Oristano 18 maggio 2025
Cari amici,
Che la “COMUNICAZIONE UMANA” non
avvenga solo con le parole, ma con un insieme di gesti, intonazioni e movimenti, è certamente una concreta realtà, anche se calcolarne le percentuali di importanza non è
certo cosa facile! Nel secolo scorso, verso la fine degli anni Sessanta, lo psicologo
statunitense, il Prof. Albert Mehrabian, studiò con attenzione il modo di
comunicare, analizzandone i diversi aspetti, la loro importanza, e la reale capacità
di trasmettere e far recepire il messaggio. Secondo il professore, analizzate
le componenti della comunicazione, si arrivava a calcolarne le percentuali di influenza.
A molti il risultato apparve
scioccante: la comunicazione non verbale (in particolare quella legata al corpo e alla mimica facciale) risultava avere un’influenza del 55 per cento, la
comunicazione para-verbale (tono, volume, ritmo della voce, ecc.) influente per
il 38 per cento, e le parole, ovvero il contenuto verbale, così poco influente
da contare solo per il 7 per cento! Questo risultato non piacque molto agli
altri esperti del settore, che considerarono cervellotica la suddivisione dello psicologo statunitense,
contestando non poco questo risultato.
Ovviamente, come spesso
avviene, ci furono opinioni favorevoli e contrarie. Insomma, il Prof. Albert
Mehrabian con la suddivisione fatta evidenziava che “Non importa cosa dici, ma come lo dici“. Per molti
questo non era accettabile, in quanto, veniva asserito che è facilmente
dimostrabile come questi dati litighino con la realtà riassunta dagli studi di
psicologia sul linguaggio del corpo; ciò - dicevano - è rilevabile dagli studi di Bonaiuto
e Maricchiolo sulla comunicazione non verbale. Alle contestazioni, Albert
Mehrabian, da buon ricercatore, chiarì subito “le precise condizioni” in cui
queste percentuali sono da considerare vere: come, ad esempio, quando comunichi sentimenti e
atteggiamenti.
Amici, la regola del
7-38-55 di Mehrabian, può essere ritenuta calzante in quelle situazioni in
cui è evidente incoerenza tra le parole e il comportamento di una persona; in altre
parole: se diciamo delle cose con la bocca, ma il nostro comportamento sta a significare il contrario.
Questa conclusione è il risultato delle sue ricerche sulle emozioni e sulle
interazioni umane, in particolare nel contesto di conversazioni che riguardano,
come accennato prima, i sentimenti. Insomma, la regola risulta applicabile
principalmente quando i segnali inviati da una persona non sono coerenti. Ad
esempio, se qualcuno afferma “Sto bene” con tono monotono e sguardo sfuggente,
tenderemo a credere più al comportamento che vediamo e sentiamo, piuttosto che alle parole dette!
Amici, indubbiamente gli
studi e la competenza di Albert Mehrabian sono fuori discussione, anche se è
giusto ribadire che la regola non è applicabile a tutte le situazioni di
comunicazione! Tuttavia, essere attenti al linguaggio non verbale ci
permette di interpretare meglio le intenzioni degli altri e di essere più
chiari e autentici nei nostri scambi relazionali. Osservare la persona che
parla è sempre importante: è un suggerimento valido sia nel mondo
professionale, dove può fare la differenza nella gestione del team, che nella
risoluzione dei conflitti o nella motivazione dei collaboratori; risulta importante
anche nella vita personale, in quanto aiuta ad evitare malintesi e a rafforzare
le relazioni.
Cari amici, la regola del
7-38-55, inventata nel secolo scorso dal
Prof. Albert Mehrabian, può risultare alquanto utile anche oggi, invitandoci a diventare
attenti osservatori del nostro interlocutore! Ricordandoci sempre che una
comunicazione efficace va ben oltre le parole che escono dalle labbra! Capire
fino in fondo ciò che ci viene detto, dipende dalla nostra capacità di
ascoltare attivamente, osservare con attenzione e recepire fino in fondo il messaggio. Serve anche, oltre che nell'ascolto, nella trasmissione dei nostri messaggi, da fare con la giusta capacità e sincerità.
A domani cari lettori.
Mario
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