Oristano 2 giugno 2021
Cari amici,
Oggi è la festa della Repubblica. In un'Italia ancora sotto stress per la pandemia, in realtà c'è poca voglia di sorrisi, anche se la speranza della ripresa conforta e da nuova carica. Uno dei problemi più complessi è certamente l'immenso debito pubblico che ci sovrasta, che dovrebbe far riflettere di più chi continua ad allargarlo. Oggi, per esempio, parlo di qualcosa che lo ha enormemente appesantito: il reddito di cittadinanza. Con un costo stratosferico, tra gli 8 e i 9
miliardi di euro, il reddito di cittadinanza si è rivelato un fallimento di
dimensioni colossali. Il provvedimento legislativo, nato per sopperire alle
temporanee, urgenti necessità di chi era senza lavoro, ma con il principale intento di
creare le strutture di supporto per aiutare a trovarlo (leggi Navigator), si è
rivelato più un danno che un guadagno. A sentire il Governatore della Campania
Vincenzo De Luca (che oltre a dover
fronteggiare i problemi causati dal Covid, si trova ora nella necessità di
risolvere il problema della mancanza di operatori stagionali), il reddito di cittadinanza non ha fatto altro
che allontanare i lavoratori precari e a tempo dalla ricerca di lavoro, che preferiscono accontentarsi del
reddito di cittadinanza restando così liberi e inoperosi come in vacanza.
Quella di De Luca può essere
definita una delle tante crociate messe in atto per contrastare i danni creati
dalla allegra concessione del RDC, che anziché contribuire a diminuire la
disoccupazione in realtà la sta aumentando. In una recente conferenza stampa De
Luca si è così espresso: "Mi è stato confermato che alcune attività
commerciali non apriranno anche quando sarà consentito, perché per esempio per
i bar e per i ristoranti non si trovano più camerieri; per le attività
stagionali non si trova ugualmente più personale, come già verificatosi nelle
aziende industriali alberghiere. È uno dei risultati paradossali
dell'introduzione del reddito di cittadinanza. Se tu mi dai 700 euro al mese e
io mi vado a fare qualche lavoretto in nero, io non ho interesse ad alzarmi la
mattina alle 6 per andare a lavorare in un'industria di trasformazione
agricola".
Cari amici, l’amara
realtà è che, seppure sia condivisibile lo scopo iniziale di concessione dei
sussidi alla parte fragile della società, purtroppo il RDC non ha raggiunto
nessuno degli obiettivi per cui era stato progettato: sopperire
provvisoriamente ai bisogni delle famiglie, ma contribuendo alla ricerca del
lavoro. Secondo i numeri riportati da Repubblica, a beneficiare del RDC era un
parterre di oltre un milione di nuclei famigliari, per un totale di 2,5 milioni
di persone – il 76% della platea potenziale stimata dal precedente governo – e
la ricarica media della carta per gli acquisti di circa 500 euro al mese.
Ma l’obiettivo totalmente
mancato è stato quello di creare strutture per ‘trovare lavoro’. Per raggiungere questo obiettivo il piano del
reddito di cittadinanza aveva introdotto l’assunzione a tamburo battente (e fra
mille pasticci) di oltre 2.300 navigator, che salvo errore sono rimasti in gran
parte totalmente inoperosi. La realtà, bisogna prenderne atto, è che, pur
partendo da un principio valido (sostenere chi è in difficoltà), una
misura di sostegno perde la sua efficacia se nel medio-lungo periodo non riesce
a innescare una dinamica virtuosa, ovvero raggiungere lo scopo prefissato:
trovare il lavoro.
La legge istitutiva del
RDC, definita proprio del “Diritto al lavoro”, è stata purtroppo concepita
in modo del tutto sbagliato. Perché, per esempio, si è scelto di partire prima
con l’erogazione del reddito e poi di mettere in moto la claudicante ossatura
dei navigator? Inoltre, si è fatto un macroscopico errore di prospettiva: dei
2,5 milioni di destinatari, si è era appurato “chi era davvero in grado e
pronto a lavorare”? Calcoli fatti a posteriori hanno accertato che erano
meno di 800 mila quelli in grado di lavorare, disposti ad assumere un impiego
dall’oggi al domani. Di questi, solo 423mila sono stati contattati dai centri
per l’impiego; in 332mila hanno sostenuto un colloquio con il navigator di
turno e appena 220mila hanno sottoscritto il Patto di servizio (senza il
quale, in teoria, non si dovrebbe aver diritto al reddito).
In concreto, da settembre
a oggi, il lavoro è arrivato solo per poco meno di 29 mila persone, la
stragrande maggioranza con contratto a termine (il 18% con un
accordo stabile e per il resto con apprendistati e tirocini); gente, dunque,
che tornerà presto a percepire il reddito, I conti sono presto fatti: 29mila
occupati su 791mila occupabili, sono il 3,6%! Tutto questo può considerarsi un
epilogo positivo? Senza ombra di dubbio, proprio no! La cruda realtà è che il
RDC è stato realizzato in fretta e furia per mantenere una promessa elettorale
dei 5 Stelle, e i tempi ristretti non hanno consentito di approfondire le
logiche di concessione, determinando la sua inefficienza ed il suo reale fallimento.
Cari amici, La riforma di
questo costoso meccanismo, spacciato come panacea per creare lavoro, si fa ogni
giorno più urgente. Secondo i dati INPS più recenti, i percettori del RDC hanno
ora un assegno mensile medio di 570 euro e sono circa 3 milioni, con una
crescita del 25% rispetto a gennaio 2020 (di questi, 2 milioni e 900mila
persone stanno riscuotendo l’assegno senza lavorare). Dall’entrata in vigore
della misura di sostegno sono stati spesi 8,5 miliardi di euro: una cifra
enorme, che ha sicuramente aiutato diverse famiglie, ma che ha attinto ai soldi
dei contribuenti e ha creato un ulteriore voragine nel nostro debito pubblico, che
ricadrà sulle spalle delle generazioni future.
Credo che ci sia poco da
aggiungere…
A domani.
Mario
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