domenica, febbraio 05, 2023

LA MEMORIA CONTENUTA NEL NOSTRO CERVELLO COL PASSARE DEGLI ANNI INVECCHIA: COME IL NOSTRO CORPO. ECCO ALCUNI CONSIGLI SU COME TENERLA ALLENATA E IN FORMA.


Oristano 5 febbraio 2023

Cari amici,

Di recente, qui su questo blog, ho parlato con Voi, cari lettori, del nostro straordinario computer: IL CERVELLO. Si, certamente esso è un grande e potente computer, che tutto registra del cammino della nostra vita. Quando veniamo al mondo esso è praticamente libero, come quando ne acquistiamo uno nuovo di zecca: ricco di un grande spazio che noi iniziamo a riempire giorno dopo giorno. Col passare degli anni sono molti miliardi i file che accumuliamo, arrivando anche a riempirlo oltre misura. Ebbene, come avviene del resto col nostro corpo, nel quale invecchiando molti organi si indeboliscono e per durare vanno continuamente “tenuti in forma” per evitarne il decadimento, questo processo avviene anche nel nostro cervello, dove la memoria, col passare del tempo, comincia a non rispondere come vorremmo.

Si, amici, col passare degli anni la memoria subisce un indebolimento fisiologico: si va dalle normali carenze che si possono riscontrare già tra i 30 e i 40 anni a stati patologici finali, come la demenza senile. Ci chiediamo, allora, cosa possiamo fare per evitare, o per lo meno ritardare questo declino cognitivo, consentendo al nostro cervello di salvaguardare la memoria dei nostri ricordi? Gli studiosi concordano sul fatto che possiamo certamente intervenire, e la parola chiave in realtà la conosciamo: è la “PREVENZIONE”. Si, “Prevenire è meglio che curare”, dice un antico proverbio, e, come possiamo tenere il nostro fisico “allenato” con gli esercizi appropriati, lo stesso possiamo fare con il nostro cervello e la nostra memoria: utilizzando i molti rimedi e gli accorgimenti che possiamo mettere in atto nella vita di tutti i giorni.

La grande Rita Levi Montalcini, riferendosi alla sua personale esperienza, diceva: «Il cervello: se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare». La raccomandazione del premio Nobel per la Medicina, che si è spenta alla ragguardevole età di 103 anni, diventa ancora più necessaria in virtù del fatto che i nati nel 2000 avranno il 50% di probabilità di arrivare a 100 anni. Oggi le neuroscienze ci dicono che i rimedi ci sono: che possiamo tenere allenato il nostro cervello a rimanere in buona salute cerebrale.

Come accennato prima anche per il cervello e il suo contenuto valgono le stesse regole che applichiamo al nostro corpo! Medicina e tecnologie ci aiutano a mantenere una buona forma fisica, ma per le abilità mentali la strada da percorrere è ancora più lunga, in quanto il cervello con la vecchiaia va incontro ad un peggioramento delle prestazioni cognitive, con progressiva perdita dell’attenzione e della velocità di elaborazione.

Come, possiamo, allora, tenere allenato il cervello e quali sono i comportamenti virtuosi che possiamo attuare per tenerlo in buona forma? Gli specialisti sono da tempo impegnati a studiare tutte le possibili mosse e, tra questi, oggi voglio parlare con Voi di un famoso neurologo: il dottor Giuseppe Alfredo Iannoccari fondatore dell'associazione “Assomensana”, che da anni si occupa della ricerca anti-aging cerebrale e delle sue applicazioni; egli ha scritto e pubblicato un interessante libro, che, dopo aver analizzato a fondo il problema, prova a dare una risposta alla nostra precedente domanda su cosa possiamo fare per tenere allenata la nostra mente.

Nel libro, intitolato “I 10 pilatri per un cervello efficiente. Come migliorare le abilità mentali”, la prima raccomandazione data dal Dr. Iannoccari è: «La formula migliore per invecchiare bene consiste nell’acquisire salute quando ancora si è in salute. Scacco all’invecchiamento cerebrale in 10 mosse potrebbe essere il titolo alternativo del libro che rivela le principali strategie per mantenere la mente sempre giovane». Il libro illustra i comportamenti più consoni da effettuare per arrestare il declino cognitivo, basandosi su dieci ambiti diversi della vita quotidiana; per questo è diviso in 10 capitoli: un vero decalogo delle buone regole anti-aging per l’intelletto. Ecco i 10 pilastri.

