondo le previsioni, il numero di persone nel mondo che verranno colpite da questa malattia raggiungerà i 153 milioni nel 2050, triplicando rispetto alle cifre attuali. Risulta dunque fondamentale continuare a studiare per arrivare a capire in che modo, oltre allo svolgimento di una vita sana, si può riuscire a prevenire l'insorgere della demenza.

Cari amici, gli studi su questo terribile male continuano in tutto il mondo. I risultati piano piano iniziano ad arrivare. Una ricerca cinese durata oltre 10 anni, pubblicata su the BMJ, ha evidenziato che esiste una associazione tra alcune sane abitudini; oltre a mangiare sano, fare esercizio fisico regolarmente, socializzare, stare insieme agli altri, come uscire a passeggio in gruppo, giocare a carte, fare ginnastica, danza, ascoltare musica e avere hobby, significa creare le migliori condizioni per allontanare il rischio di demenza. Ovviamente, fare tutto questo non in modo sporadico ma costante, svariate volte nella settimana. Il risultato? Una sicura diminuzione della perdita di memoria e del rischio di demenza.

A domani cari lettori.

Mario

sabato, novembre 02, 2024

RICORDI DI VITA VISSUTA. GESUINO OPPO DI GHILARZA: UN IMPRENDITORE LUNGIMIRANTE, MA SOPRATTUTTO UN VERO GENTILUOMO.


Oristano 2 novembre 2024

Cari amici,

Saranno stati sicuramente in tanti, in questi giorni dedicati al ricordo dei defunti, a fermarsi sulla tomba di Gesuino Oppo, l'imprenditore di Ghilarza, passato a miglior vita poco meno di 2 anni fa, per mettere un fiore e ricordarlo con una preghiera. Io ho conosciuto Gesuino OPPO negli anni Settanta del secolo scorso; era, allora, un brillante imprenditore ghilarzese, operativo nel settore delle costruzioni e in particolare nel campo dei prodotti per l’idraulica. Aveva negozio e deposito a Ghilarza, dove gestiva anche un distributore di carburanti. Lo conobbi non solo perché frequentavo quella zona (sono sposato a Norbello, paese alquanto vicino a Ghilarza), ma per il fatto che essendo io dipendente di un’azienda di credito, lui era uno dei nostri clienti. Persona molto schiva e riservata, era un uomo concreto, seppure poco espansivo. Da buon imprenditore, apprezzava molto la dedizione e l’impegno che i propri dipendenti spendevano nel lavoro, riservando loro un’attenzione e un sostegno paragonabile a quella di un buon padre di famiglia.

Col passare degli anni la conoscenza e l’amicizia formale, con lui divennero sempre più solide, e quando andavo a trovarlo in azienda, da responsabile del credito della Banca, il suo comportamento fu sempre positivo, lineare ed estremamente corretto. In quelle visite mi resi conto non solo delle sue eccellenti capacità imprenditoriali, ma anche di quelle di gestione del personale: li considerava tutti una vera “squadra produttiva”, sostenendoli ed incoraggiandoli, in quanto dediti all’azienda in maniera encomiabile; il loro attaccamento all'azienda lo gratificava, perché era convinto che operavano come se questa fosse la loro. Quando decise di ampliare l’azienda aprendo filiali in diverse parti dell’isola, lo fece con il loro pieno appoggio, e l’espansione fu facilitata proprio dall’impegno da loro profuso, in quanto essi si occuparono delle nuove filiali seguendo l’andamento aziendale “come se amministrassero una cosa loro” .

Non amava i lunghi periodi di vacanza: riposava solo un paio di settimane, spostandosi sempre in località fuori dall’isola; si rilassava tranquillo, sapendo che i punti vendita andavano tranquillamente avanti con l’impegno dei suoi amati dipendenti. L’azienda continuò a svilupparsi, arrivando a coprire, con proprie filiali,  praticamente tutta la Sardegna: con sedi a Cagliari, Oristano, Ghilarza, Macomer, Sassari e Olbia. Nella gestione della sua azienda, vera famiglia allargata, non ci fu mai spazio all'egoistico arricchimento personale. La sua gestione altruistica, oltre oltre a privilegiare i propri dipendenti, la dimostrò anche verso gli amici in difficoltà. Quando un suo caro amico si trovò in braghe di tela, coinvolto in un fallimento, fu lui a salvarlo, facendolo lavorare nella sua azienda, seppure, forse, non ne aveva un grande bisogno.

