Oristano 17 giugno 2021
Cari amici,
Di recente in Danimarca il
Parlamento ha approvato un progetto inedito: realizzare un’isola artificiale
davanti al porto di Copenaghen, capace di dare vita ad una Comunità di circa
35mila persone. Il progetto, il cui costo non è di poco conto in quanto
parrebbe costare circa 20 miliardi di corone danesi (pari a 2,7 miliardi di
euro), oltre a richiedere parecchio tempo per la necessaria realizzazione (creare
un’isola artificiale non è semplice come costruire un grattacielo), dovrebbe
prendere forma nell’arco di una dozzina d‘anni. Il nome provvisorio di questa “Isola
che non c’è” è Lynetteholmen, e i lavori per la sua nascita dovrebbero
iniziare nel 2035, per essere completati nel 2070.
L’ipotesi di creare quest’isola
artificiale iniziò a prendere corpo nel 2018, quando fu presentato nell’ottobre
di quell’anno dal Governo di centrodestra guidato dall’allora primo ministro
Lars Loekke Rasmussen, il progetto che poco dopo fu approvato dall’Amministrazione
comunale di Copenaghen. Data la complessità dell’opera si è arrivati ai giorni
nostri, e ora l’opera dovrebbe essere praticamente messa in cantiere. Il Parlamento
svedese, che ha approvato il progetto con 85 voti favorevoli e 12 contrari, si
ritrova però a dover affrontare non poche critiche, avanzate dai gruppi
ambientalisti.
Il piano per la realizzazione
di Lynetteholmen, dunque, non avrà vita facile, considerato sia il grande
impegno finanziario richiesto che le ricadute ambientali. Secondo il progetto approvato
Lynetteholmen avrà un’area di quasi tre chilometri quadrati (pari a più o meno
400 campi da calcio) e sarà collegata alla città di Copenhagen con un tunnel stradale
e una linea metropolitana. Il piano prevede inoltre che l’isola, che dovrebbe
essere realizzata davanti al porto della città, abbia sul suo perimetro una
serie di strutture per proteggere il porto dalle mareggiate e dall’innalzamento
del livello del mare.
Le principali critiche mosse
dagli gruppi ambientalisti riguardano diverse situazioni ritenute di pericolo.
La prima critica, per esempio, riguarda i materiali che dovranno essere usati e
trasportati per realizzare l’isola. Secondo la stima di uno questi gruppi ambientalisti
(citato dalla BBC) servirebbero fino a 350 camion al giorno per portare via
terra i materiali necessari. Solo per quanto riguarda i materiali per il
suolo (e quindi non per la realizzazione di tutto quello che eventualmente ci
andrebbe sopra) è stato stimato che bisognerà portare circa 80 milioni di
tonnellate di “terreno”. Altre critiche riguardano poi il possibile impatto che
l’isola avrà sugli ecosistemi e sulla qualità dell’acqua.
Sebbe Selvig, portavoce
del movimento “Stop Lynetteholm”, ha così commentato l’approvazione da parte
del Parlamento: "Non esiste un piano di impatto ambientale generale.
E l'impatto stando agli esperti sembra negativo". Uno dei
manifestanti, un certo Morten, commentando che certe decisioni vengono prese in
un caos totale ha detto: "è semplicemente grottesco il fatto che sia
stato approvato". L'impatto ambientale, a detta degli ambientalisti, è
stato valutato solo per la costruzione dell'isola artificiale, senza
considerare il fatto che sull’isola sarebbero sorte case e infrastrutture.
Dal canto suo Il Ministro
dei Trasporti, Benny Engelbrecht, ha respinto con forza le accuse: "È
stato un esame che è andato in profondità, si è valutata la posa della singola
pietra con gli esperti e in Parlamento". Per Anne Skovbro, Presidente
della Società costruttrice, l'isola fungerà, invece, da barriera, preservando dalle
acque la capitale danese. "Il livello dei mari si innalza e dobbiamo
preservare Copenaghen", ha commentato. In realtà il progetto,
secondo i favorevoli alla sua costruzione, intende far fronte a tre importanti
sfide: la mancanza di appartamenti a Copenaghen, la congestione del traffico
nel centro cittadino e verso l’aeroporto e la protezione climatica del porto di
Copenaghen, di fronte all’innalzamento del livello del mare.
Cari amici, è un forte
braccio di ferro quello che vede le due parti su posizioni praticamente
opposte. Chi avrà maggior ragione? Io credo che tra batti e ribatti, l’Isola
che non c’è, presto diventerà realtà!
A domani.
Mario
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