Oristano 6 maggio 2025
Cari amici,
Tra la CINA e gli USA è
in corso una lotta economica titanica, che, a parte le apparenze, ha
motivazioni di fondo molto più complesse di quelle che appaiono. In ballo c’è
il futuro dominio economico del mondo, con conseguente modifica degli attuali
assetti di potere e posizionamenti. È, questa, una lotta senza esclusione di colpi,
partita dagli USA con i pesanti Dazi imposti da Trump, ai quali, però, la Cina,
con Xi Jinping, risponde mostrando i muscoli: una innovativa “forza industriale” mai vista
prima, grazie all’inserimento della nuova
potenza data e governata dall’Intelligenza Artificiale.
Quella in corso, amici, è
indubbiamente una inarrestabile, oltre che pericolosa, lotta economica per il governo del pianeta, che
avrà ancora ben altri scontri, e che vede, come “Vasi di coccio”, le
economie frammentate e disunite presenti in Europa. A chi pensa che la reazione
cinese ai dazi americani sia un replica, un contrasto, una risposta muscolare
apparente, bisogna rispondere utilizzando quanto riportato dal “New York Times”, ovvero che “La rivoluzione
industriale 4.0 cinese” non è una moda o un progetto pilota: è già produzione
di massa”. Secondo la Federazione Internazionale di Robotica, solo Corea del
Sud e Singapore superano la Cina nel numero di robot per operaio nel settore
manifatturiero. Gli Stati Uniti? Superati. La Germania? Rimasta indietro. Il
Giappone? Sorpassato in curva.
Oggi, in Cina, le
fabbriche non dormono mai; lavorano incessantemente notte e giorno, con la luce solare e quella artificiale, anche al buio. I grandi Robot con i possenti
bracci meccanici saldano, assemblano, lucidano fino ad arrivare al prodotto
finito. E i cinesi che vi operano non si lamentano mai. La nuova frontiera
della manifattura cinese è costituita da un esercito silenzioso e instancabile
di robot, alimentati dall’intelligenza artificiale! Sono loro il vero asso
nella manica di Pechino, nella partita a scacchi giocata per la supremazia nella
guerra commerciale.
Amici, la Cina è alquanto
diversa dai paesi occidentali: sia come popolo che come organizzazione sociale. In
quest’ultimo periodo il Governo ha addirittura inteso incentivare gli sforzi, rilanciando
la sfida all'Occidente con politiche particolarmente aggressive, con investimenti faraonici e un piano chiamato “Made
in China 2025” che, tra le altre cose, vuole fare della robotica quell'asso nella manica che
l’auto elettrica ha già dimostrato. Risultato? Oggi un braccio robotico che
quattro anni fa costava 140.000 dollari, ne costa ora meno di 40.000. Ed è in
grado di saldare 24 ore su 24, senza ferie, malattie o pause caffè.
Un caso emblematico è
quello della fabbrica Zeekr a Ningbo: che in 4 anni è passata da 500 a
820 robot, con previsione di raddoppiare. Qui i carrelli robotizzati
trasportano lingotti di alluminio, e le linee di assemblaggio sono così
automatizzate che possono lavorare letteralmente al buio (sono chiamate per questo:
“Dark factories”). La presenza umana è ridottissima: è utilizzata solo per
limare piccoli dettagli, come passare la mano sulla carrozzeria per controllare
che i robot non abbiano (ma non succede quasi mai) sbagliato qualcosa.
Questa forte
robotizzazione, governata in toto dall’A.I., non riguarda solo la grande
industria, in quanto anche le officine più modeste – quelle che producono forni
a basso costo a Guangzhou, ad esempio – stanno investendo in bracci robotici
“intelligenti”. Non è più un lusso, questa meccanizzazione selvaggia: è
sopravvivenza industriale! Un umano lavora 8 ore, magari dieci. La macchina,
24! Dietro tutto questo c’è anche un’urgenza demografica: meno nascite, più universitari, e
sempre meno giovani disposti a passare la vita in fabbrica. Il dividendo
demografico è esaurito, e ora si gioca tutto sulla produttività.
La lotta tra Cina e Stati
Uniti sarà durissima. Trump, secondo l’opinione di molti, s’è buttato in una
assurda gara al sovranismo industriale, senza tener conto, però, che negli
Stati Uniti mancano gli operai, mentre la Cina è tre passi più avanti; che
dire, poi, dei sindacati? In USA fanno un gran rumore, mentre in Cina i
sindacati tacciono. E il dissenso, quando c’è, resta silenzioso, un po’ come lo
sono i robot! Pechino non fa sconti a nessuno: finanzia la sua corsa al primato
industriale con 137 miliardi di dollari solo per robotica, AI e tecnologie
avanzate. Le università sfornano 350.000 ingegneri meccanici l’anno (contro i
45.000 americani), le banche statali prestano trilioni all’industria, e persino
le maratone diventano showroom: 12.000 runner e 20 robot umanoidi alla mezza
maratona di Pechino: Sei robot arrivati al traguardo!
Cari amici, la lotta
iniziata da Trump, senza pensare di correre un grandissimo rischio, corre, invece, il serio rischio di fare vittime: dirette e indirette. Il “Vaso di coccio”, come
accennato prima è l’Europa, che, disunita com’è, faticherà a trovare la
necessaria collocazione. Il messaggio di Pechino è inequivocabile: mentre
l’Occidente discute se l’A.I. sia pericolosa, la Cina l’ha già messa alla catena
di montaggio: dove lavora anche al buio!
A domani.
Mario
1 commento:
Inquietante!
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