Indubbiamente Gesuino Oppo dimostrò di essere un imprenditore sensibile e impegnato anche nel sociale: ne è una bella dimostrazione la bella fontana di piazza Kennedy a Ghilarza, che volle realizzare e donare alla sua Comunità; una comunità che lo stimava e lo ricorda con grande affetto, avendo portato in alto il nome del suo paese in tutto il mondo. Una comunità che gli ha voluto un gran bene, e che, insieme ai suoi tanti dipendenti oggi lo ricorda con un forte rimpianto. Legato indissolubilmente alla sua azienda, non pensò mai di sposarsi, e in tanti, mentre lo vedevano invecchiare da scapolo, si chiedevano e ipotizzavano cosa ne sarebbe stato della sua florida azienda dopo la sua morte.  

Una morte, la sua, che è arrivò all’improvviso, poco meno di due anni fa: il 10 gennaio del 2023, all’età di 79 anni. Era in casa, quando un malore improvviso lo colse, e, seppure allertato subito il 118, la morte se lo portò via da questo mondo, destando un profondo cordoglio sia a Ghilarza, suo paese di origine e residenza, ma anche in tutta la Sardegna, nella penisola e nel mondo, dove era molto conosciuto e apprezzato. Era considerato da tutti, infatti, un imprenditore capace e di rara intelligenza, sempre al primo posto nell' innovazione e nella tecnologia, che aveva costruito con umiltà e correttezza un’azienda di grande successo.

Amici, Gesuino Oppo non è stato solo un grande imprenditore, ma uno di quei rari grandi uomini convinti che il successo non è frutto solo delle proprie capacità personali, ma anche della “squadra” che era riuscito a creare e che lo ha sempre accompagnato con capacità, diligenza e attaccamento aziendale. Quest’uomo, nella sua altruistica intelligenza, ben sapendo che la vita terrena è solo “un passaggio” per arrivare poi ad altri lidi, aveva per tempo disposto quale sarebbe stato l’avvenire della sua azienda dopo la sua morte. All’apertura del testamento, si è scoperto, infatti, che i nuovi padroni dell’azienda erano proprio i suoi dipendenti, ai quali ha voluto lasciarla nel momento in cui era terminata la sua missione terrena.

Oggi possiamo dire che quest’uomo non era solo un imprenditore geniale, ma soprattutto un vero gentiluomo! Lui ha voluto ribadire che la crescita della sua azienda era il frutto dell’encomiabile lavoro dei suoi dipendenti, veri figli per lui, che mai lo tradirono e che consideravano l'azienda un bene collettivo da tutelare e ampliare. Alla sua morte i dipendenti hanno piante calde lacrime, perché all’improvviso era mancato loro quel grande “padre putativo”. Ecco, amici, la vera grandezza dell’uomo: assieme a loro aveva costruito un impero, che poi a loro ha voluto donare! Ora i "suoi ragazzi" continueranno a gestire l’azienda con cura e amore, perché lui, da lassù, continuerà a guidarli come in passato.

Cari amici, personalmente ho di lui un ricordo di grande positività; l’ho sempre considerato una persona eccezionale, un imprenditore serio, capace, lungimirante, ma soprattutto un vero uomo: altruista e rispettoso degli altri, mai egoista, ma sempre pronto ad apprezzare e premiare chi lo meritava. Insomma un vero gentiluomo, come se ne trovano pochi!

A domani.

Mario

venerdì, novembre 01, 2024

REALIZZATO A OTTANA UN GROSSO IMPIANTO DI STOCCAGGIO DELLA CO2, PER L'ACCUMULO DI ENERGIA PRODOTTA DALLE RINNOVABILI. LO HA COSTRUITO LA “ENERGY DOME” DI MILANO.


Oristano 1° NOVEMBRE 2024

Cari amici,

Voglio iniziare i post di novembre parlando di energia, dato che la Sardegna in questo momento si trova nell'occhio del ciclone proprio per la colossale speculazione di cui è oggetto per la realizzazione di un'immensità di pale eoliche che potrebbero davvero distruggere la nostra terra! Non è una negazione alla produzione di energia pulita, che dovrebbe liberarci dai fossili che finora sono stati utilizzati, ma una ragionata collocazione, di tali nuovi strumenti, in luoghi che non possono e non debbono compromettere o distruggere le tante qualità della nostra isola, composte da storia, cultura, luoghi sacri, mare, flora e fauna spesso uniche!