Primo. La giusta alimentazione per nutrire per la mente: non tutti i cibi sono uguali, alcuni fanno meglio al tuo cervello, come pesce, frutta e verdura;

Secondo. Riposare bene: il sonno sveglia la mente, importante rispettare la giusta quantità e qualità.

Terzo. Il legame tra attività fisica e mentale: è risaputo che l’attività fisica comporti vantaggi indiscussi per rinforzare mente e cervello.

Quarto. Allenamento per la mente: i training cognitivi, proposti con esercizi mirati e di facile applicazione, sono in grado di stimolare la plasticità cerebrale (dama, scacchi, cruciverba, letture, conversazioni dirette o mediate, esercizi matematici, scrivere, etc.).

Quinto. Gestire lo stress: tenere sotto controllo i fattori stressanti e attuare strategie adeguate può garantire alla mente equilibrio e funzionalità.

Sesto. Pensare positivo: superare gli schemi di pensiero negativo e sostituirli con quelli più ottimistici può costituire un elemento chiave per aiutare il benessere psico-fisico.

Settimo. Gestire le emozioni: adottare adeguate strategie per mantenere le emozioni a un livello ottimale è importante per prevenire disagi cognitivi.

Ottavo. Mantenere buone relazioni sociali: siamo una specie sociale, abbiamo bisogno di relazionarci in continuazione con i nostri simili.

Nono. Le nuove tecnologie: i ricercatori stanno mettendo a punto moderne tecniche di potenziamento cognitivo per fortificare e proteggere il cervello.

Decimo. Il pensiero metacognitivo: conoscere le strategie metacognitive (analisi di sé stessi, autostima, motivazione, etc.), per mettere in pratica le indicazioni e gli stili di vita descritti nei capitoli precedenti.

Cari amici, saremo capaci di tenere allenato il nostro cervello così come riusciamo già a fare con il nostro corpo? Io direi che dobbiamo farlo, se vogliamo arrivare in tarda età con il nostro cervello-computer ancora in buone condizioni!

A domani.

Mario

sabato, febbraio 04, 2023

A SARULE, PICCOLO CENTRO DELLA BARBAGIA DI OLLOLAI, SI PROGETTA COME TRAMANDARE AI POSTERI L’ANTICA ARTE DELLA TESSITURA.


Oristano 4 febbraio 2023

Cari amici,

Sarule è un piccolo paese della Provincia di Nuoro di poco più di 1.500 abitanti. Adagiato alle pendici del Monte Gonare, a 630 metri sul livello del mare, fa parte della Barbagia di Ollolai. Questo aspro angolo della nostra terra sarda risulta abitato fin da epoca prenuragica e nuragica, come risulta dai numerosi ritrovamenti archeologici effettuati nel suo territorio, tra cui tombe dei giganti, monoliti e nuraghi, che testimoniano senza ombra di dubbio le antiche origini di questo centro abitato.

Come del resto è avvenuto in tanti altri nostri centri dell’interno, anche a Sarule sono rimaste vive, tramandate di generazione in generazione, antiche e sapienti attività artigianali, come quelle destinate all’alimentazione e al vestiario, compresa quella dell’arredo della casa. Una di queste attività, quella della “tessitura”, è stata gelosamente conservata e oggi, grazie agli interventi effettuati, in particolare dal Comune, si cerca di tramandarla alle nuove generazioni.

La storia della tessitura in Sardegna ha radici molto antiche, come testimoniato dai ritrovamenti in diverse aree archeologiche, datati intorno al 4000 a.C., epoca che coincide con l’età̀ Neolitica. Inizialmente la donna sarda si occupava di tessere quanto necessario al semplice uso domestico, alle necessità quotidiane della famiglia, ma col passare del tempo questo semplice lavoro casalingo si è magistralmente evoluto, affinato, raggiungendo livelli di perfezione tali da trasformare questo lavoro casalingo in pura arte. A Sarule a primeggiare nella tessitura è certamente il tappeto, detto in dialetto “Sa Burra”, confezionato esclusivamente con lana di pecora sarda, tinta con le erbe naturali.

Ebbene, amici, questa famosa “Burra”, questo splendido tappeto icona del paese barbaricino, è ora al centro di un progetto di valorizzazione voluto dal Comune, che, proprio a partire dai prossimi giorni (dal 6 di febbraio) darà il via a dei corsi di tessitura rivolti ai propri cittadini. Il sindaco di Sarule Paolo Ledda ha così commentato l’iniziativa: "Puntiamo a preservare l'arte antica della tessitura e a stimolare lo sviluppo di nuova impresa sostenibile. Saranno le nostre tessitrici, custodi di quest'arte, a tramandare le antichissime tecniche del telaio verticale, attualmente ancora in uso a Sarule come a Nule”.

Come ha spiegato Carmela Brandinu, tessitrice di Sarule e insegnante del corso, "Per creare il tappeto sarulese si utilizza solo la lana di pecora, sia per l'ordito che per la trama, tinta con le erbe; tra i disegni tipici de "Sa Burra", il tradizionale tappeto sarulese, c'è il calice, la rosa, uccellini, poi il simbolo de sas menduleddas, le mandorle, creato con un disegno a diagonale. I colori sono accesi, tra i tanti prevale il giallo e il nero, ma c'è anche il rosso, azzurro, verde, rosa, marrone".

Indubbiamente un’iniziativa da ammirare! Nei tappeti e arazzi di Sarule, lavorati al telaio, convivono due anime: quella identitaria e quella contemporanea; eredità artistica, quest’ultima, portata a Sarule da Eugenio Tavolara (1901-1963). Tavolara, da direttore dell'Isola, Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano, ha dialogato con le tessitrici di Sarule e innovato motivi e disegni, tutt'ora riproposti dalle maestrie locali. Da quella collaborazione sono nati alcuni dei tappeti più belli della produzione Isola. Il nome del corso di 150 ore si ispira proprio ad un tappeto disegnato dal designer sassarese "Rombi grandi, righe e stelle".

Nei laboratori artigianali di Sarule, lo stesso Costantino Nivola fece tessere i suoi arazzi da esporre a New York", come ha sottolineato l'Assessore alla Cultura Luca Cheri. Un'evoluzione delle forme della tradizione nel tessile che ha creato un ponte tra la Sardegna il resto del mondo e fatto incontrare questo prezioso patrimonio locale con il gusto moderno. “Il Comune – commenta ancora Cheri - guarda a quella fertile stagione per farla rivivere anche attraverso un progetto parallelo, "Tempo Artigiano", sviluppato con il designer Giulio Iacchetti e la Fondazione Nivola, che punta ad attivare sinergie fra designer contemporanei e artigiani locali, con scambio dei rispettivi know-how in una prospettiva di medio e lungo termine".

Cari amici, personalmente plaudo all’interessante iniziativa portata avanti dal Comune di Sarule, che intende tramandare ai posteri i saperi del passato, coniugandoli felicemente con le esigenze del nostro mondo, quello del Terzo Millennio. Vivere il presente utilizzando l’esperienza e il lavoro del passato è il modo migliore per investire in futuro!

A domani.

Mario

venerdì, febbraio 03, 2023

HAI MAI PENSATO CHE LE NOSTRE MANI POSSONO DIRCI MOLTO SULLA NOSTRA PERSONALITÀ? SECONDO UNO STUDIO DELL'UNIVERSITÀ DI OXFORD…


Oristano 14 febbraio 2023

Cari amici,

Nel corpo umano le mani sono qualcosa di indispensabile, di straordinariamente efficace e utile, tanto che in passato una delle punizioni più terribili, riservata ai ladri, era proprio il taglio della mano che aveva rubato! Si, le nostre mani sono uno strumento a 360 gradi: dall’aiuto per alimentarci a quello di muoverci, spostare le cose e operare; sono anche strumenti di misura per quantità e distanza; inoltre sono anche delle "riserve" di supporto al nostro modo di esprimerci, grande supporto alle parole, autrici di gestualità informative e anche folcloristiche. Possiamo dunque dire che sono assolutamente insostituibili!

Nelle mani, cari amici lettori, fin dagli albori dello sviluppo umano, pare che sia addirittura nascosto anche il segreto della nostra vita, tanto che esse rivelano, a chi le sa interpretare (con la lettura della mano), sia il nostro passato che il futuro che ci attende.  Anche i proverbi e i modi di dire parlano delle mani. Per esempio, le cose veramente ben fatte si dice che sono quelle “fatte a mano”, sinonimo di garanzia di qualità, così come per dimostrare disinteresse si usa il termine “lavarsene le mani”. Le mani, dunque, le usiamo per fare e per dire, ma, proprio per questo c’è chi, ha imparato a leggerle in profondità, e la loro conformazione, secondo gli esperti, è in grado di rivelare la nostra personalità. Vediamo in che modo.