Proprio parlando di energia, e della produzione di quella di nuova generazione, relativamente al suo necessario accumulo, ecco cosa sta succedendo a Ottana. In Sardegna
OTTANA è un piccolo comune della Provincia di Nuoro, collocato al centro dell’isola, in una vasta pianura dove da secoli pascolavano grandi greggi di pecore. Questa vasta piana fu scelta, tra il 1969 e il 1974, per un grande progetto industriale, inserito nel Piano di Rinascita dell’isola (L. n. 588 dell’11 giugno 1962), finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno. Dopo l’industrializzazione che aveva riguardato Porto Torres, Assemini e Sarroch, si tentava in questo luogo una nuova fase del rilancio economico della Sardegna, attraverso la realizzazione di importanti stabilimenti petrolchimici.

Purtroppo, dopo un periodo di apparente, positivo incremento del lavoro, che vide tanti pastori trasformati in operai dell’industria, arrivò il declino e la “Piana di Ottana”, oramai stravolta dagli impianti industriali fermatisi, diventò un deserto privo di vita e di lavoro. Ebbene, in questo luogo abbandonato, alcune aziende tentarono altre possibilità di utilizzo, ma poche riuscirono ad andare avanti. Ora, invece, in questa pianura, in parte tornata alle greggi ed ai pascoli, la “ENERGY DOME” DI MILANO sta realizzando un immenso impianto di stoccaggio di CO2,

Trattasi di una costruzione immensa, grande ben cinque ettari! Un gigantesco hangar bianco visibile da decine di chilometri di distanza, tanto che le due ciminiere di Ottana, residuo della precedente zona industriale, al cospetto sembrano due piccoli steli di paglia che si innalzano nel cielo. Questo enorme serbatoio, altro non è che una enorme batteria, la prima al mondo che funziona con l'anidride carbonica, per lo stoccaggio dell'energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, capace di immagazzinare ben 20 megawatt.

A sentire i progettisti, quello realizzato ad Ottana è il primo impianto al mondo capace di rendere l'energia rinnovabile erogabile e disponibile 24 ore su 24. Realizzato, come accennato, dalla Energy Dome di Milano, il gigantesco hangar appare immenso, più grande di un dirigibile, tanto che l’impianto di Ottana viene accreditato come "un fattore importante nella lotta contro il cambiamento climatico". Come ha avuto modo di spiegare Paolo Cavallini, responsabile dello staff di Energy Dome, “…il sole non splende sempre e il vento non c'è sempre; il bisogno di energia, invece, serve 24 ore su 24, per cui si ha bisogno di elettricità, fornita da fonti rinnovabili, giorno e notte. Quindi, abbiamo bisogno di un accumulatore di energia di lunga durata».

Ma vediamo come funziona questo monumentale “impianto di stoccaggio di energia”. Durante il giorno, la batteria CO2 utilizza l'energia in eccesso proveniente dalla rete locale, normalmente fornita dall'energia solare, per comprimere e liquefare l'anidride carbonica, immagazzinandola in serbatoi di acciaio, sfruttando così la capacità dell'anidride carbonica di liquefarsi ad alta pressione a temperatura ambiente, a differenza dell'aria. La compressione genera anche calore che viene immagazzinato in speciali unità di accumulo di energia termica. Quando serve elettricità, il processo si inverte. L'anidride carbonica liquida immagazzinata viene riscaldata attraverso le unità di stoccaggio, trasformandosi di nuovo in gas. Questo gas poi torna alla cupola. Ma prima di arrivarci, fa girare una turbina per produrre elettricità. Ecco il sistema di funzionamento!

Come spiega ancora Paolo Cavallini, «L’intero processo è un circuito chiuso, che restituisce alla rete il 75% dell’energia inizialmente utilizzata durante la ricarica. Può durare 30 anni senza alcun tipo di degradazione, al contrario di altre tecnologie elettrochimiche che si degradano rapidamente». Le batterie di Energy Dome, insomma, risulterebbero ideali per bilanciare la fornitura di energia da fonti rinnovabili e la domanda di energia, oltre a fornire un accumulo di riserva per diversi giorni e stabilizzare la rete durante i periodi di maltempo che interrompono la produzione di energia dai pannelli solari fotovoltaici.

Cari amici, fermo restando quanto ho detto prima sulla giusta collocazione delle fonti che producono energia rinnovabile, quanto realizzato ad Ottana appare qualcosa di necessario per l'accumulo dell'energia prodotta. Sarà il tempo a stabilire se sarà questa la strada giusta da percorrere… perché il mondo dei nostri figli e nipoti possa avere, davvero, un futuro meno inquinato di quello attuale!

A domani.

Mario