Gli esperti, osservando in particolare le dita affermano che si possono scoprire molti risvolti del nostro carattere, della nostra predisposizione a fare oppure a relazionarci con gli altri; insomma, le dita rivelano il nostro profilo, il nostro carattere, la nostra personalità. Un importante studio, portato avanti dai ricercatori dell'Howard Hughes Medical Center, ha rilevato che riveste enorme importanza il confronto della lunghezza delle dita della mano tra di loro. Lo studio, seppure non dia assoluta certezza, è da ritenersi alquanto attendibile. L’Howard Hughes Medical Institute (HHMI) è un’organizzazione di ricerca medica senza scopo di lucro dedicata alla ricerca e all’istruzione biomedica. L’istituto è una delle più grandi organizzazioni filantropiche degli Stati Uniti e distribuisce in genere centinaia di milioni di dollari USA (USD) ogni anno per sostenere la ricerca scientifica. La sua missione è avvicinare l’umanità alla comprensione delle questioni fondamentali sulla vita.

Ebbene, questi ricercatori si sono occupati di studiare a fondo la lunghezza delle dita della mano e di comprendere se la conformazione potesse avere qualcosa a che fare con la nostra personalità e con lo sviluppo del nostro organismo. Dopo aver costruito uno schema, hanno messo a confronto la diversa lunghezza delle dita della nostra mano, nell’intento di trovare una relazione tra le diverse lunghezze e la personalità della persona titolare di quella mano. Come riferimento è stato preso l’anulare, per cui lo studio ha preso il nome di ‘teoria dell’anulare’.

Mettendo a confronto tre dita, l’indice, il medio e l’anulare, dalle diverse lunghezze gli studiosi hanno ricavate tre diverse teorie sulla personalità del soggetto; la prima, quando l’anulare è più lungo dell’indice, la seconda, quando l’anulare è più corto dell’indice e la terza, quando, invece, l’anulare e l’indice sono della stessa lunghezza. Vediamo dunque a quali risultati sono arrivati gli studiosi dell’Howard Hughes Medical Institute (HHMI).

Anulare più lungo dell’indice. Le persone che hanno l’anulare più lungo dell’indice sono dotate di una forte personalità. Sono molto competitive nel lavoro, con una mente molto razionale e matematica, tanto che risolvono facilmente quesiti e cruciverba. La loro forte personalità li porta ad essere anche aggressivi, ma la loro intelligenza li porta ad avere comportamenti saggi. Sono altruisti e disponibili, un saldo punto di riferimento per chi necessita di un aiuto o di un consiglio.

Anulare più corto dell’indice. Le persone che hanno l’anulare più corto dell’indice, di solito sono soggetti alquanto determinati. Poco flessibili, odiano essere disturbati durante il lavoro e nella vita lottano caparbiamente per raggiungere gli obiettivi che si sono proposti. Lavorano con grande determinazione e risultano disposte anche a dare un aiuto concreto agli amici in difficoltà. Sono molto protettive nei confronti degli altri. Le persone con l’anulare più corto dell’indice hanno una personalità più vicina al mondo femminile.

Anulare e indice della stessa lunghezza. Le persone che si ritrovano con l’indice e anulare della stessa lunghezza, sono persone molto sociali, che cercano sempre di mantenere pacifiche relazioni, evitando per quanto possibile i conflitti. Sono persone dotate di una buona capacità organizzativa, calme, quiete e fedeli nelle relazioni, sia con il partner che con gli amici. Seppure molto attente, equilibrate, pacifiche e sensibili, non mancano anche di permalosità, in particolare se stuzzicate. L’incertezza li mette molto a disagio.

Amici, come ha detto Martin Cohn, a capo dello studio, si è scoperto che la crescita delle dita, man mano che si sviluppano, è controllata direttamente dall’attività dei recettori degli androgeni e degli estrogeni; ciò conferma che le proporzioni delle dita sono una firma permanente del nostro ambiente ormonale precoce, oltre a comprendere le basi di una delle differenze più bizzarre tra i sessi. “È eccitante pensare che le nostre dita possano dirci qualcosa sui segnali a cui siamo stati esposti durante un breve periodo del nostro tempo nel grembo materno . ha affermato – è questo è la prova che un certo numero di malattie degli adulti hanno origini fetali. Con i nuovi dati, abbiamo dimostrato che il rapporto tra le cifre riflette la propria attività prenatale di androgeni ed estrogeni e questo potrebbe avere un certo potere esplicativo”.

Cari amici, cosa ne pensate? Io sono d'accordo sulla bontà dello studio, in quanto ho notato che c'è un fondo di verità: io appartengo al primo caso (anulare più lungo dell'indice) e posso dirvi che la risultante mi calza a pennello! E Voi lettori che ne dite? La lunghezza delle vostre dita corrisponde alla vostra personalità secondo questo schema?

A domani, amici lettori.

Mario

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE INSIDIA QUELLA DELL’UOMO? ALCUNE, RECENTI APPLICAZIONI INSINUANO IL DUBBIO CHE QUESTA COMPETIZIONE POTREBBE COMPROMETTERE IL FUTURO DELL’UMANITÀ.


Oristano 3 febbraio 2023

Cari amici,

Che l’Intelligenza Artificiale (AI) continui ogni giorno che passa a fare passi da gigante è una realtà incontestabile. Una recente applicazione, “OpenAI”, ha creato una straordinaria preoccupazione, tanto che il nuovo potente strumento “ChatGPT”, che risulta capace di interagire in modo autonomo con gli utenti in modo naturale e conversazionale, appare qualcosa di così straordinario e invasivo, tale da essere in grado di rivoltare la vita dell’uomo come un calzino. Ma di cosa si tratta realmente, cosa è davvero questa “ChatGPT”?

Per saperne di più è necessario partire da una considerazione: ChatGPT è un’intelligenza meccanica, non senziente, nel senso che, rispetto alla mente umana, non ha coscienza di sé, essendo, in estrema sintesi, un puro calcolo matematico. Nessun hype (montatura pubblicitaria) di superiorità, dunque, sulle sue reali capacità. Si tratta semplicemente di un’applicazione di intelligenza artificiale, creata per essere in grado di fare conversazione in modo realistico con gli esseri umani. Per quanto ovvio, l’AI per poter fare questo è stata caricata con una quantità enorme di dati, disponibili su internet, compresi articoli di notizie, libri, siti web, conversazioni e altro ancora. Con quest’enorme patrimonio di dati, è stato creato un “Chatbot”, un software progettato per simulare una conversazione con un essere umano; il chatbot risulta in grado di conversare, quindi di rispondere alle domande poste dall’essere umano.

Amici, ChatGPT, che in realtà si chiama Chat Generative Pre-trained Transformer, è l’ultimo nato nella famiglia OpenAI, co-fondata da Elon Musk e attualmente presieduta dall’A.D. Sam Altman. È un chatbot estremamente intelligente, lanciato il 30 novembre 2022, ed è in grado di sostenere conversazioni complesse grazie a un sofisticato modello di machine learning che c’è dietro. Indubbiamente il suo potenziale appare straordinario: con una potenza che sfrutta 175 miliardi di parametri su una rete neurale (ospitata sul cloud di Microsoft) tramite deep learning. Ora, a meno di sessanta giorni trascorsi dal lancio di ChatGPT, tutti ne parlano, tanto che se accedi ora al sito chat.openai.com/ trovi un bell’alert: «ChatGPT is at capacity right now». Già in tanti lo usano, tanto che i server sono costantemente intasati. Si parla già di un prezzo per utilizzarlo: 42 dollari al mese, per la versione pro che permetterà di usare il chatbot anche nei momenti di maggior traffico.

Insomma, amici, ChatGPT è già famosa, in quanto tanti la stanno già usando. A chi non piace l’idea di poter conversare con un’AI da cui possiamo farci generare dei testi, dei codici (funzionanti) di ogni tipo e persino delle amorevoli poesie? A Google, di sicuro NO! Difatti, visto il pericolo chiamato ChatGPT, il signor Sundar Pichai – CEO del principale motore di ricerca al mondo, che processa oltre 40mila query al secondo, 3 miliardi e mezzo al giorno: quasi il 92% di tutte le ricerche al mondo, un monopolio di fatto – ha richiamato d'urgenza Larry Brin e Sergey Page. Sono questi i due che fondarono Google, il 4 settembre 1998 a Menlo Park, California. Una missione segreta: mentre Google licenziava 12mila dipendenti, i due guru dovevano trovare una soluzione al principale attentatore al loro monopolio. Una roba, insomma, terribilmente seria.

Ora sembra che Google sia pronto ad accettare la sfida: sta lanciando oltre 20 nuovi prodotti a base di intelligenza artificiale, più un Chatbot tutto suo di cui si sa già il nome: Sparrow, in italiano “passero”. Si basa sull’AI di DeepMind e sfrutta un modello Chinchilla, su 70 miliardi di parametri (ChatGPT ne sfrutta 175 miliardi). Ma non è una guerra a chi ha il modello più grosso: «Più raddoppi le dimensioni, più raddoppiano anche i token necessari per addestrare il sistema». Ergo, meglio un modello meno performante ma meglio addestrato. Bingo. Qualità anziché quantità.

Amici, che questi ultimi passi avanti fatti dall’AI preoccupino molti settori, a partire da quello dell’informazione, è pura verità, in quanto si teme non poco per la perdita di posti di lavoro, sottratti dall'AI. In realtà credo che l’uomo sia in grado, comunque di trovare la giusta soluzione per non soccombere. Le capacità umane, anche secondo me, non saranno sopraffatte dall’AI. Domani potremo anche chiedere a ChatGPT di produrre un romanzo come lo produrrebbe Hemingway ma se non conosciamo il suo stile e la sua cultura non saremo mai in grado di capire e dare il giusto valore a quanto prodotto da ChatGPT. La stessa cosa se gli chiedessimo di realizzare un quadro con lo stile di Van Gogh, ma se non siamo esperti d’arte non capiremo mai la qualità del quadro realizzato dall’AI, sicuramente fatto con una tecnica senz'anima. 

Cari lettori, l’uomo dovrà solo adeguarsi al cambiamento, e, a mio avviso, la soluzione sarà quella, in futuro, di coniugare la cultura umanistica tradizionale col culto del digitale: la strada è già tracciata ed ha già un nome: Digital Humanities, che sarà in grado di dare scacco matto a ChatGPT ed a tutte le future innovazioni dell’AI.

A domani.

Mario

 

 

giovedì, febbraio 02, 2023

BELLEZZE E CURIOSITÀ DI ROMA. ECCO IL GRANDE VOLTO MARMOREO “LA BOCCA DELLA VERITÀ” E LA SUA ANTICA STORIA, CHE RACCONTA CHE CHI MENTIVA, INFILANDO LA MANO IN BOCCA, LA PERDEVA.


Oristano 2 febbraio 2023

Cari amici,

Chi visita Roma, tra le tante bellezze che vi si possono ammirare, resta alquanto incuriosito da un grosso mascherone posizionato nel portico della Basilica di Santa Maria in Cosmedin, che si affaccia sulla Piazza denominata proprio Bocca della verità, posta vicino al Tevere e di fronte all’Isola Tiberina. Questo antico mascherone in marmo pavonazzetto, di cui si ignora l’antica origine, fu poi, nel 1632, incastonato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin. Esso rappresenta un volto maschile con la barba: ha gli occhi, il naso e la bocca forati e cavi. Secondo gli esperti, il grande faccione era una raffigurazione di vari soggetti: Giove Ammone, il dio Oceano, un oracolo o un fauno.

In realtà è una grande pietra circolare di 1 metro e 75 cm di diametro per 5,80 metri di circonferenza, raffigurante il volto di un fauno, con la bocca spalancata, che quasi certamente in passato rappresentava la ricopertura di un antico tombino di epoca romana, tombini che spesso riproducevano l’effigie delle divinità fluviali che si nutrono di acqua piovana. Secondo altri, invece, questa scultura era stata realizzata come copertura del pozzo sacro nel tempio di Mercurio. Questa teoria sarebbe riconducibile anche alle leggende nate attorno alla Bocca della Verità: in questo luogo, difatti, gli antichi commercianti romani facevano giuramento di onestà nel loro lavoro e si purificavano dai loro spergiuri.

Ebbene, amici, quel che ha reso alquanto famoso questo grande volto marmoreo fino ai nostri giorni (tanto da renderlo meta di turisti da tutto il mondo), è la sua leggenda, che ha dato origine anche al nome attuale di “Bocca della Verità”. La prima leggenda nota (ce ne sono diverse al riguardo, alcune anche di origine straniera) si colloca nell’XI secolo, quando nel Mirabilia Urbis Romae (specie di guida, come quelle moderne di viaggio, che servivano ai pellegrini che si recavano a Roma e li guidavano per tutto il percorso della città), si parlava della Bocca della verità come di un oracolo in grado di svelare la veridicità delle affermazioni di chi si poneva davanti alla scultura. Col trascorrere dei secoli, soprattutto nel periodo del Medioevo, la leggenda popolare, si trasformò, fino ad arrivare a quella conosciuta tutt’ora.

Quella in auge stabilisce che la Bocca della verità è in grado di scoprire se qualcuno ci sta mentendo. Come? basta chiedere alla persona in questione di mettere la propria mano dentro la bocca del grande volto: se sta dicendo il falso, la mano gli verrà “tagliata”, mentre se dice la verità resterà illesa. Nella credenza popolare, la Bocca delle Verità era utilizzata soprattutto dai mariti dubbiosi circa la fedeltà delle loro mogli: le numerose interrogazioni davano origine a delle vere e proprie cerimonie pubbliche.

Era in voga, allora, che i mariti alquanto sospettosi portassero le loro mogli ritenute fedifraghe alla prova della Bocca della Verità. La prassi era questa. i mariti portavano le mogli di fronte alla statua e queste, dopo aver dichiarato di non averli mai traditi, introducevano la mano nella bocca del mascherone. Diciamo che il più delle volte questa soluzione funzionava, in quanto alcune confessavano prima, nel timore di perdere la mano. Ma una storia narra, anche, di come una donna riuscì ad eludere il rischio del taglio della mano con grande astuzia.

La donna, che realmente aveva un amante, per non farsi scoprire si accordò con l’uomo. Così, l’amante della donna, mentre lei era col marito di fronte alla Bocca della verità, passò velocemente davanti alla donna prima che ella infilasse la mano nella fessura e, facendo finta di essere un pazzo, l’abbracciò. La donna a quel punto confessò al marito di aver abbracciato un solo altro uomo oltre a lui: il matto appena passato! Le donne, come ben sappiamo, ne sanno una più del diavolo!

Amici lettori, Roma merita mille volte di essere visitata! La Basilica di Santa Maria in Cosmedin è attualmente uno dei rari esempi di architettura sacra del XII secolo. Nella piazza antistante la basilica si trovano l'Arco degli Argentari, l'Arco di Giano, il Tempio di Ercole ed il Tempio di Portuno, quest’ultima divinità legata al porto fluviale che qui anticamente sorgeva. Interessante anche la Fontana dei Tritoni che fu posta nella piazza nel 1715; ha base ottagonale e rappresenta due tritoni che sorreggono una conchiglia sopra le teste da cui sgorga l'acqua. In questa piazza, pensate, fino al 1868 venivano eseguite le condanne capitali.

Cari amici, la Bocca della verità è sempre presente nell’immaginario dei romani e degli italiani, oltre che dei numerosi turisti che ogni anno vanno a vederla; fu anche protagonista di una scena del celebre film “Vacanze Romane”, con Audrey Hepburn e Gregory Peck, che si fermarono davanti ad essa ad ammirarla. La Bocca della Verità si può visitare gratuitamente, essendo collocata all’esterno della chiesa.

A domani, amici lettori.

Mario

 

mercoledì, febbraio 01, 2023

LA “CANDELORA”, UN RITO ANTICO PRATICATO FIN DAI PRIMI SECOLI DEL CRISTIANESIMO. IL SUO SIGNIFICATO OGGI.


Oristano 1 febbraio 2023

Cari amici,

Inizio i post di febbraio parlando della "Candelora", che si celebra domani 2 febbraio. Questo antico rito è detto anche della Purificazione di Maria, madre di Gesù Bambino. Questa celebrazione deriva da un’antica usanza ebraica, che prevedeva che, trascorsi quaranta giorni dalla nascita di un figlio maschio, la madre, considerata impura dopo il parto, doveva recarsi al Tempio di Gerusalemme per purificarsi. La celebrazione della Candelora, come detto, avviene il 2 Febbraio in quanto in quella data cadono i quaranta giorni dopo il 25 Dicembre (giorno della nascita di Gesù). La candelora, come ricorrenza cristiana, è chiamata anche Festa di presentazione di Gesù al Tempio, nell'adempimento della Legge Giudaica riguardante i primogeniti maschi.

Perché questa antica celebrazione ha preso il nome di “Candelora? La festa è chiamata Candelora perché in quel giorno si benedicono e distribuiscono ai fedeli delle candele che, si dice, difendano contro calamità e tempeste. Nel rito cristiano le candele accese simboleggiano Gesù Cristo “luce per illuminare le genti", come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento appunto della sua presentazione al Tempo di Gerusalemme.

Inoltre, nella tradizione cristiana le candele benedette il 2 febbraio vengono utilizzate il giorno successivo come taumaturgiche per la cura del mal di gola. Il 3 febbraio, infatti, nel calendario liturgico si celebra la memoria di San Biagio, protettore delle gole in quanto, tra i suoi miracoli, si ricorda il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce. Le candele sono spesso presenti nelle raffigurazioni pittoriche del Santo.

Nell’antica tradizione cristiana la Candelora segna anche la fine del tempo di Natale, per cui sia in casa che nelle chiese, si dovrebbero rimuovere i presepi allestiti, che però molto spesso vengono eliminati subito dopo l’Epifania, ovvero dopo l’arrivo dei Re magi, più che altro per la necessità di liberare lo spazio occupato in casa. Amici, la tradizione cristiana della Candelora si diffuse fin dai primi secoli del Cristianesimo. A Roma, fin dall’VIII secolo d.C. era il Papa a celebrare solennemente la ricorrenza.

Sempre a Roma, nel Medioevo, si compiva una lunghissima processione che partiva da Sant'Adriano e attraversava i fori di Nerva e di Traiano, attraverso il colle Esquilino, per raggiungere la basilica di Santa Maria Maggiore. In tempi più recenti, la processione si accorciò, svolgendosi intorno alla Basilica di San Pietro. In quell'occasione, all'interno della Basilica, sull'altare venivano poste delle candele, con un fiocco di seta rosso e argento, e con lo stemma papale. Erano scelte tre di queste e la più piccola era consegnata al Papa, mentre le altre due andavano al diacono e al suddiacono ufficiali. Una volta benedetti i ceri, il Papa consegnava la sua candela al cameriere segreto, insieme con il paramano di seta bianca, che gli era servito per proteggersi le mani dalla cera calda, e passava alla benedizione dei ceri.

La celebrazione della festività della Candelora nel corso dei secoli subì, come spesso succede, delle modifiche. Fin dal XV secolo ad occuparsi della celebrazione della Candelora, a Roma, fu la Confraternita della Chiesa di Santa Maria dell'Orto a Trastevere, gestita dai “Fiumaroli”. Oltre ai ceri, la chiesa provvedeva anche alla benedizione delle acque del Tevere. Santa Maria dell'Orto divenne così la piccola 'capitale' delle altre confraternite e dei sodalizi legati al fiume. La mattina del 2 febbraio tutti si presentavano sulle proprie imbarcazioni per la benedizione solenne e la consegna dei ceri.

Da 1983 l’Arciconfraternita della Chiesa di Santa Maria dell'Orto a Trastevere ha ripristinato la celebrazione del rito della consegna delle candele benedette ai marinai, pescatori, agli equipaggi dei battelli fluviali oltre che agli sportivi dei circoli nautici e a tutti coloro che vivono e lavorano sul Tevere. Si perpetua così (nella domenica più prossima alla data indicata), una cerimonia di antica tradizione che fin dal 1500 si è svolta a Santa Maria dell'Orto.

Amici, la Candelora è celebrata proprio agli inizi di quel breve periodo dell’anno che precede la primavera, con temperature miti e sempre più scarse precipitazioni. Questo ha fatto sì che nella tradizione popolare della civiltà contadina nascessero dei proverbi che servivano ad esorcizzare la futura stagione produttiva. Ecco, per opportuna conoscenza, qualche antico proverbio. "La Madonna Candelora dell'inverno semo fora, ma se piove o tira vento nell'inverno semo drento", ossia il 2 febbraio l'inverno può considerarsi finito, ma se il 2 febbraio il tempo è brutto, l'inverno durerà un altro mese almeno.

Un altro proverbio invece recita: ''Per la Santa Candelora, se nevica o se plora dell'inverno siamo fora, ma se l’è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno''. E questi sono solo due dei più famosi. Negli Stati Uniti la festa religiosa è stata sostituita da una laica, il giorno della marmotta “, Groundhog Day, sempre il 2 febbraio. La tradizione vuole che in questo giorno si debba osservare il rifugio di una marmotta. Se questa emerge e non riesce a vedere la sua ombra perché il tempo è nuvoloso, l'inverno finirà presto; se invece vede la sua ombra perché è una bella giornata, si spaventerà e tornerà di corsa nella sua tana, e l'inverno continuerà per altre sei settimane. 

Amici, ad Oristano il giorno della Candelora segna anche la data ufficiale dell'inizio del festeggiamenti per la Sartiglia, nel senso che la ricorrenza coincide con il primo atto ufficiale della Giostra. I Presidenti dei Gremi dei Contadini e dei Falegnami consegneranno i ceri benedetti ai rispettivi Componidoris che guideranno la prossima Sartiglia. La Candelora, insomma, rappresenta da sempre uno dei momenti più intensi della nostra famosa giostra: LA SARTIGLIA!

Cari amici, non dimentichiamo mai che le antiche tradizioni popolari, così come i proverbi, sono oggi come ieri fonte di saggezza per i popoli!

A domani.

Mario